giovedì 7 gennaio 2021

Il porto proibito

Mi sono regalato, per Natale, Il porto proibito.

Capolavoro. Veramente bello. Le varie recensioni lette in giro, che ne parlavano entusiaste, non sbagliavano. Mi sono pentito di non aver preso l'edizione a colori, pur essendo quella in bianco e nero la versione originale.

Da leggere tutto d'un fiato, in tre ore. Bellissimo, commovente, poetico, letterario. Meraviglioso.
Forse il primo atto (il libro è diviso in quattro "atti") sembra "soltanto" bello, ma poi vira sull'eccelklenza.

Non perfetto, come non sono perfette le sinagoghe ebraiche: per indicare che la perfezione appartiene solo a Dio.
L'imperfezione, qui, a mio parere, è che il capitano è troppo perfetto. Si poteva pensare che tra i moventi del primo ufficiale Roberts ci fosse un colloquio tipo: "Io amo vostra figlia, voglio chiederla in sposa, aiutatemi a diventare capitano!" "Ma lei non ama voi." E' Roberts stesso che dice che non è un segreto, che a lui interessi Helen. Il capitano Stevenson lo sapeva sicuramente.
E magari Stevenson avrebbe potuto accorgersi pure dell'attenzione per "Tricky", il secondo ufficiale. Per questo avrebbe potuto affidargli la Cartagena, con la prospettiva di aiutarlo nella carriera. Questo avrebbe complessificato il personaggio e aiutato il movente a prendere credibilità.

In sé, infatti, la storia non è completamente imprevedibile (certo, altre parti sì...). Ma questo non inficia per nulla una lettura avvincente, poetica, commovente, di altissimo livello.

Come diceva l'introduzione della mia edizione: "Leggetelo, fatevi del bene".

Qualche tempo fa ho letto un intervento di Vincenzo Beretta, sceneggiatore di Martin Mystère legato ad alcune belle storie, ma in particolare a L'albero filosofico, considerata il suo capolavoro. Ha scritto di essersi rassegnato: d'ora in poi tutto quello che farà sarà accompagnato da un "Non è L'albero filosofico, ma...". Anche per Radice e Turconi vale questo meccanismo: hanno messo l'asticella molto, molto in alto.

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