mercoledì 6 settembre 2023

I mondiali di basket

Che ripassata... con gli Stati Uniti ha detto male l'accoppiamento, ma tirando così non c'era speranza di passare neppure contro altri avversari.
Ma avendo davanti gli USA non possono esserci rimpianti.

I quarti di finale sono la nostra dimensione. E' fastidioso fermarsi sempre lì, ma difficilmente si può chiedere di più a questa squadra. Questo gruppo è qualche anno che sta regolarmente a livello delle migliori 8.
I quarti dell’Europeo scorso, con la crisi di Brasile e soprattutto Argentina, hanno valore simile ai quarti di questo mondiale (6 qualificate europee su 8), e prima ci furono i quarti delle Olimpiadi.
L’eccezione furono gli anni delle delusioni di Pianigiani, che ottenne pochissimo con – sulla carta – più talento.

Una riflessione sui nostri capitani, pensando anche all'era Pianigiani: a me pare che, in mancanza di talenti da All Star Game NBA, ai giocatori italiani faccia bene stare in Europa.
I giocatori NBA sono un valore aggiunto se negli USA comunque giocano da protagonisti. Gli italiani del “trio NBA” (Bargnani-Belinelli-Gallinari) non sono arrivati a quel livello e, tra infortuni (Gallinari) e scelte di carriera (Belinelli) hanno finito per fare i comprimari.
Melli, Datome, si spera Fontecchio hanno fatto la loro comparsata da settimo-ottavo-nono uomo di là dell’oceano e poi sono rientrati a fare i protagonisti in Eurolega.

Secondo me, nonostante l’insipienza immobile della Federazione (Petrucci fa il capo - tra FIP e CONI - ininterrottamente dal 1992 con risultati discutibili), il movimento sforna un certo talento in modo abbastanza costante (certo sbilanciato per ruoli, mancano i lunghi veri, e ci torno), ma per qualche anno tra scelte poco funzionali alla nazionale (NBA) e un allenatore assai sopravvalutato (Pianigiani) non l’abbiamo massimizzato.

L'allenatore, appunto. A Petrucci dò atto che ha scelto una direzione tecnica (si vive e si muore col tiro da 3) coerente con il basket moderno e con le caratteristiche che abbiamo, scegliendo di cavalcare i nostri “buchi” di formazione (i lunghi, come si diceva: oggi non abbiamo Meneghin, ma neanche Marconato e nemmeno un Cusin) invece che riempirli.
Sacchetti prima, Pozzecco poi sono state scelte azzeccate, e non ci avrei scommesso, da persona cresciuta nel basket dell’asse play-pivot.

Su Fontecchio, infine, croce e delizia di questa squadra, che va dove la porta lui, non posso che ripetere quanto dissi dopo gli Europei: è un po' la classe operaia in Paradiso.
Lui è quello degli errori finali con la Francia (vera occasione persa, quella, altro che ieri): fa sanguinare, ma apprezzo che già per portarci lì è andato oltre i suoi limiti. Speriamo torni presto in Europa, come dicevo.