lunedì 24 luglio 2023

Il seminatore, o del terreno predestinato

Oggi riprendiamo la parabola del seminatore, di cui avevo già parlato qui.

Ho sentito la predica di don Adriano al riguardo.
Nella spiegazione, i vari tipi di terreno sarebbe l'uditorio che riceve la Parola.

Bisogna stare ben attenti, però - come scrivevo già la volta scorsa - a evitare la trappola della predestinazione: il fatto che la Parola attecchisca o meno dipende dal terreno, ma non volontariamente. Il terreno sassoso non può fare a meno di essere sassoso: è così per sua natura, e il terreno, da solo, non può fare altro. Non può rendersi meno sassoso.

Letta così, la parabola elimina il contributo alla ricezione del seme: dove questo cade e cosa succederà è già scritto.

Manca l'intervento di un contadino, di un'anima pia che vada a dissodare il terreno sassoso per renderlo fertile. Magari si sarebbe potuta inserire questa figura: il contadino pigro non si cura del terreno e del seme, e questo muore; siate come contadini operosi, che lavorano per accogliere il seme nel loro terreno più o meno fortunato.

E così anche per oggi  ho corretto Gesù :-)

venerdì 21 luglio 2023

Pacifismo e meritocrazia

Ho in mano l'ultimo numero della rivista delle Acli bresciane, Battaglie Sociali.
La copertina è questa:

Mi è tornata alla mente una cosa che avevo scritto il mese scorso sul pacifismo.
Anche per la meritocrazia vale un po' lo stesso discorso: è giusto che questi ideali si confrontino con la realtà, che ci ricorda - come fa la copertina - che ciò che funziona in teoria a volte sbatte contro la pratica, il mondo imperfetto, i cattivi, gli approfittatori.

Ma è sempre utile che ci sia comunque chi tiene a mente, e rammenta, qual è la meta. La meta è la pace, la meta è l'uguaglianza delle opportunità e sì, in un mondo ideale anche il premio ai meritevoli.


venerdì 14 luglio 2023

Le bombe a grappolo

La questione delle bombe a grappolo, che verranno fornite dagli USA all'Ucraina nonostante dichiarazioni critiche di molti alleati (significative quelle provenienti da Regno Unito e Italia, Paesi molto pro-NATO), presenta molti aspetti a loro modo paradigmatici di questa brutta vicenda.

Dimostra quello che già si sa: il dominus dell'alleanza sono gli Stati Uniti, che mantengono l'ultima parola sulle decisioni.
Permette all'Europa di ritrovare un minimo di voce autonoma, dopo 16 mesi di appiattimento sulle posizioni americane.
Questa voce autonoma è sostanzialmente gratis, non avendo alcun effetto. Si marca una differenza, ma senza conseguenze pratiche. Si può interpretare quindi sia in modo positivo (il recupero di autonomia) che negativo (dichiarazioni ipocrite).
L'ipocrisia d'altra parte è uno dei tratti tipici di questa guerra, come di ogni guerra.
La questione dimostra inoltre che il supporto militare è sostanzialmente appaltato per la quasi totalità agli Stati Uniti. Una realtà che, col senno di poi, avrebbe forse permesso un atteggiamento diverso da parte dell'Europa.