sabato 4 gennaio 2014

La legge sul finanziamento ai partiti

Ho avuto finalmente tempo di farmi un'idea sull'abolizione dei rimborsi elettorali ai partiti, stabilita ormai quasi un mese fa per decreto dal governo Letta.

L'idea che mi sono fatto è senz'altro positiva. So che molti non sono dell'idea che si tratti di una vera abolizione dei contributi pubblici, che restano nelle detrazioni o nel 2 per mille. So anche che secondo tanti questo fatto tradisce un'altra volta il referendum del 1993, il cui "spirito" sarebbe stato quello di non avere nessun intervento con denaro pubblico.

Intanto si potrebbe discutere su quest'interpretazione dello "spirito" dei referendum, che trovo sempre piuttosto sdrucciolevole. I referendum hanno una lettera, un testo abrogativo, il quesito non è più ampio di quello che c'è scritto sulla scheda. Ogni altra interpretazione è secondo me surrettizia.

Inoltre la abolizione secondo me c'è davvero, a discrezione dei cittadini. Se questi non lo desiderano, ai partiti non andrà un centesimo di denaro pubblico, né dal 2 per mille né dalle detrazioni. Se nessun cittadino fa donazioni né opta per alcun partito in fase di dichiarazione dei redditi, lo Stato non ci mette assolutamente nulla. Da questo punto di vista mi fa molto piacere che nel decreto non ci sia traccia di altre agevolazioni di cui si era parlato (sugli affitti, per esempio), che non sarebbero state soggette a questo controllo diretto.

Mi sembra una legge che dà a ciascuno la facoltà di scegliere quello che meglio crede.
Chi è completamente contrario ad ogni forma di finanziamento ai partiti a fondo perduto, sia pubblica che privata, non sceglierà alcuna opzione di contributo e semmai continuerà a comprare solo le salamelle alla festa dell'Unità.
Chi è favorevole al finanziamento privato ma contrario a quello pubblico potrà fare le sue donazioni ai partiti, senza poi richiedere le detrazioni in dichiarazione dei redditi (particolare importante: le detrazioni non sono automatiche, se uno non vuole non lascia la ricevuta al commercialista o al CAF e il suo finanziamento resta solo privato).
Chi è favorevole a un finanziamento misto pubblico-privato potrà fare una donazione e accedere poi alla detrazione fiscale.
Chi infine è favorevole a un finanziamento pubblico potrà optare per il due per mille, che è a tutti gli effetti una forma di contributo statale: in questo caso è lo Stato a rinunciare a una parte dell'Irpef, mentre il cittadino non vede cambiare il suo esborso fiscale.

E' come fare un referendum ogni anno, in pratica.

Detto ciò, non mancano le perplessità. Io ne individuo almeno cinque.
Anzitutto vedremo che fine farà il testo in fase di conversione in legge. Ne abbiamo visti troppi di decreti snaturati in Parlamento.
Le tempistiche di abolizione dell'attuale finanziamento sono piuttosto dilatate (quattro anni). Però è vero che le strutture di partito hanno delle complessità (affitti, dipendenti da pagare) che rendono necessaria una certa gradualità per adattarsi al nuovo regime. Inoltre è stato un bel segnale il fatto che si sia accelerato per risparmiare il 25% già nel 2014.
Secondo me, il problema vero sarà però dopo il 2017 (sempre assumendo che le cose restino così come stabilito): secondo me il gettito delle donazioni e delle offerte sarà clamorosamente basso. Già in passato si era tentato di introdurre donazioni volontarie (addirittura il quattro per mille nel 1997), ma l'adesione fu minima. Anche il limite di 300.000 euro di donazione da parte di un singolo sembra alto, ma va confrontato con le decine di milioni di "rimborsi" che i partiti ricevono con l'attuale regime (importo già dimezzato due anni fa). Insomma, ci vorrebbero centinaia di Berlusconi per ogni partito... Fra qualche anno dovremo decidere se reintrodurre il finanziamento pubblico o far andare a catafascio molti partiti.
Altro dubbio è l'indicazione esplicita del partito scelto per il due per mille, che confina pericolosamente con uno svelamento del voto, ma mi rendo conto che tecnicamente il voto e la scelta del partito sono disgiunti e che comunque non si può fare altrimenti.

Ma il dubbio più grosso che ho è la limitazione dell'accesso a questi finanziamenti per i partiti già esistenti. Questo mi sembra un grosso vulnus, specie considerando il carattere facoltativo delle contribuzioni. Non c'è il rischio che uno fondi un partito solo per accedere automaticamente a qualche finanziamento, mentre al contrario se uno fonda un partito nuovo e riesce a convincere dei sostenitori non si vede perché non dovrebbe poter accedere a queste forme di sostegno. Mi sembra una mossa all'arrocco da parte di chi c'è già.

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