mercoledì 27 luglio 2011

Giorgio il largo

Ieri il richiamo di Napolitano sulla presunta delocalizzazione dei ministeri. Leggo su un titolo del Corriere che ci sarebbero "preoccupazioni di ordine giuridico e politico".

A me sembra che il Presidente della Repubblica si stia "allargando" un po' troppo nelle sue funzioni.
E' evidente a tutti la sua meritoria funzione di "supplenza" ad un'azione di governo esercitata sempre più debolmente dall'esecutivo, per esempio in occasione della finanziaria lampo di due settimane fa. Il Presidente ha inoltre contribuito più volte a far sentire la voce dell'Italia, anche in ambito internazionale (si pensi alla missione in Libia), sovrastando con la sua voce i vari distinguo dei nostri politici.
A questa attività contingente, legata alla debolezza del governo, si accompagna inoltre il ruolo di richiamo morale, di baluardo istituzionale del buon senso con cui dispensa parole sagge, ruolo questo incarnato anche da Ciampi.

Mi pare però che a queste attività meritorie - alcune tipiche per un Presidente, altre da lui interpretate con piglio personale - si accompagni un interventismo che ha dell'eccessivo. Non si contano infatti i messaggi e i comunicati su vari argomenti.
E' invalso inoltre l'uso da parte dello staff quirinalizio di vagliare le leggi e soprattutto i decreti prima ancora dell'approvazione. Se da una parte questo può risparmiare tempo al governo, che evita di approvare qualcosa per poi vederselo respingere, d'altra parte siamo ai limiti delle prerogative presidenziali: il Presidente non può intervenire nella stesura di una legge, ma solo valutarne la costituzionalità.

Men che meno, come in questo caso, dovrebbe esprimere giudizi politici sugli atti del governo: la Presidenza della Repubblica è un organo di garanzia, non può essere una parte attiva del gioco.
Tanto più che così si dà rilevanza istituzionale a una stupidaggine elettorale della Lega, fatta ad uso e consumo del sindaco di Monza, a rischio rielezione il prossimo anno.

Aggiornamento 29/7: ieri è stata diffusa la lettera di Napolitano, che in effetti contesta una presunta incostituzionalità. A parte il fatto che nel merito non credo che la Costituzione vieti di fare uffici in posti diversi da Roma, visto che la sede del ministero e ancora nel Lazio, continuo a pensare che sia una tempesta in un bicchier d'acqua e persino un favore fatto al governo, spostando l'attenzione da problemi ben più pressanti.

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