lunedì 27 gennaio 2020

Appunti dall'Emilia

Appunti a caldo dopo le elezioni in Emilia Romagna.
  • Nel 1999 Guazzaloca tolse Bologna alla sinistra. Non vedo perché una eventuale vittoria di Salvini /Borgonzoni avrebbe dovuto essere più epocale. Anzi, sappiamo che la Lega da sempre recupera più consensi nelle zone rurali: in un’elezione regionale avrebbe dovuto essere anche meno difficile. Ora possiamo dire che Salvini non è stato in grado di fare quello che riuscì a Berlusconi su un palcoscenico più difficile.
  • L’impennata di affluenza rispetto al tragico dato di cinque anni fa secondo me è compatibile con un atteggiamento da elettori “adulti” un po’ disillusi. Quando si percepisce il business as usual, quando non c’è motivo di cambiare (lettura positiva) o non c’è speranza di cambiare (lettura negativa), l’elettore medio sta anche a casa., delega. Quando si percepisce il “pericolo per la democrazia”, invece, va alle urne. Questo è rassicurante.
  • Con questo non voglio affermare che la Lega è un pericolo per la democrazia. Ironicamente, però, bisogna fare i conti con la percezione. E’ un contrappasso della questione immigrazione: nonostante i dati dicano che l’immigrato (a parità di condizioni) delinque come un italiano, se non meno, la percezione è diversa, e nel dibattito pubblico bisogna tenerne conto. Allo stesso modo, io credo che l’Italia abbia le spalle abbastanza larghe per sopravvivere anche a un governo Salvini, e che quindi la Lega non sia un pericolo immediato per la democrazia (potevano esserlo più i 5 stelle delle origini), ma la percezione di un sacco di gente (vedi sardine) invece è diversa, e la “chiamata alle armi” evidentemente ha funzionato.
  • Discorso più ampio. Parto dalla situazione dei 5 stelle, che pian piano stanno evaporando, travolti dalla propria nullità. Questo rende sempre più anacronistico il Parlamento: se davvero si andrà a votare nel 2023, per allora ci saranno centinaia di parlamentari “fantasma”, che si sa benissimo che non rappresentano alcuna forza reale nel Paese. E’ il problema che ci fu nel 2017-18 con i parlamentari di Scelta Civica, nata e morta nel 2013. Loro però presero atto della cosa e risolsero il problema “da soli”, sciogliendosi nel PD renziano. Stavolta la distorsione potrebbe essere molto più forte, perché riguarda il primo gruppo parlamentare, che prima e dopo le elezioni del 2018 non è mai più stato 1/3 del Paese come si è ritrovato a essere in Parlamento. Su questa cosa ci tornerò.

martedì 21 gennaio 2020

Appunti da Caino

Sabato è iniziato il nuovo anno della SFISP, con l'intervento del vescovo Tremolada su Genesi 4, Caino costruttore di città.
Tra i moltissimi spunti lasciati nella lunga riflessione, ne segnalo alcuni.
  • In questi capitoli si parla della socialità (andate e popolate la terra, la costruzione della città, le mogli e i figli...) ma non c'è mai la politica (la città non ha un "sindaco", non si parla di re, di capi sacerdoti, di amministratori). Questo dovrebbe forse dirci qualcosa sul fatto che la società precede la politica.
  • D'altra parte, dopo generazioni, l'unica "autorità" presente sembra essere quella di Lamech, che distorce il messaggio di Dio sulla vendetta (che Dio si riserva e mette a protezione di Caino) e lo volge in un messaggio di violenza. Questo è un atteggiamento quasi mafioso (piegare la religione ai propri interessi). Forse la società senza la politica corre questiu rischi.
  • Il vescovo ha ricordato che in seguito arriveranno le forme di politica, o meglio di autorità: prevalentemente (da Babele all'Apocalisse) gli imperi, dove un potere controlla tutto e crea omologazione. Oggi questo effetto l'hanno i potentati economici, le multinazionali, che creano una società del consumo in cui tutto è in vendita, tutto ha un prezzo. Compreso l'utero, come ha ricordato un corsista. Questo nesso mi ha fatto pensare ancora una volta alla falsa dicotomia tra cattolici del sociale e cattolici della morale.
  • Il vescovo ha poi citato la forma di autorità dei re, sottolineando che Israele era diverso dagli altri popoli: lì il re è un servo di Dio a servizio del popolo, non è certo un dio egli stesso, come per i faraoni e i regni orientali che richiedevano la proskynesis davanti al sovrano. Davide e Salomone ben sanno che Israele non è il loro popolo, è il popolo di Dio, unico vero re d'Israele (altro che "non abbiamo altro re che Cesare"). Questa considerazione della regalità avvicina gli ebrei molto più al mondo classico greco e romano che a quello orientale, corroborando le radici giudaico-cristiane dell'Occidente.
  • Infine, il vescovo ha detto che le arti sono un fatto molto importante: spesso i migliori interpreti dei tempi sono i poeti. Mi ha ricordato quando il professor Belardinelli citò il pessimismo letterario a cavallo dei secoli XIX e XX come anticipatore della crisi che sarebbe arrivata dopo la Belle Époque.

venerdì 17 gennaio 2020

Le lungimiranti strategie e i cattolici

Riprendo il tema dell'ultimo post, il ruolo del "vecchio" e "nuovo" PD, in rapporto al ruolo politico dei cattolici. Anche in questo caso, per una vera interlocuzione non basta cambiare nome: segnalo questo intervento di Alessandro Risso.
Eventuali cambiamenti del PD aprono prospettive per i cattolici in due direzioni: 1) il nuovo PD abbandonerà la linea dell'individualismo spinto che ha minato il discorso sui "diritti civili", come sembra suggerire Orlando nell'intervento citato? Allora ci potrebbe essere spazio per un'interlocuzione; 2) il nuovo PD diventerà il nuovo PCI/PDS/DS, come area di riferimento, rinunciando al tentativo di fusione con l'area popolare? Allora lo spazio al centro di cui parlavo la volta scorsa potrebbe interessare non solo Renzi, ma anche i cattolici riorganizzati.
In questa seconda possibilità - che secondo me è più concreta, e continuo a non capire perché Zingaretti debba fare un tale regalo a Renzi - il tema sarebbe: questi promotori di un "soggetto politico nuovo d'area popolare", come si pongono rispetto a Italia Viva?
E qui ritorna un vecchio tema, a cui forse avevo già accennato: Renzi è un alieno rispetto ai cattolici in politica. L'area ecclesiastica non è riuscita a inquadrarlo in nessun modo. Un corpo estraneo, non nel senso di "avversario" o di "alterità", proprio nel senso di non comprensione, come cercare di leggere un VHS con un lettore DVD.

lunedì 13 gennaio 2020

Strategie lungimiranti, forse

Zingaretti annuncia lo scioglimento del PD per formare un nuovo soggetto aperto ai movimenti civici (sardine?) e alla sinistra (LEU?).
Io non capisco bene. E' chiaro ed evidente che il PD ha un deficit di brand, nella percezione è diventato antipatico, radical chic, non popolare.
Il compito del segretario sarebbe quello di recuperare l'appetibilità del partito, ma non credo che liquidare il brand sia una buona idea, anche perché così si finisce per perdere anche ciò che di positivo il marchio si porta dietro.
Di fatto, il PD è ancora percepito come il partito "ufficiale" del centrosinistra italiano. Si porta dietro uno zoccolo duro di votanti che probabilmente sta nell'ordine del 18-19% preso dal PD renziano all'ultima tornata elettorale. Finora, chi è uscito dal PD è sostanzialmente sparito, il che fa capire che molti elettori non sono disposti a votare altro. Aiuta, per questo, anche il discorso del voto utile: il PD resta l'unico partito che per dimensioni ha speranza di contare qualcosa nell'agone politico. Ma questo non vale solo a sinistra: recentemente Paolo Corsini ha scritto un articolo sui giornali locali di Brescia indicando nel PD l'unico interlocutore possibile per il mondo dei cattolici democratici.
Rinunciare al PD significa rinunciare a queste rendite di posizione e certificare il fallimento della fusione tra le due anime originarie (Margherita e DS), e si rischia di dare il via a una specie di "liberi tutti".
Non posso immaginare un favore più grosso fatto a Renzi. A mio parere il fallimento del brand PD è in gran parte collegato alla sua persona, e la sua uscita aveva liberato il partito da una presenza ormai tossica. Nessuno degli elettori PD dello "zoccolo duro" è disposto a votare Renzi, con il PD ancora in campo. Ero convinto che Italia Viva avrebbe fatto la fine di una LEU qualsiasi. Se davvero invece ci sarà un liberi tutti, Renzi potrà accreditarsi come una specie di Margherita + UDC.
Certo, recuperare il brand di un partito non è facile. Ma non è impossibile: Salvini c'è riuscito, per dire, e non ha rinunciato alle rendite di posizione leghiste al Nord. Per cambiare pelle bisogna cambiare le facce, la Lega era scesa al 4% quando aveva la faccia del Trota, è risalita affidandosi a un leader nuovo. Come ho detto, già l'uscita di Renzi secondo me era un grosso passo avanti per il PD.
L'unico senso che posso leggere alla mossa è che in realtà si cerchi di creare un soggetto votabile anche dagli ex M5S, per cui magari il PD è sempre il "PDmenoL" e altre amenità simili. Ma non credo che funzioni: le varie incarnazioni del PCI, con a capo sempre le stesse persone, non hanno mai "ingannato" nessuno. Si cambiava la sigla ma non le facce. Il contrario dell'operazione salviniana.

mercoledì 8 gennaio 2020

Il senso dell'opposizione in Comune

Riprendo un accenno del post in cui riflettevo sul fatto che le nuove proposte dell'amministrazione per Villa Presti somigliano alle vecchie proposte elettorali dell'opposizione.
Nell'ultimo bollettino comunale Matteo Faini invitava ad una presenza più assidua ai Consigli comunali. Ha certamente ragione, in linea di principio. Ne ho parlato con una persona che anni fa presenziava abbastanza regolarmente ai Consigli. Lui mi ha detto: "Se devo andare al Consiglio per sentire Sarnico che dice che lui ha preso i voti e quindi decide lui, come faceva Prandelli, cosa ci vado a fare?".
E qui mi ricollego al primo elemento: che rapporto c'è tra maggioranza e opposizione nei Consigli comunali? Io posso parlare di Ospitaletto, ma credo che il discorso valga per il 99% dei Consigli dei comuni, in particolare per quelli piccoli, eletti senza ballottaggio (e ho il sospetto che le dinamiche non siano molto diverse nei comuni più grandi).
L'opposizione esercita un compito di controllo, va bene. Questo si esplicita nel fare le pulci alla maggioranza, con strumenti come le interrogazioni, ruolo che si sposa bene con la propaganda politica.
Ma l'opposizione può esercitare anche un ruolo propositivo, portando le proprie proposte in Consiglio o nelle commissioni. E qui di solito casca l'asino: quasi sempre le proposte delle opposizioni sono bocciate in modo sistematico.

giovedì 2 gennaio 2020

Manovrabilità della massa

Martedì sono stato alla S. Messa serale per il tradizionale Te Deum di ringraziamento.
Il parroco ha proposto il tradizionale "bilancio" demografico annuale della comunità. Calano le nascite, ma sono sempre più delle morti; calano i matrimoni, specie quelli religiosi, e calano i battesimi, che scendono sotto i 50 a fronte di più di 100 nascite.
Il parroco notava che rispetto al calo della pratica religiosa percepisce un certo fatalismo, anche da parte dei preti. Non so se sia così.
Penso che il recupero sia difficile anche perché oggi la società, la cultura prevalente è fatta di modelli che non portano in quella direzione.
D'altra parte, come dice don Pierino, "quanti di quelli che vanno a Messa sono cristiani?". Anche la pratica religiosa dei tempi andati, su su fino al Medioevo, era spesso abitudinaria, e condizionata da una società, una cultura religiosa, in cui chi non andava in Chiesa veniva emarginato. Andare a Messa era l'occasione per dare un'occhiata alle ragazze del paese. Senza contare la componente di paura che si instillava nelle menti.
Tutto ciò mi fa pensare: davvero siamo un mondo di masse manipolabili secondo i modelli di alcuni "creatori di tendenze"? Di pochi membri di élites, ieri religiose, oggi laiciste/consumiste?