venerdì 26 agosto 2022

La fine dell'era dell'abbondanza

Il presidente francese Macron ha tenuto un interessante discorso, in cui affronta in un certo senso il tema della "decrescita", mettendo in dubbio che possa essere felice. Qui un articolo riassuntivo, qui il discorso.

La causa scatenante immediata è la crisi energetica collegata alla guerra in Ucraina, come si può facilmente intuire.

Ma Macron fa un discorso molto più esteso.

Parla della carenza d'acqua, del cambiamento climatico, delle difficoltà nelle catene di approvvigionamento tecnologiche, del riflusso nell'affermazione di democrazie e diritti umani, che si pensava fosse una teleologia della storia (l'illusione della "fine della storia").

Non ha parlato solo della fine dell'era dell'abbondanza, ha citato pure la fine dell'incoscienza, immagino nel senso dell'utilizzo sconsiderato delle risorse*.

E' molto, molto più largo che il discorso del gas. La scarsità di beni materiali è solo il primo sintomo.

Però non posso fare a meno di osservare che il paradigma che, secondo Macron, sta andando a finire è lo stesso di cui lui è espressione: l'impostazione economica della crescita infinita, il capitalismo consumista...

La cosa che mi ha lasciato perplesso è che poi, nell'analisi delle risposte, oltre a cose abbastanza ovvie sul cambiamento climatico eccetera, sembra adombrare vagamente un protezionismo autarchico: gli interessi nazionali prima di tutto, la capacità di essere autosufficienti energeticamente e tecnologicamente.

Capisco che stava parlando alla Francia e non a un consesso internazionale e che questa cosa della difesa dell'interesse nazionale è nel DNA francese, anche con interventi diretti sull'economia (Fincantieri ne sa qualcosa). Qualcosa già si vede, al riguardo; non solo in Francia.

Ma mi pare una soluzione che si mette nello stesso campo di quelli che i problemi li creano.

* Per l'Italia, nel capitolo incoscienza possiamo introdurre anche l'illusione molto anni '70-'80 di fare tutto a debito rispetto alle generazioni future.

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