domenica 19 luglio 2020

Su Autostrade

Pezzo interessante dell'Huffington Post che tratta di responsabilità, sicurezza, catena di controllo e di comando. Il post mi pare abbastanza chiaro e spiega con semplicità come vanno le cose, sia nel pubblico che nel privato. Equilibrato nel descrivere la situazione.
In particolare trovo interessante la parte sull'accertamento delle responsabilità:
Quello che è emerso, ma ancora sarà la magistratura ad accertarlo, è che i funzionari di Autostrade avrebbero dolosamente sottovalutato il problema e che i meccanismi interni (processi di valutazione dei rischi e di audit), che avrebbero dovuto correggere la sottovalutazione dovuta a buona o cattiva fede, non hanno funzionato adeguatamente. In questi casi gli amministratori (e la proprietà) o sono conniventi con l’operato dei sottoposti o, se non lo sono, se ne assumono comunque le responsabilità. Cosa che è tardata nel caso del Ponte Morandi. La domanda è se il pubblico avrebbe fatto meglio. [...] La differenza, non da poco, è che nel privato sappiamo nomi e cognomi dei responsabili, nel pubblico tutto si perde nei meandri dell’amministrazione. Non è cosa di poco conto in termini di deterrente.
In effetti, mentre nel privato qualche condanna per responsabilità simili c'è (di solito pesci piccoli, il geometra o il capocantiere, ma a volte su su fino ai manager Thyssen), non ricordo manager pubblici condannati per questioni di sicurezza. Magari mi sbaglio.
Questo non perché ci sia "connivenza" tra dipendenti pubblici (magistrati e manager), o per chissà quali "pressioni" statali sulla magistratura, ma perché nei meandri di ministeri e partecipate c'è una certa opacità di procedure, una cosa tipo la casa che rende pazzi di Asterix, che ha come effetto (ma mi vien da dire: anche obiettivo collaterale, in un incancrenimento lungo decenni) il deresponsabilizzare ogni passaggio. Alla fine ognuna delle 100 firme che ci vogliono per un provvedimento si prende al massimo l'1% della responsabilità, e finisce per non esserci un responsabile finale né maggioritario.
Un po' quel che secondo molti sta succedendo con la scuola, in cui le procedure (?) per il Covid sono linee guida non vincolanti, la febbre non la misureranno i professori ma le famiglie, non si è riaperto perché se no chissà di chi era la responsabilità se c'era un contagio.
Allo stesso modo, per tornare in tema, il disastro della concessione alle calende greche di Autostrade non verrà mai imputato a nessuno, perché sono decisioni politiche e non perseguibili. Principio di civiltà, eh, ma che contribuisce a creare un clima per cui nel pubblico nessuno è mai responsabile.

Tornando su Autostrade, qualche appunto sulla vicenda in generale: ci sono stati grossi errori sia di lungo periodo (la concessione quarantennale a condizioni vantaggiosissime, più volte estesa e prorogata) e di breve periodo (la riduzione unilaterale della penale da 23 miliardi a 7 per decreto, roba da repubblica delle banane; la gestione del dopo-crollo; la fretta di queste settimane, mentre sarebbe stato il caso di aspettare più risultanze dell'inchiesta per capire se c'erano dei torti di cui farsi forti). Data la situazione in cui si era cacciato lo Stato, alla fine Conte se l'è cavata bene, dimostrando di saper sciogliere un nodo gordiano con buone capacità di mediazione.
Alla fine lo Stato si ritrova con una società che fa molti utili, a differenza per esempio di Alitalia.
Poi dipende molto dai dettagli (che ne sarà delle tariffe? a quale prezzo Atlantia vende?) e dalla gestione successiva (e mi tengo molte remore sulla capacità statale di gestire ASPI).
Però se c'è un momento per comprare dovrebbe essere ora, con le mazzate ponte Morandi e lockdown che hanno fatto precipitare il valore. Certo, poi bisogna vendere, e temo molto che al momento di mettere le quote in Borsa salti su qualcuno a dire "ma così la comprano i francesi!" e ci ritroviamo con un periodo transitorio di statalizzazione prolungato sine die.

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