martedì 28 aprile 2020

Sine dominica

Due giorni fa è scoppiata la polemica tra CEI e Governo sulle Sante Messe.
Riporto due contributi (uno critico con la CEI, l'altro con il governo) e butto giù alcuno punti sparsi che mi sgorgano dalla testa.
  • Sicuramente non avevamo bisogno di questa polemica. Si poteva lavorare per evitare. Probabilmente è stato fatto, ma poi qualcuno ha cambiato le carte in tavola e qualcun altro è rimasto scottato.
  • Mi stupisce che ci siano tanti preti che frenano sulle Sante Messe. Paura di prendersi delle responsabilità sanitarie? La richiesta di riaprire viene soprattutto dai laici, che però queste responsabilità non se la prendono.
  • Mi stupisce per molti motivi:
    • perché mi aspetto che siano i sacerdoti a battersi per il Sacramento;
    • perché non mi aspetto che i sacerdoti dicano il contrario dei loro vescovi (questo concorre al grande tema dell'obbedienza di cui ho già parlato altre volte);
    • perché a mio parere dovrebbero essere i laici ad affidarsi ciecamente alla scienza, alla tecnologia, ai tecnici.
  • Quest'ultimo è un atteggiamento (invero già condannato da Benedetto e da Francesco, il "paradigma tecnocratico") piuttosto paradossale in questo periodo, quando la scienza ci dice cose molto contrastanti, con tante voci, ed ha dimostrato che non è (non può essere) la panacea di tutti i mali.
  • Questo ovviamente non vuol dire che non si debba ascoltare la scienza. Bisogna ascoltarla essendo consapevoli dei suoi limiti, sia di "ambito" (la scienza non dà risposte a tutte le domande) sia di "capacità" (anche alle domande pertinenti, la scienza non può dare oggi certezze assolute, ha bisogno di più tempo, di più dati).
  • Torniamo ai sacerdoti che frenano sull'Eucarestia. Dopo aver appena celebrato il Giovedì Santo, tra l'altro. Dire che possiamo farne a meno. Non mi aspetto questo discorso da loro: mi fa dubitare della loro fede. Piuttosto siano i laici a mediare con i tecnici.
  • E allora perché siamo stati zitti finora? Perché la situazione era di maggior emergenza. Ora stiamo progettando riaperture. Non sta a me, ma ai tecnici, dire se opportune o no: constato che si stanno programmando, anzi molti (al lavoro) hanno già ripreso. Come può la comunità cristiana non chiedere la ripresa di ciò che è fondamentale?
  • Perché ci crediamo, vero, che l'Eucarestia è fondamentale, cari preti? O non vi accorgete della sua mancanza perché voi la celebrate comunque? Il prete che dice "io non la celebro senza popolo" (primo link) mi suscita sentimenti ambivalenti. Da una parte sono contento che faccia l'esperienza del digiuno come il suo gregge. (Pare che nel caso descritto non gli faccia così effetto, vuole aspettare ancora, mah.) D'altra parte la Messa è così importante che sono contento che ci sia chi la celebra anche per me.
  • Sì, la Messa in streaming, ok. Ma non è la stessa cosa. Assolutamente. Per me è chiarissimo. Non è la stessa cosa essere in chiesa o sul divano di casa. A me la Messa manca, tanto. Se si potesse cercherei di andarci. Poi - dirò una cosa contraddittoria - forse non farei la Comunione. Non credo che quella si possa fare in sicurezza. Ma assistere alla celebrazione, in mascherina e uno per banco, quello sì, si può fare.
  • "Ma cosa ti costa aspettare 15-20 giorni". Va bene, purché siano davvero 15-20 giorni. Come lo sappiamo? Ad oggi c'è una prospettiva, una data, persino per i barbieri. Per la Messa no. Se la data ci fosse, non credo che la CEI avrebbe tirato fuori quel comunicato.
  • Poi la parte sulla carità. Ho trovato anche io sgradevole quell'accenno della CEI alle attività caritatevoli, che sa tanto di ricatto. Però parliamo anche del contenuto: la carità va senza il Sacramento? Sì, per tante Onlus, e anche tanti cristiani continuerebbero a farla. Ma la carità cristiana discende dall'Eucarestia. Non può farne a meno. Anche qui: ci crediamo, vero?
  • Detto questo, detto tutto questo, credo che da noi non sia ancora il caso di aprire le Messe. Ma nel resto dell'Italia, in almeno 15 regioni su 20, non vedo perché no. E anche per noi, se si dà un calendario persino per gli allenamenti del calcio, mi aspetto che ci sia una promessa di riapertura.
  • In tutto ciò, io non ho mai sentito parlare della comunione a domicilio. Non vedo perché dovrebbe essere vietata, quella, essendo le "consegna a domicilio" permesse da sempre. Io spero che tanti preti si siano dati da fare il più possibile su questo fronte. Ne aveva parlato anche il Papa. Ho paura di chiedere se è così, in realtà...

lunedì 27 aprile 2020

Recensioni dalla quarantena: Blade Runner 2049

Bello.
Proprio un sequel ben riuscito. Forse un pochino lento in alcuni passaggi, ma confrontarsi con un mostro sacro era un sfida difficilissima, e il risultato è oltre le aspettative.
Il colpo di scena ("pensavi di essere tu!") è ben orchestrato, non me l'aspettavo.
L'immaginario del Blade runner originale è ben rispettato.
Non sono due film piacevoli. Sono due film che vale la pena di vedere, per almeno due motivi: perché definiscono un genere (la fantascienza distopica al cinema) e perché si inseriscono in un altro genere (la riflessione sull'intelligenza artificiale).
Praticamente tutti i film che affrontano quest'ultimo tema, da Pinocchio a Spielberg a L'uomo bicentenario arrivano al punto in cui il robot/replicante vuole diventare umano.
Dev'essere una grande paura dell'uomo, questa. Oppure non vediamo altro esito possibile?

mercoledì 22 aprile 2020

Analisi numeriche

Torniamo a parlare di coronavirus.
Non lo faccio volentieri perché sono tutte opinioni, e su questo tema più che su altri è meglio andare cauti.
Però qualche giorno fa ho trovato su un forum una cosa che ha stimolato la mia fissa da analisi dati.

lunedì 20 aprile 2020

Recensioni dalla quarantena: Birdman

Chiusi in casa, la visione di film e serie TV è aumentata parecchio.
En passant, ringraziamo J.J. Abrams per aver svecchiato la serie di film di Star Trek. Ne aveva parecchio bisogno.
Ma tornando a noi, ieri sera RaiTre ha passato Birdman. Superpremiato, un sacco di Oscar.

Non ci siamo.
Mi pare che sia un "pezzo di bravura", più che un film. Il regista ci ha voluto mostrare quanto è bravo. Ok, sai fare una cosa che non ha fatto nessuno, mandi anche dei messaggi su realtà, finzione, palcoscenico, mondo dello spettacolo.
Però il risultato è una cosa che fa venire il mal di testa. Non è un film godibile. Io personalmente avrei trovato più efficace un film "normale", per far passare lo stesso messaggio.
Sono contento di averlo visto, è stata un'esperienza, ora so che non lo riguarderò mai più.
Per la cronaca, è lo stesso effetto che mi fece Non è un paese per vecchi. Evidentemente il mio gradimento richiede un minimo tasso di normalità.

lunedì 13 aprile 2020

Benedici, o Signore, Brescia

Ieri ho seguito la Santa Messa di Pasqua del vescovo Tremolada.
Veramente ispirato nella sua omelia, più una preghiera che un'omelia.
Ha saputo tratteggiare la terra bresciana fin nell'anima.
La riporto anche sotto, a perenne memoria.
"Questo è il giorno che ha fatto il Signore, rallegriamoci e in esso esultiamo in esso".
Fatichiamo, Signore, a esultare quest’anno nel giorno della tua e nostra Pasqua. Ma questo è l’invito che la tua Parola ci rivolge: forte e chiaro. La nostra, Signore, non è una Pasqua allegra e spensierata. È una pasqua solenne. È venata di tristezza, al pensiero di tanto dolore e di tante perdite, ma carica di speranza. È la festa che noi celebriamo con gioia per te e con te, perché l’ultima parola, in vita e in morte è la tua. L’abbraccio ultimo non è quello delle tenebre ma quello della luce, della tenerezza che si è fatta sacrificio di redenzione.
Per questo Signor, la nostra voce vuole innalzarsi a te in questo giorno di grazia nella forma della invocazione e ripetere le parole che già ti abbiamo rivolto. La tua resurrezione sia per noi benedizione, forza di vita che ci rialza e che accompagna nel cammino che ora si apre per noi. Sia benedizione per una città da sempre fedele a ciò che merita fiducia e promuove giustizia, Brixia fidelis fidei et iustitiae, una città che rappresenta in verità tutta la comunità bresciana, il nostro territorio, la nostra gente.
Benedici, Signore, la Chiesa bresciana, i ministri ordinati, i consacrati, le consacrate e tutti i cristiani della nostra terra. Donale ancora sante vocazioni. Risveglia nei credenti la freschezza della vita evangelica e apri i nostri cuori alla comunione intima col Padre. Continua, o Signore, a donare a Brescia una comunità ecclesiale umile, feconda, lungimirante e capace di amare. La nostra Chiesa resti aperta al dialogo con le culture e le religioni che oggi abitano la città degli uomini, sia amica dei poveri e testimone coerente di fede, di misericordia e di pace.
Benedici, o Signore, Brescia e la sua fedeltà alla bellezza. Benedici la storia, la cultura, il patrimonio artistico e le tradizioni che hanno resa grande la nostra terra. Concedile un nuovo rinascimento culturale e spirituale. Dopo questo triste isolamento, riscopra il desiderio di nutrirsi della bellezza che non svanisce. Riempile il cuore della sapienza che viene dal tuo Spirito. Dona sapore ai suoi giorni, alle relazioni sociali e alla vita dei suoi cittadini perché siano fieri di quello che sono e, ancor più, di quello che vorranno essere.
Benedici, o Signore, Brescia e la sua fedeltà all’ingegno umano. Non abbandonare le imprese, i lavoratori, il commercio, le attività economiche che ci permettono di dare sostentamento alle nostre famiglie e dignità ai nostri giorni. L’epidemia che ci ha colpito ci sta insegnando che al primo posto c’è sempre la vita e la dignità delle persone. Ispira, perciò, l’ingegno, la concretezza e lo spirito solidale dei bresciani perché nel momento della ripartenza nessuno resti indietro. Donaci creatività imprenditoriale, ma anche la voglia di camminare insieme verso una società in cui il tasso di progresso non si misuri solo dalla crescita economica, ma anche e soprattutto dalla fiducia, dalla gioia di vivere, dall’onestà, dalla cura per ogni fragilità e povertà, dal sostegno offerto alle famiglie, dal rispetto per l’ambiente, dal dialogo con tutti.
Benedici, o Signore, Brescia e la sua fedeltà alla misericordia. Le nostre belle chiese parrocchiali sono la casa di Dio tra le nostre case, il segno della tua vicinanza nei nostri quartieri. Lì portiamo i bambini, lì benediciamo l’amore degli sposi, sperimentiamo la dolcezza del perdono, ci accostiamo al Pane di vita e accompagniamo i nostri cari defunti. Questo contagio ci ha dato l’impressione di toglierci tutto, anche l’ultima consolazione. Signore, rendi sempre più la comunità ecclesiale una famiglia di famiglie. Concedici, dopo questo lungo digiuno, di tornare presto a celebrare insieme l’Eucaristia. Ridona vitalità e passione educativa agli oratori, ai gruppi e alle associazioni. Facci attenti ai bisogni corporali e spirituali dei più deboli, rendici per tutti testimoni della tenerezza che viene dall’alto.
Benedici, o Signore, Brescia e la sua fedeltà alla memoria, la dedizione consolidata e matura della vita civile e amministrativa, ma anche il dolore per le vittime delle nostra storia, dei morti di tutte le guerre, di quelli delle stragi, delle violenze e delle calamità che nel corso dei secoli hanno colpito il sentire del popolo bresciano. Brescia non dimentica perché è fedele e non dimenticherà mai i morti di questa epidemia. Umilmente, con la preghiera, noi li affidiamo al tuo amore che consola e li iscriviamo nel libro della storia di questa nostra civiltà bresciana. E ti chiediamo di asciugare le lacrime di chi non ha potuto accompagnare i propri cari, di chi non ha potuto stare loro accanto nemmeno nei giorni del lutto e del distacco.
Benedici, o Signore, Brescia e la sua fedeltà alla giustizia. Benedici le autorità, le istituzioni, le forze dell’ordine, i volontari e chi ha a cuore il bene comune. Guarda lo sforzo eroico di chi si è speso in queste giornate per garantire salute e sicurezza ai vivi e onore ai defunti. Benedici i gesti di carità, la capacità di commuoversi davanti ai sofferenti e ai bisognosi. In particolare lascia che ti affidiamo i medici, gli infermieri e tutto il personale sanitario. Negli ospedali sono stati per molti padri e madri, figli e figlie, fratelli e sorelle, amici e anche ministri di consolazione, segno visibile del tuo amore. Donaci, dopo questa prova, il coraggio di trasformare insieme il mondo e di costruire una società dove sia ancora più vivo il senso di umanità. In particolare, fa che in questo compito così arduo e affascinante ci mettiamo in ascolto dei giovani, veri custodi del domani.
Benedici, o Signore, la città di Brescia e la sua terra. Benedici la sua fedeltà alla fede, alla bellezza, all’ingegno umano, alla misericordia, alla memoria e alla giustizia. Ti imploriamo, chìnati Signore verso di noi e aiutaci a risorgere da questa prova, in questo 2020, anno giubilare di quella Santa Croce che custodiamo nel cuore della nostra cattedrale.
Nella tua promessa di Vita ritroviamo la speranza e il coraggio di uscire dall’ombra della morte, di rialzarci in piedi e rinascere, insieme, alla nuova vita.
Maria, madonna delle Grazie, continua a tenerci per mano e conduci i nostri passi.
A te Signore, che sei il Dio fedele, guardiamo con fiducia.
Tu vivi e regni nei secoli dei secoli.
Amen

martedì 7 aprile 2020

Virus e responsabilità politiche

Con il passare dell'ondata di picco dei contagi, man mano si aprono polemiche sulla gestione dell'emergenza. Bene così, s'intende: sarà il caso, a bocce ferme, di fare il punto su cosa non ha funzionato. Perché mi pare chiaro che, soprattutto in Lombardia, qualcosa non ha funzionato.
Metto giù qualche pensiero sparso.
  • Codogno è stata sfiga. Poteva capitare dovunque, è capitato lì. Poi si scoprirà che il paziente 1 non era il primo, ma il venticinquesimo, ma i primi 24 l'avevano passata come un'influenza. Se si fosse aggravato davvero il paziente 1 avremmo preso il virus prima e magari la zona rossa sarebbe servita. A Vò Euganeo probabilmente è andata così.
  • Bergamo (Alzano, Nembro) è un mix di responsabilità politiche (regionali e locali fino all'8 marzo, nazionali per qualche giorno in più), confindustriali e sanitarie.
    Leggo che ci sono polemiche sul fatto che non sia stata fatta zona rossa lì. Secondo me c'è una differenza tra prima dell'8 e dopo il 15: non è così pacifico che prima del decreto del 22 marzo le regioni potessero agire da sole.
    La scansione temporale a mio parere è andata così: prima dell'8 la gestione era saldamente centrale (vedi Roma che bacchetta il Veneto per tamponi a tappeto e impugna la decisione di Ceriscoli di chiudere autonomamente le scuole in Marche). Tra l'8 e il 15 scoppia il bubbone grosso. Da lì tutti capiscono la situazione e il governo diventa molto più malleabile a azioni locali, da qui Bonaccini che chiude Medicina (il 16) e Fontana che forza la mano e chiude le attività non essenziali il 21. Il decreto del 22 finalmente concede esplicitamente alle regioni di applicare misure aggiuntive rispetto a quelle governative (cosa che farebbe pensare che prima non potevano). Ma per Bergamo i buoi erano ampiamente scappati.
  • Confindustria invece persevera diabolicamente.
  • In tutta la regione ci sono stati grossi errori sanitari. Nessuna prevenzione (nonostante i contatti economici strettissimi con la Cina) e poi la decisione di non fare ospedali COVID ma solo piani o reparti è stata scellerata (e a quanto pare si persevera al Civile. Mah). Poi l'incapacità di aumentare il numero di tamponi processabili, le difficoltà nelle forniture, la gestione delle case di riposo...
    C'è da dire che era il primo caso del mondo occidentale, senza rete, ma scelte tragicamente sbagliate restano tragicamente sbagliate anche se sono difficili.
  • Non so se c'entri il fatto di come è strutturata la sanità lombarda tra pubblico e privato, non ne so abbastanza. Quello che vedo qui a Brescia è che ospedali di entrambi i tipi hanno lavorato e sopportato un'onda di piena, anche l'aneddotica personale (conoscenti infermieri sia nel pubblico che nel privato) conferma che non ci sono state differenze. Comunque andrà analizzato tutto bene.
  • C'entra sicuramente l'assoluta inadeguatezza di Fontana, un paracadutato drammaticamente inadeguato. Contavano (contavamo) sul fatto che la Lombardia si governa da sola e puoi metterci anche un pupazzo di pezza. Vero finché non si esce dall'ordinario. E anche gli altri (Gallera) non hanno fatto bella figura. Le continue polemiche, la storia dell'ospedale alla Fiera che è stato aperto ieri con 24 posti, a buoi ampiamente scappati, le figuracce (dalla mascherina di Fontana alla folla all'inaugurazione). Male male.
  • Questo c'entra - credo - con il fatto che la Lega non riesce a esprimere una classe dirigente. Crisi di crescita per un partito cresciuto troppo velocemente. Tra l'altro Salvini ha epurato la classe dirigente precedente, i maroniani, quindi c'è anche una base di scelta ulteriormente ridotta. Essere capaci solo di polemizzare è quel che ci si può aspettare da un partito che basa le sue campagne sulla contrapposizione - e così facendo sfilaccia il tessuto sociale.
  • Non che Conte mi sia piaciuto molto, eh, ha inseguito gli eventi e i continui decreti modificati nel giro di 48 ore hanno dato l'idea di caos. Fino al 15 marzo gli preferivo perfino i lombardi, poi qui da noi si è sbracato.