venerdì 30 ottobre 2020

Destra, sinistra, orologio, lancette

Ho letto questo intervento di G. Orsina sulle abusate caratteristiche di destra e sinistra.

Ci sono molti spunti interessanti. Non tutto è condivisibile, in particolare mi pare una versione argomentata ed edulcorata di un meccanismo piuttosto trito per cui le colpe della destra sono, sotto sotto, colpe della sinistra, perché la sinistra è così, cosà, non è abbastanza cosò e cosù.

Stavolta la "colpa" della sinistra sarebbe quella di avere ottenuto l'egemonia delle élite culturali. C'è dl vero, e spesso mi sono chiesto anche io come mai non ci sia un destra "colta", una élite di destra, come mai i personaggi della cultura, dello spettacolo, i professori eccetera siano in massima parte di sinistra.

Detto che questo, secondo me, è più che altro una colpa della destra, in termini di incapacità di elaborare una posizione alternatva, trovo interessante questo passaggio:

La divisione verticale fra destra e sinistra si è girata di novanta gradi in senso orario e si è sovrapposta a quella orizzontale fra élite e popolo: un’élite prevalentemente progressista (o almeno: che si autodefinisce tale) da un lato, con poco popolo; e un imponente pezzo di popolo istintivamente di destra dall’altro, non guidato né educato da alcuna élite. Se una democrazia liberale ben funzionante prevede che élite alternative competano per il consenso popolare, come ci ha insegnato Schumpeter, allora la nostra democrazia odierna di funzionante ha ben poco.

lunedì 26 ottobre 2020

Il Giro più strano

Il tempo ci dirà quanto valeva questo Giro d'Italia.
Quanti in top 5 faranno ancora risultati simili?
Tao Geoghegan Hart potrà competere per un altro grande giro, o è una seconda linea, un Landa, un Wout Poels che ha pescato il jolly come Hesjedal a suo tempo?
Hindley avrà altre occasioni, magari in un giro senza crono come (assurdamente) si tende a fare oggi, o sarà uno da maglia azzurra/a pois?
Almeida può crescere, e sperare, o è troppo scarso in salita e ha già avuto la sua occasione per un podio? Magari è un Rui Costa, uno da corse di una settimana?

La mia sensazione è che ci sia poca "ciccia", però staremo a vedere. Comunque da giovedì almeno ci siamo divertiti parecchio, vista la pochezza delle squadre era tutto un uno contro uno (infatti ha vinto quello che aveva un Dennis a fare il trattore).

Confermo un pensiero che avevo fin dall'inizio sul percorso: il disegno delle tappe di montagna era insufficiente, fortuna che è rimasto lo Stelvio. Roccaraso e Madonna di Campiglio erano disegnate "al contrario", con le salite difficili all'inizio, quindi avevano dei difetti in sé, ma se Campiglio fosse arrivata dopo lo Stelvio avrebbe fatto i bei danni comunque. Idem la tappa di San Daniele. Tappe così vanno messe in ordine decrescente di difficoltà, non crescente. Il livello basso ha poi fatto sì che anche un Sestriere facesse danni, e le singole tappe sono state anche divertenti (Camigliatello Silano e Tortoreto soprattutto), ma il percorso era concepito male.
Comunque complimenti a Vegni e a tutti quanti per aver portato il Giro alla fine.

Considerazione più generale: Almeida, Tao, Sivakov, anche Hindley, non sarebbe meglio se fossero distribuiti su più squadre diverse, invece che emergere solo per gli infortuni dei capitani? Ci vorrebbe un salary cap...

Altra osservazione: la classifica dei grandi giri ormai è fatta dai 10-12 che provano a farla, dietro c'è gente che molla fin dalla prima settimana. Il 13° al Giro è a 35', Majka è rimasto 12° a 20' nonostante una crisi totale. Anche al Tour dal 13° in poi cominciano i gregari che hanno perso per accompagnare i capitani.
Quindi: quanto vale una top 10, se alla fine per un capitano "basta" non doversi fermare ad aspettare nessuno per essere nella prima dozzina?
Se i corridori da classifica fossero più distribuiti magari ne avremmo davvero 15-18 in lotta per una top 10, non una dozzina.

Forse è un caso fortuito di quest'anno, ma andando a vedere il Tour - di cui trovo le classifiche complete su Wikipedia - negli ultimi dieci anni i maggiori tre distacchi tra decimo e quindicesimo si sono avuti nel 2017, 2019 e 2020, con un massimo di 28'17'' quest'anno.
Io ricordo, prima, lotte per l'undicesima posizione, con persino aberrazioni come squadre a tirare per difendere le posizioni di rincalzo. Mi pare che ci fosse più gente che cercava di stare in classifica.

mercoledì 21 ottobre 2020

Il ladrone vien di notte

Vangelo di oggi: Lc 12, 39-40

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

Come un ladro, a scassinare?

Gesù, devi trovare paragoni migliori!

giovedì 15 ottobre 2020

Libera festa in libero Stato

E così è arrivato il nuovo DPCM. Dopo giorni di anticipazioni, smentite, illazioni, la soluzione è stata: feste in casa "fortemente sconsigliate"

Ci sono dei pro e dei contro, per una formulazione così.
Da una parte è una formulazione che non vuol dire nulla, ambigua, che viene messa in un provvedimento con forza di legge ma che non è una legge.
D'altra parte, se il buon senso ("non assembratevi") non basta - ed evidentemente non basta, si tenta di spiegarlo ancora una volta, con altri strumenti, sempre più vicini ad un obbligo.

Personalmente apprezzo che il governo si sia fermato un passo prima (diversamente da quel che accade, per esempio, in Irlanda). Normare con un DPCM le feste in proprietà privata sarebbe stato un passo ulteriore in avanti nell'allontanarsi dalle procedure istituzionali e dalle prassi costituzionali.
Il lockdown (divieto di usire di casa se non per certi motivi) già limitava le libertà costituzionali di movimento e all'atto pratico otteneva lo stesso effetto (niente feste in casa); però tecnicamente non mettva il naso in una proprietà privata. Farlo sarebbe stato in punta di diritto un passo in più, anche se l'effetto pratico magari è lo stesso, o anzi sarebbe stato meno invasivo che ai tempi del lockdown (ehi, anche se non posso andare a casa di qualcuno posso ancora uscire!).

Ecco, pensando a lungo termine (intendo anni) credo che uno dei danni che fa questa pandemia sia inquinare il dibattito riguardo il bilanciamento di potere pubblico e libertà personale.
Nel merito, io capisco la ratio di una norma che vieti le feste. Inoltre abbiamo capito che i contagi avvengono spesso in casa, cerchiamo di fare qualcosa al riguardo.

Però (forse l'ho già scritto) mi preoccupa che ci si "abitui" a considerare normali le ingerenze governative (o comunque altrui) nella privacy e nelle libertà personali. Mi preoccupava anche ai tempi dell'11 settembre, e andando ancora più indietro osservo che le legislazioni antiterrorismo degli anni '70 sono ancora lì, bel belle, in vigore.

Naturalmente non aiuta che la bandiera delle libertà personali sia in mano a pagliacci negazionisti. A me basterebbe che 1) le misure emergenziali (sì, penso anche allo stato di emergenza) avessero una data di scadenza certa e non prorogabile, perché se dopo un anno sei ancora in emergenza allora non è più un'emergenza, e tu Stato devi dotarti di strumenti più normali per gestire la situazione, e 2) che ci fosse consapevolezza del fatto che non sono misure innocue.

Non ho paura che arrivi un fascismo a breve, intendiamoci.
Ho paura che si crei un "humus", un'abitudine che abbassi gli anticorpi (a proposito...) se tra dieci o vent'anni dovesse esserci qualche rischio di autoritarismo anche in Italia.

lunedì 5 ottobre 2020

La nuova enciclica, a scatola chiusa

Appunti sparsi, senza aver letto nulla.

Io non mi ricordo un'altra enciclica uscita così in sordina, o meglio: poco anticipata. Qualche tempo fa è arrivata notizia che "il 4 ottobre il Papa firmerà l'enciclica". Tutti i commentatori sono caduti dal pero (ah davvero? un'enciclica?) e c'era il vuoto assoluto sui contenuti, su cosa aspettarsi.

E' un'altra enciclica sociale. Papa Francesco è l'unico Papa ad aver scritto solo encicliche sociali (la prima "a quattro mani" con Benedetto non la conto, era la chiusura della trilogia precedente sulle virtù teologali, non è roba sua). Mi pare un segnale delle priorità del pontificato, e forse anche del poco interesse teologico di un Papa di formazione diversa da quella classica europea.

Francesco non usa molto lo strumento enciclica, ma nei primi anni ha scritto molto: Evangelii Gaudium e Gaudete et exsultate sono testi molto lunghi rispetto al solito; anche le esortazioni postsinodali (soprattutto Amoris laetitia, le due successive sono passate più in sordina) sono più di semplici documenti conclusivi. Da un paio d'anni s'era dato una "calmata", ma vedo che pure questo testo è lungo, come Laudato sì. Si conferma grafomane...

I testi sono lunghi anche perché ridondanti. Una fonte vaticana diceva che il Papa vorrebbe che ogni parte potesse essere letta a sé, quindi richiama spesso i presupposti, ripete ragionamenti eccetera. Mah, è uno stile. A me non piace, non facilita la lettura ragionata come testo lungo, ma è vero che Laudato sì si presta molto per citazioni, mentre per altri pontefici spesso bisogna fare taglia e cuci per rendere dei passaggi comprensibili.

Due encicliche sociali in 5 anni (con null'altro in mezzo) avvicinano Francesco a Giovanni XXIII, che ne scrisse due in due anni, Mater et magistra e Pacem in terris. Anche Paolo VI scrisse Gaudium et spes, Populorum progressio e Octogesima adveniens in pochi anni, ma tecnicamente solo la seconda è un'enciclica, e poi c'era il Concilio che richiedeva approfondimenti e spiegazioni. Giovanni Paolo II scrisse tre encicliche sociali tra 1981 e 1991, ma anche lui ebbe in mezzo il crollo del Muro da "commentare", e poi fino al 2005 non aggiunse altri documenti ufficiali.

Giovanni XXIII è probabilmente il Papa a cui Francesco è più vicino, per interessi e per un certo stile fiducioso nelle possibilità del mondo, informale, inclusivo nei confronti del "fuori Chiesa". Con grandi differenze nei confronti del "dentro".
Parliamo di due pontefici dallo stile "pastorale", entrambi piuttosto in rottura con il precedente pontificato "ingessato", entrambi attenti al dialogo con le altre religioni e con l'extra-Chiesa, con l'ambizione di riscrivere il rapporto col mondo.
Giovanni XXIII lo pensava forse in modo un po' ingenuo, mise in moto il Concilio che doveva durare qualche mese (era veramente ottimista!), poi non fece in tempo a vedere il cambiamento perché morì.
Francesco è chiaramente del parere che, come sosteneva Martini, la Chiesa è rimasta indietro nei rapporti col mondo. Non mi pare abbia chiaro come modificarlo e in che direzione andare ma mi pare che anche lui si fidi molto (forse - anche lui - un po' ingenuamente) del "bene" che c'è al di fuori della Chiesa, dai divorziati risposati all'Islam.
Inoltre entrambi hanno a cuore le problematiche sociali, e il "Fratelli tutti" mi ricorda il famoso "a tutti gli uomini di buona volontà" di Pacem in terris.

A proposito di Pacem in terris, leggo dai lanci dell'enciclica che Francesco parla di una riforma dell'ONU in una specie di governo mondiale. Questo passaggio c'era già in quella enciclica, e Benedetto XVI aveva poi ripreso nel concetto di "famiglia umana" a cui appartengono tutte le nazioni, quindi anche questa idea di fratellanza c'era già in Caritas in veritate, è un elemento di continuità.

giovedì 1 ottobre 2020

E allora il PD?

Oggi propongo un medley di pezzi che fotografano qualche parte dello scenario politico attuale.

Cominciamo con questo pezzo, di prima delle recenti votazioni, che critica il PD.
Ad esso fa da contraltare quest'altro pezzo, di dopo le elezioni, che invece individua il PD come l'unico "vincitore" della tornata elettorale.

Trovo - strano caso - condivisibili entrambi i pezzi. Sono sempre stato piuttosto scettico sull'alleanza PD-M5S. E' però vero che finora sembra che abbia funzionato per limitare i danni, e che anzi il partito più danneggiato non sia il PD. Non ci avrei scommesso. Anche i toni del governo sono cambiati, in meglio.

E' altrettanto vero che oltre ai toni è cambiato ben poco: i decreti sicurezza sono ancora lì, quota 100 vedremo se sarà abolita ma per ora è ancora lì, a livello di contenuti cosa c'è di nuovo? La riduzione dei parlamentari, che è una bandiera grillina.
Un governo beneducato, che non muove una virgola.

Ottimo successo la promessa di Recovery Fund, va detto, ma è ancora di là da venire.

Man mano che passano gli anni, e Berlusconi eclissa, Monti floppa, Renzi si autoesclude, Calenda non sfonda, man mano che passa il tempo, sempre più un'area moderata ridotta (altro che praterie) ma presente rimane senza rappresentanza.

E così, come accade ormai da anni, dovrò decidere se votare il partito unico - con sempre meno voglia - o disperdere il voto.