domenica 21 marzo 2021

Di Chiesa, di politica, di commemorazioni acerbe

Sono di ritorno dalla S. Messa.

Una delle preghiere dei fedeli (ho controllato, per fortuna sono quelle locali, non del foglietto delle Paoline) recitava qualcosa tipo:

Preghiamo per i problemi del nostro mondo: la guerra, la politica, l'odio fraterno, l'arrivismo, il risentimento

Certo, la politica. Come la guerra, il risentimento, l'odio fraterno.

A fine messa il parroco, nei suoi consueti lunghi avvisi, ha aggiunto una parolina sulla commemorazione delle vittime del Covid: "Una volta tanto, il Parlamento ha avuto una buona idea, istituire il 18 marzo come giornata della memoria".

Una volta tanto.

Poi ci stupiamo del rigetto dei cristiani per la politica.

Tra l'altro "una volta tanto" l'idea non è così buona, visto che a me pare strano commemorare le vittime di una cosa in cui siamo ancora abbondantemente immersi, e che di vittime ne fa ancora. Sarebbe un po' come festeggiare la vittoria a guerra ancora in corso. Pure un po' ipocrita, viste le scelte dolorose a cui la politica è costretta per bilanciare l'economia e la salute, sacrificando spesso quest'ultima. Come è stato fatto di recente con le scelte vaccinali, per esempio. Commemoriamo chi ancora lasciamo morire.

Aspettiamo la fine della pandemia, almeno.

E non è solo la politica che lo fa: ricordiamo la lettera pastorale del Vescovo che faceva memoria e invitava a tirare le fila della pandemia già a settembre scorso.

Commemorazioni decisamente troppo acerbe.

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