mercoledì 19 settembre 2018

Noi uomini siamo pericolosi

La prendo alla larga. Dieci giorni fa ho visto la Continental Cup di atletica. La gara conclusiva era la staffetta 4x400m mista: due uomini e due donne. E' stato abbastanza impressionante vedere la differenza di prestazioni tra uomini e donne.

Veniamo a noi. Domenica ero a spasso sul sentiero della Franciacorta. A un certo punto, da lontano, sento una voce femminile che urla "Basta! Basta! Basta!", frammista a altre concitate voci.
Mi avvicino alla strada. Ci sono due auto parcheggiate al bordo della carreggiata. Sula prima, una ragazza è al posto di guida. E' appoggiata al finestrino, con la testa fra le braccia, piange e singhiozza. Al suo fianco un uomo in bermuda, a torso nudo, ce l'ha con lei, le parla contro. C'è inoltre una signora, credo la madre della ragazza (da qui in poi farò quest'ipotesi), che guidava la seconda auto ma è scesa.
Mentre passo la scena si cheta leggermente. La madre mi guarda, aspetta che sia passato, forse ha un po' vergogna di tutta la scenata che sta succedendo.
Attraverso la strada e riprendo il sentiero. Subito dopo il litigio riprende. Lui inveisce : "Puttana! Puttana! Puttana!". La madre lo fa scendere dall'auto. Si vede che è una donna energica, ed esercita un certo ascendente su di lui, che le obbedisce pur essendo visibilmente alterato, aggressivo ed arrabbiato. Lo fa salire sulla sua auto. Nella conversazione urlata, percepisco la madre che dice "andiamo! Io non ho le chiavi per entrare", forse a casa dei due giovani. Forse intende che lo chiuderà fuori di casa? Lui di nuovo scende dall'auto della suocera e si dirige verso la prima auto. Continua a urlare. Sento anche una minaccia, "stanotte te la faccio pagare". Di nuovo la madre fa scendere l'uomo e lo riporta verso la sua auto.
Estraggo il cellulare, digito il 112. Però non so esattamente dove siamo, non conosco la via di riferimento, sono su un sentiero. Faccio mente locale, nel giro di qualche decina di secondi le due auto ripartono. Con il senno di poi avrei dovuto prendere le targhe. Speriamo che vada tutto bene.

E mi trovo a pensare. In questi casi è facile cadere nel victim blaming. Capiamoci, queste cose non dovrebbero mai succedere.
Quello che non capisco è il meccanismo a monte. Io non ci credo che una persona dà fuori di matto così, di punto in bianco. Pensando anche alla mia esperienza, posso dire che fin da adolescenti si vedono i ragazzi maneschi, bulli, aggressivi, violenti. Com'è possibile che una donna, in fase di corteggiamento, di primi approcci, possa trovare attraente una persona che ha di questi atteggiamenti? Certo, non con lei: con gli altri. Ma "con me è diverso" non funziona. Non è una garanzia, per nulla.
L'unica cosa che mi viene in mente sono certi meccanismi da adolescenti, da scuola media, per cui la bellona della classe (spesso un po' oca) si mette con il bullo di turno perché "è figo". Alle scuole medie magari puoi anche pensare che quello è figo e fa ridere tanto, ridicolizzando i più deboli. Ma crescendo si capisce - spero - che fare il bullo vuol dire compiere del male, e chi o fa è quindi una persona capace di male, di violenza. Non posso pensare che le donne non vedano questa cosa, quando si approcciano con una persona. Prima che sia troppo tardi (e se ci vivi assieme è troppo tardi: lui sa dove lavori, che vita fai, come trovarti, ti è sempre contiguo). Una donna che conosco dice che non so quanto è forte lo spirito da crocerossine. Sarà.

E quando un uomo è capace di fare del male, ha un vantaggio naturale nei confronti della donna: è più forte. Lo è costituzionalmente - torniamo alla staffetta mista. Certo, siamo tutti uguali per dignità e diritti. Ma la differenza sessuale esiste, e non è solo che tu donna hai l'utero e lui il pisello. Lui è anche più forte di te. C'è poco da fare. E allora se vorrà usare violenza lo potrà fare con una certa facilità.
Andrebbe spiegato alle adolescenti: noi uomini siamo pericolosi. Lo siamo perché siamo più forti di voi. Per questo bisogna essere prudenti. Quando ci si lega a una persona, dandogli le chiavi della propria vita, bisogna essere assolutamente certi che non sia una persona capace di violenza. Che non abbia scatti d'ira. Che non ami menare le mani. Perché finché lo fa con gli altri, ok. E se domani toccasse a te?
Dice: ma con le persone bisogna ragionare, parlarci, provare a capirli, a calmarli. Non possiamo ragionare solo basandoci sulla forza bruta, non sitiamo mica parlando di animali! Certo. Per questo dico che bisogna essere certi che il possibile futuro partner non ragioni come un animale.

Si potrebbe allargare il discorso parlando del fatto di quanto possa essere affidabile un uomo che sta con una donna ingannadone un'altra, e se già questo non sia in sé un fare del male, ma non è il momento. In questa sede mi interessa solamente l'aspetto fisico, animale.

lunedì 17 settembre 2018

Il secolo dello spegnimento dei lumi (2)

Titolo questo post come il precedente. In comune hanno poco (o forse no, non l'ho ancora focalizzato) se non l'atmosfera.
Ho trovato queste parole di monsignor Georg Gaenswein, storico braccio destro di Benedetto XVI. Le trovo belle, le offro.
Dell'Opzione Benedetto, di cui parla Gaenswein, avevo già accennato qui. E' un'opzione per il futuro, una delle possibili.
Nel mentre sto leggendo il saggio Chiesa e democrazia, di Antonio Acerbi. Ho apena finito di leggere la parte su Maritain. Un gigante. Posizioni complesse, per cui forse non ho la preparazione sufficiente, ma si capisce che ha fatto uno sforzo intellettuale titanico.
Ecco, leggendo le parole di mons. Georg - e quelle di Benedetto XVI da lui riportate - non posso fare a meno di confrontarle con l'idea personalista di una società democratica fondata su valori morali, essenzialmente cristiani.
Mi pare che la posizione di Maritain potesse andar bene quando la mentalità cristiana era comunque un idem sentire di fondo, e mi sembra che lui fosse molto eurocentrico come visione. Anche la libertà di pensiero e di religione - in Maritain - funzionava finché comunque la maggioranza sceglieva liberamente un approccio cristiano (più o meno praticante, non importa).
Man mano che ciò non avviene più, e ci confrontiamo sempre più spesso con altre religioni, mi chiedo quale sia l'approccio teoretico che dovremmo utilizzare. E si torna all'Opzione Benedetto.

mercoledì 5 settembre 2018

Il secolo dello spegnimento dei lumi

Ottima lettura, molto interessante.
Mi trovo d'accordo in parecchi punti con Sofri, che fa un'acuta disamina pessimistica dell'attuale "spirito del tempo".
Mi sembra che però pecchi sull'analisi delle cause, ma forse non gli interessa peritarsene, in quella sede.*
Nemmeno io ho le forze di analizzare un fenomeno così epocale. Metto giù solo alcuni spunti, so già disordinati.
Intanto, il discorso non è nuovo. Ricordo bene il discorso sull'individualismo edonista di cui si incolpavano gli anni '80 e le televisioni private, e poi Berlusconi che sdogana l'essere più furbi.
Per le epoche precedenti non posso avere memoria, per ragioni anagrafiche. Per quel che so, mi pare che una fetta di colpa l'abbiano il '68 e i moti radical/libertari. Abbattere i tabù, che erano molti e vetusti, ma che comprendevano alcune delle remore sociali che Sofri rimpiange, ha buttato il bambino (il senso di responsabilità nei confronti del prossimo) con l'acqua sporca (il fatto di "doversi" comportare in un certo modo, in ogni caso e per imposizione esterna).