lunedì 28 aprile 2014

Sul 25 aprile locale

Riguardo la commemorazione del partigiano di origine ospitalettese Mario Boldini di cui dà notizia il redivivo (bentornato!) Ospitaletto.org, segnalo il bell'articolo pubblicato sul notiziario delle biblioteche di Gargnano della primavera 2012 (pagg. 5 e seguenti), a firma di Bruno Festa, che ricostruisce nei dettagli la sua storia.

Conoscevo questo articolo grazie ad una ricerca svolta da mio padre sul periodo della Seconda Guerra Mondiale in ambito locale. Ne è uscita una raccolta interessante di fatti ed eventi, riguardanti gli scampoli di Resistenza che hanno toccato Ospitaletto ed anche altri temi bellici.

Se mi capiterà occasione ci tornerò su. Per esempio le prossime commemorazioni quinquennali del voto alla Madonna di Lovernato potrebbero essere un buon momento per approfondire il tema degli attacchi aerei sul nostro paese.

venerdì 25 aprile 2014

I rappresentanti che vogliamo

Sottotitolo: panegirico di Enrico Zanetti.

Di cui non conoscevo l'esistenza prima di leggere questo scambio con il bravo Seminerio. E' così che vorrei fossero i miei rappresentanti: disponibili al dialogo, costruttivi, realisti, con chiare le priorità ma con una visione.

Nella risposta di Zanetti leggiamo tutte queste qualità. Zanetti sa che la politica è l'arte del fare il bene possibile. Sa che non può essere un talebano contro ogni compromesso, purista della propria coerenza:
farò la mia buona o cattiva parte al Governo del Paese con la medesima determinazione e feroce serenità [...] non mi sentirete mai dire che fino a quando non avrò il 51% resterò in tribuna a gufare

ma anche che è necessario avere chiaro cosa è giusto e cosa è sbagliato:
È ora e tempo che tutti i redditi vengano tassati allo stesso modo, salvo agevolazioni mirate. È una questione di equità, semplicità e trasparenza.

In pratica per agire in una situazione in cui non si decide da soli bisogna stabilire le priorità, e capire che  su alcune battaglie è opportuno puntare i piedi, su altre bisogna accontentarsi di ciò che si riesce ad ottenere:
verificherò i margini di intervento, ma non farò barricate su questo punto, o meglio ne antepongo altre su alcuni tagli di spesa e, se non potrò ottenere il 100% di quello che vorrei, cederò piuttosto su questa disposizione.

Ciò non vuol dire rinunciare ad avere una visione, da portare avanti in particolare laddove si può incidere di più, ovvero all'interno del proprio partito:
uno spazio libero dove uomini e donne libere possono fare una politica 100% liberale e riformista, 0% berlusconiana, 0% CGIL

pur senza mettersi le fette di salame sugli occhi:
è indubbio che alcuni di quelli che erano entrati in politica dietro chiamata diretta di Mario Monti, preso atto che non era una passeggiata d’onori in cui il più sfigato diventata minimo sottosegretario, si sono squagliati come neve al sole.

Nel merito delle opinioni si può discutere, come sempre. Il metodo mi sembra però il migliore possibile. Sottosegretario Zanetti, lei ha guadagnato un estimatore.

domenica 20 aprile 2014

La Pasqua della gratuità

Qualche giorno fa ho partecipato a due serate degli Esercizi Spirituali per adulti predicati da padre Fabio (piamartino).

Mi ha fatto pensare soprattutto un particolare della sua spiegazione del miracolo dei dieci lebbrosi.
L'unico che torna a ringraziare Gesù è il samaritano. E' l'unico che non legge il miracolo per il proprio interesse: mentre gli altri, una volta guariti, potranno tornare nella città, lui continuerà ad essere escluso dalla comunità per via della sua religione, se non più per la malattia.

Questa condizione gli permette di accettare il dono di Dio in un'ottica di gratuità, senza pensare al tornaconto, al do ut des.

La sfida della gratuità è una delle più difficili da accettare, almeno per me (e noto che mi ripeto). Accettare la grazia, saperla riconoscere, senza dare nulla in cambio e non pensando al proprio tornaconto, è fuori dalla nostra mentalità.

E' la sfida del Cristianesimo, che è la religione del triduo. Il simbolo dei cristiani è la Croce, la Croce del Venerdì Santo, il dono più gratuito ed estremo che Dio fa di sè. Il dono di cui non potremo mai essere degni, senza la forza dell'Eucarestia, della Cena del Signore, e della Resurrezione che rende vincente quel dono stesso contro la morte.

E allora buona Pasqua della Comunione, del Dono gratuito e della Resurrezione!

mercoledì 16 aprile 2014

Questione meridionale

Qualche tempo fa si è parlato del cosiddetto "referendum" promosso in Veneto per propugnare un'eventuale indipendenza, con risultati (dichiarati dagli organizzatori) tanto clamorosi quanto dubbi. Poi è arrivato l'arresto dei "secessionisti", tra cui un compaesano.
Prendo lo spunto da queste notizie di cronaca per farmi qualche appunto sullo "stato dell'arte" di ciò che penso sulla innegabile forbice tra il Mezzogiorno e il Settentrione dell’Italia. La mia opinione è piuttosto articolata e – devo dire – non molto chiara.

LE CAUSE

Le cause della perdurante arretratezza del Mezzogiorno secondo me sono molte e varie, ma hanno in comune il fatto di essere perduranti, incancrenite e di assommarsi in circoli viziosi.
Ci sono cause di ordine culturale, dovute a una minore scolarizzazione fin dai tempi dell’Unità, che nel tempo si è trasformata in una scolarizzazione di minore qualità rispetto al resto del Paese (basta vedere i risultati dei test Invalsi o Pisa).
Ci sono cause di ordine pratico: il territorio è difficile e sconnesso, la mancanza di pianura rende le infrastrutture più costose e complicate, specialmente in un Paese basato sul trasporto su gomma. Secondo me questo fatto può spiegare, almeno in parte, il fatto che il Veneto, che “partiva” in condizioni simili al Mezzogiorno (terra di povertà e di emigrazione fino al secondo conflitto mondiale), ha agganciato il boom economico, mentre il Sud non ce l’ha fatta.
Ci sono cause di ordine sociale: la mentalità della ricerca del posto pubblico come prima opzione, la minore imprenditorialità, la scarsa qualità delle classi dirigenti, che perpetuano questo sistema assistenzialistico per trarne vantaggi.
Ci sono cause di ordine pubblico: la presenza delle mafie.

Queste cause si intrecciano in un turbine di circoli viziosi: le mafie condizionano la classe dirigente, la quale non ha alcun interesse a stimolare l’uscita dall’assistenzialismo. I giovani, sapendo che non c’è lavoro, non sono stimolati a intraprendere, e magari nemmeno a studiare troppo. Gli insegnanti – che tra l’altro escono da un sistema di formazione già scadente di suo – sono scoraggiati di fronte alla dispersione scolastica e alle difficoltà ambientali, e la qualità della didattica cala. La mancanza di prospettive porta un certo numero di persone a rivolgersi direttamente o indirettamente alle reti mafiose e paramafiose. E via peggiorando.

I POSSIBILI RIMEDI

Ho le idee ancora più confuse su come si potrebbe tentare di uscire da questa situazione. Diciamo che mi vengono in mente due approcci, entrambi irrealizzabili.

giovedì 10 aprile 2014

O tempora o mores

Le sentenze della magistratura, in questi giorni, stanno intervenendo su diversi temi etici.

Un giudice di Milano scrive una sentenza sull'"utero in affitto" che
fa riferimento, tra le altre cose, all’«avanzamento della tecnologia» che rende la «definizione» di «maternità» ormai «controversa». E non è infatti una valutazione etica quella espressa dal magistrato, ma la registrazione di una realtà in continuo mutamento: quella della «contrattualizzazione delle forme di procreazione»

Posso dire che parlare di "definizione di maternità controversa" mi sembra abbastanza fuori da ogni logica? Che la "contrattualizzazione delle forme di procreazione" non mi pare un elemento di garanzia per nessuno (donne in posizione di debolezza, differenze tra posizioni patrimoniali di chi cerca di avere accesso a queste "soluzioni", figli che potrebbero avere il diritto di conoscere l'utero che li ha generati, problemi di privacy della "mamma surrogata", suo eventuale diritto a prendere contatto con il figlio)?

La corte costituzionale ha ammesso la fecondazione eterologa.
Posso dire che non considero la maternità/paternità un diritto, non se lede i diritti di altre persone (gli embrioni che muoiono nel processo, o in questo caso il diritto di un figlio di sapere chi è il padre)?
Posso dire che forse bisognerebbe rendere molto più semplici le pratiche per le adozioni?
Posso dire che trovo contraddittorio uno Stato in cui la giustizia può imporre test del DNA per accertare paternità negate (quindi considerando il vero padre chi mette il seme, indipendentemente da chi poi ha cresciuto il bambino: prevale l'aspetto genetico) e contemporaneamente permette la fecondazione con il seme altrui, assegnando la paternità all'uomo che crescerà il bimbo con la madre (prevale l'aspetto educativo della genitorialità, con quello genetico assolutamente ininfluente)?

Un terzo giudice ha ordinato la registrazione legale in Italia di un matrimonio gay contratto a New York.
Cosa penso del matrimonio gay l'ho già scritto.
Posso dire che un approccio come "ciò che non è esplicitamente proibito deve essere legale" mi pare abbastanza labile? Che il "non vietato" sia permesso, sono d'accordo. Che sia anche legalmente riconosciuto, con tutte le conseguenze giuridiche che ne seguono, mi sembra una forzatura.

Più in generale, fino a che punto i giudici possono spingersi rispetto a scelte di "bene" e di "male" che spetterebbero forse alla politica?
E' vero che i giudici interpretano i diritti fondamentali e/o quelli costituzionali. Dove arriva l'interpretazione?

sabato 5 aprile 2014

Omosessualità, catechismo, laici, Chiesa

Terzo capitolo dell'analisi iniziata qui e qui.

Era rimasto in sospeso il tema dell’atteggiamento della Chiesa rispetto alla omosessualità. Al riguardo don Maurizio Funazzi ha citato il catechismo della Chiesa Cattolica: al punto 2357 si legge che
la Tradizione ha sempre dichiarato che «gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati». Sono contrari alla legge naturale

Secondo la ben nota regola che prevede di distinguere il peccato dal peccatore, gli articoli seguenti parlano delle persone omosessuali. Al numero 2358 si legge che
Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.

e al numero 2359 che
Le persone omosessuali sono chiamate alla castità

L'articolo 2357 è certamente il passaggio più duro, il più dibattuto. Ho già scritto nello scorso post che riesco a intuire cosa significa “contrari alla legge naturale”. Però la tendenza omosessuale, seppure “oggettivamente disordinata”, è sempre esistita. Da dove viene, se non viene dalla legge naturale e/o dal progetto di Dio?

Qui ci avviciniamo alla teologia, o forse alla teodicea. Io non sono un teologo, e mi vengono in mente solo due possibili risposte.
Ciò che è fuori dal progetto di Dio può nascere dal libero arbitrio di cui è dotato l’uomo: liberamente scegliamo di non aderire a questo progetto. Mi sembra però che nel caso dei gay questa cosa faccia a pugni con la questione dei condizionamenti ambientali o addirittura della predisposizione genetica all’omosessualità: che grado di libertà c’è in chi è condizionato?
Un’altra possibile risposta è che ciò che è fuori dal progetto di Dio viene dal Maligno, e dal suo intervento nella storia e nel mondo. Questo approccio definirebbe chiaramente l’omosessualità come male, come diabolica. Non mi sembra una posizione facilmente sostenibile al giorno d’oggi (sicuramente non è politicamente corretta), e non è una cosa che mi sentirei di esprimere a cuor leggero nel costruire una relazione con una persona gay. Con i discepoli mi viene da dire che “Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?” [Gv 6,60]. E’ anche vero che sappiamo che la Parola può essere scomoda e che la testimonianza non è sempre popolare.

Lasciamo allora la teologia (su cui magari chiederò qualche delucidazione a chi di dovere) e concentriamoci sui passi successivi. Con il punto 2359 torniamo laddove don Maurizio era partito: ai gay possiamo solo dare qualche pacca sulla spalla e l’esortazione “sii casto”? Pare di sì, a leggere qui.
Ma il passaggio fondamentale è nella prima parte dell’articolo 2358. Essa contiene quel rispetto, quell’amore, quella fratellanza e vicinanza che il relatore citava come necessari nell’approccio a una persona omosessuale (esattamente come ad ogni persona, tra l’altro). A domanda specifica don Funazzi ha spiegato che non si sentirebbe nemmeno di consigliare a un gay di farsi aiutare per eventualmente valutare un percorso di fuoriuscita dall’omosessualità: semmai questo potrebbe essere una proposta da fare dopo aver costruito una relazione, aver approfondito una conoscenza, aver percepito un bisogno. Mi sembra un approccio equilibrato: star loro vicini e affidarli alla grazia di Dio, che conosce l’uomo (e il proprio progetto) meglio di tutti noi.

Al termine di questa lunga dissertazione, due altre considerazioni. Durante l’incontro si è fatto notare che la Chiesa fa fatica ad esprimersi, nella sua componente consacrata, su questi temi, che spesso sono affidati ai laici.
Don Maurizio ha spiegato che il nostro Vescovo ha costituito un gruppo che si occupa di questo argomento, di cui tra gli altri fanno parte lui (responsabile della pastorale della salute) e don Giorgio Comini (responsabile della pastorale familiare). Mi chiedo: ha senso questa scelta? Pensare alla salute significa associare – volenti o nolenti – l’omosessualità a una malattia; sulla famiglia inoltre sappiamo qual è l’opinione della Chiesa.
Mi sembra insomma che affidare queste ricerche a dei sacerdoti, per di più “specializzati” soffra di un vizio in partenza: i sacerdoti potranno trarre delle conclusioni diverse da quelle che devono insegnare, a maggior ragione come responsabili di quegli ambiti della pastorale? Si rischia di lavorare avendo già in mente dove si vuole andare a parare, e quindi di scegliere ed analizzare i dati che servono a quello. Lungi da me pensare che don Maurizio Funazzi manchi di onestà intellettuale, ma c’è un oggettivo “conflitto di interessi”.

Mi sembra quindi doveroso che ci sia un’elaborazione su questi temi anche e soprattutto da parte dei laici, naturalmente alla luce del Magistero e magari insieme ad alcuni sacerdoti (vedrei bene dei parroci o curati che hanno esperienza “sul campo” ma che sono, per così dire, meno “esposti” a livello ufficiale).

Preghiamo lo Spirito perché illumini tutti noi, laici e consacrati che formiamo la Chiesa, e ci aiuti a declinare il comandamento dell’amore anche in queste situazioni impegnative.

venerdì 4 aprile 2014

Un altro incontro sull'omosessualità (2)

Prosegue da qui.

Infine, il quarto “mito” della propaganda gay, che è anche il più controverso. Don Funazzi sostiene che non si possa affermare che essere omosessuale è una cosa assolutamente normale.
E’ chiaro che questa affermazione è alquanto controversa. Per qualcuno è “solo” politicamente scorretta, qualcuno potrebbe definirla omofoba. Certamente l’Organizzazione Mondiale della Sanità non è d’accordo: come ci dice lo stesso relatore, l’omosessualità è oggi classificata come una variante naturale del comportamento umano.
A favore della differenza tra omosessuali ed eterosessuali sono state portate alcune statistiche: tra i gay ci sarebbe una maggiore propensione alla depressione e ai suicidi, oltre ad un’incidenza maggiore del virus HIV.
Mi sembra che queste argomentazioni siano un po’ povere.

giovedì 3 aprile 2014

Un altro incontro sull'omosessualità (1)

Domenica sera è stato ospite del gruppo giovani in Oratorio don Maurizio Funazzi, responsabile diocesano della pastorale della salute. L’invito, a quanto ho capito, è scaturito anche dal dibattito generato da Massimo Gandolfini in un incontro di cui avevo già parlato. Pur non essendo più giovane, mi sono infiltrato all’incontro.

Don Funazzi ha tenuto un incontro molto diverso da Gandolfini. Una ragazza che è intervenuta al termine lo ha ringraziato perché “questa sera lei non ci ha indottrinato”. Don Maurizio, pur facendo chiaramente capire qual è il suo orientamento riguardo all’interpretazione del fenomeno dell’omosessualità, ha spesso citato anche le obiezioni delle associazioni gay, fornendo un minimo di approccio pluralista, ed ha tenuto a distinguere i fatti dalle sue opinioni.

Dato a Cesare quel che è di Cesare, vado ad esporre alcuni appunti sull'esposizione presentata da don Maurizio. Mi appoggio nel ragionamento a quelli che lui ha citato come "i quattro miti della propaganda gay".