sabato 28 giugno 2014

Sull'Italia dopo il Mondiale

Com'è andato a finire il Mondiale l'abbiamo visto tutti.

Chi se l'è presa con Balotelli, chi con Prandelli, chi con l'arbitro. Comunque tutti hanno detto la loro.
La mia è che siamo una Nazionale divisa tra giocatori bravi ma vecchi e giocatori giovani ma scarsi, più Verratti e Balotelli che non rientrano in nessuna delle due categorie (il primo è giovane e bravo, il secondo è Balotelli).

Per il futuro bisogna ripartire. Ma da cosa? Ovviamente dai giovani. Com'è messo il vivaio? Ho provato a fare qualche statistica. Come riferimento ho preso la Nazionale campione 2006, la Nazionale di quest'anno e - per il futuro - la Nazionale vice-campione d'Europa giovanile 2013.
Mi interessa vedere quanto precoci sono i componenti di queste squadre, quanto presto emergono, quanto sono "bravi" da giovani. Per ciascun convocato quindi ho analizzato la carriera da giovane, quando aveva 22 e 23 anni.

martedì 24 giugno 2014

Sull'Italia ai Mondiali

E così a quanto pare si sperimenterà, con l'Uruguay.

Difesa a tre, e - visto che è quella della Juve, già rodata - potrebbe anche andare bene.
Però non c'è De Rossi a fare diga. Nella Juve davanti a Pirlo e alla difesa ci sono Vidal e Pogba, due che corrono. Nè Verratti nè Thiago Motta mi sembrano all'altezza.

Ma soprattutto, in attacco avremo Balotelli e Immobile.
Secondo me l'ultima volta che abbiamo tentato una così "strana coppia" (due quasi-prime punte insieme) fu la semifinale di Italia '90, con Vialli-Schillaci. Vicini non ebbe il coraggio di scegliere. Questa volta assomiglia pericolosamente a quel precedente.

Sempre in fase di corsi e ricorsi, questo Mondiale ricorda il 2002: vittoria alla prima, come siamo forti come siamo belli, sconfitta alla seconda, qualificazione con pari alla terza, incrocio con un avversario abbordabile (Corea allora, probabilmente Colombia o Costa d'Avorio oggi).

Comunque tutte queste partite sono incerte ed equilibrate, risolte dagli episodi.
Secondo me la differenza tra la prima e la seconda partita è stata che con l'Inghilterra dopo 30' brutti Marchisio ha segnato (su velo di Pirlo), mentre venerdì su lancio di Pirlo Balotelli ha sbagliato.

Comunque con quest'incertezza sarà un Mondiale molto godibile.

domenica 22 giugno 2014

Sul Mondiale

Che partita, Germania-Ghana! Allora si può anche giocare bene, in questo Mondiale. Vedremo dove arriveranno i tedeschi, se si sciolgono prima o se stavolta arrivano in fondo.

Che giocatore, Miroslav Klose! Credo che sia la cosa più vicina a Inzaghi da quando Inzaghi si è ritirato. Sempre lì, con la zampata quando serve.

Mi chiedo se le migliori squadre africane non siano penalizzate dalla struttura per confederazioni della FIFA: alla fine possono confrontarsi con le squadre migliori solo ogni 4 anni. Le europee e sudamericane giocano tra di loro nelle qualificazioni e nelle Coppe continentali, tenendo alto il livello di gioco e di allenamento in partite ufficiali. Il Ghana che occasioni ha di migliorarsi? Coppa d'Africa e qualificazioni africane sono difficili solo arrivati alle ultime 2-3 partite, e comunque non incontra mai l'elite del calcio in partite ufficiali. E' il problema che aveva l'Australia nella OFC, infatti ha chiesto l'affiliazione alla confederazione asiatica.

Sull'Italia, non avevo capito molto i peana dopo la prima partita: il primo tempo secondo me l'avevamo giocato male. Nel secondo meglio, ma a questo punto restano i dubbi sulla consistenza degli inglesi. Fisicamente erano messi anche peggio di noi. La Costarica ci ha sovrastato fisicamente (sulla corsa) ma siamo stati indegni anche tecnicamente, e non capisco un'involuzione così da parte di alcuni uomini (Chiellini, Paletta, Candreva dalla prima alla seconda gara). Comunque una delle peggiori partite che mi ricordi della Nazionale.

Viste le prestazioni delle riserve, però, capisco che Prandelli insista sempre sugli stessi: Cassano, Abate, Insigne, Immobile, Cerci nulli. Specialmente non capisco l'invocazione continua di Immobile: per me ha fatto male in entrambi gli spezzoni giocati.

Ora non mi accodo a chi vuole rivoluzioni contro l'Uruguay: non si sperimenta nella partita decisiva, non con 2 risultati su 3 a disposizione. Certo l'Uruguay ultimamente l'abbiamo sempre sofferto tanto, però in difesa non è gran cosa.

lunedì 16 giugno 2014

Sulla corresponsabilità laicale

Lunedì scorso c'è stata l'assemblea della Comunità Educativa dell'Oratorio. La settimana precedente c'è stata la riunione di segreteria. Ieri si è riunito il Consiglio Pastorale Parrocchiale per la verifica di fine anno.

Durante l'assemblea CEO, il parroco ha invitato i presenti a esprimersi, a intervenire, a mostrare le perplessità che eventualmente hanno. Don Renato ha detto che gli pare strano che in privato molti parlino con lui e gli esprimano dei dubbi, dei pareri, mentre in pubblico nessuno interviene.

Mi dicono che la stessa cosa accade in Consiglio Pastorale, in cui i contributi da parte dei laici sono pochi, persino in sede di votazione, quando si vota sempre a favore delle proposte avanzate. E' la stessa esperienza che ebbi io nel mio mandato di consigliere.

Perché queste difficoltà negli organi di corresponsabilità laicale?

sabato 14 giugno 2014

Riforme e battibecchi

Non ho le idee ben chiare sulla questione dell'allontanamento di Mineo dalla Commissione Affari Costituzionali.

Da una parte la Commissione non è l'Aula: se in Aula ciascuno ha il diritto/dovere di votare ciò che vuole, in base anche all'articolo 67, in Commissione il peso di ciascun voto è molto amplificato dai numeri più ridotti, e la necessità di garantire rappresentanza a tutti rende spesso le maggioranze più fragili (numericamente).

D'altra parte il dissenso è legittimo, e la frattura è stata troppo plateale per non chiedersi se non c'erano altri modi.

Quello che però mi scoccia nell'atteggiamento di Chiti, Mineo e Civati (e di chi sostiene le loro posizioni) non è riferito a questa vicenda specifica. E' il fatto che questi continuino a ripetere frasi come la seguente:
La proposta Chiti ha ottenuto ampi consensi a sinistra, a destra, al centro e avrebbe i numeri in Parlamento per essere approvata se il Pd l'avesse fatta propria.

Questi grandi consensi si baserebbero su alcune parti di FI e sulle aperture del M5S.
Però io ho il sospetto che una volta arrivati al dunque i grillini si tirerebbero indietro, e i berlusconiani pure (basterebbe che glielo chiedesse Berlusconi). Così Grillo e Silvio otterrebbero un doppio fallimento di Renzi: la bocciatura della sua riforma, e poi anche il fatto che non si farebbe nessuna riforma. Insomma, si tratta di aperture strumentali a favorire la divisione nel PD.

Siccome io non credo di essere un mostro di astuzia politica, delle due l'una: o i dissidenti PD credono alle favole, e quindi sono ingenui, oppure capiscono benissimo anche loro questa cosa, e allora sono in malafede.

Tutto ciò senza discutere il merito delle proposte: tra le due - proposta Boschi e proposta Chiti - non saprei cosa scegliere, entrambe hanno dei pro e dei contro. Ma parlare della proposta Chiti come una proposta davvero approvabile, beh, è una stupidaggine.

martedì 10 giugno 2014

A scuola di politica

Segnalo la nuova scuola di formazione all'impegno sociale e politico della Diocesi, dall'improponibile acronimo SFISP, a cui collaborerò come tutor insieme all'amico Matteo Faini (che per un refuso tipografico sulla brochure è diventato Matteo Fini).

Il corso comincerà a ottobre, ed è rivolto ai giovani dai 19 ai 35 anni. Ci saranno tre incontri "introduttivi",  poi un momento di spiritualità, tre giornate di full immersion e l'incontro conclusivo del primo anno a maggio 2015, per un totale di otto incontri.

E' parecchio ormai che ci stiamo lavorando con l'equipe progettuale, tutto l'anno appena trascorso. Pensiamo ne possa venir fuori qualcosa di buono: abbiamo cercato di prendere spunto dalle esperienze di noi tutor nelle altre edizioni della SFISP, a cui avevamo partecipato chi già come responsabile, chi come corsista.

Il corso cercherà di fornire ai partecipanti gli strumenti per una lettura ragionata delle problematiche sociali e politiche, partendo dal punto di vista della Dottrina sociale della Chiesa Cattolica.
Proveremo a favorire il dialogo e la presa in considerazione di posizioni diverse: per quel che mi riguarda, l'obiettivo essenziale è insegnare a problematizzare la realtà, a vederla sotto le molte facce che propone, anche se queste sono evidenziate da qualcun altro. Trovo che questa forma di educazione sia fondamentale, in un'epoca di semplificazioni eccessive.
Proprio per cercare di facilitare il dialogo critico e il dibattito abbiamo sperimentato in quest'anno di preparazione una modalità particolare di lavori di gruppo messa a punto da specialisti del settore, che rende necessario il numero chiuso.

Personalmente trovai molto utile il corso a cui partecipai (la prima edizione della SFISP). Io mi ritenevo una persona abbastanza preparata sui tmi sociali e politici, a cui mi interessavo da almeno 7-8 anni. Ciò nonostante, il corso mi permise di imparare qualcosa che non sapevo e soprattutto di mettere a verifica le mie idee anche alla luce di proposte diverse.
Credo che il miglior complimento che possa fare alla mia vecchia SFISP è che mi fece cambiare idea su alcune posizioni: cosa non facile per un testone come me :-), e segno che l'apparato critico messo in campo fu veramente valido.

Proprio alla fine di quel corso maturai la convinzione che la sfida essenziale della politica è quella della formazione.
Forse più ancora che impegnarsi direttamente in politica (cosa meritoria, che comunque non escludo per il futuro) è assolutamente necessario creare coscienza critica e capacità di pensare con la propria testa, di discernere.

Il prossimo anno cercherò di mettere in pratica, nel mio piccolo, questi buoni propositi.

Se qualcuno avesse qualche domanda o volesse qualche delucidazione, i recapiti sono sulla brochure - oppure ovviamente può rivolgersi al sottoscritto.

mercoledì 4 giugno 2014

Da una droga all'altra

Segnalo questo interessante articolo del Washington Post, tradotto da Il Post, che rende ancora più tiepide le mie già dubbiose simpatie per il fronte antiproibizionista.

La considerazione interessante che si legge nell'articolo è che il passaggio da una droga leggera a una droga pesante non avviene - come sostengono spesso i proibizionisti alla Giovanardi - da parte del consumatore, ma addirittura dal lato dell'offerta, da parte dei narcotrafficanti.

Negli USA diventa sempre più facile procurarsi marijuana legalmente. Questa liberalizzazione ha ovviamente tolto mercato alle orgamizzazioni criminali (effetto positivo paventato dagli antiproibizionisti di tutte le latitudini).
Queste però non sono state con le mani in mano, ed hanno spostato il tiro sull'eroina. Di conseguenza il mercato ha visto progressivamente diminuire il prezzo della stessa.

Ciò comporta alcuni evidenti rischi sociali. La maggiore disponibilità a minor prezzo può causare problemi a coloro che già ne erano dipendenti, aumentando i rischi di overdose.
Ma l'ampia offerta può anche ampliare la platea degli utilizzatori. Anche se ciò non avviene con un passaggio tra le droghe "leggere" e quelle "pesanti" (passaggio su cui non si finirà mai di discutere), può succedere che si abbiano nuovi consumatori tra platee più affini, come i consumatori di farmaci oppiacei citati dall'articolo.

Certo, resta il fatto che "differenziare" le fonti illegali per passare dalla marijuana all'eroina non è così semplice. Può essere che l'attività criminale nel complesso diminuisca, che alcuni piccoli coltivatori escano dall'anonimato e dall'illegalità, che il giro d'affari cali. Non è detto insomma che non ci siano comunque delle possibilità di leggere positivamente questi segnali.
Però la storia ci ricorda che dopo il proibizionismo le famiglie mafiose smisero sì di fare soldi con l'alcool, ma si orientarono su attività ancora più redditizie come gli stupefacenti stessi.

Inoltre, come già dicevo per le ludopatie, mi pare che anche in questo caso i costi sociali (anche trascurando l'eventuale aumento di fumatori di erba, che secondo molti non è un vero costo sociale) correlati alla effettiva liberalizzazione siano probabilmente superiori a quelli previsti in teoria dagli antiproibizionisti, anche in direzioni completamente diverse da quelle su cui si concentra il dibattito preventivo.