mercoledì 13 gennaio 2021

I ministeri femminili (2)

Proseguendo il ragionamento iniziato ieri sull'ordinazione dei ministeri, cosa succede alle nostre parrocchie? Cosa cambia nella vita della chiesa quotidiana?

Non credo che sia una cosa che "serve" a breve termine, né che ci fosse attesa nel popolo di Dio per queste questioni. Però per me nel lungo termine può essere una cosa buona, per vari motivi.

Perché mi pare giusto che, nell'ottica di un coinvolgimento continuo dei laici (bandiera di papa Francesco e necessità pratica della Chiesa) ci sia un riconoscimento "ufficiale" di alcune figure.

Il provvedimento potrebbe aiutare anche a controllare meglio e limitare alcune pratiche "fai da te", alcuni eccessi di certi tuttofare delle parrocchie che si comportano da padri-padroni, o da santoni. Penso anche a certi movimenti carismatici, se in prospettiva si richiedesse la presenza non di un prete (impossibile), ma di un "ministro" comunque nominato dal vescovo.
Non trattandosi di una ordinazione, tra l'altro, ma di una specie di "mandato", un ministero così potrebbe essere revocato più facilmente nel caso di sgarri gravi.

Si potrebbe inoltre favorire una certa continuità nelle parrocchie, evitando alcune situazioni per cui il laico c'è solo legato a doppio filo con un certo prete: se il prete se ne va, il laico non si vede più, oppure se il prete nuovo non lo "vede" il laico viene emarginato. Se il laico fosse un accolito/diacono con ministero ufficiale sarebbe più responsabilizzato verso il suo ruolo e meno esposto alle bizze del parroco.
 
Ma il motivo più importante, secondo me è un altro: in una prospettiva di medio termine, la presenza di laici ben identificati e "regolari" potrebbe aiutare la cura liturgica delle parrocchie, in cui ci saranno sempre meno preti.
Immagino una parrocchia senza Messa, feriale o addirittura domenicale: si può avere un lettore che cura una liturgia della Parola, un "catechista" che tiene la catechesi, un diacono o accolito che (la mattina, o il giorno prima) si reca a prendere le ostie in un posto dove il prete ha detto messa e un ministro dell'Eucaristia che provvede a distribuire.
E' chiaro che non è una Messa, manca il cuore, ma in caso di necessità ci si potrebbe così accostare alla Comunione in modo migliore che non con la trasmissione in TV.
 
In molte diocesi sperdute nel mondo si fa già qualcosa del genere, e - per alcune richieste particolari (Messa prima della cena degli alpini, dell'AVIS...) - anche qui da noi si era cominciato ad abituare i fedeli al fatto che non serve per forza la Messa, una celebrazione della Parola e un momento di preghiera possono essere più adatti.
Se devo pensare a un futuro del genere, mi pare una buona idea avere dei ministranti con un minimo di formazione e con un riconoscimento ufficiale (revocabile, magari) del vescovo, e non un fai da te un po' troppo "protestante".
 
Insomma, ben vengano ministeri che siano ufficiali con mandato episcopale (magari addirittura con la nomina di certi ministri su certe parrocchie), ma che non siano sacramenti come lo è l'Ordine, garantendo quindi flessibilità e controllo.

Questo senza contare l'eventuale segnale verso le donne, che - come detto nel post precedente - dipende da come evolverà la situazione.

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