martedì 16 ottobre 2018

Il senso di comunità

Di ritorno dalla tre giorni romana per la canonizzazione di papa Paolo VI.
Sabato, visto che la domenica avremmo dovuto prestare servizio, siamo andati a Messa nella basilica di S. Lorenzo fuori le mura.
Una bella Messa, molto partecipata in tutti i sensi: la chiesa era piena e la comunità partecipe. C'erano anche lunghe file ai confessionali.
Noi venivamo da fuori, e anche se ogni celebrazione eucaristica è sempre comunitaria, trovarsi in un'altra comunità particolare è sempre un po' diverso.
Allora aiuta molto a ricostruire questo senso di comunità il fatto che la tua vicina di banco autoctona, appena iniziata la messa, scappa dal banco e ritorna dopo poco porgendoti un libretto dei canti.
Grazie! Basta così poco per sentirsi accolti.
P.S. L'accoglienza dei piccoli gesti è citata da papa Francesco in Gaudete et exsultate, dove cita molti esempi, tra cui il Gesù di Giovanni 21,9, che fa trovare pesce arrostito agli apostoli.

martedì 9 ottobre 2018

Educare e accogliere

In queste settimane sono in corso le iscrizioni dei bambini al catechismo.
Quest'anno, dopo tanti anni a 15€, il contributo richiesto è passato a 20€.
Le reazioni dei genitori sono state indispettite.
Parlandone con chi frequenta l'Oratorio, prevale un sentimento di scocciatura, per non parlare di una certa  indignazione: "Paghiamo senza batter ciglio 300€ per mandarli a calcio, e facciamo storie per 20€?".
Naturalmente questo è assolutamente vero. Però quello che conta è il modo con cui vengono fatte - e presentate - le cose.

Proviamo a ragionare dalla parte dei genitori.
Intanto, a calcio il bimbo ci va volentieri, lo sceglie, mentre il catechismo è percepito come un obbligo, un'imposizione, specialmente da quando i genitori "devono" partecipare agli incontri di formazione. Per una scelta pagano 300€, mentre i 20€ del catechismo risultano "estorti".
Poi: non tutti pagano 300€ per il pallone. C'è anche chi non manda il figlio a scuola calcio perché magari campano in 4 con 1200€. Per loro 35€ di iscrizione a fine mese cambiano la spesa di quella settimana, per esempio.

Ma la cosa più importante, dicevo, è il modo. Sono anni - anzi: decenni, dai tempi di don Paolo - che quei soldi non sono l'iscrizione a catechismo, ma il modo di raggiungere tutte le famiglie per un contributo alla vita dell'Oratorio, che ha tante spese vive e si regge sul contributo della comunità. Infatti il contributo è consigliato ma facoltativo, se qualcuno ha dei problemi se ne parla, senza problemi. Per non parlare poi dell'atto di responsabilità per cui si sceglie - non si subisce - la formazione cristiana per il proprio figlio*.

Queste cose vanno spiegate ai genitori, perché non è che se le possono sognare di notte. Quale occasione migliore di farlo, se non la riunione stessa di S. Luigi, in cui si raccolgono tutti insieme in teatro?
Invece si è trascurato di farlo, lasciando che la sorpresa dell'aumento - addirittura per qualcuno del pagamento: c'è sempre chi pensa che l'Oratorio sia tutto gratis - arrivasse in segreteria, all'atto dell'iscrizione. Con la giustificazione che "si sono trovati i preti della zona e hanno deciso il prezzo".

In questo modo abbiamo rinunciato sia ad educare che ad essere accoglienti, e abbiamo rovinato la giornata: alla fine per tanti genitori quello che sarà rimasto in mente non è l'incontro di catechesi, ma l'aumento di prezzo. "Hai visto questi preti sempre a chiederci soldi?". Perché bisogna anche prendere atto che il clima nei confronti della Chiesa e soprattutto dei preti è sempre meno positivo, ed è pieno di gente che non aspetta che la scusa per parlar male. Ingiusto? Certo che è ingiusto. Ma è un fatto reale, e bisogna tenere conto anche della percezione. Sarebbe meglio prestare il fianco il meno possibile a queste cose.

E' la stessa cosa che riguarda il comunicato del parroco di qualche tempo fa su battesimi, matrimoni e funerali, quello con qualche rampogna e molte "norme" di comportamento. Ragionamenti giusti, eh, per carità, ma "freddi", privi di empatia.
Certo che per il prete il matrimonio è uno dei tanti (...) che si celebrano in chiesa, e lui vede l'insieme. Ma per la coppia è (auspicabilmente) IL giorno speciale, l'unico, e sai quanto gliene frega delle rampogne del prete. Se vogliono i fiori tipo Sanremo e tonnellate di riso, lo faranno ugualmente, e in più penseranno "che rompi questo prete".
Pensiamo poi se ha senso fare quelle raccomandazioni a gente che a messa ci va regolarmente, e che al 90% non ne ha bisogno. Quelle raccomandazioni devono emergere in fase di preparazione, al corso fidanzati o addirittura in fase di educazione. Perché non mostrare ai GG modelli virtuosi di matrimonio (con il Sidamo, magari)?
Invece facendo come si è fatto non si educa nessuno, si fa al più un catalogo di "regole" e si passa per i soliti bigotti.
(Tra parentesi: mi chiedo anche come funzioni che per anni abbiamo fatto i battesimi a Messa - con scorno degli astanti - perché è un momento comunitario, e ora decidiamo di farli fuori Messa, con 1) aggravio di impegni per preti e sacristi e 2) rinuncia educativa, calando le braghe di fronte alle richieste delle famiglie perché se no "gli invitati si annoiano". Questo a pochi mesi dal comunicato affisso alle porte della chiesa.)

A volte mi stupisco che i preti facciano così fatica a entrare in sintonia, in empatia con il mondo che hanno attorno. Alla faccia dell'accoglienza predicata da Francesco.

* Addendum del 10 ottobre, ad argomento ICFR:
Se Dio, preghiera, Vangelo, carità non sono importanti per mio padre e mia madre, è difficile pensare che essi siano decisivi per orientare la mia esistenza adulta; se la Chiesa resta solo un bel monumento alle nostre radici culturali – e per questo va bene pure mettere una firma sulla dichiarazione dei redditi – è ben difficile immaginare una professione del cattolicesimo che impegni e impregni la mia quotidianità.
Armando Matteo, tratto da qui (quinto commento).