martedì 24 aprile 2018

Verso le elezioni comunali

E diciamolo, qualcosa sulle prossime elezioni comunali.
Alla fine avremo quattro liste: Mena, Prandelli, Antonini, Sarnico.

Mi colpisce la vicenda che ha portato alla candidatura di Prandelli. Le donne del centrodestra (Giudici, Trecani, Chiari) hanno tirato la baracca per cinque anni, con un egregio lavoro sul territorio, negli atti di Consiglio e Commissioni e "ai fianchi" di Sarnico, dalla questione del senso unico di villaggio S. Caterina alla vertenza Esselunga.
E nonostante ciò, arriva Prandelli che per sette anni è stato altrove, e si impone.
Un metodo che mi lascia basito. Sicuramente hanno pesato i numeri delle elezioni politiche (ma allora Sarnico non dovrebbe nemmeno presentarsi); sicuramente sono arrivate indicazioni da Brescia (ma OspiLab non dovrebbe entrarci per nulla con queste dinamiche). Fatto sta che arriva il dominus, e dice "qui comando io". Anche all'interno della Lega, non so se Abrami - candidato in pectore già alla scorsa tornata - si sia eclissato spontaneamente.
Sono convinto che dopo dieci anni di dominio praticamente monocratico Prandelli non sia così ben visto a Ospitaletto.

Però la stessa cosa si può dire di Sarnico. Sono curioso di vedere chi ci sarà in lista, visto che con metà della sua lista al giro precedente ha litigato. Un grosso difetto per chi si presentava in discontinuità con l'amministrazione "dispotica" di Prandelli. Però è vero che questa cosa la notano gli "impallinati" di politica e chi ha a che fare direttamente con lui (ho ricevuto commenti molto caustici da gente che ha avuto contatti con il Comune negli ultimi anni), ma il 90% degli elettori non lo sa.

Come amministrazione, molto meglio i cinque anni di Sarnico che i dieci di Prandelli. Non pensavo che fosse possibile bloccare la cementificazione, il confronto tra il numero di gru e cantieri lottizzati da Prandelli e quelli sbloccati da Sarnico è impietoso.
Nota di merito inoltre per le politiche comunali dell'assessore Chiodelli, mai così ricche per numero e varietà delle proposte.
C'è da dire che le condizioni in cui i due sindaci si sono trovati a lavorare sono state molto diverse: Sarnico ha pescato il jolly Esselunga con i relativi introiti, mentre Prandelli si era trovato a gestire il problema delle scuole ereditato da una sciagurata miopia della precedente amministrazione di centrosinistra.
Però Prandelli aveva deciso di affrontare la situazione facendo cassa con le urbanizzazioni pur di tenere al minimo le tasse, scelta legittima e senz'altro "politica", ma secondo me nella direzione sbagliata. Tra l'altro tante case nuove portano a una desertificazione del centro; poche tasse locali più tanti appartamenti sfitti in centro portano a un accentuato afflusso di immigrati. Non proprio un successo per un'amministrazione leghista.

Per quanto riguarda i programmi, avremo tempo di leggerli. Per ora, un plauso a Prandelli perché pare sia rinsavito sulla piscina, che prima era nel programma del centrodestra e oggi è riconosciuta come ingestibile economicamente (vero).

Speriamo che la campagna elettorale - che sarà dura - non arrivi a certi livelli di colpi bassi. Già le insinuazioni verso Antonini di avere interessi commerciali con la Lega sono al livello delle insinuazioni del 2011 del centrodestra su "Sarnico vuole la moschea". Speriamo che sia solo una caduta di stile.
Certo fa una certa impressione che Antonini parli male primariamente di Sarnico, e Mena primariamente di Prandelli.

lunedì 23 aprile 2018

Regeni e gli altri

Sul mio PC è apparso un annuncio di raccolta fondi per Amnesty International che recita: "Continuiamo a chiedere verità per Giulio Regeni".
E' giusto. Continuiamo a chiedere verità.
Mi chiedo perché non sia mediaticamente altrettanto "forte" la storia dei tre italiani scomparsi in Messico. Anche lì c'è dietro una brutta storia di forze dell'ordine colluse. Sono sparite tre persone, italiane come Giulio Regeni.
A volte fatico a capire i meccanismi delle mobilitazioni di massa.
P.S. A meno che il basso profilo non sia una scelta consapevole di famiglia e Farnesina, nel qual caso sarei più sereno.

giovedì 12 aprile 2018

Reddito di base e immigrazione

In questo periodo parla molto di reddito di cittadinanza. Non qualche genere di sussidio di disoccupazione, più o meno condizionato, ma quello vero: soldi a tutti in maniera incondizionata.
Io sono sempre stato culturalmente scettico al riguardo, ma la discussione si sta facendo interessante, e sento molte persone che portano motivazioni sensate a favore. Per esempio, c'è chi vede il reddito di cittadinanza come un "paracadute" per i posti di lavoro sostituiti dalle intelligenze artificiali.
Qui un interessante contributo sul tema.

Mi vengono due osservazioni, la prima più circostanziale e la seconda più strutturale.
Per prima cosa, mi par di capire che il reddito di cittadinanza dovrebbe disboscare e sostituire altre agevolazioni e sussidi. Mi pare difficile attuare un tale buon proposito in Italia. Chi perde l'agevolazione sarebbe subito in piazza a lamentarsi, inoltre la semplificazione leverebbe quelle incertezze e interpretazioni che purtroppo sono il brodo di coltura di molte conventicole.

La seconda riflessione.
Mi pare che il reddito di cittadinanza sia una misura molto "vecchio stile", che sottende una grande importanza - quasi novecentesca - dello Stato.
Mi chiedo se abbia senso pensare una misura con queste caratteristiche nel 2018, con la libera mobilità di persone e capitali. Per poter essere sostenibile, il reddito universale deve basarsi su una ragionevole certezza dei percettori (e siamo in epoche di grandi migrazioni) e dei contributori (e siamo in epoca di delocalizzazioni, spostamenti di sedi fiscali, elusioni varie).
Il reddito di cittadinanza quindi è basato su uno dei pilastri dello Stato classico, ovvero - nomen omen - la cittadinanza. Mi pare che per garantire il primo requisito (certezza dei percettori) si dovrebbe legare l'erogazione alla cittadinanza, e non "a tutti i residenti", come dice Gilioli.

D'altra parte tutto il welfare è basato su un sistema chiuso, in cui le risorse vengono raccolte da una certa platea e distribuite alla stessa platea. Ogni eccezione incrina il sistema, da qui le polemiche sui fondi utilizzati per l'accoglienza ai migranti.
Mi chiedo se chi sostiene il reddito di base da sinistra ha considerato questi effetti collaterali di chiusura che si porta dietro una misura da Stato forte.

giovedì 5 aprile 2018

Testimonianza

Una bellissima testimonianza dall'interno della macchina-Stato. Da leggere, molto interessante su forze e debolezze del nostro Sistema.