lunedì 26 marzo 2018

Il cattolico fai-da-te va al voto

Ho letto su Famiglia cristiana l'inchiesta sul rapporto tra cattolici e politica. Ci sono alcuni punti di vista interessanti, anche se si vede che stiamo tutti abbastanza brancolando nel buio. Mi spiace di non trovare in rete il sondaggio Ipsos riportato sul settimanale paolino, che divide il voto per frequenza di Santa Messa (settimanale, mensile, saltuaria o mai); i risultati sono simili a quelli riportati qui su dati Ixé.
La conclusione che praticamente tutti gli osservatori traggono è la seguente: i cattolici votano come il corpo elettorale generale, ovvero l'essere cattolici non ha rilevanza sul voto.
Sono d'accordo solo in parte. Nei dati di entrambi i sondaggi, se per cattolici intendiamo l'insieme di cattolici assidui (messa settimanale) e cattolici saltuari, la media ponderata dei voti espressi si allinea bene con la media generale, con scostamenti nell'ordine dell'1%.
Però questo risultato "mediamente" valido è come il pollo di Trilussa: viene da una media di risultati fortemente divaricati tra i cattolici che vanno a Messa tutte le settimane (d'ora in poi "assidui") e quelli saltuari.

Se confrontiamo i dati, tra i cattolici assidui il PD prende molto di più che la media nazionale (addirittura per Ixé è il primo partito), il M5S perde parecchi punti, quasi 10, e non c'è il sorpasso della Lega su Forza Italia. Con risultati così avremmo letto tutta un'altra elezione, mi pare.
E' impressionante che  la differenza di voto tra i cattolici assidui e quelli saltuari (ultima colonna) sia superiore alla differenza tra cattolici assidui e non cattolici. Sul M5S c'è una differenza superiore ai 15 punti percentuali, con i grillini a fare da terzo polo, e la stessa cosa - ma di segno opposto - accade sul PD, che tra i cattolici assidui prende quasi 10 punti in più che tra i saltuari. Anche per la Lega c'è una bella differenza - ferma restando la grande affermazione di Salvini & C.: i cattolici assidui la votano meno della media, i saltuari di più. Per Forza Italia invece succede il contrario.
La coincidenza tra praticanti e non praticanti è ovviamente contingente: i non cattolici di solito votano più a sinistra, e a queste elezioni l'invito della CEI, più o meno mascherato, a votare forze "responsabili e non populiste" convergeva sul PD, di qui un certo avvicinamento.
Invece lo scollamento con i cattolici saltuari - secondo me - è molto significativo, e si ricollega a una osservazione che ho letto su Famiglia cristiana: ci sono sempre più cattolici "fai da te", che della fede prendono solo alcune parti, quelle che più aggrada loro. Questo si riflette nella cabina elettorale: gli appelli dei vescovi (come il precetto domenicale) fanno parte delle cose non considerate, mentre la percezione di "appartenenza", magari contro gli islamici perché "noi siamo cristiani", è entrata nell'urna.

P.S. ho però un dubbio sui numeri: confrontando le percentuali di voto parziali delle colonne divise per frequenza a Messa e le percentuali totali, il "peso" dei cattolici assidui (Messa settimanale) dovrebbe essere circa del 35%. Un'esagerazione, mi pare.

giovedì 22 marzo 2018

Appunti sul voto (2)

Seconda parte della mia NON analisi del voto, prosegue da qui.
  • Passiamo a quelli che ce l'hanno con i politici. Questo è un classico da almeno un quarto di secolo: Berlusconi vinceva quando non era un politico, Renzi vinceva con la rottamazione, il M5S esplode in quel senso. "Mandiamoli a casa!". Perché succede ciò? In parte per motivi deteriori: perché si crede a promesse impossibili, perché non si ha la pazienza del lungo periodo.
  • Però dobbiamo anche chiederci se non ci sia un'effettiva incapacità della politica di affrontare i problemi. In fondo da 25 anni si parla sempre di lavoro, di disoccupazione giovanile, di pressione fiscale, di burocrazia. L'apparenza è che non si smuova mai nulla.
  • Quindi: questi problemi sono irrisolti:
    • perché sono irrisolvibili, almeno a livello nazionale: si tratta di piaghe epocali di una contingenza storica?
    • perché abbiamo un problema di classe dirigente?
    • perché il nostro sistema democratico e istituzionale non è più adatto a rispondere alle sfide globali? Sarkozy la pensa così - secondo me facendola fuori dal vaso, ma pone il problema.
  • Probabilmente è un mix delle tre cose. Allora sarebbe il caso di pensare a qualche forma di democrazia più moderna ed efficiente della democrazia rappresentativa? In fondo il M5S fa un tentativo vago e fumoso in questo verso.
  • Inoltre c'è in giro un diffuso senso di impunità. La sensazione è che i politici - che sono sotto la lente d'ingrandimento da 25 anni, dai tempi di Tangentopoli - facciano quello che vogliono e non paghino mai per le loro azioni. La Boschi, Lupi, additati come maneggioni, "non fanno nemmeno un giorno di carcere e sono sempre lì!". A mio parere queste reazioni sono esagerate: è esagerata l'attenzione che mettiamo nel vivisezionare comportamenti che ciascuno di noi utilizzerebbe ed è esagerato il giacobinismo diffuso. Però c'è, ed è vero che a volte un maggior senso di opportunità sarebbe conveniente. Non per nulla il M5S vince al grido - più ancora di "onestà!" - di "noi i nostri li buttiamo fuori".
  • Fabrizio Barca al Fatto Quotidiano ha fatto una osservazione che, almeno in parte, condivido: "I cittadini delle aree trascurate, colpite da disuguaglianze e che si vedono negato un futuro, usano il voto per chiedere attenzione e per lanciare un messaggio alle élite: se noi non abbiamo un futuro non dovete averlo neanche voi."
  • Detto questo, e trovate tutte queste "attenuanti" al voto populistico, è innegabile che ci sia in giro molto egoismo e un clima di odio, di rabbia diffusi. Va bene avere paura, ma - tornando al primo punto - qui al Nord molte persone non hanno ragioni pratiche per avercela con il mondo. Questo clima d'odio secondo ma ha a che fare (molto parzialmente, ma c'entra) con il bipolarismo, l'antiberlusconismo e la personalizzazione della politica. Tutti elementi divisivi. Cosa si può fare al riguardo per pacificare il Paese, come dice la CEI?
  • Infine, c'è una componente di anticonformismo. Dopo il '68 essere anticonformisti voleva dire votare il PCI. Negli anni '80 andava di moda la post-ideologia dei socialisti. Negli anni '90 era anticonformista "parlar male di Garibaldi" e votare Lega Nord. Poi è stato anticonformista Renzi il rottamatore. Oggi è anticonformista essere politicamente scorretti, e quindi votare contro i partiti "responsabili".

domenica 18 marzo 2018

Appunti sul voto (1)

Questa NON è un'analisi del voto.
Sono alcuni punti più o meno sparsi, più o meno collegati, più o  meno sensati.
  • Tutti quelli che conosco che hanno votato 5 stelle o Lega non sono "proletari". Non sono gente che sta male davvero. Gente che ha lavoro o pensione, casa di proprietà in qualche schiera, tante auto quante patenti in famiglia (non Porsche, intendiamoci). Non borghesia da SUV e villa singola, ma quella che una volta forse si chiamava "piccola borghesia".
  • Le loro motivazioni sono così suddivise:
    • persone (legittimamente) conservatrici, che non hanno mai votato a sinistra e che non la comprendono "culturalmente";
    • persone over 50 che sono arrabbiate con la Fornero e che vedono allontanarsi anno dopo anno un traguardo che pensavano a portata di mano;
    • persone che ce l'hanno con l'immigrazione: "sono sempre lì a chiederti un euro, poi gli dico "fammi vedere il cellulare", e hanno lo smartphone che ne costa centinaia. Ti prendono in giro!";
    • persone che ce l'hanno con i politici e che vogliono cambiare la classe dirigente che non combina mai niente.
  • Io credo che non si possano liquidare queste motivazioni come sciocchezze. Le prime due sono evidentemente legittime: una è una visione del mondo, la seconda è una visione del proprio interesse. Vediamo le altre due.

martedì 13 marzo 2018

Idea geniale

Posso dire che questa è una idea geniale di Bruxelles?
Con poca spesa si ottengono i seguenti risultati:
  • rendere popolare l'Europa
  • rendere più autonomi i ragazzi (Interrail a 18 anni!)
  • costruire una mentalità europea nelle giovani generazioni
  • far fare una esperienza linguistica importantissima
Magnifico! Peccato che abbia il doppio e passa degli anni...
Tra l'altro vedo che l'Interrail per i diciottenni costa al massimo 442€ nella versione più cara. Quindi ci sono i soldi per quasi 30mila ragazzi, non pochi. L'articolo dice che ad oggi ci sono 300mila utenti di tutte le età, quindi i diciottenni non saranno molti più di 30mila. Potenzialmente una buona copertura.

venerdì 9 marzo 2018

L'ingenuità, il genio e l'ingegnarsi

In questi giorni è girata la mezza bufala dei meridionali che hanno fatto richiesta di reddito di cittadinanza subito dopo le elezioni.
Ci stavo pensando proprio ieri. Al di là della verosimiglianza della notizia, ci sta che qualcuno lo abbia fatto davvero. E secondo me non è nemmeno (solo) sintomo di ingenuità o disinformazione da parte di queste persone. Anzi, è segno di una mentalità che qui al Nord non abbiamo, e che non so come definire: qualcosa come "attenta alle occasioni pubbliche".
 Mi spiego. Quando, un'era geologica fa, compii i 18 anni, una conoscente romana disse a mia madre:
«Adesso lo iscrivete al collocamento, vero?». Mia madre cadde dalle nuvole, e disse che non serviva, avrei continuato a studiare. La donna rispose: «Eh, ma tu iscrivilo, intanto non si sa mai, magari viene qualche offerta, magari sale un po' di punteggio per qualche concorso...».
A certe cose noi settentrionali non ci pensiamo nemmeno. Non ci viene neppure in mente. Invece laddove c'è una situazione diversa - sia di forma mentis che di bisogno effettivo - si sta attenti a non perdere alcuna occasione, specie se riguarda il settore pubblico.
In questo caso, qualcuno di più attento della media ha provato a chiedere informazioni, magari fuorviato da quel modello che girava su WhatsApp. Siamo a metà tra l'ingenuità, il genio e l'ingegnarsi.

lunedì 5 marzo 2018

La trappola del PD post voto

E' la stessa dell'SPD in Germania: sono intrappolati nel ruolo dei "responsabili", e ci si aspetta che favoriscano la nascita di un governo con tutto il centrodestra o (più probabile) con il M5S.
Peccato che se lo faranno - e lo faranno - al prossimo giro chi sarà rimasto fuori dal governo tra Lega e grillini aumenterà ancora i consensi. Magari con una legge a stampo maggioritario, visto che questa legge non ha dato buona prova di sé. E il PD se ne prenderà la colpa, perché è stato al governo.
Secondo me ci sono solo due strade (non alternative) per minimizzare il danno:
  • quella che avevo suggerito per Bersani 5 anni fa: una fiducia "tecnica", tipo una "non sfiducia", ai 5 stelle e poi non accettare nemmeno un sottosegretario. Peccato che nel 2013 i grillini non avessero nemmeno un candidato premier e fossero molto impreparati. Oggi sono loro in posizione di forza;
  • vado controcorrente: Renzi NON si dimette e gestisce l'appoggio esterno al governo grillino. Così a Di Maio tocca trattare con lui, e questo potrebbe destabilizzare la base grillina dei duri e puri. Inoltre la "colpa" del governo ricadrebbe su un nome già ampiamente screditato. Poi chiaramente dimissioni fra 6 mesi e ritiro in qualche eremo del Mugello. Visto quel che è successo a Schulz in Germania, che dopo aver contrattato la Grosse Koalition è stato defenestrato sia dal governo che dal partito, meglio rinviare la rifondazione e tenere un capro espiatorio, invece di far cominciare col piede sbagliato lo Zingaretti di turno.

venerdì 2 marzo 2018

Ultimo commento da campagna elettorale

Ultime mosse da campagna elettorale notevoli, secondo me.
Berlusconi candida Tajani e dà una patina di moderazione e rispettabilità alla sua posizione, anche in chiave europea, preparando nel contempo le larghe intese col PD.
Il M5S presenta un "governo" fatto di nomi puliti, presentabili, tecnici, di buon senso.
A occhio una bella squadra, presentata sotto elezioni per non avere il tempo di fare le pulci.
A me piace l'idea di dare prima l'elenco dei ministri. E' una cosa che mi frulla in testa da molti anni, spero che nelle prossime campagne elettorali diventi la regola.
Tra l'altro devono essere ben convinti, per metterci la faccia prima e con basse probabilità di riuscita. Chapeau a loro.
Quindi avremmo un governo quasi "tecnico", seppur con sfumature di sinistra, con a capo (purtroppo) l'unico impresentabile a fare da "commissario politico", diremmo nell'URSS. O più benevolmente potremmo notare che è un governo tecnico con quello che mancava a Monti: una legittimazione politica ed elettorale, data dalla presentazione anticipata - chi vota M5S sa che vota i "tecnici" - e da Di Maio. Belle mosse.
In tutto ciò il PD fa di tutto per non farsi votare, con una campagna della paura come per il referendum costituzionale.

Sempre più in alto mare per la scelta.