sabato 14 giugno 2014

Riforme e battibecchi

Non ho le idee ben chiare sulla questione dell'allontanamento di Mineo dalla Commissione Affari Costituzionali.

Da una parte la Commissione non è l'Aula: se in Aula ciascuno ha il diritto/dovere di votare ciò che vuole, in base anche all'articolo 67, in Commissione il peso di ciascun voto è molto amplificato dai numeri più ridotti, e la necessità di garantire rappresentanza a tutti rende spesso le maggioranze più fragili (numericamente).

D'altra parte il dissenso è legittimo, e la frattura è stata troppo plateale per non chiedersi se non c'erano altri modi.

Quello che però mi scoccia nell'atteggiamento di Chiti, Mineo e Civati (e di chi sostiene le loro posizioni) non è riferito a questa vicenda specifica. E' il fatto che questi continuino a ripetere frasi come la seguente:
La proposta Chiti ha ottenuto ampi consensi a sinistra, a destra, al centro e avrebbe i numeri in Parlamento per essere approvata se il Pd l'avesse fatta propria.

Questi grandi consensi si baserebbero su alcune parti di FI e sulle aperture del M5S.
Però io ho il sospetto che una volta arrivati al dunque i grillini si tirerebbero indietro, e i berlusconiani pure (basterebbe che glielo chiedesse Berlusconi). Così Grillo e Silvio otterrebbero un doppio fallimento di Renzi: la bocciatura della sua riforma, e poi anche il fatto che non si farebbe nessuna riforma. Insomma, si tratta di aperture strumentali a favorire la divisione nel PD.

Siccome io non credo di essere un mostro di astuzia politica, delle due l'una: o i dissidenti PD credono alle favole, e quindi sono ingenui, oppure capiscono benissimo anche loro questa cosa, e allora sono in malafede.

Tutto ciò senza discutere il merito delle proposte: tra le due - proposta Boschi e proposta Chiti - non saprei cosa scegliere, entrambe hanno dei pro e dei contro. Ma parlare della proposta Chiti come una proposta davvero approvabile, beh, è una stupidaggine.

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