mercoledì 22 maggio 2019

Il saluto a don Mario

La scomparsa di don Mario Benedini non è giunta inaspettata.
Al di là dei personali ringraziamenti per tutto ciò che ci ha insegnato, nel contesto della pastorale sociale, c'è un ultimo ringraziamento che io e Francesca sentiamo di dovergli: quello per il funerale di domenica scorsa.
Una cerimonia caratterizzata da una composta commozione, dalla serenità della fede, da un senso di compiutezza. Non mi viene una parola migliore: nonostante quello che lui diceva, riportato dal fratello ("c'è così tanto da fare, e io non posso più fare!"), si respirava il senso di una vita compiutamente vissita nell'anelito al bene. Nel fare il bene. Nel prendersi cura degli altri. Ma, più in generale, nel ricercare e perseguire il bene. Non so se riesco a spiegarmi, credo di no.
Credo che questa sia una buona definizione di vita degna di essere vissuta: lo è finché si può fare del bene*.
Non c'entra nemmeno molto il successo che si ottiene: come ha detto il Vescovo in un'altra occasione, don Mario ha tenuto acceso il lumicino dell'impegno sociale in anni difficili, di spaesamento e disaffezione.
Molto bella l'immagine di don Mario che ora contempla la Gerusalemme celeste. La soddisfazione finale del suo impegno per la società.

* EDIT: o forse anche cagionarlo, dare la possibilità ad altri di farlo.

domenica 19 maggio 2019

Il posto sbagliato remix

Cinque anni fa scrivevo questo.
A perenne monito di quanto sbagliassi (e continuo a sbagliare) le previsioni.
Il quinquennio di Allegri è stato bello, molto bello.
La sensazione che si fosse arrivati a fine ciclo c'era da qualche tempo. Allegri è stato probabilmente il miglior allenatore possibile negli anni scorsi, quando in Europa la Juve era un'outsider. Due finali raggiunte senza essere - sulla carta - nelle prime due squadre del continente sono tanta roba.
Dall'anno scorso, però, la Juve non è più un'outsider. Conta persino relativamente che a livello tecnico sia vero oppure no, che la rosa sia davvero nelle prime 2-3 d'Europa: l'acquisto di Ronaldo vuol dire che la Juve è in automatico una pretendente al titolo. La Coppa non è più un sogno, ma un obiettivo.
Per questo approccio, capisco la voglia di un allenatore che imponga il proprio gioco. Vedremo chi sarà, ma in giro non mi sembra ci sia tantissimo con queste caratteristiche.
Più che altro mi preoccupa la difesa. La BBC non c'è più. Szczesny è un bravo portiere, almeno al livello del Buffon dell'ultimo biennio, ma rispetto al Buffon al top è ovviamente inferiore. Barzagli è un ex giocatore. Bonucci è tornato dal Milan con qualche incertezza in più, e comunque ha sempre avuto bisogno di qualche copertura degli altri due. Chiellini è sempre il miglior difensore d'Europa, ma ha 35 anni e fisicamente si ferma sempre di più.
Vedremo. Visto che non si può rifondare completamente la difesa in un anno, potrebbe essere l'occasione per trasformare la squadra puntando sull'attacco?

mercoledì 15 maggio 2019

Sull'Europa e su Federica Mogherini

Sono stato sabato sabato scorso a un incontro organizzato da Europedirect Brescia, Brescia Europea, Atelier Europeo e altre realtà in vista delle elezioni europee.
Erano invitati Andrea Sorbello (esperto di cose del governo UE), Francesco Maselli (specialista di Francia) e Edoardo Toniolatti (specialista di cose tedesche).
L'incontro era "relativamente" organizzato (niente cartelloni esterni al luogo, nessuna segnalazione) e "relativamente" pubblicizzato (io l'ho saputo dalla newsletter di Toniolatti, ma ho fatto fatica a trovare il volantino in rete). Pochi i partecipanti, non so quanti "obbligati".
Però questo ha favorito un clima informale tra i giovani giornalisti presenti, e ho apprezzato molto l'occasione. I tre relatori sono evidentemente preparati, ma anche spigliati, interessanti, "moderni". In una parola: bravi.
E' stato interessante vedere uno sguardo unitario su questioni che magari conosco ma di cui non "unisco i puntini". L'Italia sarà l'unico grande Paese in cui i partiti al governo non afferiscono ai tre gruppi parlamentari di Bruxelles che formeranno la maggioranza al Parlamento Europeo (popolari, socialisti, liberali). Il M5S naviga a vista. Salvini sta barcamenandosi tra i nazionalisti (con l'ingombrante presenza della Le Pen) e i popolari europei (già è amico di Orban, che pure è sospeso dal PPE, ha cercato poi di avvicinarsi al PIS polacco). Sarà interessante vedere il lavoro sul commissario europeo, che dovrà avere i voti del governo di qui ma anche del parlamento a Bruxelles. La quadratura potrebbe essere un commissario leghista (come primo partito) "presentabile" all'agricoltura: dossier non di grande facciata prestigiosa, ma che muove molti soldi e che è storicamente negli interessi leghisti.
A proposito di commissari, si è parlato anche del commissario italiano uscente, Federica Mogherini. Su di lei si è detto che all'inizio doveva essere Alto rappresentante ma anche vice presidente della Commissione, ma lei rifiutò (al di là del fatto che lo schema di vicepresidenti "operativi" voluti da Juncker alla fine non ha funzionato comunque). I commissari, per statuto, lavorano per l'Europa tutta e non per il loro Paese. Ciò a volte non impedisce di fare qualche lavoro di "lobby". Mogherini invece ha interpretato il suo ruolo con stretta osservanza europeista: una posizione "dura e pura" quasi idealista, che però ha lasciato l'Italia col cerino in mano. Renzi si fece ingolosire dalla posizione di prestigio, ma all'atto pratico poco influente - specie sull'economia. Per la prossima Commissione, si cercherà di evitare questi errori.

giovedì 9 maggio 2019

Fascismo, neofascismo e ur-fascismo

In questi ultimi mesi, come sappiamo, è stato spesso alla ribalta il discorso riguardante il fascismo e il neofascismo. Tajani che dice che "Mussolini ha fatto anche cose buone", il 25 aprile, il libro di Salvini per Casapound, la questione del Salone del libro di Torino.
Alla presentazione del libro sulla Resistenza a Ospitaletto, di cui ho già parlato, Elia Ravelli ha stigmatizzato le parole di Tajani, ricordando tutte le malefatte del fascismo, il prezzo pagato per le bonifiche e le altre "cose buone".
Ad un incontro del corso di politica della diocesi c'è stato uno scambio al riguardo tra alcuni corsisti e l'europarlamentare uscente Oscar Lancini, sul rischio di recrudescenza del fascismo.
Lancini disse qualcosa tipo: "Ma andiamo! Vi pare che ci sia il fascismo? Potete andare in giro, andare in vacanza, fare quello che volete, nessuno vi viene a prendere a casa!"
Questi fatti mi hanno dato da pensare, riguardo alla percezione del fascismo.

lunedì 6 maggio 2019

Mali d'Africa

Sabato ho partecipato all'ultimo incontro della SFISP 2018-19, prima della conclusione con il Vescovo.
Brava come sempre Milena Santerini, è sempre interessante un contributo dall'"interno" delle questioni che si trattano, e la comunità di S. Egidio è sicuramente in prima linea nella gestione dell'immigrazione.
Ma sicuramente il pezzo forte della giornata è stata la testimonianza dei due migranti, provenienti dal Gambia e dalla Guinea. Storie diverse, ma con tratti simili, che non ripercorro per filo e per segno. Ne ho ricavato alcune impressioni sui mali dell'Africa e sulle storie di migrazione.
  • Sempre lotte etniche. Quasi tutte le storie che si sentono cominciano da lì. Dall'Etiopia al genocidio ruandese, dalle tribù libiche alla guerra contro i berberi, dovunque ci sono conflitti tra etnie, tra maggioranze e minoranze. Possibile che siamo sempre lì? Anche dopo 60 anni di indipendenza? Possibile che non si capisca che non si va da nessuna parte, in questo modo? Si dice che, tra di loro, gli africani siano parecchio razzisti. A giudicare dai continui conflitti etnici, sembra che ci sia del vero.
  • Certo, gli europei hanno le loro colpe. Quei confini tracciati a tavolino, senza tenere conto di nulla, sono stati un enorme errore. Però è anche vero che l'Africa non ha mai conosciuto secoli di formazione degli Stati nazionali, come invece è accaduto in Europa, anche al di là dei confini tirati col righetto.
    E lo Stato nazionale, da noi (ma praticamente ovunque) è stato un veicolo di sviluppo e di progresso. L'Africa è quindi di fronte alla sfida di inventare una nuova via per lo sviluppo, che non passi per lo Stato-Nazione (che ormai non va più tanto di moda nemmeno da noi).
  • Dittatori, problemi politici, guerre civili...
    L'Africa non ha nemmeno una classe dirigente affidabile. Quando in Europa (Tajani mi pare sia stato l'ultimo) si parla di "piano Marshall" per l'Africa, mi chiedo chi dovrebbe gestire quei soldi. Tanto più che ci sono delle belle differenze, rispetto ai 13 miliardi di dollari del 1950: l'Africa ha una struttura produttiva ben più arretrata dell'Europa occidentale di allora, pur con tutte le distruzioni belliche, e il numero di persone da aiutare è molto più elevato. Chi paga?
    Per qualcuno dovremmo andare noi in Africa a gestire i soldi. Ma non è una sorta di neocolonialismo? Un po' quello che fa la Cina...
    Mi chiedo invece perché in Africa le dittature non "funzionino". In Corea del Sud o a Singapore, dittature decennali hanno costruito società prospere e relativamente democratiche. Forse perché erano "eterodirette"?
  • Alla fine si passa sempre dalla Libia. E lì succede di tutto. A qualcuno va "bene", se la cava con un po' di sfruttamento lavorativo e poi riesce a partire. Qualcun altro viene schiavizzato e torturato. Non mi capacito di come si possa non credere che queste cose succedono davvero.
  • Allo stesso modo, però, mi stupisce molto che chi parte - persone che hanno qualche soldo in tasca, che hanno qualche forma di studio, che hanno gli smartphone con accesso a Internet, magari che lavorano, insomma gente che non esce dalle capanne sugli alberi -  dica: "Ci dicevano che in Libia si sta meglio, si può lavorare". Come è possibile credere a queste cose? Dopo anni di drammi e di tragedie? 
  • Forse scommettono sul fatto che a qualcuno tutto sommato va bene? Forse ormai non esistono strade alternative, perché tutti fanno quella via, perché l'assenza di uno Stato in Libia permette ai trafficanti di agire indisturbati mentre altrove gli Stati rendono più difficile il passaggio? Perché faccio fatica a credere che uno scappi da casa propria dicendo "Non avevo intenzione di venire in Italia". Cos'è, poi ci si trova in una specie di "corrente"?
In ogni caso, si tratta di situazioni di non facile - anzi: di impossibile soluzione. Ci vorranno decenni, durante i quali - come per l'Italia e l'Europa durante la faticosa crescita economica - l'emigrazione non si fermerà.
Resta l'incognita culturale: credo di averlo già scritto, si tratta della prima migrazione da un posto meno popolato a un posto più densamente popolato.

venerdì 3 maggio 2019

Festa del lavoro

Applausi.
Ogni diritto è anche un dovere. Ci rifletto da tempo, anche su queste pagine.
Per il lavoro - il farlo bene e coscienziosamente - diventa un grande dovere nei confronti della Patria.
Qualcosa di simile a quello del soldato in guerra, addirittura, oggi che per fortuna non abbiamo più guerre.