domenica 31 luglio 2011

Ancora sulla libertà d'opinione

Riprendo il discorso iniziato nell'ultimo post, quando concludevo parlando del diritto a sostenere tesi errate.
Mi sono spesso chiesto se esista questo diritto, e soprattutto se sia assoluto.

La prima volta che feci una riflessione al riguardo fu quando nel 2005 in Austria fu imprigionato il noto negazionista David Irving. L'Austria ha leggi anti-negazioniste che prevedono la reclusione per chi nega l'Olocausto. E' giusto?
Di nuovo l'argomento è tornato d'attualità per le frasi di Borghezio di questi giorni, dopo la strage norvegese, in cui l'esponente leghista diceva che al netto della violenza molte delle idee dell'attentatore sarebbero condivisibili (e in effetti chi venisse da Marte e leggesse gli scritti di Breivik e della Fallaci non so quanta differenza troverebbe, oltre allo stile) .
Borghezio è lo stesso che un paio di mesi fa ha detto di ritenere Mladic, il "boia di Srebrenica", un "patriota".

Ora: Irving e Borghezio hanno il diritto di dire tali castronerie o no?
Andiamo per gradi: è ovvio che uno abbia il diritto di sostenere anche cose sbagliate, altrimenti un bonaccione come Giovanni Paneroni - il contadino bresciano che ai primi del secolo sosteneva che la Terra è piatta e ferma, scrivendoci anche dei libri - sarebbe dovuto finire in galera, visto che propugnava un'idea oggettivamente falsa, nemmeno una sua opinione discutibile.

Ci sono però dei limiti a questa libertà? E' evidente che alcune posizioni scandalizzano più di altre, che urtano il pensiero comune, anche il senso del pudore, a volte; ma secondo me tutte hanno il diritto ad essere espresse. Questo perché in caso contrario bisognerebbe decidere chi stabilisce il confine, chi dice che una cosa si può dire e un'altra assolutamente no. E' la maggioranza che decide il "canone di riferimento"? E se la maggioranza cambia? E se la maggioranza è nazista, come in Germania, allora si può propugnare il razzismo?
Insomma, chi decide qual è la verità, e di quanto ci si può allontanare al massimo da essa? Può deciderla lo Stato? Le verità di Stato sono di solito prerogativa delle dittature...
Credo che l'unica alternativa al lasciare la libertà completa sia aprire le porte all'arbitrio della maggioranza, dello Stato o di chi per esso. E allora preferisco non rischiare (anche se ovviamente non è detto che il rischio si concretizzi: non è che Francia e Austria sono pericolose dittature fasciste perché da loro il negazionismo è reato).

Ho anche pensato che probabilmente un modo di regolarsi potrebbe essere la buona fede: sostenere opinioni di cui si è convinti è sempre valido, farlo in cattiva fede (sapendo di essere nel torto) è meno accettabile. Però la buona o cattiva fede è indimostrabile a meno di confessione.

Con ciò non voglio ovviamente dire che poi tutte le posizioni siano parimenti valide ed equivalenti: alcune sono vere ed altre false. Non sostengo certo un relativismo qualunquistico per cui una posizione vale l'altra, specie da cristiano, credente in una Verità.
Le posizioni vere però possono emergere solo nella dialettica del confronto, nella quale le posizioni false a lungo andare soccombono all'evidenza e non alla forzatura legale (specie quelle più sbagliate delle altre).

Allo stesso modo, credo - per tornare a Irving - che l'Italia abbia fatto bene a dichiararlo "persona non grata": ogni Stato ha diritto a decidere chi può e non può stare sul suo territorio, è uno dei cardini della sovranità. Insomma, dì quello che vuoi, ma non gradisco che lo vieni a fare a casa mia: noi ci teniamo Borghezio e ce n'è abbastanza...

venerdì 29 luglio 2011

Sull'omofobia e sulla libertà d'opinione

Pochi giorni fa, alla Camera, è stata affermata l'incostituzionalità della proposta di legge che inseriva nel Codice penale l'aggravante per i reati commessi per motivi di "omofobia e transfobia, intesi come odio e discriminazione in ragione dell'orientamento sessuale di una persona verso persone del suo stesso sesso, persone del sesso opposto, persone di entrambi i sessi".
La principale motivazione addotta dai contrari alla legge è che in questo modo si sarebbe creata una categoria più protetta di altre, quella degli omosessuali, andando a ledere i principi di uguaglianza. I gay come "più uguali" degli altri, insomma.

Trovo che questa sia una giustificazione debole, per tutta una serie di motivi.
Anzitutto, la legge proposta nel suo testo non si limita ai gay, ma specifica esplicitamente che l'aggravante vale per ogni discriminazione di orientamento sessuale, ivi compresi verso gli eterosessuali (cioè se una banda di gay picchiasse un etero perché é etero verrebbe ugualmente punita). Addirittura si poteva mettere il punto dopo "orientamento sessuale" ed era lo stesso.
A maggior ragione, inoltre, trovo le obiezioni insensate perché la legge non si concentra sulla vittima, ma sul reato. L'aggravante non è nel fatto che il picchiato è gay, ma nel fatto che l'assalitore agisce per odio, indipendentemente da chi assale: se un teppista picchiasse me - eterosessuale - al grido di "Sporco frocio!" pensando che io sia omosessuale l'aggravante scatterebbe anche se di fatto la vittima non è gay. Al contrario, se un teppista picchiasse un gay perché gli ha rigato l'auto parcheggiando, l'aggravante non scatterebbe, nonostante la vittima sia omosessuale. E' vero che ci sarebbero grosse difficoltà pratiche a stabilire l'intenzione di questi atti, ma il fatto che sia difficile non è di per sé un ostacolo di principio, tant'è vero che per altre aggravanti l'interpretazione dell'intenzione è considerata normale.
E veniamo appunto al terzo motivo. Nel 1993 non si erano incontrati problemi nell'approvare una legge che stabiliva che: "Per i reati punibili con pena diversa da quella dell’ergastolo commessi per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso, ovvero al fine di agevolare l’attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i loro scopi le medesime finalità, la pena è aumentata fino alla metà". Non si vede la differenza tra queste discriminazioni e quella di omofobia.

Anche l'obiezione "allora perché altre categorie no" è debole: semmai se il principio è questo bisognerebbe estendere le garanzie anche ai minori, agli handicappati e ad altre categorie deboli citate in questi giorni, non restringere il campo per negare la punizione all'omofobia. Quest'obiezione è un esempio tipico di "benaltrismo".

Tutto ciò però non vuol dire che io condivida l'impianto proposto dalla legge nel suo complesso: fin qui sto solo dicendo che le obiezioni addotte sono a mio parere inconsistenti e che non trovo differenze con le altre forme di aggravanti già presenti.

Parliamo però anche di queste altre aggravanti. Io non sono d'accordo con la presenza di aggravanti "d'opinione", quali secondo me sono quelle ora presenti nella legge. Secondo me le aggravanti accettabili sono quelle legate ai fatti oggettivi. Sarei d'accordo ad inserire aggravanti per reati contro minori e handicappati, per esempio: in questo caso proprio per tutelare delle categorie deboli, la cui debolezza è "oggettivamente misurabile", e per punire l'abiezione di chi approfitta di questa debolezza. Sarei d'accordo anche nell'imporre un'aggravante per reati "di branco" (si pensi a certe tifoserie): chi si nasconde nella massa e approfitta di un'oggettiva difficoltà di controllo merita di essere punito.
Per gli altri casi, penso che ci sia una sufficiente discrezionalità nei cosiddetti "futili motivi", che il giudice può addurre per punire varie casistiche che non è possibile né opportuno categorizzare.

Non credo che invece siano giusti i provvedimenti punitivi per "odio etnico, nazionale, razziale o religioso": Mi sembra che si persegua un reato d'opinione, il che in una società civile e liberale non è mai una buona cosa. 
Cioè: se io tiro un pugno a uno e gli procuro qualche danno (diciamo reato di lesioni personali lievi) prendo, poniamo, due anni. Se faccio la stessa identica cosa perché penso che la persona che ho davanti sia disprezzabile perché musulmano-nero-terrone-ecc. ne prendo tre (pena aumentata del 50%). Visto che l'atto è lo stesso e il danno pure, devo dedurre che prenderei due anni per l'atto violento e un anno per il mio pensiero, la mia opinione.
A questo punto non vedo perché non dovrebbero darmi un anno direttamente perché la penso così, anche se non vado a picchiare qualcuno.

Intendiamoci, ho i miei dubbi nello scrivere queste cose, mi stridono nel cervello e un razzista o un omofobo che va a commettere reato contro qualcuno per questi motivi mi fa ribrezzo. Ma è in gioco, secondo me, la possibilità, meglio: il diritto di sostenere posizioni sbagliate, anche palesemente sbagliate. Il diritto, in ultima analisi, alla libertà di opinione e di espressione.

Me lo sono sempre chiesto, per esempio quando si impostano leggi contro il negazionismo: esiste questo diritto a sostenere (con mezzi leciti e pacifici) tesi false o sbagliate? Esiste, in altre parole, il diritto - per esempio - ad essere razzisti? Secondo me sì. Credo che però continuerò il discorso in un altro post, visto che l'ora si fa tarda e il discorso complicato. 

mercoledì 27 luglio 2011

Giorgio il largo

Ieri il richiamo di Napolitano sulla presunta delocalizzazione dei ministeri. Leggo su un titolo del Corriere che ci sarebbero "preoccupazioni di ordine giuridico e politico".

A me sembra che il Presidente della Repubblica si stia "allargando" un po' troppo nelle sue funzioni.
E' evidente a tutti la sua meritoria funzione di "supplenza" ad un'azione di governo esercitata sempre più debolmente dall'esecutivo, per esempio in occasione della finanziaria lampo di due settimane fa. Il Presidente ha inoltre contribuito più volte a far sentire la voce dell'Italia, anche in ambito internazionale (si pensi alla missione in Libia), sovrastando con la sua voce i vari distinguo dei nostri politici.
A questa attività contingente, legata alla debolezza del governo, si accompagna inoltre il ruolo di richiamo morale, di baluardo istituzionale del buon senso con cui dispensa parole sagge, ruolo questo incarnato anche da Ciampi.

Mi pare però che a queste attività meritorie - alcune tipiche per un Presidente, altre da lui interpretate con piglio personale - si accompagni un interventismo che ha dell'eccessivo. Non si contano infatti i messaggi e i comunicati su vari argomenti.
E' invalso inoltre l'uso da parte dello staff quirinalizio di vagliare le leggi e soprattutto i decreti prima ancora dell'approvazione. Se da una parte questo può risparmiare tempo al governo, che evita di approvare qualcosa per poi vederselo respingere, d'altra parte siamo ai limiti delle prerogative presidenziali: il Presidente non può intervenire nella stesura di una legge, ma solo valutarne la costituzionalità.

Men che meno, come in questo caso, dovrebbe esprimere giudizi politici sugli atti del governo: la Presidenza della Repubblica è un organo di garanzia, non può essere una parte attiva del gioco.
Tanto più che così si dà rilevanza istituzionale a una stupidaggine elettorale della Lega, fatta ad uso e consumo del sindaco di Monza, a rischio rielezione il prossimo anno.

Aggiornamento 29/7: ieri è stata diffusa la lettera di Napolitano, che in effetti contesta una presunta incostituzionalità. A parte il fatto che nel merito non credo che la Costituzione vieti di fare uffici in posti diversi da Roma, visto che la sede del ministero e ancora nel Lazio, continuo a pensare che sia una tempesta in un bicchier d'acqua e persino un favore fatto al governo, spostando l'attenzione da problemi ben più pressanti.

venerdì 22 luglio 2011

Deluso da Basso

Bel numero ieri di Andy Schleck al Tour. Io sono convinto che lui fosse scattato per fare eventualmente da riferimento per il fratello, messo meglio in classifica. Poi, visto che l'han lasciato fare...
Dietro tutti fermi. Perchè?
Vockler sta già facendo più del suo, doveva stare attento a dosare le forze.
Contador e Sanchez erano senza gambe. Contador poteva tentare di rientrare in discesa, ma ha valutato che non ne valesse la pena.
Cunego - come Vockler - sta già andando a tutta.
Frank Schleck non poteva scattare per ovvi motivi.
Evans ha fatto i miracoli recuperando 1'30'' da solo sul Galibier. Oggi pagherà, bisogna vedere se pagherà di più lui o Andy.
Ma Basso? Che aveva Sylvester Szmyd con lui? Perché non tirare, dopo averci detto fino a ieri che il suo sogno era vincere il Tour? Sulla salita probabilmente più adatta a lui (l'Alpe d'Huez non è così dura)?
E oggi ci dice che il Tour non può più vincerlo. Ha rinunciato, senza averci nemmeno provato.
Molto male. Forse oggi qualcuno salterà (Vockler in primis, uno tra Evans e Andy?) ma sicuramente non sarà sufficiente. Al limite prenderà il podio. Brutto modo di rinunciare ai sogni, senza nemmeno provarci.

giovedì 21 luglio 2011

Libri e biblioteche


Prima c'è stato Raffaele Costa, con L'Italia degli sprechi (1998) e L'Italia dei privilegi (2003).
Poi abbiamo avuto Rizzo e Stella, con La casta (2007) e i vari epigoni successivi.
In questi libri già c'era scritto tutto quanto il fantomatico Spider Truman va postando su Facebook in questi giorni e per il quale c'è tutto questo movimento (358.136 fan ad ora).
Questo dimostra che gli italiani leggono poco, visto che per accorgersi di cose note hanno avuto bisogno di sentirselo dire in féisbuc. Comunque meglio tardi che mai: in effetti finora si è forse sottovalutato che l'elemento di "popolarizzazione" della consapevolezza non può passare solo dalla carta stampata, che ha poco seguito.

Saltando di palo in frasca, pensando agli italiani che leggono poco (solo uno su cinque legge almeno tre libri all'anno), è un ritornello che sento da quando sono nato. Ricordo che alle medie, in un tema in cui dovevo descrivere un problema del mio paese, scrissi che ero stupito che gli ospitalettesi usassero poco la biblioteca: ero rimasto impressionato dal numero di prestiti secondo me basso. Beata ingenuità...
Mi incuriosirebbe capire quanti sono i prestiti per abitante oggi... magari indagherò.

Seguendo lo stream of consciousness di questa sera, a proposito di biblioteca: martedì c'è stata la prima serata di R...Estate in biblioteca, il classico ciclo di incontri estivi che si tengono in biblioteca (anche se martedì per motivi logistici lo spettacolo ha traslocato all'Oratorio).
Non c'è che dire: è proprio "cambiato il vento" a Ospitaletto, con uno spettacolo bello e ben pensato di cui non è sfuggita la matrice, visto l'esordio e la chiusura sulle note di Bella ciao. Al termine l'assessore - visibilmente emozionata - ha commentato: "Questa è la cultura che abbiamo in mente!".
Anche tra gli spettatori si è notato un bel ricambio di facce rispetto agli anni scorsi, a detta di chi ha sempre partecipato, con la giunta presente praticamente al completo.
Sarebbe un peccato se anche la cultura venisse interpretata con spirito di parte. In fondo lo spettacolo sarà pure stato orientato, ma era fatto bene e poteva interessare tutti.
E' anche vero che nelle sette edizioni precedenti non mi sembra di ricordare scelte particolarmente di parte. Visto che c'era praticamente un abbonamento con il prof. Manzoni, direi che i temi erano certamente meno "popolari". Un taglio diverso.

Sempre a proposito di R...Estate in biblioteca, ho notato che stavolta il programma è a firma di assessore e sindaco, mentre gli anni scorsi firmava il presidente della biblioteca. Probabilmente la questione è solo tecnica (la vecchia presidente ha esaurito il mandato, mentre non mi risulta che ci sia stata nessuna nuova nomina), ma io preferisco così: non ho mai compreso bene cosa c'entrasse la biblioteca con rassegne musicali o cinematografiche (quando sono state fatte) se non come location. Credo che sia più logica una firma diretta del Comune, senza passare per altri "tramiti".

martedì 19 luglio 2011

Le Tour

Bel Tour, quest'anno. Tutti ancora lì, livellati (probabilmente verso il basso, ma questo è un bene).
Tifo Evans. Tifavo per lui anche al Giro dell'anno scorso, perché è un campione mai sfiorato da ombre e perché non è uno che fa calcoli.
Proprio per questo secondo me non vincerà. In una delle prossime tre giornate rischia di pagare il lavoro che ha fatto finora, stando sempre davanti, ad ogni tappa, e sfiancando la squadra. E' vero che non ci sono le salite del Giro, ma a lungo andare si paga. E non sono così convinto che dopo tre settimane intense possa andare molto meglio degli altri a cronometro.
Per me vincerà uno degli Schleck, lavorare in coppia è un gran vantaggio. Contador non è tagliato fuori: a cronometro può dare un minuto a tutti, bisogna vedere se ha la forza di recuperarne un altro sulle Alpi. Basso è un gradino sotto, fa presto a dire che ogni vlta che perde qualcosa "non è importante", perché si cumulano secondi su secondi che un non-scattista come lui fa fatica a recuperare.
Staremo a vedere...

giovedì 14 luglio 2011

Varie su Ospitaletto

In riferimento al clima frizzantino che si è improvvisamente acceso su Ospitaletto.org, metto i miei 2 cent.

Sulla piscinanon da ora confermo la mia contrarietà, corroborata da quattro chiacchiere fatte con un amministratore di Gussago che mi raccontava delle difficoltà incontrate da chi ha costruito il centro Le Gocce. E' vero che era una promessa elettorale, ma è quella che vedrei più volentieri disattesa.

Sui dossi, non sono una novità e ce ne saranno ancora. Anche le polemiche sulla loro dimensione non sono particolarmente nuove. Secondo me non sono un male in sé, la maggior parte dei dossi vecchi erano "morbidi" e sopportabili, pur facendo la loro funzione di rallentatori. L'idea degli speed check al posto dei dossi può essere buona per l'effetto "intimidatorio", anche se poi non essendo apparecchiature certificate non possono dare multe, quindi non servono a fare cassa. Certo come prima opera pubblica costruire dei dossi è uno scivolone d'immagine.

Sul PGT, è evidente il conflitto tra le promesse elettorali (non edificare) e quanto costa realizzarle (pare che alcuni oneri di urbanizzazioni promesse nel PGT siano già a bilancio). Non darò la colpa all'amministrazione se deciderà di concedere le edificazioni, ma mi aspetterei almeno un piccolo segnale in merito: scorporare almeno qualcuna delle nuove urbanizzazioni promesse. Se infatti si rinuncia a edificare negli anni prossimi, comunque in qualche modo i denari andranno trovati: si tratta "solo" di anticipare a quest'anno questa filosofia.
Dirò di più: il PGT è lo strumento principe per realizzare una "visione" di un paese, sarebbe brutto abdicare del tutto per motivi economici. Io credo che per dar seguito non solo alle promesse della campagna elettorale, ma anche alle proposte di  un paese più razionale fatte lungo molti anni di opposizione, Sarnico dovrebbe lasciar decadere il PGT e riscriverlo da zero (i tempi tecnici ci sono tutti), in modo da dare gambe e consistenza al nuovo.
Ciò non toglie che si possano mantenere nella nuova proposta alcune delle aree già promesse da Prandelli, in modo da limitare il danno economico, ma non tutte: si sceglieranno le aree che ha senso edificare in base a una visione complessiva, che - si è sempre detto dall'allora opposizione - mancava al centrodestra. Così si faranno differenze tra aree e tra richiedenti? Sì, ma ciò non è un male: è compito della politica saper scegliere, l'importante è giustificare la scelta di un'area invece che di un'altra con criteri razionali, ragionevoli e trasparenti.

mercoledì 13 luglio 2011

Dalla cronaca all'epos

Mi sono imbattuto in questo post, che descrive mirabilmente "la" partita dei Mondiali 2006, Germania-Italia 0-2.
Bei ricordi, che stanno transitando dalla cronaca all'epica.

domenica 10 luglio 2011

Romanticismo a go go

Esterno notte.
La luna viene progressivamente oscurata dai nuvoloni neri.
Nel cielo cominciano a dardeggiare i lampi, prima radi, poi sempre più frequenti.
Un cane ulula. Nel buio si sentono voci che chiamano. Un gatto nero attraversa la strada che porta verso il cimitero.
Arrivati alle prime tombe un pipistrello volteggia nell'aria e si odono i rintocchi di una lontana campana.

Non è il paesaggio di un romanzo gotico stile Frankenstein o Dracula, è la descrizione di una passeggiata a Marcheno due ore fa, prima che si scatenasse il temporale...
E per completezza c'erano anche una scala sotto cui passare (iella nera!) e una coppia di ragazzini che amoreggiavano seduti sulle scale del cimitero, modello Twilight...

domenica 3 luglio 2011

Val di Susa, Valle Giulia

Nuovi scontri oggi in Val di Susa. Non dirò nulla al riguardo che non sia già stato detto: no alla violenza, in ogni forma. In questa storia ci sono dubbi pratici sulla realizzazione del progetti, innegabili lacune di comunicazione, situazione incancrenita, ma a questo punto l'opera s'ha da fare nella legalità e chi si oppone lo può fare altrettanto nella legalità.

Sulla effettiva utilità pratica dell'opera ho i miei dubbi, anche se non ho una posizione definitiva (non sono abbastanza informato). Diciamo che leggendo qui con i vari commenti e link credo che l'opera non sia davvero necessaria, poi una volta che ci sarà ovviamente sarà utilizzata e il lavoro sarà farla funzionare al meglio. Esistono inoltre delle opere "simboliche", come potrebbe essere il corridoio 5 transeuropeo, il cui valore va oltre quello pratico.

Credo inoltre che ci siano alcune domande da farsi che non ho ancora letto da nessuna parte.
Per esempio: la proposta di migliorare il traffico sul Frejus è accettabile dall'UE come parte del corridoio 5, oppure questo prevede esplicitamente un'alta capacità?
Oppure: leggo da qualche parte (non trovo il link) che di là del confine i francesi sono già molto avanti con la costruzione della loro parte di Torino-Lione. Possiamo lasciarli con un binario tronco o è troppo tardi per tirarsi indietro?

Questa parte del discorso però non è quella su cui voglio soffermarmi oggi.
Leggevo due considerazioni interessanti su La Stampa di venerdì, una pro TAV, l'altra anti TAV. Voglio condividere alcune riflessioni al riguardo.

Innanzitutto, entrambe le parti ritengono che sia essenzialmente "l'altra" a usare la forza: Chiamparino parla della "mite determinazione messa in campo per sgomberare i blocchi" contro i "duri" delle frange estremiste; gli anti TAV scrivono che "hanno vinto fin qui le ragioni della forza" e che loro difendono "le ragioni del buon senso e delle generazioni future contro la legge del più forte".

Allo stesso modo, entrambe le parti ritengono non solo di avere ragione, ma di essere anche maggioranza: Chiamparino scrive più volte che la TAV va fatta anche per "rispetto delle opinioni e delle decisioni della maggioranza del Paese", mentre la controparte sostiene che il progetto asseconda "un modello di sviluppo che, col voto referendario, una maggioranza del Paese ha detto di voler ripensare".


Curioso come la stessa situazione possa essere letta in modo diametralmente opposti. Quest'ultimo passaggio sui referendum mi sembra un po' tirato per i capelli, ma mi ha generato un'altra riflessione venerdì sera stesso. Quella sera infatti mi è capitato di vedere su Rai Storia un documentario sugli scontri di Valle Giulia e sulla polemica di Pasolini con i dimostranti. In sostanza, nel 1968 a Valle Giulia gli studenti universitari si scontrarono con la polizia in nome degli ideali ugualitaristici e di giustizia sociale in auge in quei mesi. Pasolini fece notare che in realtà gli universitari erano i figli dei borghesi abbienti (allora studiare all'università era una cosa d'élite), che non vivevano nelle loro famiglie quegli ideali che propagandavano dall'alto delle loro sicurezze economiche, dell'essere "figli di papà", anzi questi studenti prendevano a sassate i poliziotti che spesso erano proletari e allora percepivano uno stipendio da fame.

Io non so se i black bloc di oggi siano "figli di papà", non è questo che mi interessa. Mi chiedo però se questi dimostranti siano pronti davvero ad accettare di perdere le loro certezze in nome di un nuovo modello di sviluppo alternativo a quello vecchio, consumistico, di cui tutti loro hanno ampiamente goduto.
Chiamparino conclude che "questa è soprattutto una sfida fra chi pensa che possa esistere un percorso di crescita sostenibile in Paesi di antica industrializzazione come l’Italia, e chi ritiene che l’unica strada sia, nei fatti, la decrescita ovvero la gestione del declino", attribuendo ai no-TAV un modello ravvisabile nella cosiddetta "decrescita felice". Questa non è indolore, e magari a tanti non piace consumare meno energia, ridurre il tenore di vita livelli sostenibili e via discorrendo.
Ecco la stessa domanda insita nelle righe di Pasolini: voi che protestate, siete pronti ad applicare a voi stessi i modelli, il cambiamento di modello di sviluppo che chiedete?

Lo scrivo anche per esperienza personale: sto comprando e preparando la mia futura casa, vedo come è difficile resistere alla tentazione di farci stare tutto, di non rinunciare alle comodità, di volere un pochino di più.

p.s. un'ultima chiosa da cattolico: il "bene comune", per un cristiano, non è il bene della maggioranza, è il bene di tutti e di ciascuno. Anche per questo faccio fatica a trovare una posizione sull'argomento TAV.