mercoledì 19 marzo 2014

Sulle quote rosa (2)

Riprendo il discorso dello scorso post sulle quote rosa, allargando lo spettro di riflessione.

Qual è la motivazione che spinge a sostenere le quote rosa? Mi pare che sia l'auspicio di dare rappresentanza a un "tocco femminile" che gli uomini non possono garantire. Se non fosse così dovrei pensare che si tratta solo di una spartizione di potere, scevra da ogni valutazione di merito: non credo che sia il caso.
In effetti è proprio la giustizia italiana a suggerire un'interpretazione del genere. La sentenza del TAR del Lazio che annullò la giunta Alemanno proprio per una questione di genere recita infatti così:
Soltanto l'equilibrata rappresentanza di entrambi i sessi in seno agli organi amministrativi, specie se di vertice e di spiccata caratterizzazione politica, garantisce l'acquisizione alla concreta azione amministrativa dell'ente di tutto quel patrimonio, umano, culturale, sociale, di sensibilità e di professionalità, che assume un'articolata e diversificata dimensione in ragione proprio della diversità del genere

C'è quindi un "patrimonio umano" che assume una dimensione diversificata in ragione della diversità di genere.

A me questa cosa può anche stare bene. Però mi fa un po' specie che per qualcuno la specificità di genere valga quando parliamo di spartire le poltrone, ma non quando parliamo di matrimonio.
Tra i maggiori sostenitori delle "quote rosa", infatti, troviamo vari esponenti e formazioni di sinistra, che sono anche tra i fautori dei "matrimoni egualitari", anche tra persone dello stesso sesso. Magari qualcuno di questi esponenti che sostiene la specificità e la complementarietà di genere in Parlamento (e non solo) se ne dimentica quando si tratta di garantire la specificità e la complementarietà di genere nel matrimonio o nelle adozioni. In questi casi il "patrimonio umano diversificato" non importa: niente quote rosa nella famiglia.

Avevo già notato questa incoerenza (almeno a mio parere) di una certa sinistra.
Questo mi fa riflettere sulla qualità di tante battaglie che vanno per la maggiore. Ho il sospetto che molti sostengano alcune delle battaglie che periodicamente si affacciano alla pubblica opinione perché vanno "di moda", perché sono trendy, piuttosto che per motivazioni basate sui principi. Mi sembra che manchi una base ragionata su cui orientare la propria opinione rispetto a temi controversi, e quindi si va un po' al traino del vento che tira.
Se ci si sforzasse di crearsi un'opinione su cosa è vero o falso, giusto o sbagliato in termini generali  (in questo caso: è vero che la complementarietà di genere è un valore?), e non solo nel singolo caso particolare come se fosse un compartimento stagno (in questo caso: quote rosa sì o no? Oppure: adozioni gay sì o no?), probabilmente si riuscirebbe ad essere più coerenti e conseguenti.

P.S. Non c'entra direttamente, ma secondo me un'eco delle considerazioni sulla complementarietà di genere può essere rintracciata nella legge del 2006 sull'affidamento condiviso, che stabilisce che
Anche in caso di separazione personale dei genitori il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale.

E' vero che non ci si focalizza sul genere, ma visto che in Italia il matrimonio è solo eterosessuale e si parla del diritto del minore ad avere una mamma e un papà anche dopo la separazione, evidentemente considerando importante l'apporto di entrambi i genitori.
E' un peccato che il legislatore non abbia esplicitato le ragioni di questo diritto alla bigenitorialità, ovvero se sia importante la presenza del "tocco maschile" e del "tocco femminile". Sarà una questione dirimente al momento di discutere di adozioni gay.

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