mercoledì 30 agosto 2023

Il ponte sulla Drina

Ho letto Il ponte sulla Drina, di Ivo Andric.

Era parecchio tempo che non leggevo qualcosa che mi piacesse così tanto.

Non è nemmeno un “romanzo” in senso stretto. Non c’è un protagonista, non c’è una famiglia, una dinastia. Il protagonista, come si evince facilmente dal titolo, è il ponte stesso. Quattrocento anni di storia del ponte, dal suo “concepimento” alla sua distruzione (comunque parziale, è stato ricostruito).             
Si tratta più che altro di una serie di novelle che si svolgono nei dintorni del ponte, con alcuni (pochi) personaggi che ritornano per alcuni capitoli.

L’atmosfera è bellissima. Assomiglia un po’ a quella dei romanzi di Joseph Roth, visto che molti capitoli si svolgono sotto il dominio austro-ungarico, ma con un che di sognante in più. La prosa è complessa, dettagliata, ma si fa comunque leggere in modo sufficientemente scorrevole.              
Andric descrive un mondo che è quello dei racconti della sua infanzia, un mondo che non c’è più, quasi mitico. Un mondo di un’Europa crocevia di culture che trovano un difficoltoso punto di caduta in queste terre in cui il crocevia è anche fisico. E poi un mondo che sparisce nei nazionalismi di fine 1800 e inizio 1900.

Il Nobel fa anche cose buone: leggo che gli è stato attribuito nel 1961, la prima traduzione inglese è del 1959, quella italiana del 1960: credo di non sbagliare se ipotizzo che Nobel e diffusione internazionale si siano sovrapposti non per caso.

Leggo dalla Wikipedia inglese che il libro avrebbe un sottotesto anti-musulmano. Io non ce lo ho trovato assolutamente. I musulmani sono descritti come i padroni venuti da “fuori”, in modo forse leggermente stereotipato, ma non mi pare proprio in modo completamente e pregiudizialmente negativo, anzi. Le regole in loro favore mi paiono la normalità in ogni dove, in quel periodo, a favore della religione dominante, quale che fosse. Anzi, spesso si sottolinea che tutto sommato la convivenza funzionava bene; probabilmente molto meglio che in un sacco di altri posti d’Europa, per chi conosce la storia.           
Ho trovato anzi affascinante la visione della “ricerca della quiete” ottomana che si contrappone alla frenetica attività portata dagli austriaci.

Lettura consigliatissima in ogni senso. Trasuda poesia da ogni riga, e anche le storie tristi, che ci sono, sono raccontate con una delicatezza e un rispetto che commuove.

domenica 6 agosto 2023

Sul reddito di cittadinanza

Due parole sul "reddito di cittadinanza".

Strumento imperfetto, e con tanti difetti, forse lo ho già scritto. Si è mischiata la parte di assistenza a una velleitaria idea di politiche del lavoro.

Lavoro che c'è, spesso si sente dire. Alcune aziende non trovano lavoratori, alcuni cittadini non trovano lavoro: facciamo incontrare le due cose.
Ma ci sono differenze di profili, e questo non è facile da risolvere: ci vuole formazione, ma non per tutti è possibile.
Ci sono inoltre differenze territoriali: il lavoro è al nord, i disoccupati sono al sud. Per questo aspetto la soluzione sembra più semplice: ci sono tanti meridionali che si trasferiscono al nord.

E però. Spesso chi dice così legge la situazione con le lenti di gente che ha gli strumenti anche culturali per farcela, e che in genere ce l’ha fatta, anche emigrando.
Ma non tutti hanno la possibilità di emigrare, o gli strumenti culturali.

E anche se li avessero, la soluzione “emigrazione” funziona per percentuali limitate della popolazione, sia delle zone di emigrazione che di immigrazione*.

Bisogna fare pace con il fatto che c’è una certa quota di persone, seppure non impedite (=disabili) in senso stretto, che il lavoro non lo trovano, o solo saltuariamente.
Gli strumenti per costoro servono.

D’altra parte è necessario che questi strumenti siano sostenibili, e – anche in questo caso – lo sono solo se rappresentano l’eccezione e non la regola. Equilibrio molto difficile da trovare.

E’ un bel busillis.

* In cauda venenum: spesso chi è contrario al reddito di cittadinanza, e dice che molti disoccupati dovrebbero trasferirsi - diventando quindi dei migranti economici - sono gli stessi che si oppongono alle migrazioni economiche di altro tipo...