lunedì 15 settembre 2014

Sui mondiali di basket

A due giorni dalla fine, alcuni appunti sui mondiali di basket.

Dei bei mondiali, per quel che riguarda la parte emozionale.
Il team USA dominante come non mai: ha aiutato aver costruito una squadra con dei ruoli ben precisi e delle rotazioni definite (c'erano i titolari e c'erano le riserve). Irving ha avuto la consacrazione mondiale che si porterà anche nella NBA.
Grande incertezza nelle singole partite: al netto degli USA, il basket è davvero lo sport in cui è più difficile prevedere chi vincerà. Serbia-Grecia, Francia-Spagna sono lì a dimostrarlo.
Francia-Serbia la partita forse migliore. Impressionante come nel quarto periodo (39-29!) le percentuali si siano alzate: non sbagliava più nessuno, e non certo per colpa delle difese. Oltre alle prestazioni personali, però, c'è stato un giro di tattica e strategia non indifferente (come Batum in difesa su Teodosic). Gran partita, davvero.

Strano vedere i serbi che tirano poco da 3 e gli USA che vincono da dietro l'arco, prerogativa tradizionale delle squadre europee. I serbi stessi hanno tirato i liberi sotto il 70% nel torneo: non ci sono più i serbi di una volta...

Dal lato negativo, tanto sono stati buoni gli USA, tanto sono state scarse le altre squadre. Siamo in una fase di ricambio generazionale, i Nowitzki, Gasol, Ginobili, Kirilenko, Scola di una volta non ci sono più o non "spostano" più e non sono ancora stati sostituiti. Così si spiega anche l'equilibrio, che secondo me è verso il basso. In questo modo possono capitare le sorprese.
Anche a livello di gioco mi pare di vedere troppo pick'n roll e azioni che cominciano con 5-6 secondi con 3 giocatori su 5 (quando non 4 su 5) fermi ad aspettare. Paradossalmente mi pare mediamente migliorato l'attacco alla zona (sarà per questo che ne ho vista di meno?).

Per il futuro, non vedo come gli USA possano essere nuovamente avvicinati a breve. Sembra che gli americani si siano "tarati" su un modo di giocare più acconcio al basket FIBA, oppure - più probabilmente - il continuo interscambio tra NBA ed Europa ha omogeneizzato gli stili. Fatto sta che, se il resto del mondo mancava dei migliori, anche gli USA non avevano Durant e James. Aspettiamo una nuova generazione di campioncini europei, che dovrebbero uscire dalle giovanili.

E l'Italia? Questo calo generale fa sì che quando possiamo contare sui quattro NBA (si spera il prossimo anno) possiamo giocarcela con tutti. Per il futuro, speriamo che cresca qualcuno dalle giovanili, che in questi anni hanno fatto qualcosa di buono, purtroppo con una cronica mancanza di lunghi.

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