domenica 31 gennaio 2021

La grammatica del Vangelo

Oggi non parliamo di una parabola sbagliata, ma di una traduzione sbagliata.

Il testo è Mc 4,35-41.

Il sito vaticano usa la traduzione del 2008 e riporta, per il versetto 41:

E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?»

"Che"?

"A cui", magari?

Il testo CEI 1974 segnala "al quale". Il testo in lingua corrente mette un punto: "Chi è costui? Anche il vento e il mare gli obbediscono."

Perché il testo più recente è sgrammaticato? Magari una maggiore aderenza all'originale? Ma se in italiano è sbagliato è sbagliato!

mercoledì 27 gennaio 2021

Guerra, pace, pena di morte

Sto leggendo Fratelli tutti, l'ultima enciclica papale.

Scriverò alla fine qualche appunto più generale sul testo, ma la parte che ho letto ieri merita un approfondimento. I punti 255-270 riguardano la guerra e la pena di morte, significativamente accostati l'uno all'altro.

Sono argomenti che hanno delle evidenti similitudini: sono eticamente critici, sono oggetto di dibattito da sempre.

Sulla pena di morte papa Francesco è già intervenuto in senso dottrinale, modificando il Catechismo in senso restrittivo e stabilendo l'assoluta non liceità della pena capitale, perché sempre inammissibile e contraria alla dignità della persona. Si noti che l'orientamento recente della Chiesa era invece quello di considerare la pena capitale non "realistica": si facevano salvi i casi teorici in cui era ammessa (impossibilità di impedire al reo di nuocere, all'incirca), dicendo però che sono casi puramente teorici che nel mondo oderno non occorrono mai. Questo era un modo di salvare capra e cavoli. Francesco invece sancisce l'inammissibilità teorica della pena capitale, in un dicendo che è in sè stessa contraria al Vangelo e che quindi, in qualche modo, prima ci si sbagliava ammettendola a cerce condizioni.

Per quanto riguarda la guerra, invece, il Papa sembra seguire una strada diversa. Ripercorre un poco la storia della riflessione cattolica, e ammette l'esistenza storica della categoria di "guerra giusta" con le sue condizioni, ma dice che oggi queste non sono attuali, specialmente con le armi nucleari, che rendono praticamente certo che una guerra possa portare più danni di quelli che cerca di evitare.

Questa è una via diversa dalla condanna teorica che è stata usata per la pena di morte, e secondo me ha alcuni punti di debolezza.
Lo fa tra l'altro senza ancora pronunciare una parola definitiva, dice che

oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile “guerra giusta”

e - citando Giovanni XXIII - che

riesce quasi impossibile pensare che nell’era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia

"Molto difficile" e "quasi impossibile", non "impossibile". Mi chiedo perché ancora non faccia il passo finale

Il riferimento alle armi atomiche lascia tante scappatoie, laddove queste armi non ci sono, penso a tanti conflitti africani.

Ma soprattutto mi lascia perplesso il passaggio, al numero 261, in cui dice:

Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato.

Ok, presa come fa lui dal punto di vista dei bambini, dei morti, degli sfollati, senz'altro è vero. Ma pensando al "bene comune", è vero?
La seconda guerra mondiale ha lasciato il mondo del 1945 peggiore che nel 1939?
Con Hitler a spadroneggiare? L'alternativa era l'appeasement, la diffusione delle dittature, un'Europa che se andava bene sarebbe stata una grande Spagna franchista?

Leggevo una volta che sarà difficile convincere gli americani che la guerra non serve a nulla: con la guerra hanno spazzato via Hitler, il governo militarista giapponese e per sovrappiù si sono ritrovati padroni del mondo.

L'alternativa del Papa, il dialogo eccetera, funziona se tutti sono disponibili, se sono "buoni", in un certo senso. Ma nel mondo reale, se c'è un oppressore, uno che non rispetta il diritto? nei paragrafi precedenti lo stesso Papa - quando parla del perdono - dice che il perdono non è obbligatorio, e anzi che il fatto che l'oppressore la smetta (e se necessario sia punito) è prerequisito del perdono (241).
Come la mettiamo questa cosa tra Stati?

Infine, mentre il Papa mi trova d'accordo sulla sostanza del rifiuto della pena di morte, non mi trova d'accordo sull'ergastolo come "pena di morte nascosta". Un ergastolano può trovare riscatto, redenzione, conversione anche all'interno del carcere, in un sistema che chiaramente non sia la detenzione in una segreta sotterranea, ma che permetta di lavorare, studiare, essere generativi anch dietro le sbarre.

martedì 26 gennaio 2021

I carnefici eravamo noi

Con l'approssimarsi della giornata della memoria si intensificano le classiche iniziative.

Quelle in presenza sono ovviamente ridotte, se non azzerate, ma la programmazione televisiva ci ricorda sempre il tema.

Mi è capitato sott'occhio un articolo dell'anno scorso che esprime piuttosto bene un concetto al quale sono affezionato: la normalità dei carnefici. La banalità del male, forse, anche se ne so troppo poco di sociologia per sapere se la definizione si attaglia.

I graduati e gli ufficiali nazisti erano commercianti, insegnanti di scuola, impiegati assolutamente normali. Uniforme e stellette hanno liberato la loro natura orrenda. Oggi un uomo 'normale', domani il boia di centinaia di migliaia di altri come me.

La celebrazione della shoah come unicum storico, che ha certamente delle ragioni, rischia ogni volta di far passare quella situazione come unica in senso assoluto. Come eccezionale, come irripetibile.

Qualcosa di così mostruoso da essere inconcepibile. Impossibile.

Invece è una cosa unica (discutiamone, poi) finora. La vigilanza deve essere mantenuta.

Cosa avrei fatto io, in Germania, negli anni '30?

E' una domanda che non ha una risposta facile, e anzi di cui temo la risposta.

Grazie zio Giò

E' morto don Tommaso Mastrandrea, storico direttore del Giornalino dal 1976 al 1999.

In quegli anni il Giornalino aveva una qualità altissima. Dai fumetti (Larry Yuma, quel capolavoro che è Uomini senza gloria che vorrei tanto ritrovare, Tra due bandiere, il surreale Vita da cani di Sclavi per citare i migliori oltre a quelli popolarissimi, per arrivare a Leo & Aliseo e il sottovalutato Adalberto di Cuorsincero su un alto medioevo mai battuto dai fumetti; più quelli per cui ero troppo piccolo, due pietre miliari come Petra Chérie e Il commissario Spada) alle riduzioni dei classici della letteratura alle rubriche (era lui lo zio Giò di "scrivi a zio Giò", scopro solo oggi, poi la collaborazione con Platini e Cabrini) ai Conoscere insieme ai bellissimi speciali (ricordo come fosse ieri la raccolta di figurine del Mondiale 1986, lo speciale dei Mondiali 1990, la storia epica di Pinky per le olimpiadi di Seul). E la trattazione della religione in modo intelligente.

Il giornale evolse in dirzione opposta alla mia crescita, sempre più per bambini, eliminando certi fumetti troppo adulti, ma era comunque pieno di chicche.

Grazie di tutto zio Giò!

mercoledì 13 gennaio 2021

I ministeri femminili (2)

Proseguendo il ragionamento iniziato ieri sull'ordinazione dei ministeri, cosa succede alle nostre parrocchie? Cosa cambia nella vita della chiesa quotidiana?

Non credo che sia una cosa che "serve" a breve termine, né che ci fosse attesa nel popolo di Dio per queste questioni. Però per me nel lungo termine può essere una cosa buona, per vari motivi.

Perché mi pare giusto che, nell'ottica di un coinvolgimento continuo dei laici (bandiera di papa Francesco e necessità pratica della Chiesa) ci sia un riconoscimento "ufficiale" di alcune figure.

Il provvedimento potrebbe aiutare anche a controllare meglio e limitare alcune pratiche "fai da te", alcuni eccessi di certi tuttofare delle parrocchie che si comportano da padri-padroni, o da santoni. Penso anche a certi movimenti carismatici, se in prospettiva si richiedesse la presenza non di un prete (impossibile), ma di un "ministro" comunque nominato dal vescovo.
Non trattandosi di una ordinazione, tra l'altro, ma di una specie di "mandato", un ministero così potrebbe essere revocato più facilmente nel caso di sgarri gravi.

Si potrebbe inoltre favorire una certa continuità nelle parrocchie, evitando alcune situazioni per cui il laico c'è solo legato a doppio filo con un certo prete: se il prete se ne va, il laico non si vede più, oppure se il prete nuovo non lo "vede" il laico viene emarginato. Se il laico fosse un accolito/diacono con ministero ufficiale sarebbe più responsabilizzato verso il suo ruolo e meno esposto alle bizze del parroco.
 
Ma il motivo più importante, secondo me è un altro: in una prospettiva di medio termine, la presenza di laici ben identificati e "regolari" potrebbe aiutare la cura liturgica delle parrocchie, in cui ci saranno sempre meno preti.
Immagino una parrocchia senza Messa, feriale o addirittura domenicale: si può avere un lettore che cura una liturgia della Parola, un "catechista" che tiene la catechesi, un diacono o accolito che (la mattina, o il giorno prima) si reca a prendere le ostie in un posto dove il prete ha detto messa e un ministro dell'Eucaristia che provvede a distribuire.
E' chiaro che non è una Messa, manca il cuore, ma in caso di necessità ci si potrebbe così accostare alla Comunione in modo migliore che non con la trasmissione in TV.
 
In molte diocesi sperdute nel mondo si fa già qualcosa del genere, e - per alcune richieste particolari (Messa prima della cena degli alpini, dell'AVIS...) - anche qui da noi si era cominciato ad abituare i fedeli al fatto che non serve per forza la Messa, una celebrazione della Parola e un momento di preghiera possono essere più adatti.
Se devo pensare a un futuro del genere, mi pare una buona idea avere dei ministranti con un minimo di formazione e con un riconoscimento ufficiale (revocabile, magari) del vescovo, e non un fai da te un po' troppo "protestante".
 
Insomma, ben vengano ministeri che siano ufficiali con mandato episcopale (magari addirittura con la nomina di certi ministri su certe parrocchie), ma che non siano sacramenti come lo è l'Ordine, garantendo quindi flessibilità e controllo.

Questo senza contare l'eventuale segnale verso le donne, che - come detto nel post precedente - dipende da come evolverà la situazione.

martedì 12 gennaio 2021

I ministeri femminili

E così il Papa ha aperto il lettorato e l'accolitato alle donne.

Stando al singolo provvedimento, può essere molto come può essere nulla.
Se sarà solo la certificazione di prassi consolidate, per cui magari ci sarà una cerimonia in cui si affiderà il "mandato di lettori" a quelli/e che di solito già leggono in chiesa, allora saremo nell'atto burocratico e basta.
Se invece si interpretano questi ministeri come (detto brutalmente, per capirci) "pezzi" del sacramento dell'Ordine - oggi il lettorato e l'accolitato sono tappe verso il diaconato e poi, eventualmente, il sacerdozio - allora cambia tutto, può essere un grimaldello.

La questione del ruolo delle donne è stata un punto critico, un anno fa, del sinodo sull'Amazzonia, e lo è adesso del più grande problema di papa Francesco: il cammino sinodale della Chiesa tedesca, su cui suggerisco questo bel pezzo.

I due momenti sono molto collegati, perché l'impostazione del sinodo amazzonico era stata fortemente ispirata da vescovi e teologi tedeschi, che contavano di portare avanti in parallelo le istanze di rinnovamento sui due fronti.

Però sul fronte amazzonico le cose non sono andate come previsto: nel documento di preparazione al sinodo si insisteva sulla scarsità di preti e sulla conseguente penuria eucaristica, e si insisteva sul ruolo delle donne. Qualcuno aveva visto, implicitamente, l'intenzione di suggerire preti sposati (soprattutto) se non donne.
Durante la discussione la paventata possibilità di ordinare uomini sposati fu tolta dal tavolo, e anche papa Francesco ha dichiarato spesso di ritenere il celibato un dono e di non essere disposto a rinunciarvi. Così il documento finale si concentrò sul ruolo delle donne, chiedendo ministeri apposta per loro e anche, esplicitamente, il lettorato e l'accolitato.
Papa Francesco infine tirò le conclusioni del sinodo con l'esortazione Querida Amazonia, stringendo ancora i cordoni: solo il sacerdote può celebrare l'Eucaristia e confessare, per le donne si auspicava un maggior coinvolgimento in ruoli non ordinati ma con mandato del vescovo e rispettando la loro "impronta femminile".

Nonostante queste frenate papali, in Germania - dove la chiesa ha una concorrenza, ma più in generale un confronto quotidiano con i protestanti - hanno tirato dritto, e il cammino sinodale è diretto verso grandi aperture e grandi mal di pancia vaticani. C'è chi adomba addirittura uno scisma, per ora naturalmente siamo molto lontani da ciò, ma è vero che il Papa ha scritto una lettera pubblica per rampognare i vescovi tedeschi e che questi hanno reagito fischiettando come nulla fosse.

Questo provvedimento, che va oltre le parole papali al termine del sinodo, accogliendo le richieste del documento finale (a trazione tedesca), può essere letto in due modi anche rispetto alla Germania: un contentino, una apertura; oppure un modo di dire "calmatevi, non c'è bisogno di correre, ci sono tante cose che si possono fare senza spingersi troppo oltre come fate voi".

giovedì 7 gennaio 2021

Il porto proibito

Mi sono regalato, per Natale, Il porto proibito.

Capolavoro. Veramente bello. Le varie recensioni lette in giro, che ne parlavano entusiaste, non sbagliavano. Mi sono pentito di non aver preso l'edizione a colori, pur essendo quella in bianco e nero la versione originale.

Da leggere tutto d'un fiato, in tre ore. Bellissimo, commovente, poetico, letterario. Meraviglioso.
Forse il primo atto (il libro è diviso in quattro "atti") sembra "soltanto" bello, ma poi vira sull'eccelklenza.

Non perfetto, come non sono perfette le sinagoghe ebraiche: per indicare che la perfezione appartiene solo a Dio.
L'imperfezione, qui, a mio parere, è che il capitano è troppo perfetto. Si poteva pensare che tra i moventi del primo ufficiale Roberts ci fosse un colloquio tipo: "Io amo vostra figlia, voglio chiederla in sposa, aiutatemi a diventare capitano!" "Ma lei non ama voi." E' Roberts stesso che dice che non è un segreto, che a lui interessi Helen. Il capitano Stevenson lo sapeva sicuramente.
E magari Stevenson avrebbe potuto accorgersi pure dell'attenzione per "Tricky", il secondo ufficiale. Per questo avrebbe potuto affidargli la Cartagena, con la prospettiva di aiutarlo nella carriera. Questo avrebbe complessificato il personaggio e aiutato il movente a prendere credibilità.

In sé, infatti, la storia non è completamente imprevedibile (certo, altre parti sì...). Ma questo non inficia per nulla una lettura avvincente, poetica, commovente, di altissimo livello.

Come diceva l'introduzione della mia edizione: "Leggetelo, fatevi del bene".

Qualche tempo fa ho letto un intervento di Vincenzo Beretta, sceneggiatore di Martin Mystère legato ad alcune belle storie, ma in particolare a L'albero filosofico, considerata il suo capolavoro. Ha scritto di essersi rassegnato: d'ora in poi tutto quello che farà sarà accompagnato da un "Non è L'albero filosofico, ma...". Anche per Radice e Turconi vale questo meccanismo: hanno messo l'asticella molto, molto in alto.

sabato 2 gennaio 2021

Vivere Ospitaletto

Con l'anno nuovo ho ricevuto il numero natalizio di Vivere Ospitaletto, il periodico natalizio.

Ne sono lieto, quest'anno con la storia della pandemia i contatti sono diventati molto più radi e mi fa piacere aggiornarmi su cosa bolle in pentola. L'ho letto tutto, cosa che non faccio mai. Alcune impressioni.

Nell'editoriale del sindaco leggo:

Ora che le misure si attenuano e il Natale e le feste ci riportano ad una normalità graduale,  voglio  ricordare che il più grande rispetto che possiamo trovare è l’aver cura degli altri e  dunque è necessario osservare le regole per non ripiombare in una serie di nuove limitazioni che dobbiamo assolutamente evitare

Probabilmente la frase è stata scritta prime dei decreti sul Natale in zona rossa, quando si sperava nella zona gialla. Ma non è questo che mi interessa: quello che non mi piace è l'equazione negativa per cui è necessario osservare le regole per evitare le limitazioni.
No. Bisogna uscire da questa mentalità di ricerca della "colpa", per cui se si ripiomba nelle limitazioni è "colpa" di chi non rispetta le regole. Può pure essere che siano le regole ad essere assurde, che gli italiani le rispettino in grande misura (come dice Conte) eppure la situazione si deteriori. Perché è inverno. Perché il virus è bastardo. Perché tutta Europa, con popoli diversi, governi diversi, strutture sanitarie diverse, alla fine è (più o meno) sulla stessa barca, e quindi forse semplicemente adda passà 'a nuttata.

Le regole si rispettano perché è giusto rispettare le regole e per cercare di proteggere i nostri cari, per limitare il danno sanitario. Lasciamo perdere i riferimenti alle restrizioni, anche perché così si creano false speranze: rispetto le regole per non avere più restrizioni.
Invece non funziona così! E' lo stesso discorso di "stiamo separati per abbracciarci domani", o di "riapriamo le scuole per non chiuderle più", o di "zone rosse per salvare il Natale". Tutte aspettative disattese! Tutte!
Ormai dovremmo aver capito che rispettare le regole può rendere meno grave il bilancio di questa piaga, ma non ne accorcerà il decorso, solo il vaccino potrà farlo. Smettiamola con queste promesse illusorie.

Proseguiamo.
Mi fa piacere il progetto di miglioramento della viabilità a nord-ovest del paese. Peccato che sia una direttrice per cui il traffico è meno urgente (per chi, dalla zona del casello, deve spostarsi verso Rovato, c'è già la SP19). La vera circonvallazione nord che servirebbe sarebbe nel quadrante nord-est, dove chi deve spostarsi dal casello verso Brescia finisce per intasare via Franciacorta o via IV novembre. Questo è un mio vecchio cavallo di battaglia, purtroppo reso impossibile dalle lottizzazioni dell'era Prandelli.

Riguardo la piscina, il mio parere è noto e mantengo il mio ampio scetticismo. Comunque, una volta approvato il progetto, mi fa piacere che stiamo finalmente procedendo. Mi ha fatto un po' sorridere l'articolo secondo cui i lavori procedono "sotto l'attenta supervisione dei nostri Amministratori", che fanno "sopralluoghi" da cui "emerge l'estesa superficie pubblica del nuovo impianto natatorio" (è quella da progetto, eh, non è una novità!) e "appare imponente e luminosa la copertura in legno lamellare ed  ampie  vetrate  che  sono  rivolte  verso  sud  e  avranno  così  la  vista  sul  lido  estivo". Il lessico un po' agè e la maiuscola ad "Amministratori" mi hanno ricordato una cosa un po' da Istituto Luce, tipo "visita delle personalità allo stadio del Partito" (agevolo testimonianza iconica).

Parliamo un po' anche delle opposizioni. Il gruppo OspiLab scrive:

Come Ospilab continueremo a svolgere il nostro ruolo di controllo e verifica, cercando di non valicare mai la soglia fra l’ambito politico e l’ambito privato/professionale di ciascun consigliere.

Ottimo proposito. La frase immediatamente precedente è:

Probabilmente il periodo “Covid” [...] purtroppo ha reso alcune persone più arroganti di prima.

Devo dedurre che l'assenza di insinuazioni sulle persone comincia dalla riga successiva il buon proposito, tipo quelli che valgono per l'anno nuovo.

Infine Antonini. Leggo la sua "lista della spesa". Condivido la necessità di palestre per l'attività sportiva locale, ma sono dell'idea che Ospitaletto ha una storia sportiva (specialmente del volley e del calcio, ma anche di altri sport) e una dimensione demografica per cui è possibile avere anche delle ambizioni, che meritano un palazzo dello sport "serio". Ciò non esclude che magari, annessa al palazzo, ci possa essere una palestrina in più, come avviene in tante strutture.