martedì 13 novembre 2018

4 novembre e dintorni

Si è chetata l'eco delle celebrazioni per il centenario della fine della prima guerra mondiale.
Ho sentito e letto in giro lamentele per l'eccessiva retorica utilizzata in queste occasioni.
Al netto di una inevitabile quota di retorica, a me pare vero piuttosto il contrario. Non ho sentito nessuno parlare di "anniversario della Vittoria", come invece sarebbe anche corretto. Mi chiedo se in Francia o Inghilterra si facciano tutti questi problemi di "politicamente corretto". Invece ho letto e sentito un sacco di analisi sulle cause della guerra, sull'"inutile strage" e via discorrendo.
Secondo me farebbe bene un po' di retorica patriottica, in questi casi, in un Paese che ha così poco senso della nazione. Detto che l'inizio della guerra da parte italiana è stato alquanto disonorevole, è altrettanto vero che essa ha effettivamente e realmente avuto molti effetti patriottici: fu un'esperienza che unì gli italiani - tutti nella stessa barca e nelle stesse trincee - e che completò l'unità nazionale (Trento, Trieste, Gorizia, Zara, Pola, Fiume: le sei are sull'altare della Patria a Roma), condita da episodi di vero eroismo nella battaglia tra due eserciti ugualmente poveri e malmessi.
Uno dei motivi per cui si ha pudore, in Italia, a fare del patriottismo è che questo atteggiamento sembra appannaggio di una certa retorica fascisteggiante.
Trovo sbagliato anche questo. Bisognerebbe ricordare che la vittoria del 4 novembre fu poi tradita, sprecata, sperperata dai fascisti.
L'Italia fu l'unica nazione tra i vincitori a conoscere la dittatura. Spagna, Germania, Russia - a loro modo - erano tutte uscite sconfitte dalla guerra. Francia, Gran Bretagna e USA proseguirono sulla strada della democrazia. Sarà un caso che poi vinsero anche la seconda guerra mondiale? L'unico vincitore della Grande Guerra a ritrovarsi sconfitto (se non per l'onore della lotta partigiana) fu quello che si trovò il fascismo, sbugiardando così la retorica di regime dell'italiano nuovo, del "popolo di soldati, esercito di cittadini".
Questa dittatura portò poi alla perdita dell'unità nazionale, alla rinuncia all'Istria. La dittatura tradì le popolazioni dell'Alto Adige e dell'Istria stessa, forzate all'italianizzazione con un metodo che "infiniti lutti addusse" alla fine della seconda guerra mondiale.
Dunque bisognerebbe esaltare la vittoria, e deprecare al contempo il fascismo che la tradì.

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