mercoledì 31 luglio 2019

La perla preziosa

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose;trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».
Vangelo di oggi (Mt 13,44-46).
Per la prima analogia, niente da dire: se uno trova un intero tesoro sepolto in un campo, sicuramente può andare e vendere tutto pur di acquistare il campo: si presume che il tesoro valga molto più del campo, e che quindi l'uomo investa un tot, fosse anche tutto quello che ha, per dissotterrareun tot molto maggiore e guadagnarci. Semmai si potrebbe obiettare sulla correttezza nei confronti del venditore del campo: "Tu sapevi che c'era un tesoro, non me l'hai detto e hai acquistato sottocosto!".
Gesù ci invita quindi a essere "furbi"? Direi piuttosto che l'analogia è con il fatto che il Regno di Dio ci è donato immeritatamente, godiamo di grazia sovrabbondante ai pochi o nulli meriti con cui la ripaghiamo.
Quello che torna meno è la seconda analogia: un mercante trova una perla preziosa. Se la compra a prezzo di mercato, cosa ci guadagna? Se la perla vale 100, lui vende i suoi averi per 100, poi usa 100 per comprare la perla, si ritrova con una perla che vale 100 e senza più nemmeno i mobili di casa... Un mercante piuttosto sprovveduto...
Manca l'elemento di guadagno della compravendita. Il centuplo quaggiù, se vogliamo. Questo mercante farà il cambio solo per amore dell'idea di avere una pietra unica. Forse significa per fede?

venerdì 26 luglio 2019

La parabola del seminatore

Oggi il Vangelo presenta la spiegazione della parabola del seminatore.
In tanti anni non avevo mai osservato una cosa.
Il seme che cade tra spine, germoglia e poi viene soffocato non è la vita di fede che va persa nelle difficoltà.
E' invece la vita di fede che viene soffocata dalle preoccupazioni materiali: gli affari, i soldi, il mondo. Questi non sono distrazioni. Sono i rovi che soffocano la fede.
Le difficoltà, i dolori, le tribolazioni, sono menzionati da Gesù sotto la fattispecie del seme che non trova terreno abbastanza profondo.
Se ci facciamo sopraffare dai dolori è perché la nostra fede non è abbastanza profonda. Cioè: è "colpa" nostra. Piuttosto cattivello, questo giudizio di Gesù.
Meditate, gente, meditate.

In realtà Gesù parla delle tribolazioni a causa della Parola. Si parla forse allora del martirio. Per accettare le persecuzioni per la fede ci vuole molta fede, questa è abbastanza una tautologia. Se prendiamo per buona questa limitazione, allora forse i dolori e le malattie ricadono di nuovo nel mondo. Interpretazione già più accettabile.

mercoledì 24 luglio 2019

Magellano con i Fuori teatro

Ieri sera, nell'ambito della rassegna Un libro, per piacere, sono stato in biblioteca a vedere lo spettacolo su Magellano messo in scena dai Fuori teatro.
Bello. Proprio bello. Da proporre alle scuole dalle medie in su. Peccato che nel calendario prossimo venturo non lo veda: l'avrei rivisto volentieri. Terrò d'occhio il loro sito.

lunedì 15 luglio 2019

Notiziola inutile

Vanitas vanitatum: facendo seguito alla vanteria qui, comunichiamo urbi et orbi che il nuovo record personale sulla tratta Pezzoro - Ratù - Redentore è 1h45'.

lunedì 1 luglio 2019

E ora, expedit?

Dopo l'Unità d'Italia, come sappiamo, papa Leone XIII ordinò il famoso "non expedit". Per i cattolici era dichiarato non opportuno partecipare alla vita politica.
C'era la questione romana, certo. Ma c'era anche un clima ostile alla Chiesa, con le leggi eversive e il clima diffuso di anticlericalismo dello Stato liberale.
Si ritenne che i cristiani non potevano essere rappresentati nelle istituzioni, queste non erano (più o ancora) casa loro.
Mi chiedo se non ci siano delle somiglianze in questo periodo. E' evidente lo spaesamento dei cattolici. L'assenza di una proposta politica votabile e accettabile, se non turandosi pesantemente il naso. E se fosse il tempo di un nuovo non expedit?
Naturalmente da interpretare, come quello di 150 anni fa, come "preparazione nell'astensione". Quel periodo fu fecondo di un lavoro nella società, con l'Opera dei congressi, l'associazionismo eccetera. Dio sa quanto ci sarebbe bisogno di un progetto culturale simile in questo periodo.
Certo ci sono grandi differenze: il Papa non ama occuparsi direttamente di Italia, e il non expedit dovrebbe venire dalla Cei - con i problemi di autorevolezza che questa cosa comporta; ma soprattutto la società è abbondantemente più impermeabile all'influenza cristiana. Quindi il non expedit si trasformerebbe in una sorta di opzione Benedetto. Mah.