martedì 30 marzo 2021

Il monitoraggio vaccinale

Notavo una cosa, sul sito del Sole-24ore che onitora la campagna vaccinale.

La copertura dei sanitari, ad oggi, con circa 3 milioni di inoculazioni, è pari al 159% su target 200% (2 dosi per quasi 1.9 milioni di persone).

Mi pare strano che non siano ancora stati vaccinati tutti, visto che abbiamo cominciato con loro a tambur battente fin da gennaio.
Però mi sembrava di ricordare che qualche tempo fa fossimo molto vicini alla percentuale fatidica del 200%.

Andando a verificare, è perché fino alla scorsa settimana i sanitari erano calcolati in 1.4 milioni, come scritto in Gazzetta ufficiale con la prima edizione del piano (vedi pagina 6).

Invece nell'ultimo report vaccinale (26 marzo) i sanitari sono diventati quasi 1.9 milioni, come riporta ora il sito del Sole.

Il report vaccinale è una novità introdotta da Draghi per la trasparenza. Bene.

Però mi piacerebbe anche che ci fosse trasparenza sull'aumento di quasi mezzo milione di persone, il 33% secco della platea.
Si è infilata un sacco di gente?
Il primo calcolo era completamente sballato? Cioè siamo arrivati a dicembre senza avere idea della composizione della platea di quelli che abbiamo vaccinato per primi?
Abbiamo assunto mezzo milione di infermieri in questi tre mesi?

lunedì 29 marzo 2021

Gli scribi

La lettura della Passione secondo Matteo, ieri, mi ha incuriosito per un particolare.

Ai farisei, il sinedrio, gli anziani è sempre affiancata la categoria degli scribi. Esplicitamente.

Per quel che so, gli scribi erano studiosi, non persone con un'autorità "amministrativa" o "religiosa" ufficiale come i farisei o il sinedrio.

Gli studiosi, ancora una volta, non capiscono. Non si salvano neppure loro, con tutto il loro studio. Come i dotti nella nascita, di cui ho già scritto, che spiegano per filo e per segno le profezie a Erode eppure non sanno "vedere" davvero la nascita del Bambino.

Un altro monito: lo studio non basta, senza la disposizione d'animo a riconoscere la verità.

mercoledì 24 marzo 2021

La democrazia monitorante

Avvenire propone un'intervista al politologo John Keane sul tema della "democrazia monitorante".

Trovo piuttosto interessante il tema, anche se alla fine mi ritrovo a non essere molto d'accordo.

Condivido l'analisi sul populismo, che comunque non mi pare particolarmente nuova:

Di norma i cittadini si servono di tradizioni consolidate e di consuetudini sociali per semplificare e tenere a bada le complessità della vita. Oggi come oggi, però,  i populisti […] fanno qualcosa di diverso: sfruttano la complessità per far levitare l’inquietudine sociale. I populisti promuovono un atteggiamento di durezza e mal sopportano i processi istituzionali di dare e avere. I loro obiettivi non hanno nulla di verificabile. Mirano a distruggere i meccanismi di controllo, bilanciamento e responsabilità pubblica, in una specie di colpo di Stato al rallentatore

Condivido il richiamo alla umiltà, e più in generale il fatto che

le democrazie abbiano bisogno di cittadini democraticamente virtuosi e che, prima ancora, poggino sulle fondamenta delle virtù

E' un po' il dilemma di Bockenforde: qualsiasi architettura comunitaria "liberale" si basa su presupposti che la precorrono, che non possono essere garantiti proceduralmente.
Per me questo è il vero nodo delle democrazie liberali. La chiave non può che essere educativa.

Condivido il fatto che la democrazia sia essenzialmente impedire che si eserciti un potere esente da controllo.
Proprio per questo mi inquieta il suo discorso sugli Stati che hanno gestito "bene" la pandemia, incentivando il tracciamento digitale, l'incrocio dei dati telefonici, la vigilanza di vicinato.
Questo non mi pare controllo del cittadino sulla democrazia, mi pare il contrario, controllo dello Stato sul cittadino e delazione.

Mi incuriosisce la citazione dell'Uruguay, di cui non so nulla a livello di risposta alla pandemia. Noto che gli altri esempi che porta sono i soliti posti geograficamente isolati (alcuni dei quali, come la Corea del Sud o Taiwan, con caratteri a parere mio illiberali). Un po' come la zona bianca nella nostra Sardegna.

Mi pare fumosa la parte della democrazia monitorante, cioè non mi è chiara.
Ha qualcosa a che fare con la democrazia partecipativa e la sussidiarietà, mi pare.
Da sempre la democrazia si interroga su come non limitarsi all'espressione del voto, ben vengano altre riflessioni, questa mi pare un po' poco concreta. Magari nel libro argomenta di più.

Se l'esempio è l'Antartide, mi pare chiaro che è una situazione così eccezionale da non poter essere paradigmatica di nulla. E' come chi cita l'antica Atene per dire "come funzionava bene la democrazia diretta": numeri piccoli, contesto completamente diverso, attori (cittadini) che corrispondono a un'elite ristretta.

domenica 21 marzo 2021

Di Chiesa, di politica, di commemorazioni acerbe

Sono di ritorno dalla S. Messa.

Una delle preghiere dei fedeli (ho controllato, per fortuna sono quelle locali, non del foglietto delle Paoline) recitava qualcosa tipo:

Preghiamo per i problemi del nostro mondo: la guerra, la politica, l'odio fraterno, l'arrivismo, il risentimento

Certo, la politica. Come la guerra, il risentimento, l'odio fraterno.

A fine messa il parroco, nei suoi consueti lunghi avvisi, ha aggiunto una parolina sulla commemorazione delle vittime del Covid: "Una volta tanto, il Parlamento ha avuto una buona idea, istituire il 18 marzo come giornata della memoria".

Una volta tanto.

Poi ci stupiamo del rigetto dei cristiani per la politica.

Tra l'altro "una volta tanto" l'idea non è così buona, visto che a me pare strano commemorare le vittime di una cosa in cui siamo ancora abbondantemente immersi, e che di vittime ne fa ancora. Sarebbe un po' come festeggiare la vittoria a guerra ancora in corso. Pure un po' ipocrita, viste le scelte dolorose a cui la politica è costretta per bilanciare l'economia e la salute, sacrificando spesso quest'ultima. Come è stato fatto di recente con le scelte vaccinali, per esempio. Commemoriamo chi ancora lasciamo morire.

Aspettiamo la fine della pandemia, almeno.

E non è solo la politica che lo fa: ricordiamo la lettera pastorale del Vescovo che faceva memoria e invitava a tirare le fila della pandemia già a settembre scorso.

Commemorazioni decisamente troppo acerbe.

lunedì 15 marzo 2021

Marzo 1821

Secondo la ricostruzione di Wikipedia, oggi cade il secondo centenaio della composizione di Marzo 1821.

Poesia bellissima, che ha sempre qualcosa da dire, in termini di identità nazionale, di idealismo, di speranza.

E poi c'è quel ritmo cadenzato che Manzoni era bravissimo a dare, che aiuta anche la memoria.

La prima strofa è un climax ascendente, che termina con quell'accento finale, "mai più".
E la memorabile - appunto - strofa dei fiumi, che è geniale, chi mai penserebbe a mettere in poesia un trattato di geografia?
La quinta strofa ricorda alcuni passaggi del coro dell'Adelchi.
La seconda metà è meno riuscita, ma ha alcune chicche come la maschia Giaele.

Credo che alle elementari non si studino più queste poesie a memoria.
Forse lo si ritiene un retaggio di un'impostazione antica, retorica nazionalista da libro Cuore.

E invece io credo che farebbe bene anche a tanti alunni stranieri, conoscere la nazione di cui diventeranno cittadini in questo senso, anche nel suo particulare e non solo in una grande uguaglianza globalizzata.
Se gli americani si sentono tutti americani, e se ai francesi si insegna la Marsigliese a scuola, è perché siamo fatti anche di simboli, che non negano la differenza ma creano la necessaria unità.
Sarebbe interessante riflettere sulla definizione di Nazione che dà Manzoni nella quarta strofa. Cosa rendeva nazione un popolo duecento anni fa? Cosa lo rende nazione oggi?

lunedì 8 marzo 2021

Le priorità vaccinali

Nello scorso post ho evidenziato l'alta mortalità italiana, e il fatto che tra prima e seconda ondata abbiamo purtroppo avuto gli stessi picchi di mortalità.

Come siamo messi per la terza ondata? Secondo me non troppo bene.

Tutti i dati sulle vaccinazioni (si veda qui, o qui alla tavola 36) indicano che fino a metà febbraio abbiamo vaccinato pochissimi over 80, fascia che da sola assorbe il 76.3% dell'eccesso di mortalità.
In Italia la scelta è stata quella di dare priorità agli operatori sanitari (in cui poi sono entrati anche gli amministrativi e moltissima gente che non è a contatto con il pubblico), dando loro i vaccini a mRNA (Moderna e Pfizer), che erano tra l'altro i soli disponibili a gennaio. Poi sono arrivati i vaccini AstraZeneca, ma finora non possono essere usati per gli over 65, quindi vengono dati a varie (e discutibili) categorie della popolazione, compresi moltissimi giovani.

Ad oggi, quindi, abbiamo somministrato 1.4 milioni di vaccini agli over 80, su una popolazione di 4.3 milioni (copertura del 32% su un obiettivo totale del 200%, considerando che ogni vaccino richiede due dosi). In gran parte, come detto, nelle ultime due settimane.
Da qui invece vediamo che le dosi somministrate agli operatori sanitari sono 2.5 milioni, su una platea teorica di 1.5 milioni (copertura quindi del 167%).

La scelta di privilegiare gli operatori sanitari ha un senso (sono in prima linea), ma non è l'unica possibile.
In Germania si sono somministrate ad oggi 3.2 milioni di dosi agli anziani, su una platea di 5.9 milioni: una copertura del 54%. Il grafico "a quadrettoni" nel link dato indica che la copertura tedesca degli operatori sanitari procede praticamente allo stesso passo degli anziani: 45% di copertura con le prime dosi, più un'altra metà coperta con seconde dosi, per un totale del 67% su target 200%.

In Francia (dati qui) tra gli over 80 il 30% ha ricevuto la prima dose, il 18% la seconda, per una copertura del 48% (sempre su target 200%). In quella pagina si vedono anche i Paesi più piccoli, per cui la copertura degli anziani è ancora più alta (ma naturalmente questi Paesi sono favoriti dalla dimensione).

In generale, si vede che l'Italia è quindi in ritardo sulla copertura degli anziani, anche rispetto ai Paesi grandi. Altre scelte di priorità. Temo che l'effetto lo vedremo nelle curve dei decessi dei prossimi mesi, e saranno il frutto di una scelta politica precisa fatta a gennaio.

Questo non è dovuto neppure al fatto che abbiamo ricevuto o fatto meno vaccini: qui si vede che ad oggi siamo ancora in lieve vantaggio su Italia e Francia come vaccini somministrati rispetto alla popolazione.
Quindi: abbiamo fatto tanti vaccini quanto gli altri, ma ne abbiamo dati di meno agli anziani. Scelte.
Che ci hanno fatto fare bella figura all'inizio, nella prima quindicina di gennaio, quando vaccinavamo il doppio degli altri, perché abbiamo scelto la categoria più immediatamente raggiungibile, i sanitari. Speriamo di non pagare troppo questa bella figura.

venerdì 5 marzo 2021

Quanti morti

Sono usciti i dati Istat sulla mortalità in eccesso del 2020.

Alcuni appunti. Il 96.3% dei morti in più è nella fascia sopra i 65 anni, e il 76.3% sopra gli 80 anni.
Gli anziani sono la primissima categoria da proteggere.
Mi spiace che per le vaccinazioni abbiamo deciso di iniziare dagli infermieri; inoltre mi chiedo se non fosse il caso di implementare qualche forma di protezione specifica, anche in termini di libertà di circolazione.

Un confronto con l'Europa (mi chiedo perché solo con alcune nazioni) sembra smentire che ci sia una forte correlazione tra età media della popolazione e mortalità.

L'Italia ha una popolazione anziana e un'alta mortalità, ma questa "regola" non si rispetta in altri Paesi, tra i quali ci sono Paesi anziani con mortalità bassa (Germania) e Paesi giovani con mortalità alta (Polonia).
Ci deve essere quindi qualche altro fattore più "pesante" della piramide demografica.
Ricordo che Conte, a esplicita richiesta sull'alta mortalità italiana, rispondeva tirando in ballo l'età della popolazione (parzialmente smentita) e il fatto che gli anziani italiani sono molto più "sociali". Quest'ultima affermazione è discutibile di per sé, in quanto non misurabile; ma se così fosse ci sarebbe stata anche una mano dal Governo che prima a marzo e poi in queste settimane ha chiuso gli asili e non le attività produttive, costringendo i genitori a lasciare spesso i figli ai nonni.

Infine, un confronto tra prima e seconda ondata. Si può infatti pensare che in Italia pesi il fatto di essere stati colti di sorpresa.

Il picco di morti in eccesso della seconda ondata, a novembre, è praticamente uguale al picco di marzo (+50%). A primavera poi restammo alti anche ad aprile, però questo è un dato che non depone a favore della nostra prevenzione/risposta autunnale.
In Belgio e Francia la seconda ondata è andata un po' meglio della prima, un 20% e 10% circa (rispettivamente) di mortalità in eccesso in meno, in Olanda il secondo picco a novembre non l'hanno neppure avuto, e nemmeno in Spagna, tra i Paesi per cui c'era stato un picco in primavera.
La Polonia ha fatto solo nella seconda ondata tutto quell'enorme eccesso che si vedeva nel grafico sopra.

Una buona notizia: i decessi a gennaio sono 70538. I decessi medi negli anni 2015-2020 sono mediamente 67273. L'eccesso di mortalità è quindi di 3265 persone, il 5%.
Però i morti ufficiali Covid sono ben 12572.
Questo vuol dire che al di fuori del Covid sono morte 9000 persone in meno: quest'anno le misure di controllo hanno stroncato l'influenza. Oppure (altro modo di dire la stessa cosa) di quei 12500 morti per Covid 9000 sarebbero forse morti ugualmente di influenza.