martedì 28 luglio 2020

Abbiamo non perso uno scudetto

E così sono nove di fila.
Stavolta però ho una sensazione "bersaniana": più che vincerlo abbiamo "non perso" lo scudetto, correndo qualche rischio di troppo. Certo, le avversarie sono cresciute parecchio (Atalanta, INter, Lazio tutte molto oltre lo scorso anno, quando anche il Napoli fu un mezzo flop), ma la potenza di fuoco bianconera è maggiore di quella vista in campo.
Colpa di Sarri?
Mai stato tenero con il toscano, secondo me non ci ha capito molto della Juve, se il campionato fosse andato avanti regolarmente prefiguravo una brutta primavera. La partita migliore dell'anno resta quella col Napoli di Ancelotti, da lì un gioco molto farraginoso, formazioni sempre cambiate (ancora oggi non saprei indicare un 11 titolare), fino all'orrenda partita d'andata col Lione.
Il lockdown ha favorito la Juve a scapito soprattutto della Lazio, e il calendario (4 gare facili dopo la ripresa) ha poi dato una mano, permettendo di mettere fieno in cascina mentre le altre lasciavano qualche punto. Così siamo arrivati alle partite difficili (Milan, Atalanta, Lazio) con un bel tesoretto. Comunque credo che il campionato l'avremmo vinto ugualmente, la squadra è superiore alle altre.
Detto ciò, Sarri ha preso una patata bollente. La squadra è come il Milan o l'Inter dei primi anni '10, a fine ciclo. Allegri l'aveva capito. Sarri rischia di essere il Leonardo di turno: si cambia l'allenatore storico sperando di dare la scossa, ma è la squadra che è fatta di giocatori in fase calante (e molto pagati). Alla fine Sarri ha salvato il campionato.
Com Allegri sarebbe andata meglio? Forse sì, perché l'allenatore conosceva già i limiti di squadra, non ci sarebbe stato adattamento né tentativi di impostare cose fuori dall'abitudine. Magari avremmo vinto meglio il campionato e portato a casa anche una delle due coppe perse. Ma avremmo rinviato ancora l'emergere dei problemi.
Il problema non è Sarri. E' la squadra a fine ciclo.
A differenza di Inter e Milan di 10 anni fa, la Juve non dovrebbe avere grossi problemi di bilancio (alcuni più piccoli sì). Vedremo come andrà la ricostruzione, già iniziata con De Ligt.

venerdì 24 luglio 2020

Il Brescia in B

Diciamo due parole su questa stagione disgraziata.
Tanti errori, ovviamente. Il primo, e l'avevamo subodorato in tanti, fu Balotelli. Ma su di lui è già stato detto tanto.
La squadra, evidentemente, merita il posto in cui sta. Già dal precampionato a Cellino si imputava un mercato alquanto deficitario, poi arrivò il colpo Balotelli a coprire con una cortina fumogena la situazione. In realtà secondo me c'è almeno un giocatore per reparto che può tranquillamente giocare in A: Joronen è bravo (molto) tra i pali, Cistana promette bene, Chancellor non è tecnico ma solido e fisico, Tonali secondo me non è Pirlo (fa bene Cellino a venderlo ora, massimizza il ricavo) ma una carriera alla Aquilani o Montolivo può farla tranquillamente, Torregrossa è da A, e se ha voglia di sbattersi per salvarsi ogni anno secondo me anche Donnarumma. Però sono tutti giovanotti inesperti, servivano un paio di collanti, specialmente un "ministro della difesa" come lo erano Petruzzi e Di Biagio ai tempi di Baggio. Dessena si è rotto troppo, Romulo e Bjarnason sono arrivati tardi.
Forse la squadra poteva salvarsi, bisognava spremere il 110%, e quindi ci voleva un allenatore coi fiocchi. Corini non è partito male, ma ha fatto i suoi errori: all'andata, trittico Genoa-Inter-Verona in una settimana: tanti complimenti e zero punti. Fallo, un po' di turnover, nell'infrasettimanale. Inoltre c'era la gestione di Balotelli (e Donnarumma) e la fissa con Ayé, che tecnicamente vale proprio poco.
Però non andava male. La trovata Grosso ha fatto precipitare la situazione, dando la sensazione di una stagione naufragata. Il Corini 2 ha vissuto con allenatore e presidente che non si fidavano più l'uno dell'altro, tutte cose che per una squadra mentalmente fragile (vedi le infinite rimonte subite) fanno la differenza.
Lopez secondo me ha migliorato le cose. La media punti non è migliorata, ma si è perso meno, la squadra era più logica, la fine della questione Balotelli ha ridato spazio alla coppia Donnarumma-Torregrossa che è più sensata, in più si è messo un po' da parte Ayé per gente (un minimo) più tecnica come Spalek e Zmrhal (si raschia il barile, eh...).
Poi si sa che il Brescia aveva staccato la testa col Covid, vista anche la situazione ambientale.  L'anno era dato per perso, basta vedere il fatto che Romulo è stato lasciato libero al 30 giugno, senza finire la stagione. In realtà la ripresa non è stata malaccio, nel trittico Genoa-Inter-Verona, quello in cui Corini raccolse 0 punti, Lopez ne ha fatti 4, sacrificando la gara centrale.
La corsa alla salvezza è però finita prima proprio col Genoa, a cui è stato regalato il pari, e poi con la ennesima rimonta subita col Torino (arrivata tra l'altro dopo la mazzata di Lecce-Lazio 2-1 il giorno prima nel calcio spezzatino). Da lì la sorte era segnata, ma almeno non si è sbracato.

mercoledì 22 luglio 2020

L'Europa e Manzoni

Mi è capitato, in questi giorni, di leggere il Marzo 1821.
Mi emoziona sempre, quella poesia. E' chiaramente retorica, ma io sono sensibile  quel tipo di retorica risorgimentale.
Leggendo, è impossibile non pensare all'Italia attuale. Che ne avrebbe detto Manzoni?
Io credo che avrebbe osservato che , in ogni caso, oggi l'Italia può essere messa male finché si vuole, ma non lo fa per mano di chi raccoglie ove arato non ha. Lo fa in piena autonomia, non per i voleri dello straniero oppressore. Lo fa per scelta e colpa di italianissime genti. E questo è comunque un miglioramento, perché l'autodeterminazione concede la speranza di riscatto.
Allora il pensiero va a chi invece sostiene che siamo "servi di Bruxelles", e al Consiglio europeo che ha invece portato risultati nei giorni scorsi.
Mi pare che l'Italia sia povera perché ha bisogno di vincoli esterni per fare ciò che va fatto. L'autodeterminazione non è in grado di responsabilizzarsi per fare ciò che è giusto senza che qualcuno ci costringa. Ben triste condizione di "minorità".
Invece noi con i soldi dell'Europa compriamo i banchi a rotelle.

lunedì 20 luglio 2020

La zizzania

Dal Vangelo di ieri (Mt 13,24-30):
In quel tempo, Gesù espose alla folla una parola: «Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania.Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano.Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio».
La zizzania. Cos'è la zizzania? Secondo la prima interpretazione che mi viene in mente, la zizzania sono i buoni, il grano sono i cattivi.
Però questa interpretazione ha un paio di controindicazioni: la prima è che è autoassolutoria (tutti noi pensiamo di essere grano, e di essere frenati e soffocati da un sacco di cattivoni intorno), la seconda è che sembra non prendere in considerazione la possibilità di conversione: si è grano o zizzania già dal seme, e lo si rimane fino alla fine, quando arriva il mietitore.
Questa cosa assomiglia pericolosamente alla dottrina della predestinazione luterana, ma mal si concilia con tutti gli appelli alla conversione presenti nel Vangelo. Come fa la zizzania a convertirsi? Si tramuta magicamente in grano in quel campo?
Don Renato ha aggirato, in omelia, il problema, dicendo che il bene e il male sono inestricabili nel nostro mondo, e che alla fine si ricapitolerà il bene fatto. Suggerendo quindi che non stiamo parlando di persone, ma di azioni.
Però è Gesù stesso che la spiega, questa parabola (Mt 13,36-43):
Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli.Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!».
I figli del regno e i figli del maligno... somigliano più a persone o a azioni? Poi Gesù ci mette del suo accostando gli scandali (azione) agli operatori (persona).
Quindi una parabola vagamente luterana, direi.

domenica 19 luglio 2020

Su Autostrade

Pezzo interessante dell'Huffington Post che tratta di responsabilità, sicurezza, catena di controllo e di comando. Il post mi pare abbastanza chiaro e spiega con semplicità come vanno le cose, sia nel pubblico che nel privato. Equilibrato nel descrivere la situazione.
In particolare trovo interessante la parte sull'accertamento delle responsabilità:
Quello che è emerso, ma ancora sarà la magistratura ad accertarlo, è che i funzionari di Autostrade avrebbero dolosamente sottovalutato il problema e che i meccanismi interni (processi di valutazione dei rischi e di audit), che avrebbero dovuto correggere la sottovalutazione dovuta a buona o cattiva fede, non hanno funzionato adeguatamente. In questi casi gli amministratori (e la proprietà) o sono conniventi con l’operato dei sottoposti o, se non lo sono, se ne assumono comunque le responsabilità. Cosa che è tardata nel caso del Ponte Morandi. La domanda è se il pubblico avrebbe fatto meglio. [...] La differenza, non da poco, è che nel privato sappiamo nomi e cognomi dei responsabili, nel pubblico tutto si perde nei meandri dell’amministrazione. Non è cosa di poco conto in termini di deterrente.
In effetti, mentre nel privato qualche condanna per responsabilità simili c'è (di solito pesci piccoli, il geometra o il capocantiere, ma a volte su su fino ai manager Thyssen), non ricordo manager pubblici condannati per questioni di sicurezza. Magari mi sbaglio.
Questo non perché ci sia "connivenza" tra dipendenti pubblici (magistrati e manager), o per chissà quali "pressioni" statali sulla magistratura, ma perché nei meandri di ministeri e partecipate c'è una certa opacità di procedure, una cosa tipo la casa che rende pazzi di Asterix, che ha come effetto (ma mi vien da dire: anche obiettivo collaterale, in un incancrenimento lungo decenni) il deresponsabilizzare ogni passaggio. Alla fine ognuna delle 100 firme che ci vogliono per un provvedimento si prende al massimo l'1% della responsabilità, e finisce per non esserci un responsabile finale né maggioritario.
Un po' quel che secondo molti sta succedendo con la scuola, in cui le procedure (?) per il Covid sono linee guida non vincolanti, la febbre non la misureranno i professori ma le famiglie, non si è riaperto perché se no chissà di chi era la responsabilità se c'era un contagio.
Allo stesso modo, per tornare in tema, il disastro della concessione alle calende greche di Autostrade non verrà mai imputato a nessuno, perché sono decisioni politiche e non perseguibili. Principio di civiltà, eh, ma che contribuisce a creare un clima per cui nel pubblico nessuno è mai responsabile.

Tornando su Autostrade, qualche appunto sulla vicenda in generale: ci sono stati grossi errori sia di lungo periodo (la concessione quarantennale a condizioni vantaggiosissime, più volte estesa e prorogata) e di breve periodo (la riduzione unilaterale della penale da 23 miliardi a 7 per decreto, roba da repubblica delle banane; la gestione del dopo-crollo; la fretta di queste settimane, mentre sarebbe stato il caso di aspettare più risultanze dell'inchiesta per capire se c'erano dei torti di cui farsi forti). Data la situazione in cui si era cacciato lo Stato, alla fine Conte se l'è cavata bene, dimostrando di saper sciogliere un nodo gordiano con buone capacità di mediazione.
Alla fine lo Stato si ritrova con una società che fa molti utili, a differenza per esempio di Alitalia.
Poi dipende molto dai dettagli (che ne sarà delle tariffe? a quale prezzo Atlantia vende?) e dalla gestione successiva (e mi tengo molte remore sulla capacità statale di gestire ASPI).
Però se c'è un momento per comprare dovrebbe essere ora, con le mazzate ponte Morandi e lockdown che hanno fatto precipitare il valore. Certo, poi bisogna vendere, e temo molto che al momento di mettere le quote in Borsa salti su qualcuno a dire "ma così la comprano i francesi!" e ci ritroviamo con un periodo transitorio di statalizzazione prolungato sine die.

giovedì 16 luglio 2020

Parlando di quel che sarà tra scuola e Covid

La scuola sta preparando l'anno nuovo.
Ci sono due ordini di polemiche: uno per la parte didattica (lezioni, spazi, didattica a distanza) e uno per la parte organizzativa (orari, ingressi). Entrambi sono evidentemente demandati ai singoli istituti, con linee guida che più lasche non si può.
My two cents.
Le linee guida non possono che essere lasche, perché le situazioni pratiche delle millemila scuole italiane sono diversissime. Però mi aspetterei delle indicazioni comuni sulla didattica a distanza: almeno tot ore alla settimana, di cui un X % in diretta e un Y % anch in registrato, qualche linea guida sulle valutazioni, magari webcam in tutte le aule per chi sta a casa. Inoltre il ministero potrebbe mettere a disposizione una qualche convenzione con una piattaforma (non obbligatoria) e fare formazione su quella.
Invece mi pare che non si stia facendo nulla del genere.
Per la parte organizzativa non vedo possibilità di agire centralmente, quella riguarda soprattutto le strutture disponibili (se hai più spazi puoi fare più classi e mantenere un certo orario, se no devi fare i turni). E' chiaro che questo crea problemi alle famiglie.
Ma bisogna anche ricordare che la scuola è un'istituzione 1) il cui i bambini ricevono un'istruzione, e 2) che incidentalmente, visto che la didattica è in presenza, tiene i bambini per un tot di tempo.
Le istituzioni che 1) tengono i bambini e 2) già che ci sono, quando sono lì, gli insegnano qualcosa esistono, e sono i collegi. Che infatti costano anche un bel po' di più.
Cominciamo a pretendere dal ministro Azzolina che sistemi la parte dell'istruzione.
Come gestire i figli è compito in primis dei genitori, in collaborazioe con le altre istituzioni. In questo periodo sento lamentele sul fatto che "come faremo", eccetera. Vero, giusto e giustificato. Però mi vengono due osservazioni.
La prima è che, stante l'ordine di priorità della scuola, mi pare che si dovrebbe adottare un approccio alla Kennedy: "Non chiederti quello che lo Stato può fare per te, chiediti quello che tu puoi fare per lo Stato". Io capisco che quando ti casca la chiusura tra capo e collo, come a febbraio/marzo, sei in ambasce. Ma per ottobre/novembre c'è qualche mese di preavviso. Quanti dei genitori che si lamentano si stanno organizzando? Richieste di part-time, di telelavoro, contatti con baby-sitter? Qui si vede la responsabilità individuale. Una persona che conosco, piuttosto rudemente, dice "i figli, se li fai, poi te li gestisci, non li parcheggi in continuazione di qua e di là". Spesso si sente la retorica dei figli, per loro ci si dice disposti a fare di tutto, e ci credo. Però "fare di tutto" non è solo l'ordinario: in situazione straordinaria, possono essere richieste rinunce straordinarie. Mi pare che il lavoro non rientri nell'orizzonte delle cose disponibili ai sacrifici.
Una volta che si sia espletato un tentativo in questo senso, da parte dei genitori, può essere che si sia ancora in necessità: ci sono lavori non flessibili, altri necessari per tirare fine mese.
Allora deve subentrare l'aiuto pubblico, ma i destinatari delle richieste dovrebbero essere non Azzolina, ma il ministero della Famiglia e il MISE: bonus baby-sitter* facilmente spendibili, blocco dei licenziamenti per chi ha figli, ferie contate al 50% nei periodi di chiusura scolastica.

* di babysitter magari ce ne sono poche. In collaborazione con il ministero dell'Istruzione si potrebbe pensare a linee guida per favorire le lezioni in presenza sempre la mattina, e il pomeriggio riconoscere crediti formativi agli studenti di Psicopedagogico o Scienze della formazione che tengano i bambini, trovando un modo facile di pagarli con voucher.