lunedì 28 novembre 2022

Pelé, Maradona, Messi

Quando si giocano i Mondiali, tornano di moda i confronti tra giocatori di epoche diverse.

Si legge ogni volta l'accostamento (impietoso...) tra Messi e Maradona.
E salta fuori, mitico, il nome di Pelé.

L'impressione è sempre quella che quest'ultimo sia una figura ormai mitica, avvolta nell'aura di leggenda, non confrontabile in modo "sensato", oggettivo con gli altri campionissimi. Stessa cosa quando si discute sul più grande, tra lui e Maradona: eh, troppo diversi, Pelé è di unc alcio mitico, Maradona di un calcio quasi "moderno".

Però, se si va a vedere, la distanza tra Pelé e Maradona è inferiore a quella tra Messi e Maradona: Messi nasce 27 anni dopo Maradona, gioca il primo mondiale dopo 24 anni (1982-2006), gioca l'ultimo ben 28 anni dopo l'ultimo di Diego (1994-2022).
Invece la distanza tra Maradona e Pelé è di 20 anni sulla data di nascita e 24 tra i quattro mondiali giocati dai due.
La distanza tra Maradona e Pelé è la stessa, all'incirca, che tra Messi e Baggio. Sono giocatori che hanno avuto carriere quasi sovrapposte, negli estremi: quando Messi esordiva, Baggio si ritirava; allo stesso tempo quando Maradona esordiva, Pelé si ritirava.

Non ci facciamo grandi problemi a confrontare Messi e Maradona o Baggio. Allora perché dovrebbe essere impossibile confrontare Maradona e Pelé?

Il calcio è cambiato tra il 1970 e il 1990 più di quanto sia cambiato tra il 1990 e il 2015? La rivoluzione olandese e la zona sono arrivate lì in mezzo, è vero, ma è anche vero che le regole sul retropassaggio ai portieri e la protezione degli attaccanti sono posteriori a Maradona. Maradona e Pelé si confrontavano con difensori spaccagambe e pochissimi rigori, Messi incontra difensori ben diversi.

O forse è perché la maggior parte dei commentatori a cui sono affidati questi confronti, i baby boomer, erano troppo giovani all'epoca di Pelé?
I commentatori che potevano vedere con cognizione di causa entrambi esistono, ma erano i Brera, al massimo i Bruno Pizzul. Invece c'è una ampia generazione di giornalisti che hanno visto Maradona e i suoi epigoni successivi.

Infine, c'è il problema principale: Pelé lo abbiamo visto praticamente solo ai mondiali, non ha giocato in Europa. Non è un problema di età, ma di visibilità.
Ciò non toglie che quello che narrano i difensori che hanno avuto a che fare con lui, pure in quelle poche occasioni, da Trapattoni a Facchetti e Burgnich, è ampiamente significativo.

domenica 27 novembre 2022

Ogni tre anni?

Oggi guardavo Belgio-Marocco.

La partita è stata senz'altro emozionante per il Marocco, condita da questa inattesa e meritata vittoria. Tra l'altro il Belgio ospita una nutrita comunità marocchina, che avrà vissuto in modo speciale l'evento.

Questi confronti intercontinentali sono rari, specialmente in partite ufficiali. Se per le squadre importanti qualche occasione di confronto c'è (oltre al Mondiale una volta c'era la Confederations Cup), per le squadre "minori" sono confronti che avvengono con una rarità estrema.
Le Nazionali si confrontano invece molto più spesso con squadre del proprio continente, per i campionati continentali e le varie qualificazioni.

Dopo il 2000, l'Italia ha affrontato in incontri ufficiali due volte il Brasile, in Confederations Cup (ormai abolita), una volta l'Argentina per la "coppa intercontinentale" giocata a maggio.
Nello stesso lasso di tempo, l'Italia ha incontrato 4 volte la Francia in incontri ufficiali, 5 volte la Germania, ben 9 volte la Spagna, 5 volte l'Inghilterra (con cui condivideremo il girone di qualificazione a Euro 2024).

Non mi ero mai reso conto così chiaramente della rarità dei confronti intercontinentali.
Sì, ci sono le amichevoli, ma non sono la stessa cosa, e riguardano per lo più nazionali di nome.

Allora ho ripensato alla proposta della FIFA di tenere i Mondiali ogni due anni. Al momento, e vista dall'Europa - abituata a tanti confronti di livello anche nei campionati continentali - la proposta sembrava una specie di bestemmia in chiesa, un affronto alla tradizione.
Ma, vista da fuori dall'Europa, specie da Asia e Africa, la proposta potrebbe aumentare (raddoppiare, sostanzialmente) le occasioni di confronto tra le confederazioni. Sarebbe bello.

Magari si potrebbe mantenere una via di mezzo: Mondiali ogni tre anni, preceduti di un anno dai campionati continentali, che facciano anche da parziale qualificazione ai Mondiali stessi.

lunedì 7 novembre 2022

Il resto del mondo

Qualche anno fa all'esame di maturità fu proposto un tema che riguardava i BRICS. Ricordo che storsi il naso: BRICS è una azzeccata sigla che mette assieme Paesi molto diversi tra loro.

Qualche giorno fa mi è capitata sott'occhio questa cartina.

 
 
Si tratta della mappa del riconoscimento internazionale del Kosovo.
Io avevo presente la situazione europea, e pensavo che il Kosovo fosse ampiamente riconosciuto e che solo pochi Stati con interessi interni (Spagna, Cipro) rimanessero ostinati nel non riconoscimento.

Invece scopro che nel mondo circa una metà degli Stati aderenti all'ONU non lo riconoscono, e in particolare nessuno dei BRICS. Al di fuori del mondo "occidentale" la posizione sul Kosovo è largamente contraria.

Valutando le votazioni all'ONU su una cosa apparentemente banale come la condanna delle annessioni illegali russe nelle regioni invase, cosa per cui mi aspetterei un ampio consenso internazionale, si leggono cose interessanti.
Effettivamente la condanna è stata ampia (143 voti), ma tra gli astenuti ci sono Cina e India.

La posizione dei Paesi non occidentali - una volta si sarebbe detto "non allineati" - è molto più sfumata di come l'avevo in mente. L'Atlante Treccani offre articoli interessanti al riguardo.
L'India si mantiene in una via di mezzo tra USA e Russia, aggirando anche le sanzioni economiche.
L'Indonesia aspira a un nuovo protagonismo in vista del G20, e a giugno il presidente ha visitato sia l'Ucraina che la Russia.
Le posizioni di Lula in Brasile sono meno nette e più equidistanti di quello che ci si potrebbe aspettare.

Ma l'attore principale di questo scacchiere extraeuropeo è senz'altro la Cina. Il punto di vista cinese è descritto in questo interessante articolo, che spazia da note pessimiste (la trappola di Tucidide applicata a USA e Cina) a note più ottimiste (il concetto di "ascesa pacifica"). Ma su una cosa l'articolo è esplicito:

La Carta [ONU] sancisce il principio della sovrana uguaglianza di tutte le nazioni che ne fanno parte. Le vere sfide all’ordine delle relazioni tra Stati, quindi, vanno ricercate nelle prove di forza che mettono a repentaglio questo principio di equità. Ne sono esempi l’ordine orientato alla supremazia di un’unica superpotenza, la ricerca dell’egemonia e la politica di potenza.
[...]
Sarebbe irrealistico, però, pensare che l’ascesa pacifica debba coincidere con l’accettazione acritica delle procedure e delle regole stabilite da Washington per l’amministrazione dell’ordine internazionale.
[...]
L’analisi storica, però, permette di capire che l’ordine internazionale che Washington ha giurato di preservare è progettato per servire gli interessi degli Stati Uniti e perpetuare la loro egemonia. Da un certo punto di vista, quindi, gli stessi Stati Uniti possono essere considerati un agente di disturbo dell’ordine mondiale.

Secondo me questo è un elemento fondamentale, che accomuna tutte queste nazioni non occidentali: la diffidenza verso un mondo unipolare, in cui comandano gli USA.

In parte può essere una diffidenza "interessata", specie da parte della Cina, desiderosa di sostituire la sua influenza a quella americana.

Ma non possiamo neppure sottovalutare altri aspetti. Quei Paesi sono tutti posti che hanno subito la colonizzazione occidentale, è naturale una diffidenza di fronte a chi si erge a "comandante del mondo" in un altro modo.
Tutto il Sudamerica ha subito le ingerenze USA della dottrina Monroe per lunghi e sanguinosi decenni, perciò lì la diffidenza è ancor più naturale. Non escludo che anche la posizione papale sia saldamente pacifista e non esente da critiche alla NATO ("abbaiare", disse) anche per via di una forma mentis, un imprinting molto sudamericano.

Inoltre l'epoca dei due blocchi fu un'epoca relativamente florida per i non allineati, che lucravano dalla loro posizione "terza". Questo a me ricorda ciò che scrive l'articolo che ho citato:

Xi Jinping aveva provato ad offrire una risposta pacifica alla trappola di Tucidide, immaginando un «nuovo modello di relazioni tra grandi potenze» basato sulla soppressione dei conflitti, sul rispetto reciproco tra sistemi politici e modelli di sviluppo diversi e su una più stretta collaborazione riguardo a temi come la non proliferazione e il cambiamento climatico.

Questo nuovo modello assomiglia ai due blocchi della guerra fredda. Può essere che per i BRICS sia considerato un modello auspicabile.

AGGIORNAMENTO: anche la più recente votazione ONU a tema conferma quanto detto: