lunedì 27 dicembre 2010

Il silenzio dei giusti

Per Natale (anzi, per S. Stefano) con la mia famiglia avevamo deciso di dedicarci a un'attività di solidarietà.
Arrivati sul posto per preparare, ci siamo trovati di fronte un amico, giovane, anche lui lì per lo stesso motivo.
La sera prima ci si era visti: non una parola, né da parte nostra né da parte sua, sull'impegno del giorno dopo. E' stata una autentica sorpresa!

E' proprio vero, per fortuna, che fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce.
Tutti sanno che la sera della vigilia a Ospitaletto c'è stata rissa in piazza Roma, e che una ragazza è stata portata in ospedale praticamente in coma etilico. Ma nel frattempo, chissà quanti si saranno dedicati al prossimo, a fare qualcosa di utile e di buono, nel nascondimento (cfr. Mt 6,3-4) e senza metterlo in piazza, con umiltà.

E' questa la migliore speranza, non solo per Natale.

sabato 25 dicembre 2010

Buon Santo Natale!

Appena avrò un momento di tempo mi piacerebbe tornare a scrivere un sacco di cose che mi frullano in testa...
Intanto buon Santo Natale a tutti, buone feste e buon anno (mi porto avanti, chissà mai)!

mercoledì 22 dicembre 2010

La maturità di papà

Mio padre ha frequentato l'istituto per geometri serale. Una faticaccia: di giorno in cantiere, la sera cinque ore di scuola, studiare nei ritagli di tempo. Fra le varie cose per cui ammiro i miei genitori, questa occupa un posto di riguardo: ammiro lui per la fatica e mia madre per la costanza che ha avuto nello spronarlo.

L'esame di maturità fu nel 1982, l'orale il 12 luglio. Allora stavo per compiere quattro anni, ho ovviamente pochissimi ricordi di quel giorno. Ho però un'immagine, come un flash, che è rimasta nitida nella memoria. E' della "notte prima degli esami".
Vedo mio padre nella mia cameretta, dove c'era una scrivania spaziosa, chino sui libri, e mia madre in piedi accanto a lui. E io che corro dalla cucina - lì c'era il televisore - a dire "hanno fatto gol! hanno fatto gol!".

Papà racconta che il giorno dopo, agli esami, il clima era abbastanza euforico, e l'esame andò bene. Ogni tanto scherzando diciamo che è diventato geometra grazie a Paolo Rossi.
Magari anche grazie a Enzo Bearzot.
Salutiamo un galantuomo. Stavo per dire un uomo d'altri tempi, ma non perdo la speranza che anche oggi ci siano uomini così. E' bello e giusto che la storia abbia fatto incrociare le strade di due Uomini come lui e Pertini, e abbia legato nell'immaginario di una nazione due simboli così autentici dell'Italia migliore rinata dopo la guerra.

mercoledì 15 dicembre 2010

Tiro alla fune

A tirare troppo la corda, poi si spezza. Fini è caduto con la sua estremità della corda in mano.

Secondo me ha pagato il fatto che Fli è ancora una scatola vuota:non si capisce che cos'è. Fin dall'inizio il rischio era che fosse solo un insieme di deputati e senatori insoddisfatti del trattamento ricevuto nel Pdl. Il presidente della Camera in questi mesi non ha contribuito a fare chiarezza: è partito da una richiesta di corresponsabilità governativa (la "terza gamba"), nel governo, poi ha fondato un partito, è passato per il ritiro dei ministri, ma rimanendo in maggioranza, e da domenica è all'opposizione. Ha svuotato progressivamente le richieste politiche per concentrarsi su quelle personali: le dimissioni, la testa di Berlusconi.

Così non c'è ancora una descrizione di cosa dovrebbe essere Fli: un partito liberale? E allora certe posizioni sulla spesa pubblica e contro i tagli? Un partito giustizialista, come nella tradizione di una certa destra? Un partito conservatore o riformista in tema di questioni etiche? Forse dei contenuti politici avrebbero reso più difendibile la posizione rispetto alle "colombe" che hanno disertato. Senza un progetto, coloro che all'inizio erano d'accordo con l'idea della "terza gamba" si sono trovati spiazzati dalla politica guerreggiata di Fini e del fido Bocchino: l'unico progetto era, è la testa di Silvio.

E ora, che succederà? Continuo a pensare che Fini dovrebbe dimettersi, ora più che mai. Un presidente della Camera che va alla contrapposizione frontale con un presidente del Consiglio è istituzionalmente inaccettabile. Ovviamente Fini non lo farà - la poltrona di presidente è l'unica "arma" che gli rimane. Peccato, sarebbe un bel gesto. Credo poi che si andrà comunque alle elezioni entro Pasqua.

Fli è finito? In Parlamento forse sì, molto ridimensionato. Però, se tre mesi fa Fli era un gruppo parlamentare senza persone reali sul territorio, oggi potrebbe essere il contrario: secondo me nel Paese c'è spazio per una destra stufa di Berlusconi, l'idea ormai è stata messa in circolo. Anche i sondaggi che lo danno al 5-6% lo dimostrano: si tratta di almeno un paio di milioni di persone potenziali. Allora Fli dovrebbe ricominciare da lì, dalla gente, lasciando perdere i giochi di potere nelle Camere e preparandosi alle elezioni che non tarderanno. Per esempio "riempiendo la scatola" e spiegando bene le linee guida, gli ideali del progetto politico.

lunedì 13 dicembre 2010

"Meritatelo!"

La scorsa settimana, su Rai 4, hanno passato Salvate il soldato Ryan. Film che riguardo sempre volentieri, anche se un po' retorico in alcuni passaggi (caratteristica tipica di molti film patriottici americani).
Le ultime parole che il capitano John Miller, in punto di morte, dice al soldato James Ryan sono: "James, meritatelo. Meritatelo!". Il film si conclude sull'immagine del Ryan anziano che, tornato sulla tomba del capitano che affrontò la missione del suo salvataggio, chiede alla moglie di rassicurarlo sul fatto di avere adempiuto a questa solenne richiesta.
Il soldato Ryan della finzione in effetti aveva un fardello ben gravoso sulle spalle, un impegno d'onore per non rendere vano il sacrificio degli uomini impegnati per lui fino alla perdita della vita. E' un impegno moralmente vincolante, di cui tutti percepiamo l'"altezza".

Mi sono chiesto se anche nella nostra vita a volte possiamo pensare di doverci prendere questo genere di impegni, e mi sono detto che la risposta è sì: per molti di noi i genitori sono persone a cui dobbiamo la vita e gran parte di ciò che abbiamo, persone che hanno dedicato la loro vita affinché la nostra potesse essere la migliore possibile. Ecco che dunque i figli hanno il dovere morale di essere degni di tanto.

In senso più ampio, un'altra risposta è arrivata ascoltando venerdì Salvatore Borsellino, fratello di Paolo. Egli ha citato un brano di Calamandrei che purtroppo non riesco a rintracciare, in cui il padre della Patria ricorda il sangue dei tanti caduti per la Resistenza, per il bene di tutti. Parole che si attagliano bene anche al caso di Paolo Borsellino e dei tanti servitori dello Stato che rendono onore alla comunità, con abnegazione e coraggio fino all'estremo. Ecco, è anche per loro che dobbiamo essere degni anche della nostra vita civile.

Un buon inizio sarebbe che degni lo fossero i nostri rappresentanti. La mia fidanzata mi chiedeva: "Pensi che Babbo Natale ci porterà un governo onesto, che rispetti almeno le leggi che fa?"... Chissà, forse san Nicola/Santa Claus non fa di questi miracoli, affidiamoci a Gesù Bambino...

domenica 5 dicembre 2010

Pensierini del venerdì sera

Venerdì sera ho partecipato ad una conferenza di Piercamillo Davigo presso la Pavoniana, per la serie Le più belle speranze. Una serata interessante, con un relatore brillante e sagace, che ha affrontato i problemi della giustizia in modo per me sorprendente (cioè senza prendersela con Berlusconi, ma con gli avvocati).

Della serata mi riporto due osservazioni che mi hanno fatto riflettere.
La prima riguarda la tassa di successione. Io sono sempre stato favorevole alla sua abolizione, considerandola un'ingiustizia nei confronti dei genitori che si "sbattono" una vita per lasciare qualcosa ai figli. Della stessa idea era Berlusconi, che l'ha abolita, ma anche Prodi, che l'aveva abolita fino a una certa soglia.
Davigo ha ribaltato la prospettiva, dalla parte dei figli: la tassa di successione era un elemento di parificazione dei punti di partenza dei figli. Non di quelli di arrivo, che sarebbe un vetero-comunismo, ma parità dei punti di partenza: è giusto che un figlio sia molto favorito rispetto a un altro solo per le virtù del padre, e non per meriti personali? E' meritocrazia questa? E' giusto che le colpe del padre meno accantonatore ricadano sul figlio? Non si rischia di ritornare a una specie di aristocrazia? Una prospettiva interessante, che non avevo mai considerato.

La seconda osservazione che mi è rimasta in mente è stata la sua affermazione secondo cui lui, quando giudica, preferisce essere criticato che applaudito. La critica acuisce la capacità di giudizio e aiuta a tenere alta la guardia nei confronti degli errori. L'adulazione e gli applausi, al contrario, rammolliscono.
Non sarà ciò che è successo al nostro premier, che negli anni ha allontanato persone che pensavano con la loro testa (che so, Marcello Pera, lo stesso Giuliano Ferrara, anche Renato Ruggiero e Antonio Martino) per sostituirle con molti yes-men?