sabato 19 ottobre 2019

Cattolici e politica, ancora

Ho letto la riflessione pubblicata da Antiseri e Felice sulla presenza di un partito di cattolici in Italia.
Casualmente, il tema è stato affrontato anche da Occhetta nella mia precedente lettura, così come - tangenzialmente - da padre Costa su Aggiornamenti sociali.
La posizione dei due gesuiti è quella classica degli ultimi 15 anni: non è più il tempo dell'unità politica, la pluralità di opzioni è un dato di fatto.
Antiseri e Felice - per me abbastanza sorprendentemente - portano una posizione diversa, che mi pare un po' una novità.
E' vero che qualche volta la nostalgia della DC ritorna. La prima volta, a mia memoria, fu il convegno di Todi 2011 citato da Antiseri e Felice, ma quella volta l'esperienza di Monti "impaurì" le gerarchie e alcuni cattolici, che bloccarono la Todi 2 dell'anno dopo per paura che sembrasse un endorsement a Scelta Civica.* Anche la CEI di Bassetti (breve riassunto qui) si muove con molti mal di pancia rispetto ai partiti attuali, che - specie l'anno scorso - hanno portato qualche volta ad accarezzare l'idea di un nuovo soggetto politico. Per ora è rimasto tanto rumore per nulla, e un "movimento", Politica Insieme.

Non so cosa pensare, e in ogni caso non la vedo rosea.

Antiseri e Felice hanno dolorosamente ragione quando scrivono che la politica del lievito non ha avuto successo. Le voci dei cattolici si sono progressivamente affievolite, a sinistra per assimilazione nei contenitori più grandi (PPI -> Margherita -> PD), a destra per prosciugamento elettorale (che brutta fine l'UdC e Casini), fino all'irrilevanza.
I due professori hanno ragione anche quando fanno notare che un partito di ispirazione cattolica non negherebbe la libertà di voto e di schieramento ai cattolici: è sempre stato così.
Ma ogni nuovo partito che si è tentato di formare è sempre andato a sbattere nel sostanziale disinteresse, da Democrazia Europea alla Rosa Bianca, dal Terzo Polo ai cespuglietti di Mauro, Lorenzin, Alfano.

Un partito nuovo soffrirebbe di mancanza di radicamento. Si può pensare che, vista la parabola del M5S e della Lega di Salvini, che questo non serva. Però - ammesso e non concesso che in qualche modo si riesca a intercettare il voto d'opinione - mi pare che così si sconfessi tutta quella che è la dottrina sociale storica della Chiesa su partecipazione, corpi intermedi, sussidiarietà dal basso.
Il radicamento non si compra al supermercato coi soldi dell'8 per mille. E' un fenomeno lungo. Come promuoverlo?
Si può pensare a una moral suasion dall'alto, con un endorsement vescovile. I parroci che in predica danno indicazione di voto come negli anni '50 purtroppo oggi non sono più accettabili**, ma un soggetto semi-ufficiale dei vescovi, come il quotidiano e la rete televisiva di riferimento, forse non sarebbe fantascienza. Chissà perché, però, penso che sarebbe un flop, e non so quanti vescovi vorranno mettere la faccia nel certificare la propria irrilevanza nell'ambito politico.
Se invece il radicamento si costruisce dal basso, si torna al "prepolitico" di Occhetta, del "progetto culturale" di Ruini. I tempi allora si fanno lunghi, e non so quanto compatibili a portare avanti in parallelo anche un partito.

In ogni caso, quale sarebbe lo spazio elettorale per una formazione popolare? Antiseri e Felice scrivono di un 7-8% al massimo. Io credo molto meno. Basta per un diritto di tribuna, certo, ma non per evitare l'ininfluenza.
Certo, se si torna a un bel proporzionalone senza sbarramento, allora c'è qualche remota possibilità di essere l'ago della bilancia. Come Mastella.
Diciamo che il partito "tribuna dei cattolici" potrebbe assolvere il compito d portare la bandiera nel mentre che si fa un lavoro prepolitico (donchisciottesco?) per lavorare ai fianchi l'individualismo e le disperate antropologie odierne. Mi par di leggere qualche cosa di simile nella risposta di Domenico Galbiati
Ma per "contare" davvero, dopo la traversata del deserto, ci sarà bisogno di uno Sturzo che sappia cogliere non solo il cosa, ma anche il quando: scegliere il momento giusto. Allora il partito di tribuna dovrà eclissarsi.

Inoltre, oltre a "chi lo vota", c'è anche da chiedersi "chi lo fa", un partito così. C'è bisogno anche di un personale politico, una potenziale classe dirigente.
C'è? Perché ho l'impressione (nonostante i grillismi vari) che la buona volontà sia necessaria ma non sufficiente, in questo senso.
Se rifiutiamo la "classe politica vecchia", i Lupi, Castagnetti, Follini, Casini, Letta, Alfano, Fioroni, Cesa, e giù giù fino a Dellai, non so chi possa rimanere. Un gruppo di sconosciuti ragazzi? Allora torniamo al problema di "chi lo vota".
Se invece, per fantascienza, il partito diventasse "ufficiale", e magari con un seguito e un endorsement, sarebbe difficile tenere lontano qualche big della politica.
La via di mezzo potrebbe essere un gruppo di professori con volti noti al cattolicesimo impegnato: Becchetti, Magatti, Zamagni, magari affiancati da qualche esponente civico à la Michele Busi, e/o i presidenti delle associazioni d'area: Costalli, Rossini e via discorrendo.
Peccato che anche così facendo vedo almeno tre problemi: 1) il partito dei tecnici d'élite alla Scelta Civica; 2) quegli stessi professori e associazioni sono coloro che hanno sempre predicato l'impegno apartitico e prepolitico (è l'appunto che si oppone sempre ai sindacalisti che passano in politica, per esempio, e io sono tendenzialmente d'accordo); 3) ok, sono nomi noti a livello di cattolici impegnati. Diciamo l'1% della popolazione? Il resto - compresi i cattolici meno impegnati, quelli che dovrebbero formare lo zoccolo duro dei votanti - non li conoscono comunque.

Osservo che l'unica esperienza recente di partito nato senza un politico come leader è il MoVimento 5 Stelle. Che un leader ce l'aveva, ma non veniva dalla politica; e che nacque anche da gruppi sul territorio.

Mah.
Un'altra puntata inconcludente della mia riflessione, dopo questa.

* Scelta che tra l'altro non sarebbe stata malvagia: Scelta Civica è il partito, a mio parere, che più si è avvicinato ai concetti di serietà, competenza, bene comune proposti dalla Chiesa. Certo soffriva di una grossa mancanza: niente radicamento. Questo però è un tratto comune a molti partiti, e - come ho scritto - anche il rischio di tante idee "popolari" che si sentono in giro.

** sebbene qualcuno non manchi di essere ampiamente, visibilmente schierato. Sarebbe curioso, non essere liberi di dare indicazioni per il "proprio" partito e continuare a darle per i partiti altrui.

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