lunedì 28 febbraio 2022

Cent'anni fa

Non ci ho creduto fino all'ultimo, all'attacco di Putin.
La trovo una cosa surreale, insensata.
Le foto che arrivano, di lui col tavolone lungo e i collaboratori dall'altra parte, oppure il video in cui maltratta il capo dei servizi segreti sono anch'essse surreali, trasmettono un senso di debolezza, di mancanza di compattezza. Mi chiedo come sia possibile che vengano pubblicate.

Se davvero si aspettava di venire accolto tutto sommato positivamente dagli ucraini, allora siamo di fronte a un caso di chi racconta troppa propaganda e finisce per crederci.

Putin ha fatto una cosa che in Europa non si vedeva da 80 anni. La gestione delle controversie tra Stati sovrani tramite la forza è una cosa che colleghiamo al più a Stati poco sviluppati, roba da dittature africane o arabe.
E' vero che la violenza in assoluto non è un tabù, ma di solito era usata in guerre civili, non come strumento di diplomazia. 

Ancor più tabù è, dalla seconda guerra mondiale, lo spostamento di confini.
Negli ultimi 70 anni i confini degli Stati sono cambiati solo per acquisizioni di indipendenza con riconoscimenti bilaterali, mai per annessione unilaterale. Questa è una cosa ancor più datata che l'uso degli eserciti.
Pur di salvaguardare i confini esistenti accettiamo entità statali con poco senso cme Siria, Iraq, la Bosnia delgi accordi di Dayton.
Poi arriva Punti, che vive cent'anni in ritardo, e annette territori. Io non mi capacito.

martedì 22 febbraio 2022

Le Olimpiadi di Pechino

Sono appena finite le Olimpiadi invernali.

Quest'anno me le sono godute, più di quelle di Pyeongchang. Le ho trovate tutto sommato piacevoli e divertenti.

Per la squadra italiana il bilancio è stato positivo, 17 medaglie e otto sport diversi a podio sono ottimi numeri. Certo, c'è il "problema" degli ori, solo due: siamo di alto livello, ci mancano le punte.
Spiace soprattutto per Sofia Goggia, ma è pur vero che anche stare in piedi e non cacciarsi nei pasticci fa parte delle abilità di uno sciatore di alto livello. Lei non è nuova a questo tipo di problemi.

Rimanendo sullo sci alpino, c'è un trend ormai piuttosto chiaro: ci sono state 1630 gare di coppa del mondo nel nuovo millennio e noi ne abbiamo vinte 139, cioè una ogni 11,73.
Dal 2000 in poi su 220 tra coppa + coppe di specialità (esclusa combinata e parallelo) gli italiani ne vincono 13, una ogni 16,9. E 8 su 100 negli ultimi 10 anni, una ogni 12,5.
Però tra mondiali e olimpiadi nello stesso periodo abbiamo vinto solo 7 ori in 172 gare, una ogni 24,57. Per la precisione: 3 ori in 63 gare alle Olimpiadi (1/21), 4 ori in 109 gare (1/27,25) ai mondiali.

Noi presentiamo molti regolaristi, però è chiaro che nessuno dà Peter Fill come favorito in un'Olimpiade, anche se vince la coppa del mondo di specialità (due volte).
Ci sono invece atleti come Mayer che hanno 3 ori su 9 partenze alle Olimpiadi a fronte di 11 vittorie in 13 stagioni in coppa del mondo.
Feuz ha meno vittorie in coppa di Paris (16 vs 20), ma su 7 partenze ai Giochi ha un oro, un argento, un bronzo.
Mentre a noi capita il Giorgio Rocca che vince cinque slalom in stagione e poi inforca ai Giochi.

Paradossalmente, a noi sono capitati a volte sorprese come Razzoli e Ceccarelli (e De Aliprandini lo scorso anno, anche), mentre i nostri top si fanno prendere dal braccino.

Dominik Paris a 33 anni conferma ormai di essere quello che sappiamo: un magnifico specialista di alcune piste, più che un campione a tutto tondo di discesa. Il suo palmares non vede coppe né coppette di specialità, niente medaglie olimpiche, niente titoli mondiali in discesa.

Preoccupa un po' l'elevata età media delle medaglie: l'unico medagliato individuale nato dopo il 1993 è Delago, le altre 12 medaglie individuali vengono da gente che nel 2026 avrà almeno 33 anni.
Le Olimpiadi in casa portano di solito investimenti e risorse in campo sportivo. Il lavoro che faremo verso Milano-Cortina però probabilmente non servirà al medagliere di Milano-Cortina, per quello ormai mi sa che è troppo tardi, e grosse prospettive in fondo, biathlon, freestyle non se ne vedono.
Speriamo che il lavoro serva a buttare giù una base per i Giochi successivi. Cosa che non successe granché con Torino, in realtà.

A livello di campanile, i "solo" argenti di Goggia e Moioli fanno sì che il conteggio degli ori olimpici dica Brescia 1 - Bergamo 0.
Grazie Lara Gut da Zone, questo è l'unico derby sportivo che possiamo vincere ora come ora ;-)

venerdì 18 febbraio 2022

I referendum cassati

Ho seguito blandamente la campagna referendaria, non ero particolarmente interessato alla parte di raccolta firme, avevo l'intenzione di fare come al solito, cioè di interessarmi al momento di andare a votare.

Naturalmente non ho potuto non notare il putiferio nato attorno alla non ammissione dei quesiti cosiddetti su eutanasia e cannabis.

Ripeto che non ne avevo seguito granché, ma mi par di capire che il quesito sull'eutanasia riguardava il realtà l'omicidio del consenziente, e che quello sulla cannabis avrebbe in realtà permesso la coltivazione di qualsiasi pianta, dal papavero alla pianta di coca ai "funghetti" allucinogeni.

Al di là del merito del respingimento, su cui è bene attendere la pubblicazione delle motivazioni, io mi chiedo se non sia anche una mezza truffa raccogliere firme intitolando "eutanasia" e "cannabis" e avendo contenuti così diversi. Tipo la pubblicità ingannevole.
Diffidare dalle firme a scatola chiusa, anche se vengono dai "buoni".

Il presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato ha voluto anticipare una minima spiegazione delle motivazioni in una irrituale conferenza stampa.

Però così facendo ne è nato un vespaio in cui i promotori producono obiezioni a profusione, mentre la Corte ovviamente non può certo proseguire nei botta e risposta, e sarà muta fino al deposito delle motivazioni.

Quindi c'è un argomentare a senso unico, che non fa che radicalizzare la posizione e le convinzioni di molti di essere stati truffati dalla kastah!!1!.

L'alternativa sarebbe stata bocciare il quesito senza dare spiegazioni fino alla pubblicazione delle motivazioni. Ci sarebbero state ugualmente polemiche: "La Corte oscurantista boccia inspiegabilmente il quesito" ecc. ecc.
Almeno così abbiamo tolto l'"inspiegabilmente",

D'altra parte senza dire nulla prima delle motivazioni ufficiali, come le altre volte, l'analisi tecnica sarebbe stata fatta a mente fredda, con tutte le carte in tavola, con un po' di tempo, una volta placata la polemica spicciola e non sull'onda della stessa.

Insomma, polemiche in ogni caso.

Nel mentre restano sul tavolo cinque referendum sulla giustizia.
Per ora, almeno: vedremo quanti ne rimarranno dopo l'approvazione della riforma Cartabia, e quanti ne vorranno salvare i giudici di Cassazione se ci sarà da decidere.

Dieci anni fa, per il referendum sul nucleare, dopo che il governo Berlusconi mise mano alla legge interessata dal quesito, la Cassazione ammise ugualmente il referendum riscrivendo il quesito per salvarne lo "spirito".

Vedremo se i giudici agiranno con lo stesso principio stavolta che i quesiti riguardano loro stessi...

mercoledì 16 febbraio 2022

Badiucao


 

Sono stato in S. Giulia a vedere la mostra La Cina non è vicina, di Badiucao.

Bellissima esperienza. Chiaramente la cosa importante non è la capacità tecnica dell'artista, che pure sa dipingere, come dimostrano alcuni ritratti esposti, ma la testimonianza sul regime cinese.
Il percorso è ben illustrato da pannelli esplicativi, che permettono di capire riferimenti non sempre chiari.

Alcune trovate sono geniali, come le insegne al neon che interpolano a modo loro i simboli dei social, la rivisitazione dei loghi sportivi di Pechino 2022 o il Mao-gatto che cattura il topo (mouse).

Altre sezioni aprono scorci su mondi di cui sappiamo pochissimo, come la persecuzione uigura.

Tanti complimenti al Comune di Brescia per aver organizzato l'evento, affrontando anche la proteste dell'ambasciata cinese.
L'episodio poi dei manifesti rovinati chirurgicamente può essere piccolo o preoccupante, ma ne sappiamo poco: sarà stata una cosa spontanea di qualche cinese locale particolarmente suscettibile? Ci sarà qualche longa manus?

La riflessione, dopo la visita, è ambivalente.
Da una parte c'è il senso di impotenza per le ingiustizie del mondo.
D'altra parte c'è la riflessione su cosa si possa fare. Poco: abbiamo visto che anche l'esportazione della democrazia non funziona granché. Ma intanto si fa quel poco che si può, come hanno fatto il Comune e Brescia Musei.

venerdì 4 febbraio 2022

Il rapporto tra governo e parlamento

Nel suo discorso di insediamento Mattarella è stato molto moderato, ma qualche colpetto qua e là lo ha dato.
I colpi più forti li ha battuti su giustizia e CSM, e probabilmente era anche ora, lo avevo anche scritto qui.
Ma ha richiamato anche la centralità del Parlamento, esortando il governo a rispettarla di più.

Questa è una vexata quaestio che si trascina da lunghissimo tempo.
Lo spostamento di "peso" dal Parlamento al governo, a cui fa capo ormai la gran parte dell'iniziativa legislativa con i decreti, è una cosa che non si limita alle situazioni di emergenza.

Questo genera un circolo vizioso: se fai più decreti, ci saranno più decreti da convertire in legge, il tempo d'aula è limitato, quindi resta meno spazio per fare leggi.
Di conseguenza i parlamentari fanno l'assalto alla conversione dei decreti per infilarci commi ed emendamenti che non c'entrano nulla ma che gli interessano, e i tempi di conversione del decreto (che sostituisce di fatto la legislazione ordinaria) si allungano. E non si fanno più leggi, e servono più decreti...

mercoledì 2 febbraio 2022

Le leggi col bersaglio

Ci sono polemiche, in questi giorni, per la repressione da parte della polizia di alcune manifestazioni studentesche, scaturite dalla tragica morte di un ragazzo al suo ultimo giorno di alternanza scuola-lavoro.

Qualcuno ha notato che la gestione delle manifestazioni è stata influenzata dalla circolare ministeriale di novembre emanata per gestire le manifestazioni "no vax":

Le restrizioni per la pandemia da coronavirus, e nello specifico una direttiva di novembre della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, impongono che le manifestazioni pubbliche siano permesse solo «in forma statica». In diversi casi le aggressioni della polizia sono iniziate infatti quando gli studenti hanno cercato di mettersi in marcia formando piccoli cortei.

Questo è un esempio di quel che può succedere quando la produzione normativa si deteriora e punta specificamente su bersagli ben definiti. Visto che - grazie a Dio - la legge non può essere scritta con bersagli espliciti ("le manifestazioni no vax vano trattate così"), finiscono per andarci di mezzo tutti.

Un caso simile è salito all'onore della cronaca qualche mese fa.
Ad Alex Pompa, che uccise il padre violento per difendere la madre, in caso di condanna non si sarebbero potute applicare le attenuanti perché la legge c.d. "codice rosso" contro la violenza sulle donne aveva vietato le attenuanti in caso di familiari.
La legge era scritta per dire "niente attenuanti agli uomini femminicidi!", ma visto che ovviamente non si può scrivere una cosa che distingue le attenuanti in base al genere, si scelse quella forma. E ci stava per andare di mezzo quel ragazzo (che poi fu assolto).

Mi pare lo stesso principio: una legge scritta per colpire uno specifico bersaglio, che poi - visto che le leggi non si scrivono con il bersaglio esplicito - finisce per colpire anche i "buoni".

Le restrizioni alla libertà riguardano tutti, non solo quelli che crediamo essere i bersagli, solitamente le minoranze, o chi ne è immediatamente colpito.

Tra l'altro l'indicazione del ministro Lamorgese mi pare una pezza quasi peggiore del buco: visto che sono in programma altre manifestazioni studentesche,

sembra che Lamorgese abbia chiesto ai prefetti delle principali città di usare «intelligenza ed elasticità», scrive la Stampa. E diversi giornali si aspettano che nel corso delle prossime manifestazioni le autorità locali potrebbero concordare con i capi delle manifestazioni un breve percorso del corteo, sospendendo di fatto la direttiva di Lamorgese di novembre

la qual cosa introduce una discrezionalità che apre la strada al "questi sì, questi no".