sabato 6 agosto 2022

Qualche dato sull'evasione fiscale

In questa campagna elettorale si parlerà di tante cose, ma - scommetto - poco di evasione fiscale.

L'Italia, si sa, evade molto. E' vulgata, ma anche le poche stime europee al riguardo confermano il dato. Per quanto riguarda l'IVA (VAT in inglese), la stima è che siamo su un'evasione più che doppia rispetto alla media europea, e doppia rispetto al peggiore dei grandi Paesi europei (dati qui).

L'IVA è storicamente la tassa più evasa in valore assoluto, mentre la propensione all'evasione è enorme per l'IRPEF dei lavoratori autonomi (dati qui, dal nostro Ministero dell'economia).

Perché queste differenze? E cosa si può fare al riguardo?

Il problema è complesso, ci sono moltissimi fattori. La dimensione media delle imprese italiane, troppo piccole; la complicazione fiscale; la situazione economica del Sud, dove l'economia sommersa è un ambiente naturale e probabilmente tollerato perché in qualche modo "funziona" e in alcune situazioni fa da paracadute sociale in situazioni di difficoltà di tessuto economico.

 
Non esistono "proiettili d'argento" e soluzioni facili riguardo a questo argomento.

Secondo me la questione fiscale fa parte di quelle norme (la grande maggioranza, in realtà) che funzionano solo a patto che la maggior parte delle persone le rispetti spontaneamente.

Come il codice della strada: non potrai mai mettere vigili a sufficienza, funziona perché la gente si comporta da sola in modo ragionevolmente disciplinato, quando non lo fa (tipo parchegggio selvaggio in certi contesti) hai voglia a multare, diventa una fatica di Sisifo poco ragionevole.

Per esempio, in Germania pare abbiano meno evasione, come si vede dal grafico sopra, pur con meno limitazioni all'uso del contante.

Per me è l'humus culturale. Una cosa che si modifica solo con molto tempo e molta pazienza.

E qualcosa già si fa. La mia percezione è che l'evasione sia diminuita rispetto a 30 anni fa, pian piano. A me pare di vedere più abitudine agli scontrini, alle carte di credito, e credo di non conoscere più nessuno che lavora al 100% in nero, cosa che 30 anni fa avevo presente.

Questo progressivo miglioramento si vede anche nelle stime del Ministero (fonte: questo tweet di Luigi Marattin, presidente della Commissione finanze della Camera, che anticipa alcuni dati di quest'anno; quelli fino al 2018 sono dati consolidati presenti anche nei documenti già linkati).


Come si vede, c'è stato un recupero dell'evasione del 9% in 5 anni.

La strada è ancora lunga, bisogna scegliere gli strumenti giusti.
Per l'IVA, che è la tassa dove si è concentrato il maggior recupero, tanto che da qualche anno è scesa sotto l'IRPEF come valore assoluto di evasione, si sono usati strumenti come la fatturazione elettronica.
Per recuperare il canone RAI si è fatta un'operazione draconiana, che è stata molto efficace, ma al prezzo di invertire l'onere della prova (ora se non hai TV devi chiedere l'esenzione), una cosa che funziona solo per l'enorme diffusione delle TV in Italia, ma che non è il massimo dal punto di vista dei rapporti tra Stato e cittadino.Recuperare l'IRPEF è probabilmente più complesso; gli strumenti solitamente indicati vanno in direzione della limitazione dell'uso del contante. Questo però si porta dietro alcune criticità pratiche (che fare se un giorno salta la rete e non prende la carta?) e ideali (il denaro elettronico introduce un intermediario in più, rende le persone vulnerabili, come i manifestanti n-vax canadesi a cui furono bloccati i conti correnti, porta potenziali problemi di privacy).

Come detto, la Germania se la cava meglio di noi pur senza grosse limitazioni al contante.
E allora si ritorna ai problemi strutturali (la dimensione delle imprese tedesche rispetto a quelle italiane) e di humus culturale.

Sono curioso di leggere quali saranno le proposte dei partiti in campagna elettorale riguardo a questo argomento. Sospetto pochine, in realtà...

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