martedì 10 agosto 2021

Memoria collettiva, e ingannevole

In questi giorni di riposo mi è capitato sott'occhio questo articolo sul rogo di Primavalle.

Conoscevo l'accaduto, ma non sapevo che ci fosse stato un "depistaggio" dell'opinione pubblica da parte dell'estrema sinistra:

Si arrivò persino alla pubblicazione di un libro, edito da Savelli, Primavalle, rogo a porte chiuse in cui, con tesi fantasiose, si sosteneva che mandanti ed esecutori del rogo fossero da cercare appunto all’interno della sezione del MSI Giarabub. Disse anni dopo Lanfranco Pace, importante esponente di Potere Operaio: «Fummo costretti ad assumere le difese di Lollo, Grillo e Clavo nonostante la loro colpevolezza e così montammo una controinchiesta. Perché? Perché non c’erano alternative. Non ricordo tanta comprensione né tanta solidale vicinanza come quella volta che predicammo il falso».

Questa cosa mi ha impressionato. La casa editrice Savelli, se non sbaglio, è la stessa che già nel 1970 aveva pubblicato Una strage di Stato, sulla strage di piazza Fontana, coniando il fortunato epiteto.
In quel caso ci "presero" decisamente di più.

Perché l'opinione pubblica è così disposta a credere che ci sia sempre qualcosa di non detto, di diverso dall'ufficiale e dall'evidente? Non lo so, credo di aver già scritto qualcosa sull'attitudine al complottismo, rimane una cosa per me inspiegabile.
Se si tratta della "strage di Stato", lo Stato italiano ci ha messo del suo per decenni nel rendersi tendenzialmente inaffidabile, ne parlavo anche l'ultima volta riguardo al certificato verde.

Che i fascisti fossero inaffidabili e malvagi è una verità incisa nella memoria storica di questo Paese, ed è vero; ma ciò forse non basta per spiegare il favore che incontrò il depistaggio messo in atto da Potere Operaio. La sensazione che ne ho io è che ci sia anche un certo collegamento con l'occupazione delle casematte culturali, con un'intellighenzia che negli anni '60 e '70 era pienamente schierata.
Con l'idea che fosse chiaro chi erano i buoni e i cattivi.

Saltando quasi di palo in frasca, mi chiedo se non ci fossero motivi politici - non di destra o sinistra, stavolta, ma di politica estera - dietro il fatto che la più grave strage terroristica in Italia dopo Bologna sia stata rapidamente archiviata, e non viene mai ricordata da nessuno.

Parlo della strage di Fiumicino. Leggendo qualcosa il 2 agosto, nell'anniversario della strage di Bologna, mi sono imbattuto in questa osservazione. Io ricordavo vagamente la strage, ma ero convinto che fosse un episodio "minore" anche come numero di vittime, pace all'anima loro.
Invece ci furono 34 morti. Senza contare quelli dell'attentato del 1985, con altre 13 vittime.

Questi eventi non hanno grandi misteri, se ne conoscono gli attentatori (palestinesi) e a grandi linee i motivi.
Questi eventi non hanno associazioni di familiari, non hanno targhe commemorative, non giornate della memoria.

La quale memoria collettiva è evidentemente molto, diciamo, suggestionabile.

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