venerdì 26 agosto 2016

L'illusione della scolarizzazione progressiva

Ci sono stati e ci sono molti dibattiti, alla luce della Brexit, di Trump, dei populismi che avanzano minacciosi per l'Europa. Alcuni di questi dibattiti hanno anche osato intaccare un totem delle democrazie moderne, il suffragio universale. Qui, qui, qui e qui alcuni esempi del dibattito.
Per ora siamo solo a livello di disquisizioni teoriche, ma il principio è sempre quello: stabilire una "soglia minima" per votare, con un esame di cittadinanza, un "peso" differente a seconda delle competenze eccetera.

A me sembra un po' un discorso da snob frustrati perché il mondo non va come si vorrebbe. Intendiamoci: anche a me non piace come va il mondo, ma non credo che porre limiti al suffragio sia una strada praticabile, anche se spesso mi tenta. Non lo credo perché se provo a pensare a un modo pratico di porre questi limiti non mi viene in mente nulla di oggettivo. Chi scrive i test? Chi decide chi sono i "competenti"? Insomma, secondo me la scelta è tra il suffragio universale e l'arbitrio, e allora mi tengo il primo.

Detto ciò, però, vedo i problemi e non posso fare a meno di chiedermi da dove vengono. Cosa abbiamo sbagliato?
Secondo me nel pensiero ottocentesco che ha accompagnato l'espansione della democrazia c'era una valutazione troppo ottimistica della razionalità delle persone. Il diritto di voto è stato man mano allargato, più o meno di pari passo con la scolarizzazione. Si pensava che man mano che le classi popolari avrebbero avuto accesso ad un'istruzione, ciò sarebbe stato sufficiente per votare "bene", a ragion veduta. Si pensava che le persone non fossero irrazionali, stupide, egoiste o umorali, ma semplicemente illetterate. Una volta risolto il problema educativo si avrebbero automaticamente ottenute persone in grado di votare (e vivere) coscienziosamente.

Gli ultimi cinquant'anni hanno smentito quest'ipotesi.

Negli ultimi decenni la popolazione ha avuto ampio accesso alla scuola e all'istruzione, ma le sacche di stupidità, di poca intelligenza, di egoismo e di irrazionalità sono rimaste ben diffuse. Nonostante i titoli di studio continuino a diffondersi, la gente non è meno "ggente", se mi si passa il gioco di parole.

Perché? Ci sono due possibili risposte.
Una è pensare che l'umanità (o meglio: una parte degli uomini) sia irrimediabilmente bacata, egoista, miope, e che non ci sia istruzione o educazione che tenga.
L'altra è pensare che in realtà siamo di fronte a un fallimento educativo, che l'istruzione e l'educazione che forniamo non siano fatte bene.

Visto che la soluzione 1 porterebbe semplicemente a sedersi in riva al fiume con la pipa in bocca, preferisco pensare alla 2 e continuare a cercare di fornire il mio piccolo contributo educativo a questo mondo.

mercoledì 24 agosto 2016

Preghiera

Una preghiera per la nostra parrocchia, il nostro oratorio, il parroco e il curato. Che lo Spirito li illumini.

mercoledì 17 agosto 2016

Momenti olimpici

La cosa che mi è piaciuta di più è stato vedere tutti gli allenatori e tuffatori di altre nazioni andare a complimentarsi con Tania Cagnotto dopo la medaglia.
E' bello vedere una tale stima. Si vede che parliamo di una bella persona, oltre che di un'atleta fantastica.
Avrebbe meritato la stessa cosa anche la Ferrari. Ma il rimpianto vero è per Londra, qui poteva non starci.

martedì 2 agosto 2016

Il ballottaggio come forma di filtro

Ritorno sul ballottaggio, di cui parlavo qualche giorno fa. Sono in una fase in cui me ne sono praticamente innamorato, e oggi gli attribuirò proprietà taumaturgiche varie, tra cui quella di salvare la democrazia.

Prima di tutto, uno sguardo a questa tabella. Come si vede, Hitler prese il potere in Germania senza avere la maggioranza dei voti: al più arrivò al 43%, mai al 50%.
Poi, riportiamo alla mente quanto successe nel 2002 in Francia. Nel 2002 il candidato di estrema destra non potè sfondare al ballottaggio per l'opposizione congiunta dei candidati di destra e sinistra, che si unirono contro Le Pen.

Mi pare chiaro che il ballottaggio, oltre a conferire una legittimazione popolare ad una maggioranza parlamentare magari assente al primo turno, può fare da argine a proposte evidentemente inaccettabili, permettendo all'elettorato di "correre ai ripari" dopo il primo turno. E' quello che è successo in Francia alle regionali del 2015 e in Austria di recente, al netto delle successive decisioni legali: il candidato dell'"arco costituzionale" ha recuperato un distacco notevole dal candidato di estrema destra.
Se c'è un ballottaggio, un candidato "pericoloso" o "impresentabile" deve davvero raggiungere il 50% dei voti per prendere il potere. Laddove c'è un proporzionale o un premio di maggioranza, o anche un uninominale secco, non è così, la soglia può essere più bassa. In Polonia il partito di estrema destra governa con il 37.5% dei voti, per esempio.

In un certo senso anche in America il bipolarismo permette meccanismi di questo tipo: l'elezione presidenziale corrisponde a un ballottaggio sui generis, in cui in effetti i candidati più estremi come McGovern e Goldwater sono sempre stati emarginati. A novembre vedremo se il "filtro" reggerà ancora, o se Trump sarà in grado di raggiungere il 50%.

Io non rinuncerei a cuor leggero a un simile meccanismo di salvaguardia, specie con questi chiari di luna.
Non certo solo perché in Italia Salvini fa l'utile idiota di Grillo e rischia di far vincere i 5 Stelle. Non mi pare un motivo sufficiente. Lo strumento in sé mi sembra più che buono, se poi gli italiani non lo sapranno usare, ce lo saremo meritato.