giovedì 10 marzo 2022

I semi

In questa Quaresima la parrocchia sta percorrendo la parabola del seminatore. Il seme cade sulla strada, tra le rocce, tra i rovi,e poco sulla terra buona.
E, aggiungo io, anche il seme che cade sulla terra buona non è detto che dia frutto in breve tempo. Chi semina datteri non raccoglie datteri, si dice: i semi daranno frutti nella generazione successiva.

Ieri sera abbiamo deciso di mettere un punto all'esperienza della SFISP, di cui ho parlato alcune volte anche su questo blog.
C'è un po' di malinconia, ma c'è anche la consapevolezza che ogni cosa ha un inizio, un percorso e una fine. Sta a noi leggere i segni dei tempi e della Provvidenza per scegliere il momento giusto, e considerando tutto il momento è arrivato.

La scuola aveva già avuto un inizio negli anni '80 e '90, per poi interrompersi per più di dieci anni.
Nel 2008 l'intuizione di don Mario Benedini e dello staff organizzativo, con in testa il direttore Michele Busi, la fece rinascere.
Ho avuto la fortuna di vivere quest'esperienza prima da corsista, poi da tutor (così si dice), lungo tutta questa sua seconda vita. La scuola ha formulato varie proposte, trasformandosi negli anni nei formati e nelle persone. Con alcune costanti: la difficoltà a farsi conoscere, a trovare nuovi iscritti; ma contemporaneamente l'ampia soddisfazione di questi pochi (pochi? decine di giovani adulti, più di duecento in dodici anni) partecipanti, e con grandi attestati di stima e riconoscimento per la qualità della proposta. Il leitmotiv è sempre stato: sono in pochi a esserci, ma chi c'è è molto contento.

La speranza è di aver seminato datteri.

L'attenzione alla formazione sociale non verrà meno. Non da parte mia, ma neanche da parte della diocesi, perché pur negletta e poco considerata, una riflessione sociale e politica di ispirazione cristiana è sempre necessaria, anzi ancor di più in quanto negletta. Il cardinal Parolin ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera in cui osserva ciò che è evidente:

«È piuttosto evidente che negli ultimi vent’anni si è consumato un arretramento delle forze di ispirazione cristiana nella vita pubblica, a tutti i livelli» [...]
C’è un problema di irrilevanza dei cattolici in politica?
«Non penso solo alla rappresentanza politica. La rilevanza dei cattolici in politica interviene comunque in un momento secondario. Quello primario è la rilevanza nella società. È lì che i cattolici devono essere presenti, visibili, testimoni di una visione e di uno stile di vita ispirato al Vangelo. Questa rilevanza precede l’altra, che ne dovrebbe costituire la conseguenza naturale. Altrimenti è come voler costruire un edificio senza fondamenta. Non può reggere e sarebbe una fatica vana».

Personalmente mi ha fatto pensare il fatto che quando nei giorni scorsi il Parlamento ha votato per l'invio di armi in Ucraina le uniche voci dubbiose siano state quelle di Salvini e della sinistra (una interessante intervista di Bersani a Repubblica, per esempio).
Dai parlamentari cattolici non ho sentito riflessioni, problematizzazioni, valutazioni, pur nella necessità di votare il provvedimento.
Quanto ci sarebbe bisogno di non lasciar solo il Papa, che è invece così attento al piano sociale!

Certamente però questa attenzione va incarnata nelle forme appropriate per il tempo. Papa Francesco ha dedicato le uniche due encicliche del pontificato ai temi sociali, e sempre papa Francesco ha a suo modo rivoluzionato il modo di fare il Papa. Questi stimoli così esigenti devono essere raccolti in una modalità che sia adeguata a questi tempi e a questi attori, e forse la SFISP come l'abbiamo conosciuta e amata non è riuscita a stare al passo, anche pensando ai temi proposti da Francesco, come l'ecologia.

Mi auguro che forme nuove di espressione della Buona Notizia di sempre possano essere trovate, e non dubito che emergeranno quando sarà tempo, come già successo nel 2008.

Il mio personale ringraziamento va ai già citati Michele Busi e don Mario Benedini, al direttore Silvano Corli, a don Maurizio Rinaldi e a suor Italina Parente, oltre che a tutti coloro che hanno condiviso con me questi anni di tentativi e di semina, disordinata e per tanti versi finita su terreno arido, ma non per questo il seminatore rinuncia a seminare!

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