mercoledì 31 agosto 2022

Meloni, Tsipras e i conti senza l'oste

Ho letto il programma della vincitrice annunciata delle prossime elezioni, Giorgia Meloni.

Tra i punti forti, presentati spesso anche in campagna elettorale, c'è la revisione del PNRR alla luce della crisi energetica e il cosiddetto "blocco navale" (che Meloni stessa ha spiegato essere in realtà una missione UE in accordo con gli Stati rivieraschi).

A me la campagna di Giorgia Meloni ricorda, mutatis mutandis, quella di Tsipras in Grecia ai tempi della crisi greca.
Entrambi promettono cose che non dipendono solo da loro, ma dalla disponibilità di soggetti terzi: della Unione Europea a rinegoziare i patti economici (sia Tsipras che Meloni), degli stati africani.
Padronissimi di farlo, ma:
1) va fatto notare
2) dovrebbero anche dirci cosa hanno intenzione di fare se gli interlocutori non ci stanno, cosa alquanto probabile.

Come trovavo insensata la campagna di Tsipras allora, che culminò con il referendum con cui si rifiutava il patto alle condizioni europee (storia che finì con un nuovo patto persino peggiore del primo), trovo altrettanto scorretta questa campagna meloniana.

Altro che "non faccio promesse che non posso mantenere".
Sono provvedimenti per cui devi andare a chiedere ad altri, non ti ci puoi impegnare. Questo è fare i conti senza l'oste.

Si noti che la questione di mettere a programma rinegoziazioni di patti UE vale anche per tutti quelli che dicono che bisogna superare il regolamento di Dublino (come per esempio il PD e Azione): sì, ok, buona idea, ma se invece gli altri rispondono picche c'è un piano B sull'immigrazione?

venerdì 26 agosto 2022

La fine dell'era dell'abbondanza

Il presidente francese Macron ha tenuto un interessante discorso, in cui affronta in un certo senso il tema della "decrescita", mettendo in dubbio che possa essere felice. Qui un articolo riassuntivo, qui il discorso.

La causa scatenante immediata è la crisi energetica collegata alla guerra in Ucraina, come si può facilmente intuire.

Ma Macron fa un discorso molto più esteso.

Parla della carenza d'acqua, del cambiamento climatico, delle difficoltà nelle catene di approvvigionamento tecnologiche, del riflusso nell'affermazione di democrazie e diritti umani, che si pensava fosse una teleologia della storia (l'illusione della "fine della storia").

Non ha parlato solo della fine dell'era dell'abbondanza, ha citato pure la fine dell'incoscienza, immagino nel senso dell'utilizzo sconsiderato delle risorse*.

E' molto, molto più largo che il discorso del gas. La scarsità di beni materiali è solo il primo sintomo.

Però non posso fare a meno di osservare che il paradigma che, secondo Macron, sta andando a finire è lo stesso di cui lui è espressione: l'impostazione economica della crescita infinita, il capitalismo consumista...

La cosa che mi ha lasciato perplesso è che poi, nell'analisi delle risposte, oltre a cose abbastanza ovvie sul cambiamento climatico eccetera, sembra adombrare vagamente un protezionismo autarchico: gli interessi nazionali prima di tutto, la capacità di essere autosufficienti energeticamente e tecnologicamente.

Capisco che stava parlando alla Francia e non a un consesso internazionale e che questa cosa della difesa dell'interesse nazionale è nel DNA francese, anche con interventi diretti sull'economia (Fincantieri ne sa qualcosa). Qualcosa già si vede, al riguardo; non solo in Francia.

Ma mi pare una soluzione che si mette nello stesso campo di quelli che i problemi li creano.

* Per l'Italia, nel capitolo incoscienza possiamo introdurre anche l'illusione molto anni '70-'80 di fare tutto a debito rispetto alle generazioni future.

sabato 6 agosto 2022

Qualche dato sull'evasione fiscale

In questa campagna elettorale si parlerà di tante cose, ma - scommetto - poco di evasione fiscale.

L'Italia, si sa, evade molto. E' vulgata, ma anche le poche stime europee al riguardo confermano il dato. Per quanto riguarda l'IVA (VAT in inglese), la stima è che siamo su un'evasione più che doppia rispetto alla media europea, e doppia rispetto al peggiore dei grandi Paesi europei (dati qui).

L'IVA è storicamente la tassa più evasa in valore assoluto, mentre la propensione all'evasione è enorme per l'IRPEF dei lavoratori autonomi (dati qui, dal nostro Ministero dell'economia).

Perché queste differenze? E cosa si può fare al riguardo?

Il problema è complesso, ci sono moltissimi fattori. La dimensione media delle imprese italiane, troppo piccole; la complicazione fiscale; la situazione economica del Sud, dove l'economia sommersa è un ambiente naturale e probabilmente tollerato perché in qualche modo "funziona" e in alcune situazioni fa da paracadute sociale in situazioni di difficoltà di tessuto economico.

 
Non esistono "proiettili d'argento" e soluzioni facili riguardo a questo argomento.

Secondo me la questione fiscale fa parte di quelle norme (la grande maggioranza, in realtà) che funzionano solo a patto che la maggior parte delle persone le rispetti spontaneamente.

Come il codice della strada: non potrai mai mettere vigili a sufficienza, funziona perché la gente si comporta da sola in modo ragionevolmente disciplinato, quando non lo fa (tipo parchegggio selvaggio in certi contesti) hai voglia a multare, diventa una fatica di Sisifo poco ragionevole.

Per esempio, in Germania pare abbiano meno evasione, come si vede dal grafico sopra, pur con meno limitazioni all'uso del contante.

Per me è l'humus culturale. Una cosa che si modifica solo con molto tempo e molta pazienza.

E qualcosa già si fa. La mia percezione è che l'evasione sia diminuita rispetto a 30 anni fa, pian piano. A me pare di vedere più abitudine agli scontrini, alle carte di credito, e credo di non conoscere più nessuno che lavora al 100% in nero, cosa che 30 anni fa avevo presente.

Questo progressivo miglioramento si vede anche nelle stime del Ministero (fonte: questo tweet di Luigi Marattin, presidente della Commissione finanze della Camera, che anticipa alcuni dati di quest'anno; quelli fino al 2018 sono dati consolidati presenti anche nei documenti già linkati).


Come si vede, c'è stato un recupero dell'evasione del 9% in 5 anni.

La strada è ancora lunga, bisogna scegliere gli strumenti giusti.
Per l'IVA, che è la tassa dove si è concentrato il maggior recupero, tanto che da qualche anno è scesa sotto l'IRPEF come valore assoluto di evasione, si sono usati strumenti come la fatturazione elettronica.
Per recuperare il canone RAI si è fatta un'operazione draconiana, che è stata molto efficace, ma al prezzo di invertire l'onere della prova (ora se non hai TV devi chiedere l'esenzione), una cosa che funziona solo per l'enorme diffusione delle TV in Italia, ma che non è il massimo dal punto di vista dei rapporti tra Stato e cittadino.Recuperare l'IRPEF è probabilmente più complesso; gli strumenti solitamente indicati vanno in direzione della limitazione dell'uso del contante. Questo però si porta dietro alcune criticità pratiche (che fare se un giorno salta la rete e non prende la carta?) e ideali (il denaro elettronico introduce un intermediario in più, rende le persone vulnerabili, come i manifestanti n-vax canadesi a cui furono bloccati i conti correnti, porta potenziali problemi di privacy).

Come detto, la Germania se la cava meglio di noi pur senza grosse limitazioni al contante.
E allora si ritorna ai problemi strutturali (la dimensione delle imprese tedesche rispetto a quelle italiane) e di humus culturale.

Sono curioso di leggere quali saranno le proposte dei partiti in campagna elettorale riguardo a questo argomento. Sospetto pochine, in realtà...