martedì 28 agosto 2018

Testimoni politici

Sabato sono stato a Messa, celebrava il sempre bravo don Andrea Giovita.
Ha ribadito un concetto che da Paolo VI in poi abbiamo sentito un milione di volte: l'evangelizzazione ha bisogno di testimoni, non di maestri. Praticare il cristianesimo nei fatti, non a parole.
Mi chiedevo quanto questo ragionamento possa essere applicabile alla politica. Essa è un'attività che prevede pochi "posti di lavoro": non è che domani mattina ci alziamo e diciamo "ok, oggi comincio a fare il politico cattolico". Inoltre è un'attività naturalmente connessa alla parola, che ne è una parte consistente. In questo caso quindi un politico cattolico difficilmente potrà esimersi dall'essere "maestro".
Ciò non toglie che, come ho già scritto altre volte, faccio molta fatica a trovare oggi dei politici cattolici che siano di esempio, dei veri testimoni. Non agli altissimi livelli, almeno. Mattarella, forse?

venerdì 17 agosto 2018

La nuova pinacoteca

Sono di ritorno dalla rinnovata pinacoteca Tosio-Martinengo.
Mi aspettavo di più. Molto di più.
Essenzialmente è una esposizione cronologica di quadri. Niente guizzi nell'allestimento, nei pannelli esplicativi, nella presentazione del percorso. Dopo nove anni di lavori mi lascia un po' l'amaro in bocca.
Iniziamo dal clima. Là dentro si gelava. Non so chi ha scelto la temperatura, ma ha decisamente esagerato.
Ma al di là di questo delude la scelta di presentare le tele in modo così elementare, praticamente solo cronologico. Non c'è stata ricerca di accostamenti, spiegazione di differenze stilistiche, affiancamento di modelli (ricordo solo una sala fatta così, quella con Moretto, Savoldo e Lotto). La sala più riuscita - non so quanto voluta, visto che anch'essa è in successione cronologica con le altre - è quella sul Seicento non bresciano, in cui si vede la contrapposizione tra caravaggeschi e classicisti.
La presentazione cronologica rende evidente che dopo i grandi del nostro Rinascimento (Ferramola, Foppa, Moretto, Romanino) Brescia esce dalla mappa, con la bella ma particolarissima eccezione del Ceruti.
Questo - con scelta discutibile - si nota anche nella struttura delle sale, che da ampie e ariose si fanno piccole, quasi sgabuzzini o corridoi di passaggio in cui mettere le opere minori. In una "deviazione" del percorso finiscono così le quattro stagioni del Rasio, che avrebbero meritato miglior sorte. In un vicolo cieco anche alcune opere varie, che evidentemente non si sapeva dove mettere, tra cui il trittico del Cifrondi. Peccato che Cifrondi sia uno degli ispiratori del Pitocchetto, a cui è dedicata una sala precedente: qui il criterio cronologico avrebbe potuto essere utile a evidenziare il legame, invece ha prevalso il criterio "sgabuzzino".
Le opere di questa parte risultano quindi poco valorizzate. Ciò si vede anche dal fatto che alcune - i ritratti settecenteschi, per esempio - non hanno un proprio cartellino esplicativo ma sono citate solo nel pannello generico della sala. Questo in pratica le certifica come opere di "serie B".
Mi chiedo se non ci fosse un modo più intelligente per valorizzare anche le opere minori. O altrimenti, se non c'è, limitiamo l'esposizione ai classici, per poi mostrare il Pitocchetto e le committenze ottocentesche del Tosio, con cui in extremis la raccolta si risolleva.
Anche le didascalie e i pannelli esplicativi sono in maggioranza piuttosto deludenti (quando ci sono). Scialbi, elementari, che si limitano a descrivere l'opera senza aggiungere nulla a quello che già posso vedere con gli occhi. Leggendoli imparo poco, insomma.
Lo stesso allestimento è da sufficienza risicata. Va bene, ci sono le pareti colorate, ma sono tutti quadri semplicemente messi alle pareti, mancano pannelli a centro sala, percorsi privilegiati per le opere maggiori (il Cristo e l'angelo del Moretto non avrebbe meritato uno spazio a sé, magari dietro una divisoria con una infografica introduttiva?). L'unica sala in cui si è osato qualcosa è quella con il Roveto ardente appeso al soffitto (non un gran quadro, tra l'altro).
Non so, io e mia moglie siamo degli amatori di musei e pinacoteche, da Brescia - in grado di fare un lavoro superbo con S. Giulia - ci aspettavamo di più, molto di più. Gli esempi di ottime valorizzazioni in giro per l'Italia non mancano (siamo tornati oggi da Sansepolcro).
In conclusione, nuovo allestimento: voto 5. Per fortuna ci salvano alcuni capolavori, che però c'erano anche prima dei nove anni di lavori...

domenica 12 agosto 2018

Corso pre-divorziale

Oggi il Papa ha esortato i giovani a sposarsi, se c'è amore vero, senza farsi condizionare dalle condizioni esterne.
Proprio oggi ho avuto notizia di un altro divorzio, dopo pochi anni di matrimonio, con due figli piccoli.
Sposarsi giovani non rischia di far saltare il matrimonio alle prime difficoltà?
Secondo me no. Non importa l'età. Tante volte cresciamo i figli nella bambagia, non sono abituati alle difficoltà. Ma le difficoltà arrivano.
Non basta dirglielo al corso fidanzati: finché le difficoltà non le vivi, non è la stessa cosa.
Allora bisogna avere persone formate a prendersi le proprie responsabilità e a non essere egoisti, fin da bambini. Un corso fidanzati che dura tutta la vita, come ho letto non so dove.
Nel corso forse sarebbe utile portare esempi, testimonianze di difficoltà che hanno portato al divorzio alcune coppie. Difficoltà che interpellano (malattia, ludopatia, tradimento...) accompagnate da testimonianze per cui restare fedeli "nella buona e nella cattiva sorte" è possibile.

martedì 7 agosto 2018

Daisy. E gli altri?

Ha fatto molto rumore il caso di Daisy Osakue, a cui formulo i migliori auspici per i campionati europei di Berlino. L'atleta dell'uovo, ricordate?
Quel caso è stato cavalcato da molti giornali e mass media, non ultimo Avvenire.
Il caso ha però surclassato tutte le altre aggressioni a stampo razzista degli ultimi mesi, da Soumaila Sacko alla bimba rom colpita da una fucilata ad aria compressa.
Peccato che il caso di Daisy Osakue non fosse a matrice razzista. Era una stupida bravata, già compiuta a danno di altre persone di ogni colore. Quando la cosa è saltata fuori, coloro che negano il razzismo hanno avuto buon gioco a dire "Visto? I soliti pregiudizi, al lupo-al lupo!".
Si è scelto come caso di copertina un caso in cui la matrice razzista, fin dall'inizio, è apparsa dubbia. Perché? Perché la giovane atleta italiana di seconda generazione vende di più. Perché la cittadinanza italiana toglie argomenti ai razzisti. O forse perché gli altri casi non sono "vendibili" come vittime. Non sono belli, non sono simpatici, non sono italiani. Sono braccianti. Sono sospetti ladri, come la vittima di Aprilia. Sono addirittura rom.
Secondo me siamo al confine tra strategia mediatica e razzismo. Le vittime brutte e sporche sono meno vittime, non vendono, non sono utili alla causa. A volte funziona: Rosa Parks, adulta di classe media, vendeva di più di Claudette Colvin, studentella un po' testa calda con due figli da due uomini diversi e mai sposata. Stavolta si è scommesso su Daisy, e si è perso. Lo sbugiardamento della matrice razzista del suo caso ha piallato tutte le vere aggressioni razziste dell'estate.
Una bella responsabilità per la stampa, anche cattolica.
Una volta scoperto l'altarino, mentre i media governativi (da Libero al Fatto) sguazzavano nella cosa, non ho visto autocritiche. Anzi, a volte il discorso è: "Forse non era razzismo, ma era verosimile - è come se lo fosse". Sono gli stessi argomenti usati da chi propaganda le fake news sugli immigrati.
Io credo che se si alza l'asticella e ci si mette dalla parte dei "buoni" bisogna stare attenti a questi meccanismi, ed evitarli come la peste.