venerdì 27 aprile 2012

25 aprile, festa di tutti. O no?

Qualche pensiero sul 25 aprile.

Sappiamo che è una festa piena di distinguo, poco condivisa come nessun altra.

Chi non condivide e chi porta i distinguo dovrebbe tenere bene a mente che non condividere e portare distinguo è un’ attività legittima ed un’espressione di libero pensiero possibile proprio grazie al 25 aprile.

D’altra parte, chi contesta “da sinistra” evidenziando l’indegnità alle celebrazioni di taluni politici – come successo a Brescia con Paroli – dovrebbe ugualmente tenere a mente che il divieto di parola è proprio quello che i partigiani combatterono: un retaggio fascista.

Credo che la festa dovrebbe essere veramente condivisa da tutti: si festeggia la liberazione da una dittatura, il recupero della libertà, valori fondanti per ogni civiltà che si rispetti (specialmente per noi che abbiamo la fortuna di essere nati in Occidente). Non trovo nessuno che possa aver qualcosa da dire al riguardo.

Poi possiamo fare mille precisazioni, è giusto ricordare che – come per ogni gruppo o fenomeno – c’erano partigiani buoni e partigiani cattivi, è giusto commemorare i primi (a proposito, ma si studiano a scuola? Io ricordo pochissimi nomi, e non certo per il mio percorso d’istruzione) ed è giusto non passare sotto silenzio i delitti dei secondi. Certo magari il 25 aprile non è proprio il momento ideale per quest’ultima operazione, che va consegnata alla storia e agli storici e che secondo me stona un po’ in un momento di celebrazione. Sarebbe come se a Pasqua si leggesse il Vangelo del tradimento di Pietro: è fuori posto: a Pasqua si festeggia, per analizzare i momenti tristi ci sono altri momenti.

E’ giusto invece commemorare e ringraziare gli Alleati, che sono stati la “seconda gamba” della liberazione dell’Italia: i partigiani da soli non ce l’avrebbero mai fatta, e anzi il loro contributo probabilmente è stato all’atto pratico minore rispetto a quello delle truppe straniere. D’altro canto i partigiani hanno rappresentato il riscatto morale di una nazione che si era legata mani e piedi al Duce.

Il riscatto morale è collegato non (solo) al fatto di essere stati dalla parte dei vincitori, come qualcuno ancora oggi insinua, ma soprattutto al fatto che i partigiani combattevano dalla parte giusta. Massimo rispetto per i morti di tutte le parti, italiani, alleati, nazisti, repubblichini: parce sepulto. Ma non si può mai dimenticare che c’era chi combatteva dalla parte giusta e chi dalla parte sbagliata, e questa parte, quella nazifascista, sarebbe rimasta sbagliata anche se avesse prevalso. Di questo sono profondamente convinto.

Mi sembra fuori luogo anche ricordare che in realtà molti partigiani combattevano per il comunismo, ovvero per una dittatura: non si può contrapporre una dittatura attuale con una dittatura potenziale. E comunque sono sicuro che anche i partigiani “rossi” combattevano per un’idea di libertà, che per loro si identificava (erroneamente) con il comunismo. Sicuramente non combattevano con la consapevole intenzione di instaurare una dittatura, sia pure di stampo comunista.

Allo stesso modo, anche giustificare quei repubblichini e collaborazionisti che stavano a fianco dei fascisti in quanto anticomunisti mi sembra una forzatura: hanno comunque fatto una scelta sbagliata: per combattere una dittatura avrebbero potuto scegliere un’altra parte, per esempio c’erano i partigiani bianchi o azionisti.

E allora, ben venga Bella Ciao: se non il 25 aprile quando? Ed è proprio eseguendola, tutti, sempre, ogni anno, che non si permette che diventi un canto di parte. Altrimenti, se ci dividiamo anche su una canzone, diventa un gatto che si morde la coda.
E proprio perché invece si devono evitare il più possibile le situazioni di parte, i "cappelli" messi sulla festa, bene ha fatto il commissario prefettizio a proibire i simboli di partito. Evitiamo le divisioni, il più possibile. Solo così facendo, prima o poi, la Liberazione diventerà una festa di tutti.

venerdì 20 aprile 2012

Di ritorno

Di ritorno dalla Germania (Francoforte) per una fiera, alcune impressioni.

Intanto, continuo a pensare che la famosa efficienza tedesca sia sopravvalutata (lo penso dalla GMG di Colonia...). Il traffico c'è anche là; davanti al nostro alloggio i cassonetti non sono stati svuotati dalla domenica al mercoledì, lasciando cumulare sacchetti e vari rifiuti tutto intorno; il treno urbano una volta si è fermato alla Stazione Centrale senza riuscire per 5 minuti a chiudere le porte (come qua).

A proposito del treno, il biglietto di corsa semplice delle ferrovie urbane a Francoforte (non è la metro, fate conto che sia come i treni di Roma, quelli che fanno Ostia e l'hinterland) costa 4,10€. Va bene che la vita costa qualcosa di più là (nemmeno tanto: un chilo di pane viene 3€, una cena in trattoria 25€-30€ a persona comprese due medie a testa), ma 4,10€ sono proprio tanti. Me ne ricorderò quando si parlerà di come sono belli e puntuali i treni all'estero: qui in Italia paghiamo comunque poco.

Sempre per quanto riguarda i treni, non c'erano né tornelli in ingresso o in uscita (come nella metropolitana) né un controllore: semplicemente si parte dal presupposto che la gente paghi il biglietto.
Forse sta proprio qui la vera differenza tra Italia e Germania: una pervasiva abitudine al rispetto delle regole. In cinque giorni non ci è mai successo di restare senza scontrino, in un caso addirittura siamo entrati in un negozio dopo l'orario di chiusura, quando la padrona stava già facendo le pulizie, e dopo il pagamento di 10€ in contanti ci ha chiesto di aspettare un momento, è andata in un'altra stanza a prendere il blocchetto e ci ha scritto la ricevuta a mano (la cassa era spenta).

Cambiando argomento, in una cena con un italiano, amico del mio capo, che lavora a Francoforte, questi ci raccontava che in Germania è un periodo socialmente tranquillo perché la crisi si sente poco: una decina d'anni fa ci sono state le riforme del lavoro, che hanno creato un po' di disoccupazione, ma poi questa ha cominciato a scendere e non si è fermata neppure per la crisi. A sentire lui, quindi, chi vuole lavorare lavora, magari non sarà pagato tantissimo ma un posto lo trova.
Quando si dice fare riforme lungimiranti...

sabato 14 aprile 2012

Eterogenesi dei fini?

Qualche riflessione sul fondo di Angelo Panebianco sul Corriere di inizio settimana.

Panebianco riprende l'allarme del Presidente Napolitano (che Dio ce lo conservi) sui rischi per la democrazia connessi all'ondata di antipolitica che soffia forte in questi ultimi anni.
Si consideri la contestuale presenza di tre elementi. In primo luogo, una crisi economica destinata a durare a lungo, per anni probabilmente, con tanti giovani disoccupati e l'impoverimento di molte famiglie. In secondo luogo, una condizione di generale discredito dei partiti e della classe politica professionale. Infine, l'incapacità di quella medesima classe politica di trovare rimedi adeguati per la crisi di legittimità che l'ha investita. È la sinergia fra questi tre fatti che può provocare conseguenze devastanti.

Anche io mi sono trovato a riflettere sulla situazione, e a chiedermi se possono esistere rischi per la democrazia, in parallelo con altre situazioni in cui si è cercato l'"uomo forte". Devo dire che nella mia testa tendo a considerare la democrazia come qualcosa di acquisito, di irreversibile, quindi le mie riflessioni assumono il carattere di un esercizio teorico, quasi una distopia.
Mi chiedo d'altra parte se ciò non fosse vero anche in altri posti e in altre circostanze che poi hanno visto invece evoluzioni diverse (tipo le dittature militari degli anni '70), e se non debba quindi tenere in maggior conto gli avvertimenti di chi ne ha viste più di me, come Napolitano, che ricorda anche periodi più bui della storia europea.

martedì 10 aprile 2012

Politica nazionale

E' un po' che trascuro la politica nazionale, e nel mentre sono successe un po' di cose importanti.

Per quanto riguarda il caso Bossi, non avrei mai creduto che si dimettesse subito: onore a lui per la scelta. Per quanto riguarda gli illeciti, invece, la sensazione è che siamo davanti a una specie di circonvenzione d'incapace, e fa ribrezzo vedere che tra i profittatori ci sono i familiari. Sono molto solo del fatto che la carriera politica del Trota sia finita (anche per lui vale lo stupore per l'abbandono così pronto).
Comunque, l'evento segna la fine di un'epoca, forse ancora di più che le dimissioni di Berlusconi, ora ne sono convinto anch'io. Vedremo che cosa succederà alla Lega: per me non regge, e lui ha più probabilità di fare la fine di Martelli dopo Craxi che di avere successo.
Se anche la Lega collassa, però, i problemi che pone restano aperti. I suoi voti saranno a disposizione di chi saprà dare risposte (ipotesi ottimistica) o del prossimo populista di turno (ipotesi pessimistica), quindi c'è da prestare molta attenzione.

Per quanto riguarda la riforma del lavoro, non sono ancora riuscito a farmene un'idea: c'è chi ne parla bene (pochi, e questo può anche essere un buon segno: a questo governo si chiede di fare le cose che si devono fare anche a costo di scontentare tutti), chi ne parla bene "nei limiti di quello che era possibile", chi ne dice peste e corna.
Io ho la sensazione che cambi poco: niente riordino dei contratti precari (ed è un peccato), per i licenziamenti si inserisce il conguaglio economico che non so se prima ci fosse, c'è una riforma molto parziale degli ammortizzatori sociali, la nuova assicurazione garantirà qualcosa a tutti, ma proprio poco.

Più che altro, man mano che passa il tempo, si vede come il Governo perde la carica: fatte subito le pensioni, delle liberalizzazioni non è rimasto più nulla, spolpate dalle lobby come un torsolo di mela, e ora un poco di fatto anche sul mercato del lavoro. E si continua a non agire dove si deve, cioè sulla spesa pubblica abnorme: se non si mette a cura dimagrante lo Stato (che non vuol dire per forza solo tagli, ma anche privatizzazioni e dismissioni) non ci sarà mai lo spazio per agire per la crescita, né in modo keynesiano né abbassando le tasse sul lavoro.
E' vero che mettere a dieta lo Stato vuol dire togliere privilegi a molti (attenzione: non solo ai politici, ma anche a molti pubblici dipendenti!) ma se non lo si fa si procrastinano continuamente le misure draconiane in questo senso, che prima o poi dovranno arrivare.

sabato 7 aprile 2012

Buona Pasqua a...

Buona Pasqua a quelli che, mentre i ragazzi di terza media facevano passare la luce del cero pasquale tra le candele dell'assemblea, hanno deciso di accendere le loro con i loro accendini e poi hanno cominciato a passare anche le loro luci...

Buona Pasqua alla vecchietta che si è portata il libretto con tutti i testi della veglia, e che all'inizio era tutta preoccupata e concitata perché non riusciva a trovare il passo giusto. Poi, una volta trovato, l'hanno disorientata di nuovo saltando due letture...

Buona Pasqua al coro e all'organista, che hanno cambiato con nonchalance il ritornello del salmo in fase di esecuzione nel momento in cui si sono accorti che quello che avevano attaccato non era stato letto, e si era saltati a quello successivo...

Buona Pasqua al commissario del popolo che evidentemente dev'essere andato a proclamare le magnifiche sorti e progressive del razionalismo ateista in una comunità neocatecumenale...

Buona Pasqua a quelli che, dopo essere stati invitati ad essere testimoni del rinnovo delle promesse battesimali dei genitori dei bambini da battezzare e a confermare nel cuore la loro fede, si sono uniti con voce ferma e convinta alle risposte ("rinuncio","credo"), fino ad arrivare a rispondere di sì anche alla domanda "Volete dunque che i vostri figli ricevano il battesimo?"...

Buona Pasqua a quelli che al momento dell'aspersione, per timore di sbagliare, si sono fatti il segno della Croce ancora quando il parroco era all'inizio della navata, pur trovandosi negli ultimi banchi...

Buona Pasqua al rompiscatole che ha notato tutte queste cose, e che ha deciso di scriverle...

Buona Pasqua a Emma e Valeria, e a tutti i bambini battezzati stanotte. Non sarà un mondo facile per voi, ma che valga la pena viverlo dipenderà tanto da voi stessi...

Buona Pasqua al papà di Katuscia e a coloro per i quali è stata una vera Pasqua di resurrezione, perché sono nati al cielo proprio oggi. E buona Pasqua ai loro familiari, che questo giorno li aiuti a confidare nella misericordia del Risorto che ha chiamato alla casa del Padre i loro cari.

mercoledì 4 aprile 2012

Ospitaletto commissariato: arrampicata su specchi

Le osservazioni addotte da Ospitaletto.org riguardo a presunte incongruenze tra la legge vigente sull'autentica delle firme e la sentenza del Consiglio di Stato, insieme alle preoccupazioni paventate dal PD bresciano per millanta ricorsi in un sacco di elezioni a fronte del respingimento del ricorso di Sarnico, mi sembrano infondate.

Il vademecum che cita Ospitaletto.org stabilisce che
i consiglieri "in mancanza di contraria disposizione normativa, sono competenti ad eseguire le autenticazioni di cui si tratta indipendentemente dal tipo di elezione per la quale le sottoscrizioni vengono raccolte".

Questo significa che tutti i consiglieri (provinciale, regionale, comunale) possono autenticare le firme per elezioni anche non corrispondenti al loro livello amministrativo: nel nostro caso, consiglieri provinciali e regionali possono autenticare firme per le comunali, non solo per le elezioni (rispettivamente) provinciali e comunali. Nulla si dice sulla competenza territoriale, su cui invece si pronuncia il Consiglio di Stato, che ha stabilito che
il consigliere comunale, o di altro ente locale, esercita il potere di autentica delle sottoscrizioni esclusivamente in relazione alle operazioni elettorali dell’ente nel quale opera, ovvero in relazione alle altre riguardo alle quali l’art. 14 della legge 21 marzo 1990, n. 53, glielo attribuisce, ma sempre nei limiti della propria circoscrizione territoriale.