martedì 29 luglio 2014

Buon giornalismo o sensazionalismo?

Sabato sera, di ritorno da una cena, abbiamo acceso la televisione e, su RaiTre, c'era una puntata di Amore Criminale, il programma che racconta vari casi di femminicidio.

Era la prima volta che vedevo la trasmissione, che offre una ricostruzione di un caso di cronaca nera con degli attori (credo che il genere si chiami docu-fiction). Il racconto della puntata di sabato dipinge la vittima (Vanessa Simonini) come una ragazza spensierata e l'omicida (Simone Baroncini) come un giovanotto abbastanza "strano", senza amici, sulle sue, lunatico. Fino ad arrivare al tragico finale: le profferte di lui, il rifiuto di lei, l'omicidio per strangolamento.

Verso la fine del documentario, interviene il pubblico ministero Lucia Rugani, che spiega come abbia fatto di tutto per evitare l'attribuzione delle attenuanti generiche all'omicida. La PM sostiene che l'omicida ha agito con l'intenzione di uccidere, perché non è possibile che durante l'atto dello strangolamento non si fosse reso conto che con una pressione così prolungata sul collo della ragazza lei sarebbe morta.
A me è parsa una giustificazione piuttosto strana, dopo aver descritto l'assassino per tutta la puntata come un impulsivo, represso, tendenzialmente alienato. Però il programma prosegue dicendo che le richieste della PM furono accolte, con una condanna il primo grado di 30 anni di reclusione.

giovedì 24 luglio 2014

Post esistenzial-nostalgico sugli 883

La settimana scorsa mi è capitato di essere in montagna con un gruppo di giovanotti tra i 25 e i 35 anni. A un certo punto ci siamo ritrovati a cantare le canzoni degli 883. Una tira l'altra, abbiamo sfoggiato tutto il repertorio.

La mia è la generazione 883. Quando uscì Hanno ucciso l'uomo ragno avevo 14 anni, quando Max Pezzali rinuncia al marchio 883 ne avevo 24. I dieci anni dell'adolescenza e della crescita.
Le canzoni degli 883 rappresentavano me e moltissimi miei coetanei. Erano una descrizione del mondo che stavamo imparando a conoscere, fatta (ovviamente per topoi) da chi ci era appena passato. Era come avere un cugino più grande che ti spiegava la vita.

venerdì 18 luglio 2014

Le piccolezze e la grandezza

Questa sera volevo parlare di cose (sportivamente) tristi.

Di Juventus, per esempio. Ma come si fa, Allegri?

Mentre ero preso in questi cupi pensieri (cioè: davvero Allegri? Allegri! Quell'Allegri! Ma come si fa?) mi sono accorto che oggi è il centenario della nascita di Gino Bartali (lettura consigliata: qui).

E allora ho pensato che Allegri, Conte, la Juve, il Mondiale, sono tutte piccolezze. Fra cinque anni non ci ricorderemo più dei mesi di Allegri alla Juve. Fra vent'anni il ricordo dei Mondiali del 2014 e del 2010 sbiadirà, come oggi sbiadisce l'Italia del 1986.

Quello che resterà saranno poche cose. La grandezza vera, quella che fa ricordare, è appannaggio solo da chi fa qualcosa di memorabile, di memorabilmente buono. Sono costoro, quelli che lasciano qualcosa dietro di sè: solo il bene rimane, si fa ricordare.
Anche i "cattivi" della storia lasciano il segno, è vero. Ma lasciano il segno nella damnatio memoriae, come Hitler, per esempio. Nulla a che vedere con la scia di luce lasciata dalle persone buone.

Bartali è uno di questi personaggi. Ancora più grande perché la sua luce rischiara sempre più dopo la morte, segno di un'umiltà rara per una persona che era già un mito in vita. Un mito che travalica lo sport ed entra nella storia.
Anche le leggende che fioriscono sui miti sono un tributo alla loro grandezza. Chissà quanto ci sarà di vero nell'episodio di Bartali che salva l'Italia dopo l'attentato a Togliatti. Qualcuno alla presunta telefonata di De Gasperi aggiunge una benedizione del Papa. Qualcuno aggiunge la volontà di ritirarsi il giorno prima. Leggende con un fondo di verità, come accade ai miti.

Mi fa piacere che queste figure di bene vengano ricordate. Le onorificenze, dai premi Nobel ai riconoscimenti civici locali,  servono a questo: a riconoscere pubblicamente una memoria già imperitura, o a consolidarla. E' quello che fa la Chiesa con le canonozzazioni, in fondo.

lunedì 14 luglio 2014

Su Mare Nostrum

Questo interessante sito documenta le statistiche sugli sbarchi di immigrati in Europa. Trovare dati al riguardo è stato abbastanza complicato, per fortuna qualcuno si è messo di buzzo buono a catalogare tutte le varie fonti.

In particolare, mi interessano i dati di questa pagina del database.

La mortalità dei viaggi verso l'Italia (Central Mediterranean route), negli ultimi tre anni, è precipitata: dal 4.6% di morti del 2011 e 3.92% del 2012 si è scesi all'1.48% l'anno passato allo 0.4% di quest'anno.

Però è altrettanto vero che il numero assoluto dei morti è cresciuto tra il 2011 e il 2012, da 424 a 604, e che quest'anno dopo sei mesi siamo già a 255.

Gli sbarchi intanto sono aumentati esponenzialmente negli ultimi tre anni, siamo già vicini a battere il record storico del 2011.

Sembra quindi che l'operazione Mare Nostrum abbia reso più sicuri i viaggi, ma forse questo ha incentivato le partenze. Col risultato finale di perdere le stesse vite umane. E comunque il rapporto di causa-effetto è tutto da dimostrare.

Comunque non se ne esce: non possiamo non fare qualcosa per questa gente, altro che abolire Mare Nostrum. Anche perché i dati sui morti sono comunque infinitamente migliori che nel 2011, quando a fronte di 67mila partenze ci furono più di tremila morti. Un prezzo umano eccessivo. Sperando che le coscienze europee si sveglino, prima o poi.
Resta il problema "etico" che agevolare la traversata in sicurezza arricchisce gli scafisti. Però di fronte alle vite umane temo che non ci sia un'altra strada.

martedì 8 luglio 2014

Su PGT, SUAP e viabilità

C'è una cosa che notai fin dalla riunione di presentazione del PGT, e che non ho mai scritto. Ora ho avuto un attimo di tempo per far mente locale con chi di dovere.

Alla riunione, il sindaco fece notare di aver disdetto l'autorizzazione per il SUAP in località Camaione concessa da Prandelli, pur dovendo mettere mano al portafogli per rimborsare l'operatore che ne aveva fatto richiesta (vicenda tra l'altro che va per carte bollate).
Secondo Sarnico, il SUAP avrebbe coperto un'area agricola (l'ultimo campo confinante con la statale, tra la Cromatura Cotelli e le Magie del Forno) con una superficie edificata, con il rischio di trovarsi una nuova area commerciale. Inoltre in quella zona sarebbe dovuta sbucare una nuova strada di sfogo dallo svincolo della BreBeMi, che si trova appena a sud della statale e dell'autostrada.

La versione del centrodestra è un po' diversa: il SUAP sarebbe dovuto essere un insediamento produttivo, e non c'era modo che si trasformasse in commerciale; inoltre la nuova strada era una richiesta della Provincia, distinta dal SUAP e legata al fatto di non voler rimettere mano al sottopasso di S. Antonio a Castegnato. Prandelli si oppose a questa strada, visto che avere due rotonde in 50 metri (prima e dopo il ponte dell'autostrada) renderebbe ancor più intasato quel tratto già critico.

mercoledì 2 luglio 2014

La faccia come il

La vicenda, per cui non ci sono aggettivi, è questa.
Per una bieca applicazione del manuale Cencelli, in giunta a Pescara spetta un assessorato a una civica locale. E già qui c'è qualche problema di meritocrazia nel criterio di selezione degli assessori.
Per le quote rosa il posto deve essere assegnato a una donna. E aggiungiamo un ulteriore elemento di distorsione.
Il maggiorente di questa civica, tale Teodoro, vecchia volpe della politica locale, ha l'alzata d'ingegno di proporre la figlia, visto che purtroppo non può fare l'assessore in prima persona. E qui cadiamo nel peggiore nepotismo.

Resta la speranza che la prescelta sia vagamente consapevole del suo ruolo.
La stampa ci informa che la prescelta è una matricola di giurisprudenza men che ventenne, per giunta fuori sede a Bologna, con la strabiliante media del 25 su due esami sostenuti al primo anno.

Io non riesco nemmeno a individuare chi abbia più colpa, in questa tragedia italiana rivestita da farsa.