lunedì 28 febbraio 2011

Scuola pubblica e scuola privata

I discorsi di ieri sulla scuola del nostro Presidente del Consiglio mi hanno ispirato qualche pensiero sul nostro sistema scolastico.
Il merito delle affermazioni si commenta da solo, e non ha nemmeno senso spenderci troppo tempo.
Riguardo al tema del rapporto tra scuola pubblica e privata, mi è capitato di parlare con un'insegnante della pubblica, che ha iscritto una figlia alla scuola privata. Lei sosteneva che sarebbe giusto non far pagare le tasse sulla scuola a chi iscrive i figli alle private, poiché non si usa un servizio, quindi non lo si deve pagare.
E' necessario secondo me distinguere il discorso tra scuola dell'obbligo e livelli superiori.

La scuola dell'obbligo è non solo un obbligo, ma un diritto del cittadino, e come tale va garantita a chiunque, anche a chi non se lo può permettere, così come a chi preferisce un altro tipo di scuola.
Non può quindi essere accettata l'idea di pagare solo se si usufruisce del servizio: ribaltando il discorso, vorrebbe dire che chi non se lo può permettere non ha diritto al servizio stesso. E non vale sostenere che in questo caso avrebbero accesso alla scuola in base al diritto all'istruzione, perché se è un diritto fondamentale è giusto che tutta la comunità contribuisca a pagarlo.
Sarebbe come dire che deve pagare le tasse per finanziare gli ospedali solo chi li usa, cioè i malati. Nel momento in cui però dovesse ammalarsi anche uno sano, gli piace trovare un ospedale pronto...
In definitiva, quindi, i diritti fondamentali, come l'istruzione e la salute, vanno sostenuti comunitariamente, indipendentemente dalle decisioni e dagli apprezzamenti personali.

Il discorso cambia quando si parla di scuole superiori o università. In quel caso, lo Stato - ovvero la collettività - non è obbligato a far trovare la scuola a chi la desidera. Questo si vede molto bene quando si pensa che ci sono molti indirizzi di superiori, e non tutti i ragazzi hanno a disposizione, vicino a casa, tutti gli indirizzi in scuole pubbliche. Questo sta nella normalità delle cose, e le scuole paritarie in questo caso completano l'offerta. Spesse volte, chi iscrive un figlio alla scuola privata non lo fa allora per una scelta a fronte di una compatibile offerta pubblica, ma "costretto" da considerazioni pratiche. Non sono pochi anche i casi, comunque, in cui la scuola viene scelta per altre convinzioni (di solito si tratta delle scuole religiose).
Per le scuole oltre l'obbligo e l'università potrei essere d'accordo sul fatto di garantire la libertà di scelta - un valore importante - anche con detassazioni. In questo caso infatti viene meno il contrasto con il diritto allo studio generale, che prevale nelle scuole dell'obbligo.

Dico che "sarei" d'accordo solo a patto che si risolva contestualmente il problema dei "diplomifici". Tra le scuole superiori, infatti, è purtroppo molto diffuso il fenomendo di scuole private di dubbia reputazione, quelle dei famigerati "due anni in uno", oppure con indirizzi che vedono aumentare il numero degli iscritti di anno in anno, man mano che raccolgono "transfughi" da altre scuole. Non so quanti siano i "diplomifici" in rapporto agli istututi seri, ma di certo non sono pochi, chiunque bazzichi un po' l'ambiente scolastico lo sa.
Il tema delle risorse per la scuola è troppo serio per potersi permettere dispersioni verso approfittatori e furbetti di ogni risma. Secondo me non si potrà mettere mano al tema della libertà di scelta solo dopo - o al massimo contestualmente - aver riformato in maniera drastica il sistema di controllo degli istituti paritari. Basta con gli esami di maturità sostenuti in sede con commissioni interne, per esempio, e test Invalsi estesi alle superiori, effettuati fuori sede o da commissioni esterne (più facile la prima, per via dei costi) e resi pubblici per tutte le scuole.

Allargando l'orizzonte, si potrebbe mirare all'introduzione del merito come discriminante per il sostegno alla libertà di scelta, un po' come nelle università statunitensi, in cui gli studenti più meritevoli vincono le borse di studio finanziate (anche) con le rette - alte - di chi non riesce ad entrare per merito, ma vuole comunque fare l'università.
A tal riguardo, segnalo la lettura di questo interessante articolo del Sole 24 Ore che fa il punto sui metodi di valutazione scolastici. Argomento amplissimo, che ci porterebbe comunque fuori da quanto dibattuto per oggi.

martedì 22 febbraio 2011

Figli di (ness)uno

Una delle notizie della scorsa settimana è la cauta apertura, da parte della Cassazione, alle adozioni di singoli (e non solo da parte di coppie). Notizia che merita dibattiti ben più della nauseabonda situazione politica.

Anzitutto, il fatto che anche stavolta - come nel caso della povera Eluana - siano i giudici a dover pungolare il legislatore a riempire una vacatio legis è un ennesimo segnale di quanto povero sia il nostro dibattito pubblico e poco lungimiranti i nostri governanti.

Entrando più nel merito, ci sono almeno due punti da considerare.

1. La "legge naturale"
Sulle adozioni, come su molte altre materie eticamente sensibili, conosciamo la posizione della Chiesa: bisogna rispettare la "legge naturale" inscritta da Dio nel cuore di ogni uomo, che precede qualsiasi opzione legislativa umana. Al riguardo, la "legge naturale" prevederebbe la presenza di due genitori di sesso opposto.
Io sono affascinato da questa "legge naturale", mi piace pensare che esista davvero e che sia logico che esista, ma sono abbastanza perplesso sul fatto che la legislazione, diciamo così, "positiva" vi si debba uniformare, specialmente in casi che riguardano esclusivamente la libertà di un singolo. Capisco le perplessità che può creare l'asserzione di una "legge naturale" di natura divina, che sembra essere più una questione di fede che non di codici.
In questo caso, però, trovo che l'argomento della "legge naturale" sia particolarmente convincente.
E' esperienza di tutti - ma proprio tutti! - quella di avere un padre e una madre biologici. Potranno essere magari scomparsi dalla vita di alcuni bambini, ma è certo che tutti sono stati concepiti da due persone di sesso opposto. E' scritto, se non nell'anima, nei geni di ciascuno.
Provando ad analizzare la questione dal punto di vista scientifico, inoltre, in natura esistono anche forme di riproduzione asessuate. Quella sessuata (quindi con mamma e papà) è però praticamente l'unica diffusa tra gli animali superiori, compreso l'uomo. Anche "darwinisticamente" parlando, quindi, sembra che la presenza di due genitori di sesso opposto sia la modalità più efficiente di riproduzione, quella che si è perpetuata e diffusa sempre più, tanto più per le specie complesse. Insomma, la presenza di due genitori sembra essere la forma più "naturale" di rapporto genitore-figlio.
Anche nella crescita, gli animali più vicini all'uomo - i primati superiori, come gorilla e scimpanzè - vedono i cuccioli crescere in branchi, in cui sono presenti sia le femmine, cui spetta l'allattamento, sia i maschi, cui spetta la difesa del branco stesso. Uno schema assai simile a quello tradizionale umano fino a pochi decenni fa. E' vero che non c'è una figura singola di "padre", anche perchè praticando gli animali la poligamia sarebbe difficile distinguerlo, ma i giovani cuccioli crescono con entrambi i modelli maschile e femminile ben presenti.
Sull'argomento della genitorialità, quindi, sembra giustificabile addurre una ragionevolezza della "legge naturale".

2. Il principio di precauzione
Se comunque non bastasse, io credo che quando le scelte non riguardano esclusivamente una persona singola (che prende decisioni per sè), ma possono avere ricadute su soggetti deboli - in questo caso i bambini - sia  necessario andarci con i piedi di piombo.
Bisogna quindi essere assolutamente sicuri che i bambini non abbiano nessun danno o difficoltà o svantaggio venedo affidati a un genitore singolo invece che a una coppia. Oggi come oggi, possiamo mettere la mano sul fuoco sul fatto che sia così? Io credo che nessuno di noi, potendo scegliere, preferirebbe (o avrebbe preferito) avere un solo genitore invece che due. Ci sono casi in cui uno dei genitori, o tutti e due, si comporta(no) in modo tale da danneggiare profondamente il figlio, ma conosciamo tutti altrettanti o più casi in cui la perdita di un genitore è un evento traumatico, di cui - ça va sans dire - si avrebbe fatto volenteri a meno.
A pari condizioni (diciamo con genitori "medi"), è possibile scegliere il singolo invece che la coppia, per il bene del bambino? E se poi questo bimbo, arrivato all'età della ragione, manifestasse una preferenza per una scelta diversa? Siamo assolutamente certi che questa scelta non provochi scompensi durante la crescita, insomma svantaggi? Io non dico che questo debba succedere per forza, conosco tante bravissime persone cresciute da un singolo genitore, anzi magari un giorno capiremo che un genitore solo è addirittura meglio (ne dubito...). Mi chiedo però se abbiamo abbastanza dati - a livello di sociologia - per escludere in maniera assoluta uno svantaggio nei confronti di chi cresca in quella che oggi è una famiglia tradizionale.
Per ora quindi continuerei con una situazione consolidata. Esempi di figli cresciuti da single "per scelta", non orfani, sono molto recenti, non risalgono di solito a più di 25 anni fa. Se fra tot anni, quando ci sarà quello che si chiama un "campione significativo", la sociologia ci dirà che il numero di genitori è assolutamente  indifferente rispetto alla crescita e alle possibilità del figlio, ben volentieri cambieremo la legge.

Tra l'altro mi sembra che il problema si ponga in maniera relativa: in Italia ci sono molti più genitori in lista d'attesa che non bambini adottabili. Se fosse il contrario, un genitore è meglio di nessuno e si potrebbero aprire le liste anche ai singoli. Oggi come oggi, si potrebbero con questo criterio rendere adottabili ai singoli minori che sono di difficile adozione da parte delle coppie (ragazzi già grandi o simili).

Non discuto nemmeno sul desiderio di paternità-maternità di singoli che pretenderebbero di far diventare un loro diritto il fatto di avere un figlio. La genitorialità non è un diritto, nel modo più assoluto, allo stesso modo in cui un bambino non è un oggetto.

mercoledì 16 febbraio 2011

Futuristi mal di pancia

Solo una nota su FLI, che appena nato ha già le sue fibrillazioni e sembra molto incerto nei suoi primi passi.
La convention fondativa di Milano ha segnato chiaramente la posizione: un partito di centro-destra, alternativo alla sinistra, ma non in questo centro-destra berlusconiano. Bene, è così che deve essere. Tutti gli interventi, anche quelli dei "falchi" e di Fini stesso, hanno confermato la cosa.
Allora non capisco i mal di pancia delle "colombe": nel merito non capisco proprio dove stanno le divergenze sull'ancoraggio a destra. Solo lotte per le seggiole, allora? Peccato...

domenica 13 febbraio 2011

La legge e la Legge

La lettura di questo post sul blog del vaticanista Luigi Accattoli, unita all'ascolto del Vangelo di oggi e alla lettura di quello dei giorni scorsi,  mi fa riflettere sul tema delle regole e della loro applicazione.
In particolare, questo passaggio particolarmente crudo induce a riflettere: "Chi si trova a gestire le mense e gli altri centri finisce per gestirli come se fossero dei campi di concentramento: non puoi soddisfare i desideri di uno o dovresti soddisfare quelli di tutti, devi diventare rigido, tutti devono essere trattati da uguali, nel senso peggiore."

Chiunque abbia responsabilità nel mondo del volontariato - me compreso - sa che a volte è necessario dire dei no. La giustificazione più frequente è che "non è giusto" fare dei favoritismi, che a uno si dica di dì e a un altro di no. Questo ragionamento, ampliato,  diventa il discorso del virgolettato: "non puoi soddisfare i desideri di uno o dovresti soddisfare quelli di tutti".
Ma, nel contempo, è giusto omettere di fare del bene possibile con questa motivazione? Non diventa peccato di omissione? La Legge del Signore è legge d'Amore: questa legge deve stare al di sopra di tutti i codici, i codicilli e le regole che ci imponiamo, o corriamo il rischio di diventare farisaici.

Lo stesso Gesù non ha guarito tutti i malati di Israele: ciò però non gli ha impedito di guarirne alcuni. Egli non ha risposto "non posso aiutare te, dovrei aiutare tutti gli altri" alla donna sirofenicia che chiedeva aiuto per la figlia (Mc 7, 24-30).
Nello stesso tempo, chi di noi non si è mai interrogato sulla logica, sulla giustizia dei miracoli? Perché ad alcuni sì e ad altri no? La logica divina non può essere (s)piegata con la logica umana.

Io credo che anche noi che rivestiamo una responsabilità dobbiamo stare attenti a non nasconderci dietro le regole: non tutto ciò che è legalmente corretto lo è anche moralmente. Forse è il caso di valutare una volta di più l'urgenza delle richieste, il fatto che possano essere gestite dentro le regole magari in momenti diversi, o se invece possano essere oggetto di eccezioni: è il sabato ad essere fatto per l'Uomo, non viceversa.
Certo, questo è più impegnativo: richiede il discernimento, e richiede di prendersi delle responsabilità personali, e non delegate al regolamento. Ma proprio per questo può essere anche una occasione di crescita per ciascuno.
Mi riprometto di applicare più spesso questo metodo, cospargendomi il capo di cenere per quando non l'ho fatto.

lunedì 7 febbraio 2011

Giochi di carte

...e di cartine.
L'ultimo volantino della Lega puntava sulle mappe di Ospitaletto per dimostrare una cosa francamente indimostrabile, ovvero la marginalità dell'espansione urbanistica negli anni di governo Prandelli.
L'ultimo numero cartaceo di Ospitaletto.org, di marca molto PD come numero di articoli (dalla fotointervista in prima pagina al contributo del circolo Aldo Moro di cui andiamo a parlare) ha risposto con un'altra cartina, che ovviamente mostra invece il contrario, con gli "scempi" di Lega e Pdl.
Secondo me entrambe le pubblicazioni sono viziate da qualche "trucchetto" che ne inficia la corretta lettura.

Per quel che riguarda le mappe della Lega, esse presentano in vari colori  l'espansione del paese dal secondo dopoguerra al 1994, lascando intendere che le edificazioni successive (in cui Prandelli ha qualche ruolo...) sarebbero responsabili solo dei pochi terreni edificati non "colorati" nelle foto aeree. Non si può dire che  tecnicamente ci sia nulla di falso. Però qualche appunto in stile "legenda alla cartina" si può trovare.



  • Anzitutto, la foto utilizzata è effettivamente aggiornata, ma bisognerà fare una nuova foto fra qualche anno, quando anche le ultime urbanizzazioni deliberate dall'attuale giunta verranno a compimento, per avere  un'idea più completa dell'effettiva espansione ai margini del paese;


  • Inoltre, lasciar pensare che le zone colorate - urbanizzate entro il 1994 - ricadono sotto la responsabilità di Amministrazioni precedenti non è sempre vero, perché sono state fatte anche speculazioni su territori già urbanizzati, come sul terreno delle vecchie scuole. Non ci sono solo gli ampliamenti, quindi, ma anche i cambi di destinazione o di densità abitativa di aree già edificate a mettere nel conto a Prandelli (e non solo a lui: si pensi ad esempio al "recupero" della cascina Bergamini).


  • L'accenno alle scuole ci permette di leggere la cartina anche da un altro punto di vista, quello dei servizi. L'area "colorata", del paese pre-1994, comprende praticamente tutti i servizi, dal ricovero alla piscina, dal depuratore allo stadio, dall'Oratorio all'ASL, oltre a tutti i parchi. Questo ha due chiavi di lettura: la prima è che nell'amministrazione Prandelli ci sia stata una sostanziale stagnazione dei nuovi servizi (giustificabile almeno in parte con la quantità di risorse assorbite dalla scuola nuova, che però non è un "nuovo" servizio; idem dicasi per la sede della Croce Verde), la seconda è che il "peso" delle urbanizzazioni compiute negli anni è diverso: quelle di Prandelli sono state praticamente solo abitative. Questo si legge anche nell'impennata demografica degli ultimi dieci anni: si saranno urbanizzate relativamente poche aree, rispetto alla dimensione del paese, ma lo si è fatto costruendo molte abitazioni e tendenzialmente più piccole delle case dei nostri padri (questa è esperienza comune), mentre prima si alternavano spazi pubblici, parchi, servizi a zone con case probbilmente meno dense di quelle nuove.


La mappa proposta su Ospitaletto.org dal circolo Aldo Moro, invece, non è una novità, mi sembra di averla già vista in passato non so se a qualche assemblea o su qualche volantino del PD. In questo caso la situazione dovrebbe essere di lettura più immediata, riportando in rosso le urbanizzazioni prandelliane. Anche qui qualche appunto.


  • Ovviamente anche qui si tira l'acqua al proprio mulino, e mi pare che l'idea di fondo sia stata quella di segnalare tutte le zolle di terra a cui si sia anche solo pensato di mettere mano negli ultimi 10 anni. in questo modo, però, si finisce per fare l'errore contrario a quello delle mappe leghiste, colorando anche zone fisicamente edificate sotto l'amministrazione Prandelli ma la cui urbanizzazione fu deliberata ancora dal PRG Pasini, come quella in via Pontoglio e limitrofe, o una tranche del nuovo vilaggio S. Caterina. Il PRG Pasini, infatti, aveva previsto 5 o 6 "piani di espansione", tanto che Prandelli ebbe buon gioco - 5 anni fa - a dire in campagna elettorale una cosa tecnicamente vera, cioè che nessuna delle gru che allora si vedevano in paese era stata deliberata dalla sua amministrazione. (Certo adesso non potrà più dire una cosa simile...)


  • Inoltre si segnalano senza distinzione aree ben diverse fra loro: dalle scuole nuove (aree che bene o male corrispondono a un servizio) all'area tra via Trepola e via Pio da Pietralcina, su cui vale l'autorizzazione a costruire capannoni ma non al posto di campi, bensì al posto di vecchi allevamenti di polli in disuso (è degrado del territorio questo o riqualificazione, come sostiene la giunta?). Queste aree finiscono segnalate insieme alle più becere speculazioni edilizie a ridosso dell'autostrada, senza distinzione alcuna.


  • Infine ci sono aree che segnalare è quantomeno fantasioso: i due "baffi" rossi a sud della mappa dovrebbero indicare, se non ricordo male dalla prima volta che avevo visto la mappa con una legenda un po' più accurata, l'Alta Capacità ferroviaria, che - oltre a non esserci ancora - attribuire a Prandelli sarebbe abbastanza improprio. A nord, invece, spicca l'espansione della Kriotrans, opera anch'essa ancora eventuale, che è congelata per via della crisi e chissà mai quando - e se - se ne riparlerà. E se non si facesse, non so se sarei contento, per i posti di lavoro che si perderebbero.

sabato 5 febbraio 2011

Citazione

Poco tempo per scrivere, ultimamente...
Però ho trovato il tempo di leggere cose interessanti.
Condivido con voi questo post, che pone questioni scomode ma ineludibili. Avevo fatto una riflessione simile qui per quel che riguarda la meritocrazia... E' un bel dilemma: che si fa con chi è "meno bravo" o "meno meritevole" di altri? La retorica del "far fare a ciascuno ciò che gli riesce bene" non vale, perché è velleitaria - non sempre si realizza ciò che si vuole - e perché obiettivamente ci sarà sempre qualcuno peggiore di altri.
Ecco che secondo me potrebbero entrare in atto delle solidarietà di reti sociali intermedie non statali (cooperative, parrocchie ecc.): questo è il campo della sussidiarietà.
Insomma, liberali nel grande quadro complessivo, sociali nei rapporti di vicinanza.