mercoledì 15 maggio 2019

Sull'Europa e su Federica Mogherini

Sono stato sabato sabato scorso a un incontro organizzato da Europedirect Brescia, Brescia Europea, Atelier Europeo e altre realtà in vista delle elezioni europee.
Erano invitati Andrea Sorbello (esperto di cose del governo UE), Francesco Maselli (specialista di Francia) e Edoardo Toniolatti (specialista di cose tedesche).
L'incontro era "relativamente" organizzato (niente cartelloni esterni al luogo, nessuna segnalazione) e "relativamente" pubblicizzato (io l'ho saputo dalla newsletter di Toniolatti, ma ho fatto fatica a trovare il volantino in rete). Pochi i partecipanti, non so quanti "obbligati".
Però questo ha favorito un clima informale tra i giovani giornalisti presenti, e ho apprezzato molto l'occasione. I tre relatori sono evidentemente preparati, ma anche spigliati, interessanti, "moderni". In una parola: bravi.
E' stato interessante vedere uno sguardo unitario su questioni che magari conosco ma di cui non "unisco i puntini". L'Italia sarà l'unico grande Paese in cui i partiti al governo non afferiscono ai tre gruppi parlamentari di Bruxelles che formeranno la maggioranza al Parlamento Europeo (popolari, socialisti, liberali). Il M5S naviga a vista. Salvini sta barcamenandosi tra i nazionalisti (con l'ingombrante presenza della Le Pen) e i popolari europei (già è amico di Orban, che pure è sospeso dal PPE, ha cercato poi di avvicinarsi al PIS polacco). Sarà interessante vedere il lavoro sul commissario europeo, che dovrà avere i voti del governo di qui ma anche del parlamento a Bruxelles. La quadratura potrebbe essere un commissario leghista (come primo partito) "presentabile" all'agricoltura: dossier non di grande facciata prestigiosa, ma che muove molti soldi e che è storicamente negli interessi leghisti.
A proposito di commissari, si è parlato anche del commissario italiano uscente, Federica Mogherini. Su di lei si è detto che all'inizio doveva essere Alto rappresentante ma anche vice presidente della Commissione, ma lei rifiutò (al di là del fatto che lo schema di vicepresidenti "operativi" voluti da Juncker alla fine non ha funzionato comunque). I commissari, per statuto, lavorano per l'Europa tutta e non per il loro Paese. Ciò a volte non impedisce di fare qualche lavoro di "lobby". Mogherini invece ha interpretato il suo ruolo con stretta osservanza europeista: una posizione "dura e pura" quasi idealista, che però ha lasciato l'Italia col cerino in mano. Renzi si fece ingolosire dalla posizione di prestigio, ma all'atto pratico poco influente - specie sull'economia. Per la prossima Commissione, si cercherà di evitare questi errori.

Nessun commento:

Posta un commento