giovedì 13 marzo 2014

Sulle quote rosa (1)

Alcuni dati sulla presenza femminile nelle istituzioni, a margine del dibattito sulle “quote rosa”.

In questo studio (pagg. 14-15) si ha il trend della presenza femminile in Parlamento. Ai dati, che si fermano al 2008, vanno aggiunti i dati 2013, che parlano di una percentuale di donne record. Si vede che l’andamento storico è crescente, fino ad arrivare al record del 30% di questa legislatura.

Si direbbe quindi che il bisogno di quote rosa è relativo: il 30% può essere visto come poco in assoluto, ma è un dato che è triplicato nel giro di 10 anni. Quindi forse il meccanismo di tutela diventa sempre meno necessario col passare del tempo.
Tanto più che non si tratta di sanare una discriminazione: si parla di discriminazione quando l’accesso a una categoria è proibito per legge. In Italia il diritto all’elettorato passivo è già costituzionalmente garantito.

Si osserva: il problema è che con le liste bloccate si può fare in modo che di fatto entrino in Parlamento solo gli uomini.
Mi pare che i dati dicano il contrario: la rappresentanza femminile ha stabilito un record dietro l’altro a partire dal 2006, nelle tre elezioni svolte col Porcellum. Le liste bloccate decise dai partiti, quindi, hanno aiutato le donne a entrare in Parlamento*.

Questo dato diventa ancor più evidente confrontando i dati del Parlamento con quelle elezioni in cui si può esprimere una preferenza, come le Europee e le Regionali. Nella ricerca succitata a pagina 27 si vede che le parlamentari italiane a Strasburgo sono il 22%, ben meno del 31% raggiunto in patria. Va peggio in regione Lombardia, dove le donne sono 15 su 80, il 18%, dato ancora alto rispetto al totale italiano di tutti i consigli regionali: l’11%. Alle elezioni più recenti, quelle sarde, sono state elette solo 4 donne su 60. In altre parole: le donne non votano le donne.

Più in generale, sappiamo che nel dato storico l’astensione femminile è sempre stata superiore a quella maschile (cfr. qui, pagina 38, per i dati fino al 2001, a cui aggiungere quelli a pagina 24 dello studio già citato: per il 2006 l’astensione maschile è al 14.3%, quella femminile al 18.3%; per il 2008 il dato maschile è al 17.7%, quello femminile al 21.2%, curiosamente non ho trovato il dato del 2013). Non solo le donne non votano le donne: addirittura le donne votano meno e basta.

Alla luce di tutto ciò, è giusto assicurare alle donne dei posti nelle istituzioni?
Non credo ci sia una risposta comunque valida: possiamo dirci che il popolo è sovrano, e quindi accettare i risultati delle elezioni così come vengono, anche quando ci sono le preferenze e queste non premiano l’altra metà del cielo; oppure possiamo pensare che la legge deve avere un intento “pedagogico” e favorire il cambiamento dall’alto.
Possiamo pensare che sia un valore avere una rappresentanza diversificata nelle assemblee, oppure possiamo pensare che gli eletti dovrebbero pensare al bene comune, e non dovrebbe avere nessuna importanza il loro sesso.
Possiamo ritenere che uomini e donne abbiamo approcci diversi ai problemi, e che quindi sia importante garantire tutti gli approcci con delle quote, oppure possiamo pensare che sostenere una tale posizione sia di per sé discriminatorio perché nega l’uguaglianza tra i sessi (si fa presto a passare da “approccio diverso” a “le donne sono più o meno adatte a fare questo o quell’altro”).
Possiamo pensare che sia normale avere meno donne elette quando statisticamente sono in minoranza anche tra gli iscritti ai partiti e tra gli interessati alla politica (basta guardare la platea di chi segue i Consigli Comunali, oppure il dato di astensionismo citato sopra), oppure possiamo pensare che questo sia un motivo per fornire degli “esempi”.

Comunque il ragionamento ora si sposta sui massimi sistemi, mi riservo di riprenderlo perché si è fatto tardi...

* Semmai le liste bloccate interpellano la qualità delle scelte: si dice sempre che le liste sono compilate con criteri di fedeltà al partito più che di merito. Però se riteniamo che la presenza femminile sia di per sé un valore, dobbiamo dire che il Porcellum ha funzionato bene.

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