domenica 28 dicembre 2014

Senza assessore al bilancio

Ho letto i vari articoli di stampa e sul web sulle nuove dimissioni di Bordonaro, dopo quelle dell'estate dello scorso anno.

L'idea che mi sono fatto è la seguente.

  1. Non ho capito bene le motivazioni. L'impressione leggendo gli articoli è che in due parole sia "me ne vado perché non si fa come dico io", ma sicuramente c'è qualcosa di ben più consistente.

  2. Certamente adesso alcune lungaggini su cui mi ero interrogato (per esempio sul PGT) e che avevo attribuito a tempi fisiologici assumono un altro aspetto, e me ne faccio un'idea diversa.

  3. E' un fatto che la coesione non sembra il punto forte di questa amministrazione: dal primo mandato a Sarnico si sono persi Poli, Pigoli, Ondei e Bordonaro, senza contare le deleghe tolte e restituite in pochi giorni a marzo 2013 e le dissociazioni in Consiglio sul piano della raccolta rifiuti.

  4. Mi stupisce sempre come gli avvenimenti di giunta capitino come fulmini a ciel sereno. Forse, col senno di poi, l'assenza di un articolo di Bordonaro sul bollettino comunale natalizio poteva essere una spia, ma siamo sempre all'interpretazione dei fondi di caffè... possibile che non ci fossero avvisaglie? Possibile che in Consiglio non si senta (quasi) mai dire "io questa cosa l'avrei fatta in un altro modo, ma soppesati i punti positivi e negativi voterò a favore/contro", oppure "a me sembra che abbiamo lavorato bene, ma questo particolare sarebbe da cambiare così o cosà"? Secondo me questo atteggiamento dovrebbe essere la norma, non l'eccezione di una amministrazione sana, plurale, in dialettica, in cui tutti contribuiscono. Però io non sono "dentro" la politica, quindi sicuramente non capisco qualche dinamica.

  5. Forse una reazione tipo "non ho commenti da fare", o "mi riservo di commentare dopo aver approfondito", sarebbe suonata meglio di "non ho visto le dimissioni". Ma io continuo a non essere "dentro" la politica, ed evidentemente certe finezze dialettiche non le comprendo appieno.

  6. La cosa che più mi preoccupa è che la giunta perde un elemento che certamente ha un "suo" carattere, ma che altrettanto certamente ha una grande esperienza di redazione di bilanci. E redigere il bilancio di un Comune come Ospitaletto non è per nulla semplice. Abbiamo avuto l'esempio con la seconda tornata di Prandelli, quando - una volta passata la mano Solazzi - la coppia Masperi-Chiari, certamente inesperte nel campo specifico, ha firmato quei bilanci che poi sono stati denunciati dall'allora opposizione. Il ruolo di assessore al bilancio è un ruolo molto delicato, e secondo me ci vuole competenza ed esperienza. Vedremo a chi toccherà ora l'incombenza.

domenica 21 dicembre 2014

Le accuse poco circostanziate

Ho letto dai miei il volantino della Lega Nord arrivato in molte case (ma non nella mia) in questi giorni.

Una delle cose che mi dà più fastidio è la gestione scorretta della cosa pubblica, secondo criteri di appartenenza o vicinanza. Se quindi quello che c'è riportato nel volantino è vero (osservazioni al PGT accolte fuori tempo massimo, deroghe accordate a singoli con modalità contrarie ai criteri che valgono per tutti gli altri) la cosa mi disturba moltissimo.

Però se ci sono situazioni del genere bisogna avere il coraggio di fare i nomi (le osservazioni fuori tempo massimo di chi sono? La deroga "ad personam" va a favore di chi?) e di procedere oltre il volantino.
Quando a suo tempo Sarnico ebbe da dire sulle pratiche di Prandelli andò dalla Corte dei Conti a far certificare le sue accuse.
Allo stesso modo, se ci sono gestioni scorrette delle pratiche amministrative credo che ci saranno delle autorità preposte a cui chiedere ragione di ciò, e credo che l'opposizione farebbe bene ad adire a queste. Altrimenti sono parole al vento.

Quanto alle dimissioni di Bordonaro, non  ne so ancora nulla, aspetto di saperne di più e poi commenterò.

giovedì 18 dicembre 2014

Sulla sentenza sul caso Poggi

Io resto abbastanza basito dalla giustizia italiana, quando ci offre questi "spettacoli".
Giravolte di sentenze, avanti e indietro nei gradi di giudizio. Ora si dice che "giustizia è fatta". Ma come possiamo essere certi della giustizia, dopo un cammino così travagliato?
Comunque mi limiterò a quattro pensieri.

Primo. Secondo me tutti questi processi puramente indiziari, con l'aggravante dell'esposizione mediatica che richiede di trovare assolutamente il (o un) colpevole, dovrebbero finire con l'assoluzione. Sono sempre più dell'idea che senza la "pistola fumante", la prova schiacciante, anche un presunto colpevole non debba andare in galera.

Secondo. I giudici del primo processo e dell'appello, o gli inquirenti e i poliziotti se sono state trascurate prove importanti, non dovrebbero essere puniti dopo che la Cassazione e altri giudici ribaltano in questo modo una sentenza?

Terzo. Man mano che passa il tempo sono sempre più favorevole all'inappellabilità delle sentenze di assoluzione. Mi frena il fatto che, in questo caso, avremmo un'impennata di condanne in primo grado.

Quarto. In ogni caso spero di non dover avere a che fare con la giustizia, nemmeno mio malgrado. In particolare spero di non dovermi trovare ad essere senza un alibi di ferro per un delitto contro qualcuno che conosco e per cui non si trova un colpevole.

sabato 13 dicembre 2014

Ospitaletto e le slot machine: come funziona?

Oggi è arrivato il numero natalizio del notiziario comunale, e mi ha ricordato che c'era una cosa che volevo dire a proposito del vecchio :-) e che mi ero scordato di scrivere.  A pag. 22 si leggeva che:
le sale con apparecchiature da gioco con vincite in denaro sono state recepite nel PGT come destinazioni non ammissibili entro 500 m dai luoghi sensibili individuati e deliberati su apposita planimetria.

Non sono riuscito a trovare la planimetria di riferimento in mezzo agli 89 documenti del PGT, così come non ho trovato una definizione precisa di "luoghi sensibili", che immagino essere le scuole, l'oratorio, forse anche gli asili e le chiese.
Però, per un paese come Ospitaletto in cui il centro abitato ha un raggio di un chilometro e mezzo, escludere un raggio di 500 metri dai luoghi sensibili non è assolutamente poco, anzi incide su molte attività già esistenti.
Per esempio, la sala slot di via Martiri della Libertà dista sicuramente meno di 500m in linea d'aria dalle scuole di via Zanardelli, così come i bar della piazza sono a poca distanza dall'oratorio.

Mi sorgono quindi un paio di domande:

  • questa misura è limitativa delle sole sale da gioco, o vale anche per le singole macchinette poste in bar e tabaccherie?

  • la misura vale per le nuove attività, o anche per quelle già esistenti?


Al di là del merito della proposta - che ha indubbi elementi positivi e di prevenzione - a seconda della risposta a queste due domande questo intervento potrebbe avere un impatto non indifferente su numerose attività commerciali del nostro paese.

Se la misura vale solo per le nuove attività, si introduce una evidente disparità di trattamento.
Se invece vale per anche per le attività già esistenti, bisogna vedere quali sono le attività coinvolte. Se sono solo gli ambienti espressamente dedicati (sale slot) l'impatto è piccolo, e si tratterebbe di una misura essenzialmente simbolica (non certo negativa, comunque!). Se invece si parla di tutti i bar e le tabaccherie, l'impatto è molto esteso, e i commercianti non saranno contenti.
Inoltre non ho capito se le slot sono soggette a una licenza che scade. In questo caso, chi le ha installate potrà continuare ad averle o il rinnovo della licenza ricadrà sotto questo regolamento restrittivo?

lunedì 8 dicembre 2014

Il paradosso di Fermi

Sempre per la serie "consigli di lettura", questo è uno dei migliori articoli di divulgazione scientifica che ho mai letto.

Parla del Paradosso di Fermi, di alieni, di spazio-tempo. Insomma, dell'eterna domanda: siamo soli nell'Universo?

Buona lettura :-)

 

mercoledì 3 dicembre 2014

Se questo è un femminismo

Mi è capitato sott'occhio questo post.

Io sono abbastanza scioccato che ci sia gente che la pensa in questo modo.

O meglio: non so come reagire.

Mi sento un ebete: non riesco a capire se dice sul serio o se esagera solo per provocare.

Quindi ho paura di essere un ebete nel rispondere sul fatto di Medea e di Euripide. Euripide che sceglierebbe che sia Medea, e non i Corinzi, a uccidere i propri figli per assecondare una mentalità patriarcale (leggi: maschilista).
Il rasoio di Occam gli fa un baffo, alla Siviero! Una giustificazione lampante, certa e chiara come il sole! Non sarà per caso che Euripide sta scrivendo una tragedia, e sceglie la versione della tradizione più tragica, caratterizzando un personaggio memorabile e archetipico nella sua sete di vendetta?
La capacità di creare archetipi delle passioni umane più forti, e anche contrastate è caratteristica mirabile della tragedia greca, tra l'altro, basti pensare a Edipo o Antigone o Ifigenia.

Poi dare del maschilista a Euripide... E' lo stesso autore delle Troiane, tragedia che tratteggia la dignità delle donne in modo tale da essere scelta proprio qualche giorno fa per celebrare la Giornata contro la violenza sulle donne.

Basta, già troppe parole sprecate.

giovedì 27 novembre 2014

La questione nitrati

Leggo sul blog di CivicaMente questo post, che riporta i valori di concentrazione dei nitrati nell'acqua di Ospitaletto secondo A2A e secondo l'ASL di Brescia.
Il post fa notare che
i dati dei Rapporti di prova del Laboratorio dell'ASL NON CORRISPONDONO a quelli di COMUNE E A2A Ciclo Idrico

e che quindi i dati
NON POSSONO ESSERE ENTRAMBI GIUSTI o, comunque, ATTENDIBILI.

Per mestiere ho spesso a che fare con delle misure e valutazioni di affidabilità, perciò, memore anche dell'esame di misuristica fatto a Ingegneria, mi permetto di dare il mio contributo.

A prima vista, i dati sono effettivamente diversi tra di loro. Però è anche scritto chiaramente nelle stesse tabelle di confronto presentate dal sito che le misure sono svolte in giorni diversi, quindi si deve mettere in conto che la percentuale di nitrati possa non essere identica.
Si tratta quindi di stabilire se le differenze sono compatibili con una normale variabilità.

Un altro fattore importante è che ogni misura è caratterizzata da un certo grado di incertezza. Quello che va confrontato, quindi, non è il valore puntuale della misura, ma la compatibilità degli intervalli di confidenza. Per esempio, consideriamo un caso in cui le misurazioni sono state prese nello stesso giorno: la misurazione del 21/10/14 per il pozzo di via IV Novembre. Per A2A i nitrati sono 43mg/l, mentre per l'ASL sono 47±5mg/l. Il valore puntuale è diverso, ma l'ASL ci informa che la sua misura è data con un'incertezza di 5mg/l, perciò il valore vero si colloca nell'intervallo di confidenza tra 42mg/l e 52mg/l. A questo punto il valore di A2A (di cui purtroppo non è fornita l'incertezza) è compatibile con quello dato dall'ASL.

Se si vanno a vedere le tre misure prese nello stesso giorno (21/10/14 via IV Novembre, 21/10/14 via Martiri e 23/6/14 via IV Novembre) i valori - seppure non identici - sono sempre compatibili, per cui non c'è una vera contraddizione tra le due misurazioni.

Se allarghiamo il confronto ai dati acquisiti in giorni vicini tra di loro, diciamo a meno di 10 giorni di distanza, le coppie di dati da confrontare sono 20, se non ho contato male. Di queste, 15 presentano una differenza di valori entro i 6mg/l, quindi compatibili con l'incertezza dichiarata dall'ASL, che possiamo supporre simile a quella di A2A.
I restanti 5 casi sono i seguenti:

  • pozzo di via IV Novembre: misura A2A 19/3/14: 41mg/l, misura ASL 17/3/14: 27mg/l;

  • pozzo di via Leopardi: misura A2A 19/3/14: 40mg/l, misura ASL 17/3/14: 27mg/l;

  • pozzo di via Martiri: misura A2A 22/4/14: 39mg/l, misura ASL 17/4/14: 30mg/l;

  • pozzo di via IV Novembre: misura A2A 21/5/14: 46mg/l, misura ASL 20/3/14: 27mg/l;

  • pozzo di via Martiri: misura A2A 21/5/14: 45mg/l, misura ASL 20/3/14: 34mg/l.


Si vede tutti questi casi di discrepanza macroscopica avvengono quando l'ASL fornisce misurazioni drasticamente inferiori a quelle di A2A, riportate anche dal Comune (contrariamente a quanto riportato nel post successivo di CivicaMente).

Possiamo quindi concludere che le misurazioni di A2A e dell'ASL sono quasi sempre compatibili, e quando non lo sono il dato fornito dal Comune è il peggiore dei due.

Ho poi fatto una piccola analisi interpolando i dati forniti dalle due fonti, in modo da avere dei dati confrontabili negli stessi giorni.
Il fatto di avere una scala temporale omogenea permette di stimare la qualità complessiva dell'acqua a Ospitaletto.
Infatti questa si può ottenere solamente unendo i contributi di tutti e tre i pozzi, e non solo valutando il singolo pozzo. Il pozzo di via Leopardi, infatti, pur presentando i picchi più alti di nitrati (il valore di 50 evidenziato da CivicaMente) fornisce meno della metà dell'acqua complessiva usata nel nostro acquedotto. Un valore anche fuori scala di un singolo pozzo, insomma, potrebbe essere compensato dalla migliore qualità degli altri pozzi.

Una volta uniformata la scala, ho calcolato la media dei nitrati pesata per il contributo di ogni pozzo all'acquedotto comunale (la portata media è descritta nel comunicato stampa di Comune e A2A). Laddove c'erano misure diverse ho scelto sempre la più alta.
Il risultato è una serie che si mantiene sempre al di sotto del valore di 50mg/l, con un minimo a 37.4mg/l e un massimo a 47.7mg/l.

Quindi, anche calcolando le misure peggiori, non sforiamo mai il limite, anche se il valore è stabilmente alto. Il nuovo pozzo potrà probabilmente aiutare, nel mentre io continuerò tranquillamente a bere l'acqua del rubinetto. Anche perché
non ci sono prove che i nitrati presenti nell'acqua potabile causino tumori,

ci informa l'AIRC.

lunedì 24 novembre 2014

Che bel derby!

Ieri sera ho assistito in TV al derby di basket Varese-Milano. Che partita!

Milano, naturalmente più forte, che gioca senza Gentile e Kleiza, con entrambi i play (Ragland e Meacham) con 4 falli dal per tutto il quarto periodo e con Samuels con 5 falli a 4' dalla fine.
Varese che sta sempre appiccicata, barcolla ma non molla, va persino sopra verso la fine. Si entra nell'ultimo minuto 97-97, poi Ragland spacca la partita con una tripla anche un po' fortunata.

Punteggio altissimo e non per colpa delle difese, ma dell'incredibile prestazione balistica di tutti i giocatori in campo. Nel terzo periodo nessuno ha sbagliato niente per 4'30'', e Varese ha sbagliato il primo tiro dopo oltre 7' (!). La palla entrava da tutte le parti: da 10 metri come da sotto con acrobazie spettacolari. Si sono viste schiacciate, stoppate, giochi a due, dai e vai ben eseguiti, gran bel basket divertente.

Arbitraggio un po' sopra le righe, ma per fortuna non decisivo nell'ultimo minuto.

Sulle squadre, più in generale, Milano vincerà il campionato per oggettiva superiorità, ma non vince facilmente come dovrebbe. Moss e Kleiza sono ormai oltre il picco di rendimento, in fase leggermente calante  (Moss è l'intelligenza cestistica fatta persona, ma ora sbaglia alcuni tiri da libero che una volta non avrebbe mai sbagliato), Brooks e Ragland sono giocatori prendere-o-lasciare, e sappiamo che Banchi "prende" volentieri questo stile di gioco, ma non giocano certo di squadra. Melli ieri mostruoso da 3, ma secondo me non trova equilibrio dentro-fuori: o tira sempre da 3 o fa il finto 5, come in nazionale, non riesce (ancora?) ad alternare i ruoli come in Nazionale.
Varese non giudicabile, questa partita è troppo a sè. Diawara è un grande, e si sapeva, gli altri fanno quello che possono. Ieri lo hanno fatto bene, ma si vedeva che erano oltre il loro limite.

mercoledì 19 novembre 2014

E se avesse (un po') ragione Salvini?

Mi è stato fatto notare questo articolo su Internazionale che affronta il tema dei soldi impiegati per l'accoglienza dei richiedenti asilo. Ne abbiamo anche in provincia di Brescia, e la storia dei "35 euro al giorno" ritorna spesso nelle polemiche romane e locali.
Ho sempre pensato che quella riguardante i 1000€ al mese fosse una sparata ad effetto dei populisti vari che affollano le piazze e soprattutto il web; ora si può fare qualche ragionamento con i dati forniti dall'articolo.

Sgomberiamo subito il campo da interpretazioni pericolose: la degna accoglienza dei richiedenti asilo è una necessità e un dovere di ogni Stato civile.

Detto questo, io ero convinto che la spesa indicata fosse dovuta all'assommarsi di molti elementi, anche complessi e costosi: l'assistenza sanitaria e legale, il maggior dispiego di forze dell'ordine e via dicendo.
Dall'articolo, invece, sembra che i famosi 35€ al giorno coprano solo le spese ordinarie, e non quelle speciali o straordinarie:
Questi soldi però, dai 35 ai 40 euro al giorno, non finiscono in tasca agli ospiti dei centri ma vengono dati alle cooperative, di cui i comuni si avvalgono per la gestione dell’accoglienza. E servono a coprire le spese per il vitto, l’alloggio, la pulizia dello stabile e la manutenzione. Una piccola quota copre anche i progetti di inserimento lavorativo.

Quindi, tolti dai 35-40€ i 2,50€ di piccole spese date ai singoli migranti e una piccola quota per l'inserimento lavorativo, restano almeno 30€ per l'accoglienza ordinaria.

A me sembrano tanti. Sono 912€ al mese per vitto e alloggio. La retta per il Convitto San Giorgio, in città, è di 440€ per la mezza pensione, ovvero 14,50€ circa al giorno da cui rimarrebbe fuori solo un pasto al giorno. Anche pranzando in trattoria a menù fisso si spende comunque meno di 30€ totali. Il Convitto Rosa Camuna di Edolo fa un servizio di pensione completa sulla base di 3900€ per i 200 giorni di scuola, ovvero 19,50€ al giorno.
Se poi facciamo il confronto con i prezzi degli ostelli, anche nelle grandi città si può dormire in camerate da 4-6 persone a 12-15€ a testa, e se ci si arrangia a farsi da mangiare la spesa non richiede più di 20-25€ a testa la settimana (si consideri che non ci sono spese per detersivi, manutenzione casa eccetera, a cui pensa l'organizzazione della struttura), per un prezzo al giorno di vitto e alloggio che non supererebbe i 20€.

Insomma, quello che spende lo Stato per ogni immigrato di vitto e alloggio è più di quello che spenderei io se dovessi organizzarmi una vacanza in economia, cosa che ho fatto tante volte, e sicuramente più di quello che spendono gli studenti fuori sede. E nella mia vacanza o nel soggiorno dello studente ci sono costi che lo Stato potrebbe ottimizzare (risparmiare l'IVA sulla spesa, per esempio) ed è comunque compreso anche il guadagno per la struttura ospitante.

Se si tratta quindi di sole spese vive per vitto e alloggio, quindi, 30€ sono tanti, e c'è il sospetto che qualcuno ci guadagni sopra. Ferma restando la necessità di ospitare, quindi, secondo me si potrebbe essere più efficienti. Peccato che gli unici articoli che si trovano in giro (tolta l'inchiesta di Repubblica che ho linkato, che non nega il business) siano molto di parte, da Il Giornale e Panorama a quelli della Lega e di Forza Nuova. Forse il tema non è politicamente corretto?
Naturalmente il discorso cambia se in questa quota c'è qualcosa che va oltre la pensione completa.

giovedì 13 novembre 2014

Quale criterio per valutare i politici?

E' un po' che mi frulla in testa un ragionamento su una deriva che secondo me ha preso la comunicazione politica almeno da Berlusconi in poi (e prima non c'ero...).
Vedo che Luca Sofri lo ha scritto molto meglio di me: è ormai routine che chi è al governo perda molti consensi fino a perdere - quasi di regola - le elezioni successive, apparentemente in maniera indipendente da ciò che riesce o non riesce a fare.
La sintesi estrema di tutto questo è il seguente percorso: un partito o coalizione vince le elezioni, governa, riesce a combinare molto meno di quello che ha promesso per vincere, la gente si arrabbia perché voleva addirittura molto più di quello che aveva promesso, e alle elezioni dopo vota gli altri. E così via: nei casi in cui l’opposizione sia particolarmente inetta possono volerci un paio di turni.

Perché succede questo?

sabato 8 novembre 2014

Quattro novembre

Ieri sera si sono chiuse le celebrazioni per il quattro novembre; qui la locandina con il programma proposto.

Diamo a Cesare quel che è di Cesare: bisogna dire che l'amministrazione Sarnico ha fatto un bel salto di qualità nella celebrazione delle festività civili rispetto all'amministrazione Prandelli.
Per il vecchio sindaco queste feste erano più degli impicci che altro, e la commemorazione si limitava al corteo fino al monumento ai Caduti e al discorso del sindaco (o del vice).
Negli ultimi anni invece si nota uno sforzo per proporre qualcosa di diverso, di più articolato. Stavolta è stato l'incontro con i reduci, a cui non sono riuscito a partecipare, al 25 aprile ci fu il ricordo di Mario Boldini e la scelta di un oratore esterno.

Un plauso quindi all'amministrazione comunale per questa rinnovata attenzione.

martedì 4 novembre 2014

Sul caso Cucchi

Non ho seguito con molta attenzione il caso Cucchi, quindi non ho un parere definito sul merito della vicenda.
In mezzo a tutto il casino che è scoppiato dopo la sentenza di assoluzione, però, condivido alcune letture interessanti, che ci ricordano alcuni principi fondamentali.

Intanto, le sentenze si rispettano in ogni caso, e la presunzione di innocenza è un principio di civiltà sacrosanto. Meglio un presunto colpevole in libertà che un possibile innocente in galera.

Questa storia (è un pochino lungo, ma leggetelo, ne vale la pena) ci ricorda comunque che è meglio non generalizzare: non esiste "la polizia" o "i drogati", esistono i singoli poliziotti e i singoli tossicodipendenti.
Non generalizzare significa anche non avere opinioni per partito preso (il tifo: ACAB e va dicendo) ma perseguire la verità in ogni singolo caso.

E i casi che evidenziano dei problemi devono portarci a riconsiderare le regole, se necessario. Perché in futuro non si ripetano. Un ragazzo è morto in circostanze poco chiare in strutture pubbliche? Si lavori perché in futuro questo non si ripeta, e se malauguratamente si dovesse ripetere si lavori affinché sia possibile individuare il colpevole. Si aumentino le garanzie per tutti: niente poliziotti o medici "cattivi" impuniti e niente poliziotti o medici innocenti che rischiano (e fino al terzo grado ce ne sono, che ancora rischiano) la galera.

sabato 1 novembre 2014

Sempre sui Pilomat

Ho finalmente visto il progetto della piazza. La riqualificazione consta, a livello esteriore, di tre punti: il prolungamento della pavimentazione fino a vicolo Maggiore, i dissuasori laddove ora c'è la transenna e l'eliminazione dei parcheggi di fronte alla Chiesa.

Secondo me l'attenzione si è concentrata troppo sui Pilomat, che configurano una chiusura al traffico parziale (solo la domenica mattina?), mentre non si parla abbastanza della cancellazione dei parcheggi. Questa infatti sarebbe definitiva, e credo che il dimezzamento permanente dei posti auto in piazza sia ancora più dannoso per le attività che la chiusura parziale del traffico.

E' vero che esteticamente le auto parcheggiate lì sono proprio in mezzo alla piazza e "rompono" l'unità spaziale della stessa, ma è anche vero che - come dicevo l'altra volta - non è piazza San Marco: l'estetica può cedere qualcosa alla praticità.
Un problema più grosso è la pista ciclabile, che oggi in effetti è interrotta tra via Ghidoni e via Brescia. Questa andrebbe - secondo me - disegnata oltre i parcheggi, lato piazza, ma c'è il problema dei gazebo della Lollipop. Comunque una soluzione si può trovare.

Mi sembra che la soluzione prospettata sia troppo drastica: si possono trovare anche soluzioni intermedie. Mi è stato fatto notare che per quei parcheggi vige già un divieto di sosta nei giorni festivi, che non è mai rispettato. Già se fosse rispettata quella prescrizione avremmo la piazza sgombra durante la Messa. Si potrebbe agire poi sull'orario del divieto, magari consentendo il parcheggio solo in orario lavorativo; in questo modo potremmo tenere viva anche la possibilità di avere dei posti auto.

domenica 26 ottobre 2014

Aggiornamento sui Pilomat

E' stato distribuito il nuovo numero di Vivere Ospitaletto, il notiziario comunale.
Tra pagina 7 e 8 ci sono alcuni chiarimenti riguardo a quello che mi chiedevo nello scorso post sulla questione pilomat.

Anzitutto il costo: si tratta di 21mila euro.
Facciamo un conto della serva: supponiamo di impiegare questi soldi per pagare con dei voucher una persona che faccia la "guardia" alla transenna in piazza. Supponiamo un compenso di 10€ all'ora (l'importo di un voucher) per un impegno, la domenica mattina, di cinque ore. L'investimento si ammortizza in circa 8 anni, dopo questo termine i Pilomat cominciano a essere convenienti (senza considerare gli eventuali costi di manutenzione, guasti eccetera). E' chiaro che se le chiusure fossero più che una alla settimana questo periodo di ammortamento diventerebbe più breve. Al tempo stesso, però, bisogna dire che - nell'ipotesi di mettere i dissuasori laddove ora si pone la transenna - se la chiusura avviene per una manifestazione più grande, che richiede la chiusura completa del traffico (notte bianca, fiera del patrono), i piloncini sono inutili.
Comunque, le cose stanno così e ciascuno può farsi un'idea sul fatto che 21mila euro siano pochi, tanti o troppi.

Così come ciascuno può valutare se serva allungare la pavimentazione fino a vicolo Maggiore (ovvero nella zona della Lollipop). Attenzione anche a come vengono fatti i lavori: ai tempi di Pasini il primo tentativo di mettere per terra lastre eleganti fu un fiasco perché il lavoro non fu fatto a regola d'arte per una strada di buon passaggio come via Ghidoni.

giovedì 23 ottobre 2014

Sui famigerati Pilomat (e sulla comunicazione del Comune)

Io non ci ho capito molto su questo argomento. Non ho capito quant'è il costo: si sentono cifre molto diverse, da 10mila a 100mila euro. Non si capisce a cosa si riferiscano questi prezzi: solo all'installazione dei pilomat? Al rifacimento di tutta la piazza?

Fatto salvo che mi manca un elemento fondamentale, vediamo di ragionare.

martedì 14 ottobre 2014

Le prospettive politiche di papa Francesco

Sabato c'è stato l'avvio della scuola diocesana di formazione all'impegno sociale e politico.

L'intervento di monsignor Luciano è stato veramente notevole. Il nostro vescovo ha commentato la parabola del buon samaritano, applicando alcune categorie (il confine tra chi è il mio prossimo e chi non lo è, il rapporto tra la carità del sngolo e la carità organizzata) che ho trovato nuove e sorprendenti.

A seguire, Aldo Maria Valli ha tratteggiato gli orizzonti politici di papa Francesco, con un'interessante carrellata.
In questi giorni, inoltre, sto leggendo l'ultimo numero di Aggiornamenti Sociali, e l'editoriale riprende alcuni passaggi del Papa a tema economico e politico. Trovo una certa assonanza tra le analisi: Francesco declina la politica soprattutto in termini economici, ed è il Papa della globalizzazione: ha ben presente le profonde interconnessioni tra le politiche dell'Occidente e il resto del mondo.

Mi pare che queste due caratteristiche segnalino fortemente il suo essere sudamericano. Il Sudamerica è la patria della teologia della liberazione (con cui il Papa non c'entra, sia chiaro) e della teologia del popolo. Il Sudamerica è stato teatro di golpe e guerre civili conseguenza della Guerra Fredda e di interessi di parti remote del mondo.

In Europa, o nel cosiddetto Primo mondo, non siamo abituati a considerare i conflitti e le ingiustizie degli "altri mondi" come nostri. Non siamo abituati a riflettere sulla portata mondiale delle nostre piccole politiche. Il Papa ci richiama a questo. Porta uno sguardo diverso, dall'esterno.

E questo sguardo non è solo quello bonario e affabile con cui siamo abituati a vederlo. Le sue parole, sulla nostra economia che uccide, sui mercanti di armi, sul mercato senza regole, sono dure come pietre.
Probabilmente questo cambio di prospettiva è l'aspetto più rivoluzionario di papa Francesco, e il motivo per cui la sua elezione è stata provvidenziale. Altro che trovate come Il mio Papa o altre amenità da facciata esteriore.

mercoledì 8 ottobre 2014

Nostalgia canaglia

Qualche giorno fa si è parlato (per poco, in verità) del presunto calo di iscritti al Partito Democratico. Qualcuno ha ricondotto questo fatto allo svuotamento del ruolo dei partiti, qualcun altro all'annacquamento dell'identità di sinistra del PD. C'è senz'altro del vero in entrambe le posizioni: i partiti non sono più quel che erano una volta, ma sono ormai dei grandi comitati elettorali. Il contenuto di questi contenitori è abbastanza vago e ondivago.

Cambio di scenario: sabato ho partecipato al matrimonio del mio capo. Il sindaco che ha officiato la cerimonia, mentre leggeva gli articoli del Codice Civile, ha fatto un discorso sulla cultura civica nazionale, partendo dall'Illuminismo, le rivoluzioni francese e americana, attraverso il Risorgimento, la Resistenza, fino alla Costituzione.
Scopro da Wikipedia che costui è sindaco (in varie tornate) fin dagli anni '80. Mentre parlava me lo figuravo proprio come un repubblicano vecchio stampo, di quelli mazziniani, specie quando ha parlato male della monarchia, "che ha fatto tanti danni e ha portato alla dittatura".

Questo mi ha fatto pensare ai profili dei partiti storici italiani. Nei vituperati anni '70-'80 il panorama politico era tale che chi votava sapeva cosa stava votando: al di là delle persone (più o meno valide o lestofanti) il profilo ideologico era chiaro.

Avevamo il MSI, alfiere di una destra sociale e vagamente reducista; il PLI, una destra liberale; il PRI, una sinistra laica di radice non marxista; il PSI, socialista e non più marxista (negli anni '80 ormai liberaldemocratico); i Radicali, libertari.
A questi partiti si affiancavano i due grandi partiti popolari, DC e PCI, dai connotati meno chiari (per via delle dimensioni) ma pur sempre abbastanza definiti: moderato il primo, comunista il secondo.
Forse l'unico partito meno definito era il PSDI, una sinistra di governo come ormai il PSI, da cui si era infatti scisso.
Negli anni '80 si aggiunse l'unica famiglia politica relativamente "nuova", i Verdi.

Mi sembra che lo spettro politico fosse adeguatamente rappresentato: si sapeva dove si andava a parare. Forse mancava una destra moderata, inglobata nella destra DC, ma per il resto c'era di tutto.

Oggi i partiti sembrano invece essere o grandi contenitori con dentro di tutto un po' (il PD, il PdL-Forza Italia, per certi versi anche il M5S, che ha istanze di destra e di sinistra in un calderone di malpancismo) o partiti estemporanei, di cui non si riesce a leggere l'identità. Il Nuovo Centrodestra non ha un profilo chiaro, Scelta Civica nasce matà liberale e metà cattolica, Fratelli d'Italia nasce metà liberale (Crosetto) e metà sociale (Meloni), Sel è un partito personale che mischia ecologia e sinistra, la Lega ha un segretario ex comunista con atteggiamenti di destra.

Se è colpa delle categorie destra-sinistra che sono obsolete, bisogna dire che saranno anche invecchiate, ma di fatto non sono ancora state sostituite da nessuna identità. Secondo me questo è un problema: senza un'identità tutti possono dire tutto e il contrario di tutto, non ci sono riferimenti, mappe, orientamenti.

mercoledì 1 ottobre 2014

Da adulti

Tutto il dibattito che è sorto sul TFR mi dà l'occasione di dire due o tre cose sull'economia domestica in Italia che non ho mai capito.

Sul TFR: all'atto pratico non se ne farà nulla per i motivi che chi è più bravo di me ha prontamente fatto notare.
Ciò detto, ragioniamo in astratto: io sono favorevole al fatto che vada in busta paga. Dovrebbe essere responsabilità del singolo pensare a risparmiare qualcosa.
E' anche vero che poi, se qualcuno non risparmia - per necessità o per scialo, non importa ai fini del discorso - rischia di arrivare alla vecchiaia ancora più indigente di come ci arriverebbe con la liquidazione. A questo punto si aprirebbe il dilemma etico: quanto aiutarlo? Quanto se lo "meriterebbe"? Partendo dal presupposto che non si può lasciar morire di fame nessuno, "abolire" la liquidazione rischierebbe di creare un aggravio futuro per i servizi sociali. Però mi sembrerebbe un costo accettabile per creare una maggiore cultura della responsabilità. Chi percepisce uno stipendio non è più un bambino sotto tutela, dovremmo iniziare a trattarlo da adulto.
Tornando all'atto pratico, credo che rendendo facoltativo il fatto di averlo in busta paga e impostando un percorso di graduale riduzione del TFR accantonato (diciamo del 10% all'anno) si potrebbero evitare parecchi problemi che si stanno delineando. Ma sarebbe troppo ragionevole graduale e non darebbe la mancia imbonitrice scossa all'economia che ha in mente il Presidente del Consiglio.

Come non ho mai capito bene il TFR, ancor meno capisco la tredicesima. Che senso ha? favorire le spese a Natale? Ma se anche i soldi arrivassero spalmati sui 12 mesi, i casi sono due: o uno li spende durante l'anno, e allora sono comunque entrati in circolo già prima di Natale, o uno li accantona mese per mese, e allora a dicembre ha da parte la stessa quantità di denaro per i regali. In compenso sapere quanto uno prende è un po' più complicato, perché in realtà quando si parla di introiti mensili non si calcola mai la quota della tredicesima. Così confrontare lavori diversi (che magari ti danno anche la quattordicesima) o autonomi (che - va da sè - non hanno nemmeno la tredicesima) diventa più complicato.
Se parlassimo sempre di stipendio mensile effettivo, senza aggiunte varie, sarebbe molto più chiaro. Il regalo di babbo Natale, di nuovo,è una cosa più da bambini che da adulti.

Così come sarebbe un grande tributo alla chiarezza uniformare l'espressione di tutti i prezzi nella modalità comprensiva di IVA. Se andiamo al supermarket i cartellini danno il prezzo finale, IVA compresa; non ho mai capito perché invece in certi ambiti (gli artigiani, per esempio) il prezzo sia espresso senza IVA, da aggiungere poi. Tra l'altro dare un prezzo senza IVA è una specie di istigazione subliminale all'evasione, un non detto "guarda quanto risparmieresti se non ti faccio fattura".
Tutti i preventivi andrebbero sempre espressi IVA compresa.

mercoledì 24 settembre 2014

Oggi parliamo di tante cose

Oggi parliamo di culture orientali, esoterismo, Movimento 5 stelle, sincretismo, scie chimiche, meditazione, complottismo e politica.

Ho sempre avuto un certo rispetto, e anche una certa ammirazione per le culture orientali. Pur così diverse dalla nostra cultura, che affonda le sue radici nel pensiero classico, cristiano ed illuminista, rappresentano millenni di esperienza umana, approfondita secondo linee che in Occidente abbiamo messo in secondo piano: la conoscenza di sé, della propria mente, dei suoi limiti e delle sue potenzialità.
Pur essendo un ingegnere, affezionato al pensiero critico e razionale, sono quindi possibilista nei confronti - chiamiamola così - della "narrazione umana" che arriva dall'Asia, dal buddhismo, dal'induismo. Penso che ci possa essere del vero, al netto degli elementi estremi che sanno un po' di circo (letti di chiodi, tappeti volanti & c.), e che secoli di esercizio possano aver effettivamente esercitato la mente in direzioni a noi poco familiari, come la meditazione interiore prolungata, o addirittura esoteriche.

Proprio perché ritengo che queste culture siano da rispettare nella loro storia millenaria, e sostanzialmente lontana dall'Occidente, mi lasciano molto più scettico le varie interpretazioni sincretiste che sono fiorite negli ultimi decenni e che mettono insieme elementi orientaleggianti a misteri di casa nostra (Stonehenge, per esempio) o religioni locali, cucinando nello stesso minestrone Gesù e Khrisna, Maometto e Buddha.

Per esempio, una delle varie associazioni che presentano un'impostazione del genere mi pare essere questa. Si noti l'immagine di Gesù nella stessa home page dei Chakra, e la croce dei templari nel titolo, giusto per non farsi mancare un altro riferimento misterioso.

C'è qualcosa che capisco ancora meno, però. E cioè perché spesso questo tipo di credenza mistico-sincretica-esoterica si accompagni ad una marcata inclinazione al complottismo nei campi più disparati dello scibile umano.
Sarà la predisposizione a credere che c'è sempre qualcosa di nascosto, la convinzione dell'esistenza di una "gerarchia" che governa il mondo, fatto sta che spesso queste persone si sentono investite della missione di portare la luce sia allo spirito che alla coscienza civile delle persone, secondo le tesi del peggiore complottismo.

E' purtroppo il caso di Massimo Rodolfi, fondatore della scuola Energheia, della scuola Agnihotri e di varie altre entità che si trovano sullo stesso portale. Questa persona è attivamente impegnata nella battaglia contro le scie chimiche, vero flagello che minaccia l'umanità, tanto da dedicare un numero della sua rivista interamente a questo tema. Si noti, in penultima pagina, il ritorno dei Templari, con il motto "Non nobis Domine".

Non è questa la sede per parlare di scie chimiche, bufala ampiamente sbugliardata anche dalla stessa logica, oltre che dalla scienza (per non prendersi troppo sul serio, si veda al riguardo il numero 322 di Martin Mystere, Congiura nei cieli, come al solito piacevole e ben informato).
Sta di fatto che questo tema, in modo surreale, è riuscito perfino a entrare nel dibattito politico: ci sono infatti ben quattordici interrogazioni parlamentari che lo citano, l'ultima delle quali a firma Scilipoti.
In questa dimostrazione di scarsa qualità del nostro ceto politico non manca ovviamente il contributo del Movimento 5 stelle, che con il meetup di Sirmione rilancia un articolo dai toni particolarmente accesi del nostro Rodolfi contro il Nuovo Ordine Mondiale, i chip sottopelle, le scie chimiche e quant'altro.

La domanda che mi sovviene è: perché siamo così inclini a credere al complottismo? O meglio: perché ci sono molte persone così inclini a credere che ci sia sempre una "verità nascosta", una trama, un segreto dietro le cose?
Che sia un'inclinazione si vede dal fatto che di solito, quando uno è complottista, crede praticamente a tutti i complotti, come mostra plasticamente l'articolo di Rodolfi citato sopra. E anche questo è irrazionale: quando parliamo di cose non dimostrate e dubbie, credere che ogni ipotesi di complotto sia effettivamente vera è contro il semplice calcolo delle probabilità. Mi parrebbe più accettabile che qualcuno avesse una posizione più sfumata:mi informo, a questa cosa credo, a quest'altra no.
Invece spesso abbiamo minestroni che vanno dalle sirene ai Rosacroce, dalle scie chimiche alla mancata conquista della Luna, dall'11 settembre ai Protocolli di Sion.

Qualche volta mi viene il dubbio che non tutti i complottisti siano sempre in buona fede. Qualche volta ci possono essere delle motivazioni commerciali (vendere libri, per esempio).
E qui il cerchio si chiude: qualche volta anche le proposte mistico-esoteriche si rivelano affabulazioni per circuire le persone, e magari togliere loro dei soldi. Pensiamo a Scientology, e a tutte le polemiche che la circondano.

Nulla fa pensare che Massimo Rodolfi faccia parte di questa schiera, intendiamoci. Nel caso specifico, non c'è motivo di dubitare che lui sia un personaggio in assoluta buona fede. Le uniche indicazioni negative su eventuali costi dell'affiliazione al suo gruppo le ho rintracciate in un vecchio forum, in cui si contestava un prezzo di 1500 euro per 10 incontri della scuola Energheia. Rodolfi rispondeva con cortesia, sostenendo in breve che il corso li vale tutti.

Ciò non toglie che, pur dando tutta la fiducia possibile al singolo caso, l'ambiente dell'esoterismo sia particolarmente esposto alle truffe, ed è sempre il caso di andarci con i piedi di piombo e usare la massima prudenza, specialmente quando a metterci la faccia sono le amministrazioni pubbliche. E' sempre meglio informarsi e sostenere il più possibile chi cerca di verificare tutte queste situazioni, come ad esempio il Cicap.

giovedì 18 settembre 2014

In memoria dei caduti

Cade in questi giorni la ricorrenza delle feste quinquennali della Madonna di Lovernato, che protesse il nostro paese dai bombardamenti durante il secondo conflitto mondiale.
Al nostro territorio furono risparmiati i bombardamenti pesanti, che colpirono Brescia e Rovato sulla stessa linea ferroviaria, ma purtroppo non i mitragliamenti degli incursori, che fecero anche alcune vittime.

In questa occasione mi sembra doveroso ricordare anche loro. Sono sei, tra ospitalettesi e persone di passaggio:

  • Il Grande Raffaele, nato a Barletta il 12 dicembre 1877, residente a Novara;

  • Lissignoli Giuseppe, nato a Erbusco il 25 ottobre 1882, residente in via Italo Balbo 88,inquadrato nell’Ispettorato Militare del Lavoro  dell’esercito repubblichino, 17° battaglione,morto il 21 dicembre 1944;

  • Migliorati Agnese in Vavassori, nata a Lonato il 24 ottobre 1916, residente a Ospitaletto presso la Cascina Gardellone (si tratta della madre di Bortolo Vavassori);

  • Righi Angela, nata a Spiazzo (Trento), crocerossina di cinquantasei anni, morta il 3 gennaio 1945;

  • Sala Giuseppe, nato a Capriate nel 1926, residente a Capriate S. Gervasio, morto nel 1945;

  • Waldner Luigi, di anni 46, residente a Ospitaletto, morto il 17 gennaio 1945 a seguito delle ferite riportate nel mitragliamento del 2 gennaio.


Non so dove siano le loro tombe, ma secondo me sarebbe giusto ricordarli almeno con una targa al cimitero.
Sarebbe un ulteriore monito contro l'assurdità della guerra, che fa sempre tante vittime innocenti.

lunedì 15 settembre 2014

Sui mondiali di basket

A due giorni dalla fine, alcuni appunti sui mondiali di basket.

Dei bei mondiali, per quel che riguarda la parte emozionale.
Il team USA dominante come non mai: ha aiutato aver costruito una squadra con dei ruoli ben precisi e delle rotazioni definite (c'erano i titolari e c'erano le riserve). Irving ha avuto la consacrazione mondiale che si porterà anche nella NBA.
Grande incertezza nelle singole partite: al netto degli USA, il basket è davvero lo sport in cui è più difficile prevedere chi vincerà. Serbia-Grecia, Francia-Spagna sono lì a dimostrarlo.
Francia-Serbia la partita forse migliore. Impressionante come nel quarto periodo (39-29!) le percentuali si siano alzate: non sbagliava più nessuno, e non certo per colpa delle difese. Oltre alle prestazioni personali, però, c'è stato un giro di tattica e strategia non indifferente (come Batum in difesa su Teodosic). Gran partita, davvero.

Strano vedere i serbi che tirano poco da 3 e gli USA che vincono da dietro l'arco, prerogativa tradizionale delle squadre europee. I serbi stessi hanno tirato i liberi sotto il 70% nel torneo: non ci sono più i serbi di una volta...

Dal lato negativo, tanto sono stati buoni gli USA, tanto sono state scarse le altre squadre. Siamo in una fase di ricambio generazionale, i Nowitzki, Gasol, Ginobili, Kirilenko, Scola di una volta non ci sono più o non "spostano" più e non sono ancora stati sostituiti. Così si spiega anche l'equilibrio, che secondo me è verso il basso. In questo modo possono capitare le sorprese.
Anche a livello di gioco mi pare di vedere troppo pick'n roll e azioni che cominciano con 5-6 secondi con 3 giocatori su 5 (quando non 4 su 5) fermi ad aspettare. Paradossalmente mi pare mediamente migliorato l'attacco alla zona (sarà per questo che ne ho vista di meno?).

Per il futuro, non vedo come gli USA possano essere nuovamente avvicinati a breve. Sembra che gli americani si siano "tarati" su un modo di giocare più acconcio al basket FIBA, oppure - più probabilmente - il continuo interscambio tra NBA ed Europa ha omogeneizzato gli stili. Fatto sta che, se il resto del mondo mancava dei migliori, anche gli USA non avevano Durant e James. Aspettiamo una nuova generazione di campioncini europei, che dovrebbero uscire dalle giovanili.

E l'Italia? Questo calo generale fa sì che quando possiamo contare sui quattro NBA (si spera il prossimo anno) possiamo giocarcela con tutti. Per il futuro, speriamo che cresca qualcuno dalle giovanili, che in questi anni hanno fatto qualcosa di buono, purtroppo con una cronica mancanza di lunghi.

martedì 9 settembre 2014

Da stadio

Ieri si parlava com mio padre della scarsa affluenza all'assemblea di presentazione del bilancio della scorsa settimana. Nulla di nuovo sotto il sole, secondo me.
Lui però ricorda quando tra gli anni '70 e '80 l'interesse verso la politica era molto più diffuso. Magari non c'era grande partecipazione attiva, ma in giro si parlava di politica, ci si interessava, si era informati. La sensazione è che oggi questo non succeda più, o succeda di meno.

Leggendo questo intervento di Luca Sofri, che parla della degenerazione di twitter, mi chiedo se non sia successo qualcosa del genere anche in politica: la degenerazione della contrapposizione, esasperata nella Seconda Repubblica e in particolare dalla presenza di una figura divisiva come Silvio Berlusconi, ha trasformato la politica in una cosa "da stadio" nel senso deleterio del termine.

Ecco allora gli stadi vuoti, le facce interessate che si contano su una mano, e gli altri che al più si interessano di guardare la "partita" in televisione.

Davanti a un simile scenario, è sempre più urgente una nuova formazione.

domenica 31 agosto 2014

Tutti al posto sbagliato

Conte in Nazionale.

Benitez a Napoli (dove non vuole stare perché ha capito che non si va da nessuna parte).

Mazzarri all'Inter (nel senso che sarebbe fuori posto su qualsiasi panchina di una grande squadra...).

Tavecchio alla FIGC.

Balotelli a Liverpool (Balotelli potrebbe essere fuori posto in ogni posto, ma di più in Inghilterra, sotto il tiro dei tabloid).

Mogherini alla PESC (chi è Mogherini? Che peso ha? L'Europa rinuncia ad avere una politica comune).

Ma soprattutto Allegri alla Juve. Allegri? Allegri??

E Pirlo in una squadra di Allegri?

martedì 5 agosto 2014

Storia di una ladra di libri

Qualche giorno fa sono stato a Brescia a vedere Storia di una ladra di libri.

Mi è parso un bel film. Magari non un capolavoro, ma comunque consigliabile.
Personalmente, man mano che passa il tempo, sono sempre più scettico quando esce un nuovo film sui nazisti e/o l'Olocausto. Mi pare che sia scoppiata un po' la moda di questo filone, e che ormai sia difficile dire qualcosa di nuovo.

Però devo ammettere che questo film mi è piaciuto. Non avevo mai visto raffigurato con questa potenza espressiva il rogo dei libri. Un rogo in una piccola città, in una piccola piazza. Seguito dal canto dell'inno tedesco, tutti presi da una sorta di isteria collettiva. Tante persone normali, che prima e dopo si salutano, chiacchierano, si ritrovano, come la domenica dopo Messa. E nel mentre bruciano i libri. Non solo libri politici: la bambina raccoglie da terra un libro di H.G. Wells. Pensavo fosse una finzione scenica, invece leggo su Wikipedia che è effettivamente possibile.
E' un fatto che fa chiedere, ancora una volta, come sia stato possibile.

Mi ha fatto una certa impressione anche la rappresentazione della vita sotto i bombardamenti, forse perché mi trovavo accanto ad un rifugio antiaereo. Era impossibile non pensare al momento attuale in Terrasanta.

Un'altra cosa sorprendente del film è stata l'assenza del "cattivo". Non c'è un personaggio che faccia da antagonista principale e/o fisso, e anche quei personaggi che sulle prime sembrano negativi (la mamma, la moglie del borgomastro) si rivelano positivi. Il nemico è il nazismo in generale, che aleggia come uno spettro intorbidendo il clima e ammorbando l'aria.

venerdì 1 agosto 2014

La revisione della spesa che non c'è

Il post di Carlo Cottarelli (commissario per la revisione della spesa) è una finestra di trasparenza su come vanno le cose nel nostro Paese.

Al di là del singolo intervento, che ci dice essenzialmente che le spese si possono tagliare se e solo se c'è la volontà politica di farlo (condizione necessaria e sufficiente), ho dato un'occhiata al suo blog e mi si è aperto un mondo.

Interessantissimo il post sull'illuminazione, così come quello sulle partecipate.
Allora si sa come risparmiare!

Altrettanto interessante la parte sulla tempistica. L'uscita delle (a suo tempo) famose slide sulla spending review fu accompagnata da polemiche, ma si era a marzo. Da allora più nulla.
La tabella dei tempi pubblicata sul sito ufficiale ci informa che la traduzione in legge dei provvedimenti ipotizzati era prevista per maggio-luglio 2014. Come volevasi dimostrare...

Ho l'impressione che questo Governo abbia scommesso un po' troppo sulla flebile ripresa (vedi la previsione di un +0.8% di PIL inserita nel DEF), impegnando soldi che non ha. Brutta china, insomma, anche per Renzi.

 

martedì 29 luglio 2014

Buon giornalismo o sensazionalismo?

Sabato sera, di ritorno da una cena, abbiamo acceso la televisione e, su RaiTre, c'era una puntata di Amore Criminale, il programma che racconta vari casi di femminicidio.

Era la prima volta che vedevo la trasmissione, che offre una ricostruzione di un caso di cronaca nera con degli attori (credo che il genere si chiami docu-fiction). Il racconto della puntata di sabato dipinge la vittima (Vanessa Simonini) come una ragazza spensierata e l'omicida (Simone Baroncini) come un giovanotto abbastanza "strano", senza amici, sulle sue, lunatico. Fino ad arrivare al tragico finale: le profferte di lui, il rifiuto di lei, l'omicidio per strangolamento.

Verso la fine del documentario, interviene il pubblico ministero Lucia Rugani, che spiega come abbia fatto di tutto per evitare l'attribuzione delle attenuanti generiche all'omicida. La PM sostiene che l'omicida ha agito con l'intenzione di uccidere, perché non è possibile che durante l'atto dello strangolamento non si fosse reso conto che con una pressione così prolungata sul collo della ragazza lei sarebbe morta.
A me è parsa una giustificazione piuttosto strana, dopo aver descritto l'assassino per tutta la puntata come un impulsivo, represso, tendenzialmente alienato. Però il programma prosegue dicendo che le richieste della PM furono accolte, con una condanna il primo grado di 30 anni di reclusione.

giovedì 24 luglio 2014

Post esistenzial-nostalgico sugli 883

La settimana scorsa mi è capitato di essere in montagna con un gruppo di giovanotti tra i 25 e i 35 anni. A un certo punto ci siamo ritrovati a cantare le canzoni degli 883. Una tira l'altra, abbiamo sfoggiato tutto il repertorio.

La mia è la generazione 883. Quando uscì Hanno ucciso l'uomo ragno avevo 14 anni, quando Max Pezzali rinuncia al marchio 883 ne avevo 24. I dieci anni dell'adolescenza e della crescita.
Le canzoni degli 883 rappresentavano me e moltissimi miei coetanei. Erano una descrizione del mondo che stavamo imparando a conoscere, fatta (ovviamente per topoi) da chi ci era appena passato. Era come avere un cugino più grande che ti spiegava la vita.

venerdì 18 luglio 2014

Le piccolezze e la grandezza

Questa sera volevo parlare di cose (sportivamente) tristi.

Di Juventus, per esempio. Ma come si fa, Allegri?

Mentre ero preso in questi cupi pensieri (cioè: davvero Allegri? Allegri! Quell'Allegri! Ma come si fa?) mi sono accorto che oggi è il centenario della nascita di Gino Bartali (lettura consigliata: qui).

E allora ho pensato che Allegri, Conte, la Juve, il Mondiale, sono tutte piccolezze. Fra cinque anni non ci ricorderemo più dei mesi di Allegri alla Juve. Fra vent'anni il ricordo dei Mondiali del 2014 e del 2010 sbiadirà, come oggi sbiadisce l'Italia del 1986.

Quello che resterà saranno poche cose. La grandezza vera, quella che fa ricordare, è appannaggio solo da chi fa qualcosa di memorabile, di memorabilmente buono. Sono costoro, quelli che lasciano qualcosa dietro di sè: solo il bene rimane, si fa ricordare.
Anche i "cattivi" della storia lasciano il segno, è vero. Ma lasciano il segno nella damnatio memoriae, come Hitler, per esempio. Nulla a che vedere con la scia di luce lasciata dalle persone buone.

Bartali è uno di questi personaggi. Ancora più grande perché la sua luce rischiara sempre più dopo la morte, segno di un'umiltà rara per una persona che era già un mito in vita. Un mito che travalica lo sport ed entra nella storia.
Anche le leggende che fioriscono sui miti sono un tributo alla loro grandezza. Chissà quanto ci sarà di vero nell'episodio di Bartali che salva l'Italia dopo l'attentato a Togliatti. Qualcuno alla presunta telefonata di De Gasperi aggiunge una benedizione del Papa. Qualcuno aggiunge la volontà di ritirarsi il giorno prima. Leggende con un fondo di verità, come accade ai miti.

Mi fa piacere che queste figure di bene vengano ricordate. Le onorificenze, dai premi Nobel ai riconoscimenti civici locali,  servono a questo: a riconoscere pubblicamente una memoria già imperitura, o a consolidarla. E' quello che fa la Chiesa con le canonozzazioni, in fondo.

lunedì 14 luglio 2014

Su Mare Nostrum

Questo interessante sito documenta le statistiche sugli sbarchi di immigrati in Europa. Trovare dati al riguardo è stato abbastanza complicato, per fortuna qualcuno si è messo di buzzo buono a catalogare tutte le varie fonti.

In particolare, mi interessano i dati di questa pagina del database.

La mortalità dei viaggi verso l'Italia (Central Mediterranean route), negli ultimi tre anni, è precipitata: dal 4.6% di morti del 2011 e 3.92% del 2012 si è scesi all'1.48% l'anno passato allo 0.4% di quest'anno.

Però è altrettanto vero che il numero assoluto dei morti è cresciuto tra il 2011 e il 2012, da 424 a 604, e che quest'anno dopo sei mesi siamo già a 255.

Gli sbarchi intanto sono aumentati esponenzialmente negli ultimi tre anni, siamo già vicini a battere il record storico del 2011.

Sembra quindi che l'operazione Mare Nostrum abbia reso più sicuri i viaggi, ma forse questo ha incentivato le partenze. Col risultato finale di perdere le stesse vite umane. E comunque il rapporto di causa-effetto è tutto da dimostrare.

Comunque non se ne esce: non possiamo non fare qualcosa per questa gente, altro che abolire Mare Nostrum. Anche perché i dati sui morti sono comunque infinitamente migliori che nel 2011, quando a fronte di 67mila partenze ci furono più di tremila morti. Un prezzo umano eccessivo. Sperando che le coscienze europee si sveglino, prima o poi.
Resta il problema "etico" che agevolare la traversata in sicurezza arricchisce gli scafisti. Però di fronte alle vite umane temo che non ci sia un'altra strada.

martedì 8 luglio 2014

Su PGT, SUAP e viabilità

C'è una cosa che notai fin dalla riunione di presentazione del PGT, e che non ho mai scritto. Ora ho avuto un attimo di tempo per far mente locale con chi di dovere.

Alla riunione, il sindaco fece notare di aver disdetto l'autorizzazione per il SUAP in località Camaione concessa da Prandelli, pur dovendo mettere mano al portafogli per rimborsare l'operatore che ne aveva fatto richiesta (vicenda tra l'altro che va per carte bollate).
Secondo Sarnico, il SUAP avrebbe coperto un'area agricola (l'ultimo campo confinante con la statale, tra la Cromatura Cotelli e le Magie del Forno) con una superficie edificata, con il rischio di trovarsi una nuova area commerciale. Inoltre in quella zona sarebbe dovuta sbucare una nuova strada di sfogo dallo svincolo della BreBeMi, che si trova appena a sud della statale e dell'autostrada.

La versione del centrodestra è un po' diversa: il SUAP sarebbe dovuto essere un insediamento produttivo, e non c'era modo che si trasformasse in commerciale; inoltre la nuova strada era una richiesta della Provincia, distinta dal SUAP e legata al fatto di non voler rimettere mano al sottopasso di S. Antonio a Castegnato. Prandelli si oppose a questa strada, visto che avere due rotonde in 50 metri (prima e dopo il ponte dell'autostrada) renderebbe ancor più intasato quel tratto già critico.

mercoledì 2 luglio 2014

La faccia come il

La vicenda, per cui non ci sono aggettivi, è questa.
Per una bieca applicazione del manuale Cencelli, in giunta a Pescara spetta un assessorato a una civica locale. E già qui c'è qualche problema di meritocrazia nel criterio di selezione degli assessori.
Per le quote rosa il posto deve essere assegnato a una donna. E aggiungiamo un ulteriore elemento di distorsione.
Il maggiorente di questa civica, tale Teodoro, vecchia volpe della politica locale, ha l'alzata d'ingegno di proporre la figlia, visto che purtroppo non può fare l'assessore in prima persona. E qui cadiamo nel peggiore nepotismo.

Resta la speranza che la prescelta sia vagamente consapevole del suo ruolo.
La stampa ci informa che la prescelta è una matricola di giurisprudenza men che ventenne, per giunta fuori sede a Bologna, con la strabiliante media del 25 su due esami sostenuti al primo anno.

Io non riesco nemmeno a individuare chi abbia più colpa, in questa tragedia italiana rivestita da farsa.

sabato 28 giugno 2014

Sull'Italia dopo il Mondiale

Com'è andato a finire il Mondiale l'abbiamo visto tutti.

Chi se l'è presa con Balotelli, chi con Prandelli, chi con l'arbitro. Comunque tutti hanno detto la loro.
La mia è che siamo una Nazionale divisa tra giocatori bravi ma vecchi e giocatori giovani ma scarsi, più Verratti e Balotelli che non rientrano in nessuna delle due categorie (il primo è giovane e bravo, il secondo è Balotelli).

Per il futuro bisogna ripartire. Ma da cosa? Ovviamente dai giovani. Com'è messo il vivaio? Ho provato a fare qualche statistica. Come riferimento ho preso la Nazionale campione 2006, la Nazionale di quest'anno e - per il futuro - la Nazionale vice-campione d'Europa giovanile 2013.
Mi interessa vedere quanto precoci sono i componenti di queste squadre, quanto presto emergono, quanto sono "bravi" da giovani. Per ciascun convocato quindi ho analizzato la carriera da giovane, quando aveva 22 e 23 anni.

martedì 24 giugno 2014

Sull'Italia ai Mondiali

E così a quanto pare si sperimenterà, con l'Uruguay.

Difesa a tre, e - visto che è quella della Juve, già rodata - potrebbe anche andare bene.
Però non c'è De Rossi a fare diga. Nella Juve davanti a Pirlo e alla difesa ci sono Vidal e Pogba, due che corrono. Nè Verratti nè Thiago Motta mi sembrano all'altezza.

Ma soprattutto, in attacco avremo Balotelli e Immobile.
Secondo me l'ultima volta che abbiamo tentato una così "strana coppia" (due quasi-prime punte insieme) fu la semifinale di Italia '90, con Vialli-Schillaci. Vicini non ebbe il coraggio di scegliere. Questa volta assomiglia pericolosamente a quel precedente.

Sempre in fase di corsi e ricorsi, questo Mondiale ricorda il 2002: vittoria alla prima, come siamo forti come siamo belli, sconfitta alla seconda, qualificazione con pari alla terza, incrocio con un avversario abbordabile (Corea allora, probabilmente Colombia o Costa d'Avorio oggi).

Comunque tutte queste partite sono incerte ed equilibrate, risolte dagli episodi.
Secondo me la differenza tra la prima e la seconda partita è stata che con l'Inghilterra dopo 30' brutti Marchisio ha segnato (su velo di Pirlo), mentre venerdì su lancio di Pirlo Balotelli ha sbagliato.

Comunque con quest'incertezza sarà un Mondiale molto godibile.

domenica 22 giugno 2014

Sul Mondiale

Che partita, Germania-Ghana! Allora si può anche giocare bene, in questo Mondiale. Vedremo dove arriveranno i tedeschi, se si sciolgono prima o se stavolta arrivano in fondo.

Che giocatore, Miroslav Klose! Credo che sia la cosa più vicina a Inzaghi da quando Inzaghi si è ritirato. Sempre lì, con la zampata quando serve.

Mi chiedo se le migliori squadre africane non siano penalizzate dalla struttura per confederazioni della FIFA: alla fine possono confrontarsi con le squadre migliori solo ogni 4 anni. Le europee e sudamericane giocano tra di loro nelle qualificazioni e nelle Coppe continentali, tenendo alto il livello di gioco e di allenamento in partite ufficiali. Il Ghana che occasioni ha di migliorarsi? Coppa d'Africa e qualificazioni africane sono difficili solo arrivati alle ultime 2-3 partite, e comunque non incontra mai l'elite del calcio in partite ufficiali. E' il problema che aveva l'Australia nella OFC, infatti ha chiesto l'affiliazione alla confederazione asiatica.

Sull'Italia, non avevo capito molto i peana dopo la prima partita: il primo tempo secondo me l'avevamo giocato male. Nel secondo meglio, ma a questo punto restano i dubbi sulla consistenza degli inglesi. Fisicamente erano messi anche peggio di noi. La Costarica ci ha sovrastato fisicamente (sulla corsa) ma siamo stati indegni anche tecnicamente, e non capisco un'involuzione così da parte di alcuni uomini (Chiellini, Paletta, Candreva dalla prima alla seconda gara). Comunque una delle peggiori partite che mi ricordi della Nazionale.

Viste le prestazioni delle riserve, però, capisco che Prandelli insista sempre sugli stessi: Cassano, Abate, Insigne, Immobile, Cerci nulli. Specialmente non capisco l'invocazione continua di Immobile: per me ha fatto male in entrambi gli spezzoni giocati.

Ora non mi accodo a chi vuole rivoluzioni contro l'Uruguay: non si sperimenta nella partita decisiva, non con 2 risultati su 3 a disposizione. Certo l'Uruguay ultimamente l'abbiamo sempre sofferto tanto, però in difesa non è gran cosa.

lunedì 16 giugno 2014

Sulla corresponsabilità laicale

Lunedì scorso c'è stata l'assemblea della Comunità Educativa dell'Oratorio. La settimana precedente c'è stata la riunione di segreteria. Ieri si è riunito il Consiglio Pastorale Parrocchiale per la verifica di fine anno.

Durante l'assemblea CEO, il parroco ha invitato i presenti a esprimersi, a intervenire, a mostrare le perplessità che eventualmente hanno. Don Renato ha detto che gli pare strano che in privato molti parlino con lui e gli esprimano dei dubbi, dei pareri, mentre in pubblico nessuno interviene.

Mi dicono che la stessa cosa accade in Consiglio Pastorale, in cui i contributi da parte dei laici sono pochi, persino in sede di votazione, quando si vota sempre a favore delle proposte avanzate. E' la stessa esperienza che ebbi io nel mio mandato di consigliere.

Perché queste difficoltà negli organi di corresponsabilità laicale?

sabato 14 giugno 2014

Riforme e battibecchi

Non ho le idee ben chiare sulla questione dell'allontanamento di Mineo dalla Commissione Affari Costituzionali.

Da una parte la Commissione non è l'Aula: se in Aula ciascuno ha il diritto/dovere di votare ciò che vuole, in base anche all'articolo 67, in Commissione il peso di ciascun voto è molto amplificato dai numeri più ridotti, e la necessità di garantire rappresentanza a tutti rende spesso le maggioranze più fragili (numericamente).

D'altra parte il dissenso è legittimo, e la frattura è stata troppo plateale per non chiedersi se non c'erano altri modi.

Quello che però mi scoccia nell'atteggiamento di Chiti, Mineo e Civati (e di chi sostiene le loro posizioni) non è riferito a questa vicenda specifica. E' il fatto che questi continuino a ripetere frasi come la seguente:
La proposta Chiti ha ottenuto ampi consensi a sinistra, a destra, al centro e avrebbe i numeri in Parlamento per essere approvata se il Pd l'avesse fatta propria.

Questi grandi consensi si baserebbero su alcune parti di FI e sulle aperture del M5S.
Però io ho il sospetto che una volta arrivati al dunque i grillini si tirerebbero indietro, e i berlusconiani pure (basterebbe che glielo chiedesse Berlusconi). Così Grillo e Silvio otterrebbero un doppio fallimento di Renzi: la bocciatura della sua riforma, e poi anche il fatto che non si farebbe nessuna riforma. Insomma, si tratta di aperture strumentali a favorire la divisione nel PD.

Siccome io non credo di essere un mostro di astuzia politica, delle due l'una: o i dissidenti PD credono alle favole, e quindi sono ingenui, oppure capiscono benissimo anche loro questa cosa, e allora sono in malafede.

Tutto ciò senza discutere il merito delle proposte: tra le due - proposta Boschi e proposta Chiti - non saprei cosa scegliere, entrambe hanno dei pro e dei contro. Ma parlare della proposta Chiti come una proposta davvero approvabile, beh, è una stupidaggine.

martedì 10 giugno 2014

A scuola di politica

Segnalo la nuova scuola di formazione all'impegno sociale e politico della Diocesi, dall'improponibile acronimo SFISP, a cui collaborerò come tutor insieme all'amico Matteo Faini (che per un refuso tipografico sulla brochure è diventato Matteo Fini).

Il corso comincerà a ottobre, ed è rivolto ai giovani dai 19 ai 35 anni. Ci saranno tre incontri "introduttivi",  poi un momento di spiritualità, tre giornate di full immersion e l'incontro conclusivo del primo anno a maggio 2015, per un totale di otto incontri.

E' parecchio ormai che ci stiamo lavorando con l'equipe progettuale, tutto l'anno appena trascorso. Pensiamo ne possa venir fuori qualcosa di buono: abbiamo cercato di prendere spunto dalle esperienze di noi tutor nelle altre edizioni della SFISP, a cui avevamo partecipato chi già come responsabile, chi come corsista.

Il corso cercherà di fornire ai partecipanti gli strumenti per una lettura ragionata delle problematiche sociali e politiche, partendo dal punto di vista della Dottrina sociale della Chiesa Cattolica.
Proveremo a favorire il dialogo e la presa in considerazione di posizioni diverse: per quel che mi riguarda, l'obiettivo essenziale è insegnare a problematizzare la realtà, a vederla sotto le molte facce che propone, anche se queste sono evidenziate da qualcun altro. Trovo che questa forma di educazione sia fondamentale, in un'epoca di semplificazioni eccessive.
Proprio per cercare di facilitare il dialogo critico e il dibattito abbiamo sperimentato in quest'anno di preparazione una modalità particolare di lavori di gruppo messa a punto da specialisti del settore, che rende necessario il numero chiuso.

Personalmente trovai molto utile il corso a cui partecipai (la prima edizione della SFISP). Io mi ritenevo una persona abbastanza preparata sui tmi sociali e politici, a cui mi interessavo da almeno 7-8 anni. Ciò nonostante, il corso mi permise di imparare qualcosa che non sapevo e soprattutto di mettere a verifica le mie idee anche alla luce di proposte diverse.
Credo che il miglior complimento che possa fare alla mia vecchia SFISP è che mi fece cambiare idea su alcune posizioni: cosa non facile per un testone come me :-), e segno che l'apparato critico messo in campo fu veramente valido.

Proprio alla fine di quel corso maturai la convinzione che la sfida essenziale della politica è quella della formazione.
Forse più ancora che impegnarsi direttamente in politica (cosa meritoria, che comunque non escludo per il futuro) è assolutamente necessario creare coscienza critica e capacità di pensare con la propria testa, di discernere.

Il prossimo anno cercherò di mettere in pratica, nel mio piccolo, questi buoni propositi.

Se qualcuno avesse qualche domanda o volesse qualche delucidazione, i recapiti sono sulla brochure - oppure ovviamente può rivolgersi al sottoscritto.

mercoledì 4 giugno 2014

Da una droga all'altra

Segnalo questo interessante articolo del Washington Post, tradotto da Il Post, che rende ancora più tiepide le mie già dubbiose simpatie per il fronte antiproibizionista.

La considerazione interessante che si legge nell'articolo è che il passaggio da una droga leggera a una droga pesante non avviene - come sostengono spesso i proibizionisti alla Giovanardi - da parte del consumatore, ma addirittura dal lato dell'offerta, da parte dei narcotrafficanti.

Negli USA diventa sempre più facile procurarsi marijuana legalmente. Questa liberalizzazione ha ovviamente tolto mercato alle orgamizzazioni criminali (effetto positivo paventato dagli antiproibizionisti di tutte le latitudini).
Queste però non sono state con le mani in mano, ed hanno spostato il tiro sull'eroina. Di conseguenza il mercato ha visto progressivamente diminuire il prezzo della stessa.

Ciò comporta alcuni evidenti rischi sociali. La maggiore disponibilità a minor prezzo può causare problemi a coloro che già ne erano dipendenti, aumentando i rischi di overdose.
Ma l'ampia offerta può anche ampliare la platea degli utilizzatori. Anche se ciò non avviene con un passaggio tra le droghe "leggere" e quelle "pesanti" (passaggio su cui non si finirà mai di discutere), può succedere che si abbiano nuovi consumatori tra platee più affini, come i consumatori di farmaci oppiacei citati dall'articolo.

Certo, resta il fatto che "differenziare" le fonti illegali per passare dalla marijuana all'eroina non è così semplice. Può essere che l'attività criminale nel complesso diminuisca, che alcuni piccoli coltivatori escano dall'anonimato e dall'illegalità, che il giro d'affari cali. Non è detto insomma che non ci siano comunque delle possibilità di leggere positivamente questi segnali.
Però la storia ci ricorda che dopo il proibizionismo le famiglie mafiose smisero sì di fare soldi con l'alcool, ma si orientarono su attività ancora più redditizie come gli stupefacenti stessi.

Inoltre, come già dicevo per le ludopatie, mi pare che anche in questo caso i costi sociali (anche trascurando l'eventuale aumento di fumatori di erba, che secondo molti non è un vero costo sociale) correlati alla effettiva liberalizzazione siano probabilmente superiori a quelli previsti in teoria dagli antiproibizionisti, anche in direzioni completamente diverse da quelle su cui si concentra il dibattito preventivo.

giovedì 29 maggio 2014

Grillo e Farage?

Come si concilia il blitz di Grillo da Farage a Bruxelles con la democrazia diretta e l'"uno vale uno"?
Se chiedesse al popolo del web, la base del M5S vorrebbe allearsi con lo UKIP, un partito di destra-destra?
In particolare, l'atteggiamento verso gli immigrati di Nigel Farage è compatibile con il pensiero della base del M5S, che già una volta ha sbugiardato le posizioni destrorse del suo "megafono" sul reato di immigrazione clandestina (nell'unica volta in cui Grillo ha dovuto cambiare idea, a mia memoria)?

Ho la sensazione che Grillo sia tendenzialmente di destra populista, però si ritrova con un seguito di sinistra. In questo c'è qualche somiglianza con Di Pietro (che era di una destra più giustizialista), ma anche con un certo sansepolcrismo.

Alla fine credo che non se ne farà nulla, anche per problemi tecnici: dove trovano deputati di 7 Paesi per fare un gruppo all'Europarlamento? Non credo che ci sia lo spazio per avere tre gruppi a "destra" del PPE: già ci sono i Conservatori e Riformisti (centrodestra euroscettico, i Tories inglesi) e la destra di Le Pen, Salvini e compagnia.
Quindi Grillo si "salverà" in corner.

Resta il fatto che non capisco l'uscita. Il M5S non si allea nel Parlamento italiano - dove potrebbe servire a qualcosa - e lo fa a Strasburgo, dove è comunque inutile? Con gente che non c'entra quasi nulla?

lunedì 26 maggio 2014

Pensieri prima e dopo le elezioni

...scritti dopo le elezioni, lo so.

Però il sito è stato giù per qualche ora e non sono riuscito a postare prima, quindi scrivo ora.

La settimana scorsa con mia moglie abbiamo recuperato il dibattito tra i cinque candidati alla presidenza della Commissione Europea. Non ci credevo molto, ma è stato interessante. Ci ha costretto a pensare, a valutare. Votare il candidato più convincente, che però è associato a un partito italiano che non riscuote le mie simpatie? O votare il partito che sento più vicino a livello nazionale, pur non essendo convinti del candidato presidente? Alla fine ho deciso in cabina, e non mi sono pentito.

Mi chiedo quanti dei pochi italiani che sono andati a votare (Renzi ha stravinto con gli stessi voti - in termini assoluti - con cui Veltroni perse con distacco nel 2008, anzi forse addirittura con qualche voto in meno) si sono posti il problema della prospettiva europea.

Di più: quanti conoscevano i candidati presidenti?

Comunque le proiezioni danno un Parlamento in cui non sarà quasi possibile formare una maggioranza che non sia di "grande intesa" PPE-PSE (a meno di includere i Verdi in una strana alleanza con popolari, conservatori e liberali), e ciò soprattutto per l'affermazione dei vari partiti euroscettici. Peccato.

martedì 20 maggio 2014

Grillo e Vespa

Ieri sera, come milioni di italiani, ho visto la performance di Grillo da Vespa.

Se l'è cavata decisamente bene. Niente di trascendentale, s'intende, ma comunque bene, per il livello a cui siamo abituati.
Il suo quasi-monologo è stato un insieme di molti ingredienti, tipici del repertorio grillino, ma difficili da smentire.

Ci sono state le facilonerie, quelle che a me personalmente fanno più paura. Grillo propone soluzioni facili a problemi difficili: "Il fiscal compact - via!", o "Basta spostare la produzione dagli F35 a qualcos'altro". Io sono convinto che soluzioni così non esistono, che la realtà sia molto più complessa di come la dipingono i 5 stelle. Dovrebbero averlo capito anche loro, dopo l'esperienza di Parma, ma niente da fare. E comunque anche se l'avessero capito non è cosa da dire in campagna elettorale.

Ci sono state le inesattezze, le cose da fact checking: "In America è pieno di stampanti 3D, fanno quello che vogliono", "Centomila pensionati d'oro ci creano il buco delle pensioni", "Alba Dorata in Grecia è al 18%", "Il fiscal compact ci costa 55 miliardi di tagli all'anno" e un sacco d'altri. Fare un fact checking di un tale profluvio di parole dati numeri affermazioni semplificazioni è fisicamente impossibile, e ciò salva il comico. Sarebbe interessante fare un test: prendere due minuti a caso e vedere quante inesattezze saltano fuori, in modo da avere una stima delle balle al minuto.

Ci sono state le elusioni: Grillo non ha risposto alle domande sulle (im)possibili alleanze, sostenendo di volere il 51%, anzi il 100%. Le coperture sul reddito di cittadinanza sono vaghe e assolutamente non tornano i conti, come ha cercato di far notare Vespa. Ancora si insiste con i costi della politica come panacea di ogni male, e con i numeri farlocchi sul gioco d'azzardo.

Ci sono state le sparate populistiche, i "devono andare tutti a casa", i "processeremo l'informazione", il politometro addirittura ("sono quattro conti, cinque parametri, c'è già l'algoritmo").

Due cose interessanti però le ho trovate.
La frase sulle pensioni, secondo cui non possiamo intenderle come un recupero del già versato da ciascuno, ma anche come una forma di solidarietà, è condivisibile, e non ci avevo mai pensato bene (in effetti, se ciascuno si riprendesse il suo, tanto varrebbe abolirle e lasciare a ciascuno il compito di mettersi via i soldi).
La posizione sull'immigrazione è stata: sì all'asilo per i rifugiati, per gli altri si prendono solo le quote. Una posizione da criptodestra. Chissà perché Grillo su questo argomento è così diverso dalla sua base "naturale", la sinistra, se per calcolo elettorale o per personale idiosincrasia all'immigrazione abbondante.

Sull'efficacia, mi trovo d'accordo con Malvino.

Resta il fatto che non capisco a cosa serva votare un partito come il M5S alle elezioni europee: anche se facessero il botto, conquistando magari 30 seggi, a Strasburgo sarebbero in 30 su 750, visto che non hanno un gruppo europeo di riferimento: il 4%, ancora più insignificanti che nel Parlamento italiano (dove lo sono per scelta).

venerdì 9 maggio 2014

Gran Torino

Non so se l'ho già scritto, ma Gran Torino è un gran bel film. Ogni volta che lo rivedo mi piace di più.

[Avviso: contiene spoiler.]

Non tanto per la storia del razzista che si "converte", che secondo me è la parte più didascalica del film, ma per tutte le storie che stanno intorno.

C'è l'altra redenzione del protagonista: quella con cui si libera del peso che si porta sulla coscienza fin dalla guerra di Corea, e che confesserà non al prete in confessionale, ma al giovane ragazzo Hmong a cui cerca di insegnare a vivere. Dicendoglielo da dietro una grata, come in confessionale.

C'è la redenzione del violento, che prima affronta il "nemico" con la forza e poi capisce che questa strada non porta da nessuna parte, e si dispone al sacrificio supremo (nell'ultima scena il protagonista cade come in croce).

C'è il rapporto con la famiglia, triste ma non per colpa di uno solo.
C'è il giovane prete irlandese, un bel personaggio pure lui.
Ci sono anche i momenti comici del film, come gli spezzoni in cui Eastwood/Kowalski insegna al ragazzo come parlano i veri uomini.

E' un film ricchissimo, va visto e rivisto per apprezzarlo.

sabato 3 maggio 2014

I programmi per le elezioni europee

A venti giorni dalle elezioni europee, ho fatto un giro sui siti dei vari partiti, per vedere di trovare le loro proposte. Di seguito una carrellata, suddivisa per aree.

Per la candidatura di Martin Schulz (PSE), sostenuta dal PD, il programma è qui.
Il link allo stesso testo si trova anche sul sito personale del candidato.
Il programma mi sembra essenzialmente un'enunciazione di petizioni di principio. Interessante la posizione espressa al punto 2 contro l'operato della Troika ("L'operato della Troika [...] si è rivelato fallimentare"), molto grillina. Le righe che seguono sembrano prese pari pari da un qualsiasi programma elettorale italiano, che non può farsi mancare l'immaginifica lotta all'evasione fiscale.

Per la candidatura di Jean-Claude Juncker (PPE), il programma si trova qui.
Mi stupisce la concretezza dei punti 1 e 5 enunciati nelle priorità (ma anche il punto 3 è abbastanza specifico).
Interessanti la proposta 05 (pagina 11 del programma) in cui si dice che l'integrazione degli immigrati è un percorso che comporta diritti ma anche responsabilità (approccio che segna una specificità di destra) e la proposta09 (pagina 15 del programma) sulla prudenza nell'allargamento dell'UE (i buoi sono già scappati, mi pare, ormai...).

Curiosamente (o forse non tanto), sul sito del maggior sostenitore italiano del PPE, ovvero Forza Italia, non trovo link o rimandi al programma europeo. Sarà perché questo è un po' diverso dall'approccio che sta tenendo Berlusconi in questa campagna?*
Stessa cosa sul sito del Nuovo Centrodestra (ci sono le liste sei candidati, ma non il programma) e UDC.

Tra chi sostiene Guy Verhofstadt (ALDE), la lista comune Scelta Europea ha il manifesto raggiungibile con un link in home page. Per quanto riguarda le singole componenti dell'alleanza: Scelta Civica ha il link al programma europeo ben visibile in prima pagina; per il Centro Democratico il programma è raggiungibile da un menù in home page. Sul sito di Fare si parla molto di elezioni europee, ma non trovo il programma specifico.

Nel merito, trovo curioso (eufemismo) che i partiti che sostengono una stessa lista abbiano programmi diversi. Nel programma del Centro Democratico si legge che è necessario negoziare la possibilità di sforare di almeno un punto di PIL i vincoli di bilancio per rilanciare i consumi. Vorrei sapere che ne pensano Monti e Boldrin di una cosa simile...
Invece mi piace l'approccio federalista "spinto" di Scelta Civica, che al punto 2 del suo programma arriva a ipotizzare una vera legge elettorale comune - senza paura di spingere per un maggioritario che la penalizzerebbe alquanto.
Per tagliare la testa al toro, comunque, si può andare direttamente a leggere il programma del candidato sul suo sito. E' fatto male: le slide nelle prime pagine non hanno titoli, e sono spiegate nel testo in fondo. Comunque si può leggere; segnalo a pagg. 18-19 le differenze tra l'approccio liberale di Verhofstadt e gli approcci nazionalisti, conservatori e socialisti.

Per Alexis Tsipras (EL), la Lista Tsipras ha questa pagina, raggiungibile dal menù "Chi siamo", da cui c'è un link al programma intero. Che è bello lungo e articolato... Il "riassunto" si trova qui.
E' un programma marcatamente di sinistra: no al fiscal compact, investimenti pubblici, accoglienza per gli immigrati. Molto "prevedibile", in un certo senso.
Il programma sul sito del candidato si trova qui, e (per fortuna) si sovrappone a quello presentato dalla lista italiana.

I Verdi europei sostengono l'accoppiata Ska Keller e José Bové. Il sito dei Verdi europei riporta il manifesto elettorale anche in italiano.
Sul sito dei Verdi italiani ho trovato molti inviti a partecipare, candidarsi, fare i volontari, contribuire economicamente, ma nulla sul programma, così come sul sito di Green Italia.
Nel merito, il programma è un tradizionale programma ambientalista di sinistra. A titolo di curiosità, mi sembra che sia l'unico programma che sposa la teoria del gender (infatti usa l'acronimo LGBT+ e il termine "gender identity"). Nel programma della lista Tsipras si parla di LGBTQ e di diritto a determinare "se e come essere maschi e femmine", ma non esplicitamente di gender.

Le altre forze non sostengono alcun candidato alla presidenza della Commissione, e più in generale non fanno riferimento ad alcun partito europeo. Secondo me questo non ha senso: come si pensa di incidere in un'assemblea sovranazionale con pochi deputati - fossero anche qualche decina - e restando isolati?
Comunque, il sito della principale forza "isolata" del nostro panorama, il Movimento 5 stelle, mi sembra fermo alle elezioni politiche dello scorso anno: nessuna informazione sul programma, quindi.

* Tra l'altro, visto l'euroscetticismo strisciante in FI, mi chiedo se non sarebbe più coerente seguire i conservatori britannici e lasciare il PPE per aderire all'AECR. Però sappiamo che per Berlusconi la coerenza non è importante quanto l'etichetta di "moderato" e "popolare"...

lunedì 28 aprile 2014

Sul 25 aprile locale

Riguardo la commemorazione del partigiano di origine ospitalettese Mario Boldini di cui dà notizia il redivivo (bentornato!) Ospitaletto.org, segnalo il bell'articolo pubblicato sul notiziario delle biblioteche di Gargnano della primavera 2012 (pagg. 5 e seguenti), a firma di Bruno Festa, che ricostruisce nei dettagli la sua storia.

Conoscevo questo articolo grazie ad una ricerca svolta da mio padre sul periodo della Seconda Guerra Mondiale in ambito locale. Ne è uscita una raccolta interessante di fatti ed eventi, riguardanti gli scampoli di Resistenza che hanno toccato Ospitaletto ed anche altri temi bellici.

Se mi capiterà occasione ci tornerò su. Per esempio le prossime commemorazioni quinquennali del voto alla Madonna di Lovernato potrebbero essere un buon momento per approfondire il tema degli attacchi aerei sul nostro paese.

venerdì 25 aprile 2014

I rappresentanti che vogliamo

Sottotitolo: panegirico di Enrico Zanetti.

Di cui non conoscevo l'esistenza prima di leggere questo scambio con il bravo Seminerio. E' così che vorrei fossero i miei rappresentanti: disponibili al dialogo, costruttivi, realisti, con chiare le priorità ma con una visione.

Nella risposta di Zanetti leggiamo tutte queste qualità. Zanetti sa che la politica è l'arte del fare il bene possibile. Sa che non può essere un talebano contro ogni compromesso, purista della propria coerenza:
farò la mia buona o cattiva parte al Governo del Paese con la medesima determinazione e feroce serenità [...] non mi sentirete mai dire che fino a quando non avrò il 51% resterò in tribuna a gufare

ma anche che è necessario avere chiaro cosa è giusto e cosa è sbagliato:
È ora e tempo che tutti i redditi vengano tassati allo stesso modo, salvo agevolazioni mirate. È una questione di equità, semplicità e trasparenza.

In pratica per agire in una situazione in cui non si decide da soli bisogna stabilire le priorità, e capire che  su alcune battaglie è opportuno puntare i piedi, su altre bisogna accontentarsi di ciò che si riesce ad ottenere:
verificherò i margini di intervento, ma non farò barricate su questo punto, o meglio ne antepongo altre su alcuni tagli di spesa e, se non potrò ottenere il 100% di quello che vorrei, cederò piuttosto su questa disposizione.

Ciò non vuol dire rinunciare ad avere una visione, da portare avanti in particolare laddove si può incidere di più, ovvero all'interno del proprio partito:
uno spazio libero dove uomini e donne libere possono fare una politica 100% liberale e riformista, 0% berlusconiana, 0% CGIL

pur senza mettersi le fette di salame sugli occhi:
è indubbio che alcuni di quelli che erano entrati in politica dietro chiamata diretta di Mario Monti, preso atto che non era una passeggiata d’onori in cui il più sfigato diventata minimo sottosegretario, si sono squagliati come neve al sole.

Nel merito delle opinioni si può discutere, come sempre. Il metodo mi sembra però il migliore possibile. Sottosegretario Zanetti, lei ha guadagnato un estimatore.

domenica 20 aprile 2014

La Pasqua della gratuità

Qualche giorno fa ho partecipato a due serate degli Esercizi Spirituali per adulti predicati da padre Fabio (piamartino).

Mi ha fatto pensare soprattutto un particolare della sua spiegazione del miracolo dei dieci lebbrosi.
L'unico che torna a ringraziare Gesù è il samaritano. E' l'unico che non legge il miracolo per il proprio interesse: mentre gli altri, una volta guariti, potranno tornare nella città, lui continuerà ad essere escluso dalla comunità per via della sua religione, se non più per la malattia.

Questa condizione gli permette di accettare il dono di Dio in un'ottica di gratuità, senza pensare al tornaconto, al do ut des.

La sfida della gratuità è una delle più difficili da accettare, almeno per me (e noto che mi ripeto). Accettare la grazia, saperla riconoscere, senza dare nulla in cambio e non pensando al proprio tornaconto, è fuori dalla nostra mentalità.

E' la sfida del Cristianesimo, che è la religione del triduo. Il simbolo dei cristiani è la Croce, la Croce del Venerdì Santo, il dono più gratuito ed estremo che Dio fa di sè. Il dono di cui non potremo mai essere degni, senza la forza dell'Eucarestia, della Cena del Signore, e della Resurrezione che rende vincente quel dono stesso contro la morte.

E allora buona Pasqua della Comunione, del Dono gratuito e della Resurrezione!

mercoledì 16 aprile 2014

Questione meridionale

Qualche tempo fa si è parlato del cosiddetto "referendum" promosso in Veneto per propugnare un'eventuale indipendenza, con risultati (dichiarati dagli organizzatori) tanto clamorosi quanto dubbi. Poi è arrivato l'arresto dei "secessionisti", tra cui un compaesano.
Prendo lo spunto da queste notizie di cronaca per farmi qualche appunto sullo "stato dell'arte" di ciò che penso sulla innegabile forbice tra il Mezzogiorno e il Settentrione dell’Italia. La mia opinione è piuttosto articolata e – devo dire – non molto chiara.

LE CAUSE

Le cause della perdurante arretratezza del Mezzogiorno secondo me sono molte e varie, ma hanno in comune il fatto di essere perduranti, incancrenite e di assommarsi in circoli viziosi.
Ci sono cause di ordine culturale, dovute a una minore scolarizzazione fin dai tempi dell’Unità, che nel tempo si è trasformata in una scolarizzazione di minore qualità rispetto al resto del Paese (basta vedere i risultati dei test Invalsi o Pisa).
Ci sono cause di ordine pratico: il territorio è difficile e sconnesso, la mancanza di pianura rende le infrastrutture più costose e complicate, specialmente in un Paese basato sul trasporto su gomma. Secondo me questo fatto può spiegare, almeno in parte, il fatto che il Veneto, che “partiva” in condizioni simili al Mezzogiorno (terra di povertà e di emigrazione fino al secondo conflitto mondiale), ha agganciato il boom economico, mentre il Sud non ce l’ha fatta.
Ci sono cause di ordine sociale: la mentalità della ricerca del posto pubblico come prima opzione, la minore imprenditorialità, la scarsa qualità delle classi dirigenti, che perpetuano questo sistema assistenzialistico per trarne vantaggi.
Ci sono cause di ordine pubblico: la presenza delle mafie.

Queste cause si intrecciano in un turbine di circoli viziosi: le mafie condizionano la classe dirigente, la quale non ha alcun interesse a stimolare l’uscita dall’assistenzialismo. I giovani, sapendo che non c’è lavoro, non sono stimolati a intraprendere, e magari nemmeno a studiare troppo. Gli insegnanti – che tra l’altro escono da un sistema di formazione già scadente di suo – sono scoraggiati di fronte alla dispersione scolastica e alle difficoltà ambientali, e la qualità della didattica cala. La mancanza di prospettive porta un certo numero di persone a rivolgersi direttamente o indirettamente alle reti mafiose e paramafiose. E via peggiorando.

I POSSIBILI RIMEDI

Ho le idee ancora più confuse su come si potrebbe tentare di uscire da questa situazione. Diciamo che mi vengono in mente due approcci, entrambi irrealizzabili.