venerdì 23 febbraio 2018

Agenda elettorale

Qualche pensiero sulle elezioni.
A gennaio mi aspettavo una campagna elettorale psichedelica. Già un mese fa infatti avevamo messo in campo:
  • Abolizione del canone RAI
  • Abolizione bollo auto
  • Flat tax minore o uguale dell'aliquota più bassa
  • Riapertura delle case chiuse
  • Abolizione dei vaccini obbligatori
  • Abolizione delle tasse universitarie
  • Abolizione della legge Fornero
  • Reddito di cittadinanza
  • Abolizione contributi per 6 anni per tutti i neoassunti
  • Pensioni minime a 1000€ per tutti casalinghe comprese
Invece da allora il circo si è sgonfiato. Si gira attorno alle stesse proposte, alcune sono sparite (canone RAI, tasse universitarie), ci si accapiglia sui rimborsi dei 5 Stelle. Mi pare una campagna stanca, trascinata. Vedremo se arriveremo agli ultimi fuochi.
Anche io mi sento molto apatico. Forse perché è la prima volta da quando voto che non si vota per decidere chi vince, ma per stabilire delle percentuali in un Parlamento in cui nessuna delle coalizioni che si presentano avrà la maggioranza.
A questo punto anche il voto acquisisce un significato diverso. Sparisce il senso di voto "utile", se non nel senso di votare qualcuno che superi il 3%.
Ci possono essere un sacco di criteri.
  • Votare per principi ideali, trascurando i sondaggi perché alla fine partono tutti da 0 voti e trascurando il fatto che non ci sarà una maggioranza. Allora si dovrebbero leggere i programmi e scegliere il più vicino. Ma ha senso leggere i programmi sapendo che senza maggioranza saranno non realizzabili e nemmeno vincolanti in coalizione?
  • Votare per dare peso a qualcuno dei maggiori attori. Allora dovrei votare PD, per esclusione. Ma il PD incontra la mia sensibilità nel progetto di società a lungo termine? Non mi è chiaro quale è questo progetto, e le poche cose che vedo non mi piacciono moltissimo.
  • Allora potrei votare per un progetto di società a lungo termine. Qualcuno ce l'ha? Io ne vedo pochi. Mi pare che la cosa che più si avvicini a una "visione" sia quella dei 5 stelle. Ma questa visione (reddito di cittadinanza, disintermediazione, perfettismo, plebiscitarismo, interventismo pubblico, controllo quasi orwelliano) non mi piace.
  • Esprimere un voto "didattico": per punire i partiti principali, voto qualcuno dell'area, ma non il partito grande. Bonino invece di PD, Leu invece di PD per rimarcare la "mancanza di sinistra", Noi con l'Italia invece di Berlusconi, Grande Nord invece della Lega.
  • Votare per l'unica parte che è in grado di ottenere effettivamente la maggioranza, in modo da avere un governo certo, forte, responsabilizzato di fronte agli elettori. Allora dovrei votare Berlusconi.
  • Visto che, al contrario, la maggioranza post voto "se la faranno da soli", votare con un voto di incoraggiamento per un partito piccolo, che ne so, 10 volte meglio.
Grande confusione sotto il cielo.

mercoledì 14 febbraio 2018

L'impronta ecologica e la demografia

Riprendo un vecchio discorso fatto qui sull'impronta ecologica.
Ogni anno sentiamo che stiamo consumando le risorse della Terra troppo velocemente: «servirebbero due Terre!», si dice di solito.
Ho cercato i numeri originali dell'impronta ecologica. Qui c'è il discorso delle "due Terre": il rapporto tra consumo e disponibilità ecologica è circa 1.7, e non accenna a calare. Se ci limitiamo all'Europa, il dato diventa 2.85, e il nordamerica fa anche peggio.
Quindi siamo degli inguaribili spreconi, uccisori di ecosistemi? Nì.

Se guardiamo il dato pro capite le cose cambiano un po'. Si vede che il nostro consumo pro capite non è cresciuto molto dal 1970 ad oggi, si aggira sempre attorno ai valori di 2.7-2.9 Gha a persona. Se guardiamo l'Europa, il valore è addirittura calato: in passato è arrivato a sfiorare il valore di 6 Gha/persona, mentre oggi è calato fino a 4.85 (in Italia vale anche meno).
Quindi il tenore di vita e/o le tecnologie moderne hanno migliorato la situazione del consumo individuale.

Il problema è che la capacità ecologica della Terra non aumenta (se non di poco) nel tempo.
Ecco allora il dilemma che potremmo chiamare malthusiano: per consumare correttamente bisogna o limitare i consumi pro capite o essere in pochi a consumare.
Per attuare la prima scelta bisognerebbe consumare una quantità di risorse pari (torniamo qui) a 1.7 Gha/persona. Il problema è che il consumo è correlato al tenore di vita e - spesso - all'indice di sviluppo umano. In questa pagina si possono riordinare i dati per impronta ecologica pro capite. I Paesi che stanno sotto il valore critico sono Paesi africani o del Sud-est asiatico. In Europa solo Moldavia e Georgia si avvicinano a quella soglia. Da qui la domanda; siamo disposti ad accettare un drastico taglio al tenore di vita - addirittura al grado di civilizzazione, direi - per permettere a una popolazione sempre crescente di accedere a questo stesso tenore di vita non particolarmente elevato in maniera ecologicamente sostenibile?
Se invece riteniamo di voler garantire a tutti un tenore di vita che riteniamo "sufficiente", diciamo riferibile al consumo di Portogallo o Argentina (3.8 Gha/persona circa), dobbiamo fare in modo di essere in pochi: stante la capacità ecologica della Terra (poco più di 12 miliardi di Gha) possiamo sostenere solamente 3,22 miliardi di persone.
Certo, c'è una terza soluzione: goderci in pochi il nostro tenore di vita civilizzato e lasciare gli "altri" (africani, in primis) a consumare poco per controbilanciare i nostri sprechi. Ma chissà perché mi pare la soluzione peggiore di tutte.

Sono questioni grandi, che interpellano visioni globali e di lungo periodo. Implementare politiche di controllo demografico o no? Certo nel breve periodo l'unica cosa da fare è spingere sempre di più sulle tecnologie pulite e gli stili di vita sostenibili. Allo stesso tempo questi dati mi fanno guardare con occhi diversi il problema demografico italiano.