sabato 12 giugno 2021

I vaccini, la responsabilità e l'azzardo morale

In questi giorni c'è di nuovo tempesta sul vaccino AstraZeneca dopo la morte di una ragazza ligure di 18 anni che aveva assunto il vaccino in un Open Day.

In realtà, già da fine maggio EMA aveva emesso una relazione che descrive il rapporto rischio/beneficio di quel vaccino in diversi scenari.
Si vede che con circolazione bassa tra gli under 60 ci sono più trombosi "strane" post vaccino AZ che gente che finisce in terapia intensiva per il virus.

In questo periodo la circolazione del virus si sta abbassando rapidamente, e si avvicina a quella che EMA indica come incidenza "bassa".
In questo periodo, quindi, a prescindere dal tragico caso della diciottenne, potrebbe essere sensato non utilizzare AstraZeneca per i giovani.

Tra l'altro man mano che passa il tempo, considerato il tempo tra prima e seconda dose, si rischia che l'eventuale giovane vaccinato con AZ a fine giugno-inizio luglioriceva la seconda dose a settembre, sviluppando la copertura completa di anticorpi tardi per le riaperture autunnali (scuola eccetera).

E' vero che è difficile pensare a un divieto totale per i giovani, che ora come ora sarebbe soprattutto giustificato dalla calma della pandemia. Se un domani dovesse succedere che, causa varianti o quant'altro, si rendesse necessaria una vaccinazione massiccia e rapida, si dovrebbe riconsiderare il divieto. Lo stesso rapporto EMA evidenzia bene che in caso di diffusione virale alta (o anche solo media) la bilancia pende dalla parte del vaccino. Però allora sarebbe difficile tornare indietro.

La soluzione, senza dover esprimere divieti espliciti, sarebbe che le regioni si organizzassero da sole. Basterebbe smettere con gli "open day" dedicati ai giovani in cui si somministra AstraZeneca, e continuare secondo l'indicazione "regolare": AZ è sconsigliato sotto i 50 anni. Sono felice che in Lombardia si faccia così, e di "open day" non se ne siano visti.

Ma di chi è la responsabilità finale della scelta?

E' tutto uno scaricabarile: AIFA sconsiglia ma non vieta, "non siamo mica il ministro, non possiamo vietare".
Speranza prende pari pari l'indicazione di AIFA, "non sono mica un tecnico, se i tecnici mi dicono così è così".
Le Regioni organizzano gli "open day", per mille motivi (perché gli rimane AZ nei frigo? perché non riescono a raggiungere gli anziani a cui andrebbe? per non restare indietro rispetto alla regione vicina?), prendendosi un azzardo morale che però non è vietato.
Il generale Figliuolo avrebbe il potere di dare indirizzi e tirare orecchie ma su questa cosa non si esprime, una volta gli "open day" sono virtuosi, il giorno dopo bisogna raggiungere gli anziani che mancano...

Come al solito manchiamo di cultura della responsabilità.

Alla fine, questa ricade sul singolo cittadino: la vaccinazione non è obbligatoria, i dati (come il report EMA) sono disponibili e accessibili, un giovane decide di su spontanea volontà se presentarsi a prendere AstraZeneca.

Può essere una scelta, non dico di no. Lungi da me rifuggire la responsabilità personale.

Però, in questo caso, cambiamo l'informazione istituzionale, non martelliamo su "open day" e dovere sociale di vaccinarsi, bensì sul dovere sociale di informarsi. Appendiamo nei centri vaccinali i cartelloni con le infografiche del report EMA, i medici all'anamnesi devono chiedere "Cosa sa dei vaccini? Ha capito quanto esposto là fuori?" e proponiamo un consenso informato veramente tale.

Inoltre, noto che in un anno siamo stati (e siamo ancora) molto più dirigisti e pure iperprudenti su altre questioni (tipo mascherina obbligatoria all'aperto o divieti di passeggiata).
Non è stata usata la responsabilità personale per lasciar valutare a me se andare a passeggiare da solo in montagna o per se fosse il caso di andare al ristorante.
Ora su questo tema invece valorizziamo la responsabilità personale?
A pensar male si farà peccato, ma torniamo allo scaricabarile di cui sopra.

 

P.S. Aggiungo: magari fra qualche mese arriveranno altre analisi di rischio anche per altri vaccini, dati che oggi non abbiamo.
Se ci fosse qualche fascia d'età per cui il rapporto rischio/beneficio è sempre sfavorevole, con ogni vaccino, si porrebbe un grosso dilemma morale: un'immunità diffusa serve a tutti, come comportarsi tra rischio del singolo e vantaggio comune?
Per fortuna siamo ben lontani da questo dilemma, e comunque direi che nel rischio/beneficio del singolo va ricompreso anche il fatto di poter fare (tutti, lui compreso) una vita più tranquilla, finalmente normale.

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