mercoledì 19 ottobre 2022

Il dibattito sulla guerra

Due giorni fa è successo un piccolo episodio che mi ha fatto riflettere, una volta di più, sulla informazione sulla guerra in Ucraina.

Il cardinale Zuppi, presidente della CEI, parlando dell'art. 11 della Costituzione, ha rilasciato questa dichiarazione:

E la seconda parte dell'articolo, a cui tanto lavorò Dossetti, è ancora più importante: meglio perdere un pezzo di sovranità e risolvere i conflitti. Invece di prendere le armi, discutiamo. Qualcuno faccia davvero da arbitro dunque, per far sì che il fratello non ammazzi il fratello

Queste parole hanno creato qualche maretta.


E, nei titoli, sono diventate:

Ucraina, card. Zuppi: pace anche a costo di un pezzo di sovranità (Rai)
Guerra in Ucraina, il cardinale Zuppi: "Pace anche a costo di un pezzo di sovranità" (Sky)
La sovranità non è tutto. Il Vaticano spinge per la pace subito in Ucraina anche con cessione di territori (Huffington Post)

Notiamo come sparisce l'accenno alla discussione e all'arbitro, e compare una inesistente "cessione di territori".

E nessuno invece mette in evidenza la seconda parte della dichiarazione:

Quell'articolo era frutto davvero di tanta sofferenza, un ripudio che voleva dire anche dare senso al non senso della morte di milioni di persone. Ripudio, ma anche, il perdere sovranità per una sovranità che aiuti a risolvere i conflitti. Ne abbiamo un enorme bisogno, e lo capiamo assistendo a questo terribile conflitto in Ucraina e in tante altre parti del mondo.

Cosa voleva dire Zuppi?

Mettendo insieme i riferimenti alla seconda perte dell'articolo 11*, alla necessità di un arbitro, alla perdita di sovranità, ma "per una sovranità che aiuti a risolvere i conflitti", è chiaro che si riferisce alla necessità di un "terzo" che faccia da mediatore, di cui parlavo nell'ultimo post.

A corroborare questa interpretazione, questa intervista è di pochi giorni fa:

Bisognava fare di tutto, rinunciare anche alla sovranità per permettere alle nazioni di vivere insieme e garantire la pace. L’Onu e l’Unione europea sono nate così.

Nel dibattito pubblico, Zuppi è stato dipinto come putinista, e il richiamo al ruolo delle istituzioni sovranazionali a cui affidarsi è stato travisato in una richiesta di resa ucraina.

Non è certo la prima volta. Pure a Nello Scavo è capitato di vedersi dipinto come putinista, quando cercava di capire la verità sui missili cadti nel Donetsk. E ricordiamo cosa si scriveva ai tempi dell'attentato a Dugina: prima le accuse agli ucraini erano inverosimili, si ipotizzava una "false flag". Poi, dopo settimane, salta fuori che però forse sono stati davvero gli ucraini.

Come dice Zuppi nell'intervista, oggi si vede una logica militare dominante, che divide il mondo in buoni e cattivi senza complessità, da cappuccetto rosso e il lupo, come disse il Papa. E tutto ciò è rinfocolato dall'informazione.

Mi ritrovo in questo articolo.

* "L'Italia [...] consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

giovedì 13 ottobre 2022

Il terzo mancante

Qualche giorno fa Massimo Giannini, direttore de La Stampa, ha scritto un editoriale (qui una versione parzialmente leggibile) che si conclude citando Norberto Bobbio, che auspicava un "Terzo per la pace".

Mi fa piacere che il dibattito, tra paure di escalation nucleare e piccoli segnali di apertura (due settimane fa credo che nessuno avrebbe considerato possibile un incontro tra Biden e Putin, ora c'è qualche timido tentativo), si sia rianimato e "pluralizzato" un po', dopo mesi di polarizzazione assoluta in cui persino Nello Scavo si è preso del putiniano. Su questa cosa ci tornerò.

All'assemblea PD ho sentito la Boldrini includere l'invio di armi in Ucraina tra le cose per cui fare autocritica.
Qualcosa si sta muovendo con le varie manifestazioni per la pace.

Io credo che le scelte prese durante l'evolversi della crisi fossero sostanzialmente inevitabili.
Non si potevano non imporre le sanzioni, è veramente il minimo sindacale per una grossa violazione del diritto internazionale. Non si poteva dire no a Zelensky che chiedeva aiuto militare, anche per non rompere il fronte occidentale.

Col senno di poi, vedendo come è andata, cambierei qualcosa e proverei a ritagliare per l'UE un altro ruolo.
L'85% degli aiuti militari all'Ucraina viene da fuori UE (fonte), mentre la stragrande maggioranza dei Paesi dell'Unione contribuiscono in modo risibile allo sforzo bellico (meno dello 0.5% ciascuno).
Lasciando il ruolo di sponda militare a USA, Regno Unito e Paesi singoli (se la Polonia vuole aiutare, faccia pure) non sarebbe cambiato nulla nella resistenza militare sul campo, ma la UE si sarebbe potuta ritagliare il ruolo di "terzo" che oggi sta tentando di coprire Erdogan, che però non ha chiaramente la "statura" e la dimensione sufficiente.

Ma è senno di poi, naturalmente.
Invece, per come sono andate le cose, passerà tutto dagli Stati Uniti.

mercoledì 5 ottobre 2022

Due parole sul reddito di cittadinanza

Di cui si è parlato tanto intorno alle elezioni.

Premetto che non credo che il successo del M5S di Conte sia legato solo a questo: il reddito di cittadinanza (d'ora innanzi RdC) c'era anche quando i sondaggi li davano ben più vicini al 10% che al 15%.

Ciò detto, una correlazione tra RdC e successo del M5S c'è. Non è l'unica causa, è una correlazione e non una causalità, non voglio arrivare alle correlazioni numeriche spurie di Marattin; ma è un fatto che Conte ha fatto del RdC una bandiera e che il successo grillino si concentra in massima parte al Sud, dove vive la maggior parte dei percettori.

Costoro hanno votato per il loro interesse? Certamente.
Questo è voto di scambio? No, mi pare un fenomeno normale di ogni elezione.
Anche perché il voto di scambio è una fattispecie penale ben precisa.
Se fosse voto di scambio, anche votare chi ti promette di abbasarti le tasse o di mandarti in pensione prima lo sarebbe.

Quindi non c'è nessun problema?
Secondo me c'è un problema di principio.
A pari condizioni (diciamo: supponendo che lo Stato abbia soldi da spendere, senza fare debito), c'è secondo me un presupposto: i soldi sono di qualcuno che li guadagna.
Mi pare che il punto di partenza dovrebbe essere che si debbano prendere da lì con moderazione (cioè quanto necessario, partendo dai più abbienti, con progressività ma comunque il meno possibile), e che si debbano "regalare" con altrettanta moderazione (quindi il minimo indispensabile).
Quindi due misure come flat tax e RdC non sono simmetriche.

Questo senza negare che forme di aiuto al reddito e alla povertà sono necessarie.
La parte buona del RdC è che in molti casi ha fatto proprio questo, tirando fuori persone dalla povertà. I dati Istat parlano di un milione di persone: i numeri sono lì da vedere.
La parte cattiva è averlo venduto come una roba che doveva creare lavoro.

Inoltre il sostegno alla povertà va fatto con criterio pure quello.