martedì 23 febbraio 2021

Fratelli tutti (2)

Proseguo lo scorso post di appunti con una piccola chiosa finale dopo la lettura completa dell'enciclica.

Fratelli tutti mi lascia un'impressione generale su Bergoglio, che credo di avere già accennato in passato ma che mi è apparsa più chiara dopo la lettura.
Papa Francesco ha un approccio molto simile a Paolo VI, per certi versi. E' pronto a dialogare con tutti, ma lo è perché ha ben chiari i principi, la sua identità, da dove viene e quali sono le sue convinzioni.
E' un po', ironicamente, una versione ecclesiale del Nixon goes to China. Francesco può abbracciare l'imam del Cairo come Montini abbraccia Atenagora o san Francesco il sultano: nessuno dei tre rinuncia pre questo a un grammo del proprio essere cattolico.

Sono personaggi con una chiara visione della propria identità, e partendo da questa non hanno paura di incontrare chiunque. Di incontrare il mondo, possiamo dire: entrambi sentono l'urgenza di dialogare col mondo. Paolo VI ci ha fatto un intero Concilio, con un senso di dialogo un po' suo, ne avevo parlato qui.

Per questo trovo che le accuse nei suoi (loro) confronti siano personalmente risibili.

Il problema è: la Chiesa, o chi li ascolta, ha la stessa autoconsapevolezza? La stessa capacità di rimanere saldo nella propria fede?

Paolo VI si scontrò con questo problema negli anni della ricezione del Concilio, delle fughe in avanti. Del fumo di Satana. Francesco non pare (ancora) avere ripensamenti al riguardo. Forse su questo punto di vista dovrebbe prestare più attenzione: non è detto che chi risulta disorientato sia solo un retrogrado contestatore baciapile bigotto tradizionalista, possono esserci anche dei fedeli non ancora preparati a queste aperture.

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