mercoledì 12 febbraio 2014

Contro il Parlamento inconcludente e il governo Renzi

Riscrivo una cosa che avevo già scritto qui ma che è andata perduta nei meandri del cyberspazio.

Io sono sempre stato scettico sulle prospettive del governo Letta. Ma non per il governo: io posso anche credere che in Consiglio dei Ministri si cerchi di lavorare insieme, per il bene comune, e si ricerchino faticosi compromessi, collaborando nelle difficoltà delle diverse appartenenze. Mi fido anche del fatto che Letta sia una persona adatta a questo lavoro, e ci abbia provato davvero.

Mi sembra però che le esperienze di inconcludenza dei governi Monti e Letta testimonino che in Parlamento le larghe intese non funzionano.
Si ha un bel dire che il Parlamento è esautorato, che fa tutto il governo eccetera. Non è vero: anche se il governo lavora per decreto, questi vanno poi convertiti dalle aule, e abbiamo visto con quanta difficoltà. Se si arriva a porre la fiducia è anche perché il cammino delle leggi non arriva mai a buon fine nelle Camere.
Abbiamo visto i casini con il salva-Roma, con l'Imu, le centinaia di emendamenti alla legge elettorale, ma anche Monti si vedeva regolarmente modificati ed "anestetizzati" i suoi provvedimenti (fino al riordino delle province, saltato per le lungaggini tra Commissioni e aule parlamentari).

Se al governo i ministri sono consapevoli che qualcosa bisogna fare, sembra che i parlamentari abbiano altre priorità: non scontentare troppo la base, pensare agli interessi propri e del proprio territorio, e contemporaneamente allontanare le nuove elezioni.
Credo che il meccanismo sia più o meno così: prima il governo trova un faticoso compromesso, il provvedimento in analisi diventa pubblico, ciascun partito osserva la reazione della base, prende nota dei vari "E' inaccettabile!", "Vergogna!" e via dicendo, fioccano gli emendamenti, tra gli emendamenti si inserisce qualche codicillo che già che c'è tira l'acqua a qualche interesse particolare, perte l'ostruzionismo dei grillini, si arriva alla fiducia.
Anche se i parlamentari si mettessero una mano sulla coscienza, poi, avrebbero comunque idee molto diverse su come agire e con quali priorità. Mettere d'accordo 15 ministri magari è possibile, mettere d'accordo 1000 deputati e senatori è infinitamente più arduo.

In definitiva: con un Parlamento così (tripartito) non si combina nulla. Né con Letta nè con Renzi.

Allora bisogna cambiare Parlamento. Ma per farlo si deve (ovviamente) andare a votare. Ma con la legge attuale si torna alle larghe intese forzate. Con la nuova legge in discussione non è detto che le cose vadano meglio, finché non si abolisce il Senato. Ovvero alle calende greche. Un bel pasticcio, non c'è che dire.

In tutto ciò non vedo assolutamente che c'entri Renzi. Non ha né convenienza né legittimità per diventare Presidente del Consiglio in una situazione bloccata. In un blocco in cui lui non c'entra nulla: questo Parlamento nasce quando lui era ancora solo sindaco.
Può essere che Napolitano gli abbia chiesto di provare lui, ma non dovrebbe comunque accettare, nemmeno per amore al bene comune: quel che può fare lui può farlo meglio Letta, Renzi è troppo "deflagrante" per mediare in un Parlamento così.

Quindi secondo me l'alternativa migliore è restare così come siamo, con Letta a Palazzo Chigi e Renzi a spingere dall'esterno a più non posso per far passare la legge elettorale. Dopo si vedrà se si riesce ad andare avanti o se si va a votare.
Chiaro che in questo modo si chiede a Letta di immolarsi facendosi rosolare dal suo stesso partito, ma non più di quanto abbia già fatto, e comunque non pare che Letta stesso smani per mollare il posto (anche se il programma Impegno Italia che ha presentato oggi sembra fatto per essere respinto: troppo ambizioso e senza scadenza temporale, cosa difficilmente digeribile per il PD anche prima di Renzi).

Tra l'altro ho la sensazione che sia più facile far approvare l'Italicum con Renzi a spingere dalla segreteria PD, sfruttando quel po' di slancio di novità che viene dalle primarie, che non con Renzi a farsi logorare a  capo del governo.

In definitiva, le spinte per un governo Renzi mi sembrano una versione nuova del "Promoveatur ut amoveatur": eliminazione per logoramento invece che per rimozione.

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